24 episódios

La Guida Verace è una collana di guide di quartiere. Ogni volume accompagna il lettore alla (ri)scoperta di un’area della città, raccontandone la storia, gli spunti culturali e i luoghi caratteristici, e valorizzandone gli aspetti meno noti e più reconditi. È verace, autentica e raccontata de core, con l’affetto e la familiarità di chi vive il quartiere da tempo e ne conosce ogni segreto. Gli autori, sempre del luogo e diversi per ciascun volume, invitano il lettore ad attraversare la pagina e ad andarli a trovare a casa loro. Lit Edizioni - Guida Verace
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Guida Verace Guida Verace

    • Sociedade e cultura

La Guida Verace è una collana di guide di quartiere. Ogni volume accompagna il lettore alla (ri)scoperta di un’area della città, raccontandone la storia, gli spunti culturali e i luoghi caratteristici, e valorizzandone gli aspetti meno noti e più reconditi. È verace, autentica e raccontata de core, con l’affetto e la familiarità di chi vive il quartiere da tempo e ne conosce ogni segreto. Gli autori, sempre del luogo e diversi per ciascun volume, invitano il lettore ad attraversare la pagina e ad andarli a trovare a casa loro. Lit Edizioni - Guida Verace
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    Mino a Piazza Bologna

    Mino a Piazza Bologna

    Dalle trapunte al tessuto delle sdraio da spiaggia, dal tulle alle sete, da Mino trovi tessuti d’ogni colore e fantasia. Gli scampoli vengono svenduti a prezzi stracciati (occhio, amanti del fai-da-te) e i prezzi sono modici! Ci si diverte in questo negozio dal sapore antico e autentico a curiosare alzando lo sguardo su su fino in cima agli scaffali da cui vengono tirati giù (letteralmente…) i rotoli di stoffe di mille varietà. E se siete senza dote qua trovate lenzuola, tovaglie, tende e trapunte: non vi agitate.
    © Guida Verace - A. Muzzioli, F. Gabrielli

    Mercato delle Erbe a Piazza Bologna

    Mercato delle Erbe a Piazza Bologna

    Ufficialmente è il mercato di piazza dei Vespri Siciliani, una piccola piazzetta zeppa zeppa di banchi, un tetris ortofrutticolo con scelta di frutta, verdura, salumi e formaggi. Il martedì, venerdì e sabato cercate la signora della bufala (pare si chiami proprio così…) che porta mozzarelle fresche dalla Campania. Da maggio a ottobre compare anche un piccolo banco di albicocche solo il venerdì e il sabato, con una grande scelta di varietà (e sono belle, le sue albicocche, perché sono brutte, non so se mi spiego, vere, senza agenti chimici). Domenico il fioraio (angolo via Michele di Lando verso piazza Bologna) è aperto la domenica mattina, mentre il banco di fiori difronte a Quinzi è aperto tutta la notte (forse per gli innamorati che vogliono fare colpo alle quattro di mattina? Chissà). Controllate i giorni perché è un porto di mare!
    © Guida Verace - A. Muzzioli, F. Gabrielli

    Il Pidocchietto a Piazza Bologna

    Il Pidocchietto a Piazza Bologna

    In realtà si chiama “cinema d’essai Delle Provincie”, perché si trova in viale delle Provincie 41. Sei ritardatario? Pensi che oramai quella pellicola non verrà mai più proiettata sul grande schermo? Cercala nella programmazione del Pidocchietto! Il prezzo è contenuto: con la sua unica sala ed una programmazione settimanale di film d’essai, il Pidocchio ha mantenuto dei prezzi davvero competitivi! Se non vi interessa il 3d ma amate il grande schermo e le poltrone comode, è il cinema che fa per voi! Di fronte ad una sempre più vasta scelta di pellicole in programmazione nelle grandi multisale, il Pidocchietto offre una ristretta ma accurata selezione. L’atmosfera è d’altri tempi: con la sua unica sala dallo stile retrò è un vecchio Cinema Paradiso! Il Pidocchietto, che amore.
    © Guida Verace - A. Muzzioli, F. Gabrielli

