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Quando il grande schermo produce capolavori. Recensioni a cura del sito FilmGarantit.it

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Quando il grande schermo produce capolavori. Recensioni a cura del sito FilmGarantit.it

    La serie "The chosen": un Gesù troppo umano

    La serie "The chosen": un Gesù troppo umano

    VIDEO: Le migliori scene di The Chosen ➜ https://www.youtube.com/watch?v=x6vxvzEVA2Q

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7721

    LA NEOLINGUA NON LASCIA IN PACE NEANCHE I DINOSAURI di Matteo Delre
    Siete pronti per una nuova avventura nell'abisso della cancel culture? Bene. L'ultima assurdità woke è quella della proposta di cambiare i nomi dei dinosauri perché in alcuni casi non sono inclusivi o richiamano a personaggi "controversi" o perché riflettono una cultura sessista, razzista o coloniale.
    Tutto vero. Lo ha affermato il team della paleobiologa Emma Dunne dell'Università Friederich-Alexander di Erlange-Norimberga, in uno studio che invece di diventare il copione per qualche stand-up comedy viene addirittura ripreso e rilanciato dalla rivista "Nature". Vi si specifica che questi casi di non conformità dei nomi sono pochi, anzi pochissimi «ma sono comunque significativi in termini d'importanza», ci ammoniscono i cervelloni dell'università tedesca, supportati da alcuni altri colleghi in giro per il mondo.
    «Non diciamo che da domani bisogna cambiare tutto», spiga uno dei ricercatori, «ma dobbiamo rivedere criticamente ciò che abbiamo fatto, per correggere cose che non abbiamo fatto bene». Il problema è sempre lo stesso, quello che ossessiona gli eterni offesi di questa nostra infelice epoca: gli stereotipi. O presunti tali.
    «Meglio - spiegano - d'ora in poi scegliere nomi che facciano riferimento alle caratteristiche fisiche dell'animale, ai luoghi di ritrovamento e anche alla lingua e alla cultura delle popolazioni locali, spesso dimenticate». Poco importa che così si rischi di chiamare una conchiglia fossile con un nome lungo come il titolo di un film della Wertmüller, l'importante è che non si dimentichi nessuno della lista. Non viene chiarito però come gestire la situazione se si fa riferimento alle caratteristiche fisiche. Metti che si ritrova un dinosauro fossile con una grande pancia, che si fa, si rischia il body shaming?
    LA FOLLIA DELLA CANCEL CULTURE
    La Commissione internazionale sulla nomenclatura zoologica (ICZN) al momento - meno male! - non ha preso in considerazione le assurdità di questi studiosi per quanto riguarda i nomi già dati, mentre si è mostrata - ahinoi - disponibile per le eventuali nuove scoperte, sebbene il problema sollevato non riguardi le diciture scientifiche (quelle binomiali in latino, per intenderci, come Anas platyrhynchos per il germano reale), bensì i nomi comuni degli animali.
    Tanto per fare un esempio pratico - e attuale - pensiamo al grazioso oriolo di Audubon (che non è neanche un dinosauro vero e proprio), ovvero un uccelletto giallo e nero classificato dall'ornitologo americano John James Audubon (1785/1851), il cui nome, collegato al suo lavoro scientifico, andrebbe cancellato perché prima suo padre e poi lui sono stati proprietari di piantagioni di canna da zucchero che utilizzavano schiavi. Sì, avete capito bene.
    La proposta degli studiosi appare però abbastanza ideologica e poco supportata da riscontri davvero reali quando si vanno a vedere i numeri. Nel voler trovare, infatti,  "nomi problematici" di dinosauri, ossia legati a "razzismo e sessismo" oppure nominati in "contesti coloniali o in onore di figure controversi", gli esperti hanno individuato 45 nomi potenzialmente offensivi, corrispondenti a meno del 3 per cento degli esemplari esaminati. Noi stessi, d'altra parte, per trovare un esempio di nome controverso in zoologia, abbiamo dovuto scavare nei peggiori recessi dell'internet woke per scovare l'oriolo di Audubon.
    Siamo cioè in un'area di nicchia dell'isterismo globale della cancel culture, ed è forse per questo che la follia emerge in modo così lampante.
    Si dovrebbe...

