30 episodes

La Romagna è una piccola parte dell'Emilia Romagna, una regione che si trova a Nord dell'Italia. Io vivo qui. E ogni giorno racconto le storie di questa terra, i luoghi da visitare, le cose da vedere, il cibo e il vino e anche i miei pensieri su questo posto. Viverci è bello, visitarlo ancora di più.
www.alessandracatania.it

Romagna amore mio Alessandra Catania

    • Society & Culture

La Romagna è una piccola parte dell'Emilia Romagna, una regione che si trova a Nord dell'Italia. Io vivo qui. E ogni giorno racconto le storie di questa terra, i luoghi da visitare, le cose da vedere, il cibo e il vino e anche i miei pensieri su questo posto. Viverci è bello, visitarlo ancora di più.
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    Storie di natura, di cigni e di parole. Alla foce del fiume Bevano in Romagna

    Storie di natura, di cigni e di parole. Alla foce del fiume Bevano in Romagna

    Qualche tempo fa un’amica, con cui stavo facendo un corso per imparare a raccontare meglio le mie storie, mi disse che le storie arrivano da sole. Sono loro che cercano te. E oggi evidentemente è uno di quei giorni in cui nessuna storia ha deciso di bussare alla mia porta. Mi sono sempre chiesta cosa si prova di fronte ad un foglio bianco, con l’urgenza di creare un testo che non arriva. E ancora adesso mentre scrivo e lascio che il flusso delle parole scorra sul foglio, non so ancora dove andrò a finire.
    Oggi le parole mi stanno indicando una strada, ben chiara, evidente. Da percorrere senza indugio, ma lentamente. E’ la strada del silenzio. Eppure le parole non sono silenziose, le parole fanno un rumore assordante, a volte. Le parole sono fragorose come la cascata dell’Acquacheta, quella citata da Dante, dove mi è capitato di andare qualche volta, sempre spinta da quel non so cosa che mi porta verso la natura. Una sorta di ritorno verso il mio elemento naturale.

    In realtà, sto riflettendo sul fatto che il silenzio non esiste. Nemmeno quando ci rifugiamo nel posto più isolato, quello dove pensiamo di essere l’unico essere vivente. Nessuno è mai veramente da solo. E la natura ce lo insegna ogni giorno. La scorsa estate ho visitato la foce del Bevano, poco più che un torrente che raccoglie le acque del fiume Montone e del Rabbi, mentre scendono dalle montagne della Romagna Toscana e si abbracciano per arrivare al mare.
    La foce del Bevano è l’unica rimasta intatta, nel tratto di mare Adriatico che va da Trieste fino alla Romagna. Le dune di sabbia, modellano il panorama della spiaggia, quello che da su un tratto di mare calmo e silenzioso.
    Se avete la fortuna di arrivare in un giorno qualunque della settimana, non il sabato o la domenica, il silenzio è l’unico rumore che vi accoglierà, mentre lasciate la strada statale, quella che porta i vacanzieri, e percorrete la strada sterrata che porta al centro visite della Bevanella. Il punto di accesso a questo luogo protetto.
    Il Bevano è dietro l’angolo, pochi passi, costeggiando i bracci d’acqua e poi mi aspetta una piccola imbarcazione, rigorosamente elettrica. Non è possibile visitare questa oasi da soli e quindi non posso far altro che ascoltare diligentemente la guida, peraltro preparatissima, che mi racconta la vita dell’acqua e degli animali che ci vivono.

    Eppure il silenzio prevale: sulle sue parole, sulla voce degli uccelli indifferenti alla nostra presenza, sui monosillabi dei capannisti, storica presenza umana di queste valli, con le loro reti appese a questi casoni di pesca costruiti in legno, sospesi sull’acqua, quasi come i trabucchi d’Abruzzo.
    La barca si muove, eppure sembra ferma. E’ tutto piatto: il cielo, l’acqua, l’aria. Non si muove nulla. Siamo sospesi, eppure estranei. Scivolati in questo universo parallelo creato dalla natura e stranamente conservato dall’uomo. Nonostante tutto.
    Persino la famigliola di cigni che ci viene incontro passa oltre, senza fare rumore.
    Anche la guida resta in silenzio, eppure è abituato a vivere questi posti. Ma forse non ci si abitua mai, non ci si abitua alla lentezza, ossessiva ma necessaria, al silenzio, vuoto e spaventoso ma inderogabile, allo spazio, enorme, forse troppo.
    E finalmente arriviamo al mare. Il Bevano finisce qui, tra le dune e i ciuffi di salicornia (un’erba palustre che sa di sale).
    Le barriere poste a protezione della spiaggia non ci permettono di andare oltre. Ma in fondo non serve. Basta sedersi nello spiazzo li vicino e godersi ciò che esiste, ad occhi chiusi. In lontananza, una delle piattaforme di estrazione petrolifera della città di Ravenna, oramai quasi tutte in disuso.
    E qualche gabbiano che si fa sentire.
    Il silenzio esiste. Ed è quello che ci fa apprezzare quel picco di felicità che afferriamo, prima che ci sfugga, quando siamo in perfetto equilibrio con la natura, proprio come me in questo giorno.

