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"Se un ribelle spento passa il testimone siamo pronti a prenderlo?"

Questa è la domanda centrale del brano di Fronte Unico "L'ultimo respiro fa da testamento", una canzone che cita moltissimi personaggi storici che hanno segnato la storia del mondo attraverso la ribellione e la rivolta.

In questo podcast li ricordiamo uno per uno, cercando di tratteggiarne un ritratto.

Se un ribelle spento zorba

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"Se un ribelle spento passa il testimone siamo pronti a prenderlo?"

Questa è la domanda centrale del brano di Fronte Unico "L'ultimo respiro fa da testamento", una canzone che cita moltissimi personaggi storici che hanno segnato la storia del mondo attraverso la ribellione e la rivolta.

In questo podcast li ricordiamo uno per uno, cercando di tratteggiarne un ritratto.

    Bobby Sands | Se un ribelle spento 2 - Episodio 9

    Bobby Sands | Se un ribelle spento 2 - Episodio 9

    Il 5 Maggio 1981 muore un uomo nel carcere di Long Kesh, a Belfast. La sezione in cui muore è nuovissima, è stata realizzata solo 5 anni prima e viene chiamata Maze (che vuol dire labirinto), o anche H-Blocks, Blocchi H, perché è costituita da 8 edifici a un piano in cemento armato a forma di H. Il carcere di Long Kesh e la sezione «Maze» sono protagonisti fissi di tutte le canzoni di lotta dell’Irlanda del Nord; è là che il «Governo Autonomo Nordirlandese» («Home Rule Government») di Faulkner rinchiudeva i repubblicani e i militanti dell’IRA, è là che fu impiantato il lager degli internati.

    L’uomo di cui parliamo oggi non è morto lì, ma nell’ospedale della prigione, perché stava male, molto male.

    Era da 66 giorni in sciopero della fame e l’annuncio della sua morte dà il via a rivolte che durano diversi giorni in tutta l’Irlanda del Nord.

    L’uomo che muore il 5 Maggio 1981 si chiama Bobby Sands, ha 27 anni e da venticinque giorni è un membro del Parlamento di Westminster, sarà uno dei mandati più corti della storia. Lascia i genitori, i fratelli, una sorella e un figlio piccolo, Gerard, nato dal suo matrimonio finito durante il suo secondo periodo in carcere.

    Bobby Sands è anche un membro dell’IRA, l’esercito repubblicano Irlandese che lotta, anche con le armi, per la fine del dominio britannico in Irlanda del Nord e per la riunificazione dell’Irlanda.

    Altri nove uomini (6 dell’IRA e 3 dell’INLA, l’ala marxista) moriranno a causa degli scioperi della fame dopo Bobby Sands tra maggio e agosto del 1981.

    Al funerale di Bobby Sands 100.000 persone si schierano ai lati del percorso, dalla sua casa a Twinbrook, West Belfast, fino al cimitero cattolico di Milltown, dove sono sepolti tutti i caduti dell’IRA di Belfast.

    • 25 min
    La festa della Liberazione | Se un ribelle spento Speciale

    La festa della Liberazione | Se un ribelle spento Speciale

    Dedichiamo la prima puntata speciale di Se un ribelle spento alla Festa della Liberazione, che si celebra ogni 25 Aprile in Italia.

    Una festa fondamentale per la nostra repubblica, che celebra la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista.

    In molti si chiedono se abbia ancora senso festeggiare questa giornata, e credo che il fatto che siano in tanti a chiederselo sia una delle principali tesi che giustificano questa celebrazione, soprattutto in un momento storico dove i fascismi eterni descritti da Umberto Eco si stanno riproponendo in Italia, in Europa e nel resto del mondo.

    Soprattutto quando molti uomini politici in Italia cercano di equiparare la Resistenza alla Repubblica Sociale Italiana, cercando di trasformare la liberazione dal nazifascismo nella commemorazione dei caduti della guerra che ci fu in Italia tra l’8 Settembre del 1943 e il Primo Maggio del 1945.

    Cercheremo in questa puntata di ripercorrere le date fondamentali di questa guerra, di parlare di quello che ha significato la resistenza e di quello che può significare ancora per noi oggi il 25 Aprile.

    Sarà necessariamente una narrazione veloce e superficiale, perché è impossibile dare una lettura approfondita di un fenomeno così complesso nel tempo standard di una puntata di Se un ribelle spento.

    Cominciamo dalla scelta della data: il 25 Aprile è il giorno in cui, nel 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Alfredo Pizzoni, Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani – proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate.

