7 episodios

Ricorda il mio nome - Storie di femminicidi è un podcast che racconta le storie di donne uccise perché donne, affinché possano essere ricordate come persone, e non come l'ennesimo caso di femminicidio. Ogni episodio racconta la storia e il femminicidio di una donna diversa, i suoi sogni e la sua vita. Delle modalità in cui un uomo a lei vicino ha deciso di prendersi la sua vita e di come è stato giudicato quest'uomo in tribunale.

Il podcast è realizzato con la collaborazione dell'avvocata Roberta Sandri.

Ricorda il mio nome - Storie di femminicidi Anna Bardazzi

    • Crímenes reales

Ricorda il mio nome - Storie di femminicidi è un podcast che racconta le storie di donne uccise perché donne, affinché possano essere ricordate come persone, e non come l'ennesimo caso di femminicidio. Ogni episodio racconta la storia e il femminicidio di una donna diversa, i suoi sogni e la sua vita. Delle modalità in cui un uomo a lei vicino ha deciso di prendersi la sua vita e di come è stato giudicato quest'uomo in tribunale.

Il podcast è realizzato con la collaborazione dell'avvocata Roberta Sandri.

    7. Dina Dore

    7. Dina Dore

    Dina Dore era nata il 22 settembre 1971 a Gavoi, in Sardegna in una famiglia molto unita. Aveva una sorella, Graziella, e due fratelli, Bruno e Giuseppe. Era una ragazza meticolosa, motivata, con le idee chiare. Dopo le scuole superiori si era
    iscritta a Scienze Politiche a Sassari, dove aveva iniziato a convivere col ragazzo con cui stava da un po’, Francesco Rocca, che studiava come dentista.
    Nel giro di poco, però, Dore aveva deciso di lasciare l’università per fare ritorno a Gavoi e occuparsi del padre che si era ammalato di tumore. Poi aveva iniziato a lavorare come assistente per il suocero, anche lui dentista, e infine per il fidanzato, una volta laureato. Dopo quindici anni insieme, i due avevano deciso di sposarsi con un matrimonio in grande. Dina aveva pensato a ogni minimo dettaglio e voleva che tutto fosse perfetto. Poco tempo dopo, nel 2007, la coppia ha una bambina.

    Il 26 marzo 2008 Rocca rientra a casa dal lavoro e trova l’auto della moglie parcheggiata in garage. Di lei nessuna traccia: la borsa gettata a terra, l’ovetto con la piccola di 8 mesi lasciato sul pavimento, tracce di sangue. Soltanto dopo molte ore la scientifica farà la macabra scoperta: il corpo senza vita di Dina Dore era nel bagagliaio della sua auto. Le
    indagini andranno avanti a vuoto per anni seguendo la pista del tentativo di sequestro finito male, facendo ripiombare la Barbagia sarda nel terrore degli anni dei rapimenti.

    Ma la realtà, come spesso succede, è molto più semplice di quel che si pensa: il 26 febbraio 2013, dopo quasi cinque anni dalla morte di Dina, viene infine arrestato il mandante del suo femminicidio. Da allora, una bambina che non ha mai conosciuto sua madre cresce con la zia.

    Attenzione: il podcast contiene dettagli di una vicenda criminale che potrebbero turbare le persone più sensibili. TW: femminicidio.

    Per leggere gli approfondimenti alla puntata puoi seguirci su ⁠⁠⁠Substack⁠⁠⁠ oppure ⁠⁠⁠iscriverti alla nostra newsletter⁠⁠⁠. Arriva due volte al mese ed è gratuita.

    Vi aspettiamo il 25 maggio a Prato, alle 17, alla Biblioteca Lazzerini, per il primo incontro live di Ricorda il mio nome. Racconteremo una storia inedita e dialogheremo con il Centro Antiviolenza La Nara.

    FONTI

    Accabadora, Michela Murgia, Einaudi

    L’ho uccisa perché l’amavo. Falso!, Michela Murgia e Loredana Lipperini, Emons

    Orfani speciali, Anna Costanza Baldry, FrancoAngeli

    Sa Crabarissa, leggenda

    Indagine Istat sulle condizioni di vita delle persone separate in Italia (2011)

    Si ringrazia l’avvocato Massimo Delogu per la collaborazione.