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    • 10 min
    I segreti della Bassa Romagna

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    La bassa Romagna è un luogo esteso, così tanto che perdersi diventa quasi un obbligo. In questa puntata di Romagna Amore mio vi racconto chi ho incontrato, cosa ho visto.

    • 13 min
    Il lupo abita qui. Andare per boschi in Romagna

    Il lupo abita qui. Andare per boschi in Romagna

    La vita è fatta di percorsi: a volte lunghi e distesi come la via Emilia, a volte tortuosi come quelli che si inerpicano sulle montagne secolari del Parco delle foreste casentinesi. Oppure sono semplici stradine bianche, di quelle nelle quali perdersi nelle mattine d’estate, quando l’aria fresca ti accoglie e i cani abbaiano in lontananza.

    Riccardo Raggi è una delle uniche sette guide del Parco delle Foreste Casentinesi, autorizzate a chiamare i lupi. E questa notte anche noi andremo insieme a lui.
    In realtà questa è una escursione scientifica. I dati che raccoglieremo andranno alle guardie del corpo forestale dello stato che ogni giorno controllano e difendono il parco. E si chiama wolf howling, tradotto ululare ai lupi.


    I lupi vivono nel parco da tempo immemorabile. Cacciati, perseguitati e uccisi per secoli, sono animali schivi. Orecchie triangolari, occhi giallastri e attenti, un mantello folto fatto di peli sottili che varia dal grigio al marrone rossiccio. Ecco l’identikit di questo animale che popola da secoli leggende, favole e storie popolari.
    Nella mitologia greca rappresentava Marte, ovvero il lato distruttore. E’ lui l’animale che condusse Odino e le Valchirie all’interno del campo di battaglia. Ma è anche simbolo di forza e di lealtà. Romolo e Remo si salvarono perché accuditi da una lupa.
    Riccardo ama il suo lavoro. E’un esperto naturalista ma anche un grande senso dello humor, come ogni buon romagnolo. E prima di condurre il gruppo nel punto prestabilito, ci racconta un po’ di storie.

    L’appuntamento è in un noto agriturismo della zona. Busso ad una finestra ed entro in una grande stanza con il camino acceso. Il freddo fuori comincia a farsi sentire e il teporino è una cosa che scalda l’anima. Li incontro Lorenza e i suoi gatti. Uno è accoccolato sulle sue ginocchia. E’ qui il ritrovo per il wolf howling? Si entra pure. E’ un vero e proprio salto nel tempo. Quando in Romagna le famiglie si riunivano a veglia, nelle stalle, perché li si che faceva caldo e mentre gli adulti lavoravano, i nonni raccontavano le storie più improbabili ai bambini, zitti e con il naso all’insù.

    I lupi vivono in branco perché questo è il loro rifugio. Un sistema definito da regole precise che garantisce la sopravvivenza di tutto il gruppo. Camminano nella neve, il primo segna il passo e gli altri infilano le loro zampe esattamente nelle orme del capobranco e così sembra sempre che ci sia un lupo solo.

    Alla spicciolata arrivano tutti, adulti e bambini. La cena nella sala grande è ricca, gustosa e si chiacchiera in allegria. Tutti sanno che sarà una notte impegnativa. 45 minuti di cammino prima di arrivare al punto esatto indicato per lanciare il richiamo.
    E’ ora di partire. Io sono bardata come se dovessi partire per l’Antartide e ho anche una piletta da testa, comprata in occasione del mio viaggio in Guatemala.
    In fila indiana camminiamo, cercando di fare il massimo silenzio. La luna questa sera è piena e il sentiero è parzialmente illuminato.
    Quando arriviamo Riccardo si posiziona e tira fuori un enorme megafono, fornito dal Parco. Li ci sono le registrazioni degli ululati.
    Aziona il megafono e parte un lungo e acuto grido. Siamo spiazzati. Assorti e attenti. Ci aspettiamo che dall’altra parte della valle qualche lupo ascolti e risponda.
    Di solito il richiamo viene lanciato due volte ad intervalli regolari proprio perché si dà ai lupi la possibilità di ascoltare, riconoscere e poi rispondere.
    Al primo lancio non succede nulla e nemmeno al secondo. Ma nessuno ci aveva garantito nulla.
    Un caffè e qualche biscotto che Riccardo tira fuori dal suo organizzatissimo e gigantesco zaino ed è ora di tornare.
    Fa freddo e siamo stanchi, e forse anche un po’ delusi ma questa è la natura. I lupi questa notte avevano altro da fare. E va bene così!

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