    Il 25 Aprile è la data in cui si libera Milano; Bologna e Genova si erano già liberate rispettivamente il 21 e il 23 Aprile, mentre Venezia verrà liberata il 28. La resa definitiva delle forze nazifasciste all’esercito alleato, si avrà solo il 3 maggio 1945, come stabilito formalmente dai rappresentanti delle forze in campo durante la resa di Caserta firmata il 29 aprile 1945.

    • 1 hr 3 min
    Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti | Se un ribelle spento 2 - Episodio 8

    Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti | Se un ribelle spento 2 - Episodio 8

    Con questa puntata andiamo al carcere di Charlestown, a Boston, la notte tra il 22 e il 23 Agosto 1927. Sotto le sue alte mura di mattoni scuri si è radunata una folla di migliaia di persone, controllate da tantissimi poliziotti in assetto da battaglia, con mitragliatrici e riflettori sui tetti delle case che circondano la prigione.

    La città è paralizzata, perché quel giorno è stato indetto uno sciopero generale, ed è dal mattino che si susseguono scontri che causano numerosi feriti e centinaia di arresti.

    Man mano che il sole tramonta la tensione sorge. Alla luce delle fotoelettriche  aumentano i cori, gli slogan, le urla.

    Fino a mezzanotte, quando all’improvviso cala un silenzio totale. La folla alza gli occhi verso il carcere, anche se non lo vedono, nascosto dietro i mattoni scuri.

    Noi invece a differenza loro possiamo sapere cosa sta succedendo quando è appena cominciato il 23 Agosto 1927. C’è un uomo che entra nella stanza della sedia elettrica del carcere. Entra e guarda negli occhi tutti gli uomini presenti. Si siede sulla sedia elettrica, e quando finiscono di sistemare le cinghie e il casco ha ancora la forza per gridare: “Viva l’Anarchia!”. Il boia ha bisogno di due scariche elettriche per porre fine alla sua vita.

    Subito dopo entra un altro uomo, che è stato arrestato e condannato insieme al primo. I suoi folti baffi nascondono uno strano sorriso. Prima di venire legato alla sedia elettrica  stringe la mano a tutti i guardiani e dice:

    “Voglio ribadire che sono innocente. Ho commesso i miei peccati, ma mai un

    delitto. Ringrazio tutti quelli che si sono battuti per dimostrare la mia innocenza”.

    Mentre gli calano il casco sul capo, aggiunge: “Desidero perdonare le persone che mi

    stanno facendo questo”. Anche per lui serviranno due scariche di corrente.

    Si conclude in meno di mezz’ora una delle più controverse storie giudiziarie degli Stati Uniti d’America, quella del processo a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, anarchici di origine italiana, durata sette anni e destinata a far parlare di sé ancora per decenni.

    • 32 min
    Alexandre Marius Jacob | Se un ribelle spento 2 - Episodio 7

    Alexandre Marius Jacob | Se un ribelle spento 2 - Episodio 7

    Un sabato di Agosto del 1954, nel paesino di Bois-Saint- Denis c’è un signore anziano di 75 anni che organizza una festa per i bambini del vicinato, come spesso fanno i nonni quando vivono da soli. Offre loro la merenda e quando la festa finisce torna dentro la sua modesta casa un po’ isolata e comincia a scrivere una lettera ai suoi amici.

    “Ho vissuto un’esistenza piena di avventure e sventure, e mi considero soddisfatto del mio destino. Dunque, voglio andarmene senza disperazione, il sorriso sulle labbra e la pace nel cuore. Voi siete troppo giovani per apprezzare il piacere di andarsene in buona salute, facendo un ultimo sberleffo a tutti gli acciacchi e le malattie che arrivano con la vecchiaia. Ho vissuto. Adesso posso morire.”

    Poi un poscritto: “Vi lascio qui due litri di vino rosato. Brindate alla vostra salute”.

    Questo settantacinquenne accarezza il vecchio cane, un cocker di diciannove anni che si chiama Negro, cieco e sordo, poi gli fa un’iniezione di morfina, che lo uccide. Quindi ricarica la stessa siringa con una dose letale di morfina e se la inietta.

    Si distende sul letto, e si addormenta serenamente. Sorridendo.

    Questo vecchietto era stato in carcere per 25 anni, dal 1903 al 1928. Si chiamava Alexander Marius Jacob e che voi ci crediate o meno, è il vero Lupin, ladro gentiluomo, la fonte originale degli scritti di Maurice Leblanc e poi del famoso manga giapponese.