    BRANI

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    • 39 min
    6. Gilberta Palleschi

    6. Gilberta Palleschi

    Gilberta Palleschi era nata il 14 novembre 1957 e viveva a Sora (Frosinone) nella stessa palazzina in cui vivevano anche la madre e il fratello con la sua famiglia. Era una donna autonoma e soddisfatta della propria vita. Lavorava da molti anni come professoressa di inglese alle scuole medie di Sora. Dal 1991 era volontaria per l'UNICEF e dal 2007 ne era diventata Segretaria del Comitato regionale del Lazio. Nel tempo libero amava leggere, viaggiare e andare a camminare. Camminava molto, nelle campagne di Sora, spesso con le amiche ma a volte anche da sola. Proprio come quella mattina del primo novembre 2014, quella della sua scomparsa. Dopo essere uscita vestita come al solito per fare i suoi chilometri a piedi, Gilberta era scomparsa nel nulla. Per settimane le forze dell'ordine e tutta la comunità di Sora l'avevano cercata ovunque, ma solo un dettaglio fortuito e casuale, uno di quelli a cui non dai importanza, aveva permesso di rintracciare un sospettato.

    Dopo quaranta giorni, il corpo di Gilberta viene ritrovato in fondo a un dirupo. Il colpevole del suo femminicidio ammetterà fatti atroci.



    Attenzione: il podcast contiene dettagli di una vicenda criminale che potrebbero turbare le persone più sensibili. TW: femminicidio, violenza sessuale, necrofilia.

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    FONTI

    No Visible Bruises: What We Don’t Know About Domestic Violence Can Kill Us - Rachel Louise Snyder

    Violenza di genere in Italia, 2014 - ISTAT

    La ciociara - Alberto Moravia - Bompiani

    Neurodevelopmental and psychosocial risk factors in serial killers and mass murderers

    Traumatic brain injury: a potential cause of violent crime?



    Si ringrazia lo Studio Legale Avv. Massimiliano Contucci per la collaborazione.



    BRANI

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    • 42 min
    5. Jennifer Zacconi

    5. Jennifer Zacconi

    Jennifer Zacconi era nata il 23 maggio 1985 e viveva con la madre, la nonna e la sorella a Olmo di Martellago, in provincia di Venezia. Era una ragazza solare e amava cantare, per questo aveva iniziato a frequentare con gli amici un locale di karaoke. Era così che aveva conosciuto il proprietario, Lucio Niero, un uomo più grande di lei, già sposato e con due figli piccoli. Jennifer era rimasta incinta nell'estate del 2005 e avrebbe dovuto partorire nel maggio 2006. Era intenzionata a crescere Hevan, così si sarebbe chiamato suo figlio, da sola, con l'aiuto della sua famiglia.

    Jennifer Zacconi sparisce il 29 aprile 2006. Il 2 maggio sparisce anche Lucio Niero, che verrà poi ritrovato tre giorni dopo. Il corpo di Jennifer verrà invece ritrovato in una buca dietro a un benzinaio, dove soltanto pochi giorni prima riposava una magnolia.

    Attenzione: il podcast contiene dettagli di una vicenda criminale che potrebbero turbare le persone più sensibili. TW: femminicidio, violenza.

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    FONTI

    Le Società Matriarcali e il loro significato Politico - Irene Leonelli

    La civiltà delle donne

    Studi sullo stato crepuscolare

    Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato - Heide Goettner-Abendroth - Mimesis Edizioni



    Si ringrazia lo Studio Legale Avv. Francesco Schioppa per la collaborazione.



    BRANI

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    • 42 min
    4. Andreea Cristina Zamfir

    4. Andreea Cristina Zamfir

    Andreea Cristina Zamfir, chiamata da tutti semplicemente Cristina, era nata nel 1988 a Hunedoara, una cittadina della Transilvania, in Romania. Era arrivata in Italia nel 2007, dopo aver convissuto qualche tempo con un fidanzato violento in un condominio malmesso a Drobeta Turnu Severin, al confine con la Serbia. Ad aspettarla a Montesarchio, in provincia di Benevento, c'erano già il padre Nicolae, la madre Dorina e la sorella Alina, di due anni più grande. Ma la famiglia non ha fortuna, e soltanto poco dopo Nicolae muore, lasciando un vuoto enorme nel cuore di Cristina, che decide così di andare a vivere a Prato, dove già si trovava uno zio. Da quel momento la madre e la sorella perderanno le sue tracce, tranne un fugace contatto pochi mesi dopo la sua partenza.

    Cristina verrà trovata morta il 5 maggio 2014 alle porte di Firenze, appesa per i polsi a una sbarra, lasciata a morire da un suo cliente. Le indagini ricostruiranno altre cinque violenze ai danni di sex worker, tutte con le stesse modalità. Grazie al coraggio di queste donne, il colpevole degli abusi e della morte di Cristina è stato arrestato e condannato col rito abbreviato a vent'anni di carcere.