    La Torre della scimmia nel Centro Storico

    La Torre della scimmia nel Centro Storico

    Allungate il naso verso la torretta: vedete il lumino sempre acceso alla Madonna? Si tratta di un voto, tuttora mantenuto, causato dall’estro di una scimmia delinquente. Vi riportiamo l’aneddoto raccontato da Giggi Zanazzo, il cantastorie che riportò su carta in romanesco le leggende di Roma così come le raccontavano i romani (racconta la stessa storia anche Nathaniel Hawthorne dopo il suo viaggio a Roma, ma sinceramente la versione romana è più bella. Scusa, Nathaniel. Niente di personale).
    «’Sta scimmia, come ce ll’hanno pe’ vvizzio, rifaceva tutto quello che ffaceveno li padroni. [...] stava ogni sempre a gguardà la bbalia quanno sfasciava e arinfasciava la cratura de la signora, e nun se sa che averebbe pagato pe’ sfascialla puro lei e spupazzalla! E nun te dubbità, che una vorta che li padroni uscirno assieme a la bbalia, e llassorno la cratura a ddormì, figurateve si la Scimmia nun ce vorse provà. Defatti agnede a la cunnola se prese in braccio er pupo o la pupa che ssia, se prese er canestrello de l’infascio, e ppe’ nun esse disturbata, indovinate s’indove se n’agnede? Propio in cima in cima e se messe a ssede in pizzo in pizzo ar cantone de la torre. E llì, come si ffusse stata a ssede in portrona principiò a sfascià e arinfascià la cratura. Figurateve le pene e le smagne de la povera madre, quanno in der tornà a ccasa, in de l’arzà cche ffece l’occhi su pper aria, te vide quer tibbi de funzione! Nu’ je prese un sarvognone perché Ddio nun vorse. Fece li scalini a quattro a quattro, salì ssu a ccasa, e pe’ nun spaventà la scimmia se messe in ginocchio davanti alla Madonna, e je fece er voto, che si la scimmia j’ariportava drento casa la cratura sana e ssarva, lei in quer posto ‘medemo indove stava la scimmia co’ la cratura ciaverebbe fatto fa’ un artarino a la Madonna co na lampena accesa tutta la notte. Defatti la Madonna benedetta l’esavudi e dda quer giorno in poi lassù, in pizzo a la torre der palazzo, ce se vede incora un’immaggina indove tutte le notti ce sta sempre u’llume acceso».
    Lit Edizioni Srl - F. Falbo, A. Muzzioli, F. Gabrielli

    Forno Dolce Forno a Piazza Bologna

    Forno Dolce Forno a Piazza Bologna

    Il Forno Dolce Forno è uno di quei posti che noti anche non volendo: si affaccia su piazza Bologna con la semplicità dei gesti usuali di tutti i giorni. Gentilini prima, Dolce Forno poi, le sue vetrine con il pane e i dolci in mostra forniscono le merende ai bambini del quartiere da due generazioni. Luogo magico in cui, anche nelle ore di punta, tutti si trattano con gentilezza e cura. Il pane (e il cibo in generale) sono qui considerati una parte fondamentale dell’esperienza umana, e più sono sane e buone le pagnotte, più l’uomo sarà felice. Ecco, comprare il pane da Forno Dolce Forno vi farà sentire più felici.
    © Guida Verace - A. Muzzioli, F. Gabrielli

    Il Pulcino della Minerva nel Centro Storico

    Il Pulcino della Minerva nel Centro Storico

    Dice, ma non è un pulcino – è un elefante! Questo quantomai insolito appellativo per l’elefantino stiloforo del Bernini, che sorregge una delle guglie un tempo parte del tempio di Iside e rinvenuta nel 1665 nel convento domenicano eretto sullo stesso terreno, deriva dalle forme un pelino tracagnotte del pachiderma che rassomiglia piuttosto a un maialotto. Il romano non si lascia sfuggire un’occasione ghiotta e lo chiama con affetto “porcino”, un piccolo porco. Ma come? Bernini con quel popò di capoccia creativa che si ritrovava ha disegnato un elefante con la panza? Bernini avrebbe voluto che l’elefantino reggesse tutti i cinque metri e mezzo dell’obelisco sulle sue quattro zampe, escamotage già sperimentato nella fontana dei Fiumi a piazza Navona, ma un prete domenicano, che aveva sottoposto al Papa un progetto finito immediatamente in pattumiera, si oppose strenuamente e tanto disse e tanto fece che il Papa stesso obbligò Bernini a piazzare un piedistallo sotto l’elefante che, nonostante la gualdrappa, risulta inevitabilmente appesantito. Bernini però se la legò al dito e progettò la statua in modo che volgesse i corpulenti glutei verso il convento dei domenicani, sul lato della piazza, e spostò financo la coda dell’elefantino di lato per permetter loro di ammirare tutta la sua ventitreesima meravigliosità. Ce stava eh?
    © Lit Edizioni Srl - F. Falbo, A. Muzzioli, F. Gabrielli

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