    • 26 min
    Tamara Bunke | Se un ribelle spento 2 - Episodio 6

    Tamara Bunke | Se un ribelle spento 2 - Episodio 6

    La nostra puntata di oggi comincia in Bolivia, a Vado del Yeso, nel tratto in cui il Rio Grande scorre incassato tra le rocce. È un luogo dove siamo già stati parlando del ribelle per eccellenza, Ernesto Guevara. Anche il periodo è lo stesso, perché in quel tratto del Rio Grande ci sono 9 guerriglieri della colonna di Guevara che cercano di guadare il fiume.

    Solo che sull’altra riva del guado di Puerto Mauricio, ad attenderli, ci sono i militari boliviani avvisati da un contadino, il delatore Honorato Rojas.

    In quel gruppo di guerriglieri c’è una donna bionda, smagrita e pallida ma ancora bellissima – così l’avrebbero descritta successivamente i militari – in pantaloni mimetici, scarponi anfibi, camicetta a righe bianche e verdi scolorita e lacera, zaino in spalla e fucile a tracolla.

    I militari li falciano sul bagnasciuga. Il corpo della donna verrà ritrovato solo una settimana più tardi dai soldati. Nel suo zaino trovano alcuni taccuini con liste di brani musicali, testi di canzoni popolari, un nastro con musiche della Bolivia orientale, pochi capi di vestiario e un piatto di alluminio con un foro di proiettile al centro.

    Le sue ossa verranno recuperate soltanto nel 1998, messe in una cassetta di legno pregiato avvolta in una barriera cubana e riportate a Cuba, dove verranno seppellite nel Mausoleo di Santa Clara accanto a quelle di Che Guevara e a tutti i compagni caduti nella tragica esperienza boliviana.

    La donna morta in Bolivia, la nostra ribelle spenta di oggi, ha 29 anni e si chiama Tamara Bunke, ma è diventata famosa con il nome di Tania la Guerrigliera.

    • 21 min
    Irma Bandiera | Se un ribelle spento 2 - Episodio 5

    Irma Bandiera | Se un ribelle spento 2 - Episodio 5

    ABologna c’è il porticato più lungo d’Europa; seicentosessantasei archi su colonne per quasi quattro chilometri, che collegano il centro storico con il santuario di San Luca, posto sulla cima di un colle, dove da secoli viene custodita l’immagine sacra della Madonna protettrice dei bolognesi. La strada parte dall’arco del Meloncello, incrociando via Saragozza e un’altra strada che risale verso nord che si chiama Via Irma Bandiera.

    Sotto quell’arco c’è una lapide, dedicata proprio ad Irma Bandiera.

    Recita:

    «Irma Bandiera
    Eroina nazionale
    1915 – 1944
    Il tuo ideale seppe vincere le torture e la morte
    La libertà e la giovinezza offristi
    Per la vita e il riscatto del popolo e dell’Italia
    Solo l’immenso orgoglio attenua il fiero dolore
    Dei compagni di lotta
    Quanti ti conobbero e amarono
    Nel luogo del tuo sacrificio
    A perenne ricordo posero»
    Irma Bandiera era una partigiana, un’operativa, non una staffetta. Il 7 Agosto 1944 aveva trasportato delle armi alla base della sua formazione a Castel Maggiore. La sera viene arrestata a casa dello zio, insieme ad altri due partigiani, e rinchiusa alle scuole di San Giorgio. Viene trasportata a Bologna, dove viene torturata per sei giorni e sei notti, i fascisti della Compagnia Autonoma Speciale, guidati dal Capitano Renato Tartarotti, arrivano anche ad accecarla con una baionetta. Irma non parla, non dice nulla.

    Il 14 Agosto 1944 alla fine la portano al Meloncello di Bologna, vicino alla casa dei suoi genitori, e la giustiziano con alcuni colpi di pistola, lasciando il corpo esposto per un’intera giornata, come monito.

    Viene portata all’Istituto di Medicina Legale di via Irnerio dove un custode, amico della Resistenza, scatta le foto del viso devastato dalle torture.

    In suo onore, nell’estate del 1944, una formazione di partigiani operanti a Bologna prenderà il nome di Prima Brigata Garibaldi “Irma Bandiera”. A lei verranno inoltre intitolate una brigata SAP (Squadra di azione patriottica) che operava nella periferia nord di Bologna ed un GDD (Gruppo di Difesa della Donna).

    • 24 min

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