    Attenzione: il podcast contiene dettagli di una vicenda criminale che potrebbero turbare le persone più sensibili. TW: femminicidio, violenza sessuale, abuso.

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    FONTI

    Un lavoro d'amore, Giovanna Franca Dalla Costa, Edizioni delle donne

    I femminicidi delle prostitute in Italia (1988-2018)

    Salario medio in Romania nel 1989

    A.D.R.I - Associazione Donne Romene in Italia

    La politicizzazione delle prostitute

    Sindrome Italia, Tiziana Francesca Vaccaro e Elena Mistrello, Becco Giallo

    Gli orfani bianchi in Romania

    Si ringrazia lo Studio Legale Associato Benucci - Lazzeretti per la collaborazione.

    BRANI

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    • 44 min
    3. Carmela Morlino

    3. Carmela Morlino

    Carmela Morlino era nata nel 1979 in provincia di Foggia ed era cresciuta a San Giovanni Rotondo col padre Matteo, la madre Teresa e la sorella Giulia. Durante gli anni dell'università si era trasferita in Germania per il progetto Erasmus. Amante della cultura tedesca e del nord Europa, aveva deciso di terminare gli studi a Trento, dove si era poi laureata nei tempi in Economia. Subito dopo la laurea Carmela era andata a lavorare all'Italscania, dove ben presto aveva fatto carriera arrivando a gestire un'équipe. Era molto amata e stimata, sia per la sua professionalità che per la sua umanità. A Trento Carmela aveva conosciuto anche il suo futuro marito, Marco Quarta, e insieme avevano preso casa in un maso ristrutturato a Zivignago, una frazione di Pergine Valsugana.

    Insieme avevano avuto due figli, Claudio nel 2008 ed Eleonora nel 2011. Carmela era riuscita nel sogno di tante donne: coniugare le soddisfazioni professionali e quelle personali.

    Ma Carmela era anche, insieme a suo figlio Claudio, vittima di violenza psicologica da parte di Marco Quarta. Così, nell'estate del 2014 aveva denunciato il marito per maltrattamenti.

    Carmela Morlino è stata uccisa il 12 marzo 2015 dal suo ex marito, davanti ai suoi figli, mentre rientravano a casa dopo una lunga giornata.

    Il padre di Carmela, Matteo, si batte ancora per diffondere la storia di sua figlia e per creare consapevolezza. Claudio ed Eleonora crescono coi nonni.

    Attenzione: il podcast contiene dettagli di una vicenda criminale che potrebbero turbare le persone più sensibili. TW: femminicidio.

    Se sei vittima di violenza psicologica, se il tuo compagno ha comportamenti abusanti con te o i tuoi figli, se denigra, umilia, minaccia, deride, rivolgiti a un Centro Anti Violenza. La violenza psicologica è violenza ed è un reato.

    A Carmela Morlino è intitolato il Centro Anti Violenza di Foggia.

    FONTI

    Legge n. 4 del 2018, a tutela degli orfani di crimini domestici

    Intervista a Matteo Morlino

    L'ho uccisa io, Luciano Di Gregorio - primamedia editore

    Si ringrazia l'avvocato Andrea de Bertolini per la collaborazione.

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    • 39 min
    2. Laura Zizzo

    2. Laura Zizzo

    Laura Zizzo era nata il 26 settembre 2002 in provincia di Catania. La chiamavano Peperina per il suo carattere vivace, sempre allegro, con la parola sempre pronta. Aveva occhi grandi e brillanti e capelli lunghi e castani. Era legatissima alla sorella Marika e al loro cagnolino Teddy, amava il mare e avrebbe voluto imparare a cavalcare. Aveva un sogno: salvare tutti gli animali del mondo, perché nessuno soffrisse più. Questo sogno le è stato strappato via dal padre, che ha deciso di vendicarsi della moglie che gli aveva chiesto una pausa dopo aver scoperto di essere stata tradita.

    Oggi il nome di Lauretta vive grazie alla forza di sua madre Giovanna Zizzo, che fa divulgazione nelle scuole e ha fondato l'associazione Laura vive in me.

    Attenzione: il podcast contiene dettagli di una vicenda criminale che potrebbero turbare le persone più sensibili. TW: violenza su minori, figlicidio, femminicidio.

    FONTI

    Alcune ricerche italiane sul fenomeno del figlicidio

    Dati EURES sui figlicidi

    Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta, Stefania Prandi, Settenove

    Per sostenere i sogni di Lauretta: Associazione Laura vive in me - Progetto la fabbrica dei sogni

    Si ringrazia per la consulenza la psicologa Marianna Porqueddu.

    BRANI

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    • 38 min

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