    • 10 min
    Sound of Freedom*** (2023) - Sound of Freedom svela lo sfruttamento sessuale dei minori

    Sound of Freedom*** (2023) - Sound of Freedom svela lo sfruttamento sessuale dei minori

    VIDEO: Intervista a Federica Picchi su TGCOM24 ➜ https://www.youtube.com/watch?v=THQgRp3tMI8

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7689

    SOUND OF FREEDOM SVELA LO SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI MINORI di Marco Begato
    Lo riconoscono persino sullANSA: "negli USA è stato uno dei casi cinematografici dell’anno e tra pochi giorni arriverà anche in Italia". Stiamo parlando di "Sound of Freedom - il Canto della Libertà", il film che appunto in questi giorni esordisce in anteprima sui grandi schermi italiani di alcune città, in attesa della proiezione ufficiale prevista per il 19 e 20 febbraio per la distribuzione di Dominus Production (la realtà distributiva fondata da Federica Picchi Roncali).
    Ma quali sono gli ingredienti che rendono speciale questa pellicola? Partiamo dal primo e più accattivante: si tratta di un prodotto di ottima qualità. Musiche, fotografie, attori e trama garantiscono due ore abbondanti di intrattenimento che non delude. Il genere è quello di un film d’azione, con qualche tocco di poliziesco, un’ambientazione molto sudamericana, sigari, modelle e una missione di salvataggio non proprio impossibile, ma di grandissima suspense e tensione (anche perché tratta di una storia vera!).
    Il secondo aspetto concerne la tematica, scottante a dir poco. Protagonisti dello sceneggiato sono i bambini, rapiti nelle strade e nelle piazze, adescati nelle scuole, sottratti con l’inganno a genitori sprovveduti, per poi essere destinati ai più squallidi traffici di questo pianeta. "Sound of Freedom" in particolare si sofferma sul mercato sessuale e sul commercio pedofilo, specialmente quello di alto rango.
    E qui si raccoglie la scommessa dei produttori, che riescono a toccare un tema di assoluta delicatezza, ma con un’astuzia narrativa di rara genialità. Il film infatti mostra molto chiaramente che il più devastante giro di pedofilia sulla terra non è legato a pornomani solitari incollati al proprio computer in qualche soffitta, bensì a vere e proprie compravendite di giovani schiavi che i ricchi possidenti dei vari ambienti bene della società organizzano su isole viziose e ripugnanti. Ora, il main carachter incarna un personaggio reale, l’agente Timothy Ballard che sta a capo di un’associazione internazionale di lotta al traffico sessuale minorile. Ma l’utente medio non può non ritrovare, dietro questa quasi commerciale pellicola d’azione, la denuncia e la descrizione di quel mondo mostruoso che negli ultimi mesi si sta affacciando sulla scena pubblica attraverso le denunce e le rivelazioni correlate a Jeffrey Epstein, alla compagna Ghislaine Maxwell, al Mossad e all’abominio pedofilo cucito intorno a nomi internazionali della politica (Andrea di Windsor l’unico a essere caduto in pubblica disgrazia finora. E per ora), dell’industria e dello spettacolo.
    Chissà che proprio questo spieghi la freddezza della critica, di contro al successo smaccato ai botteghini. La critica deve in qualche modo ridicolizzare Sound of Freedom, al fine di arginare la diffusione del messaggio pericolosissimo che esso diffonde a danno dei padroni della comunicazione. Il pubblico applaude invece un girato di grande piacevolezza, mentre solidarizza con le avventure di Ballard e con la sua missione, acquisendo man mano consapevolezza dell’enormità delle oscenità che insozzano molti gabinetti della globalizzazione e molti schermi di successo.
    La minaccia che questo film rappresenta non sta nel dirci che la pedofilia esiste e che tante categorie ne sono afflitte, ma sta in quel che non ci dice, sta nell’accendere i fari della denuncia pedofila in una stagione giuridica estremamente rischiosa per i 200 clienti di Epstein ancora a piede libero e in una stagione culturale che...

    • 6 min
    The Family Plan* (2023) - Un avvincente mix tra azione, commedia e dramma familiare

    The Family Plan* (2023) - Un avvincente mix tra azione, commedia e dramma familiare

    VIDEO: Trailer del film ➜ https://www.youtube.com/watch?v=BUANdC8xRTA&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQC

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7654

    THE FAMILY PLAN, UN AVVINCENTE MIX TRA AZIONE, COMMEDIA E DRAMMA FAMILIARE di Don Stefano Bimbi
    The Family Plan è un avvincente mix tra azione, commedia e dramma familiare che narra la vicenda del protagonista in bilico tra due mondi opposti. Il film, uscito il 15 dicembre in esclusiva su Apple TV+, riesce a divertire, ma anche a far riflettere sull'importanza della famiglia, quella naturale: marito, moglie, figli. Di questi tempi disastrati è un lusso che raramente ci possiamo permettere.
    Il protagonista è interpretato magistralmente da Mark Wahlberg che ricordiamo in Father Stu, un bel film del 2022, basato sulla storia vera di un alcolista, famiglia sfasciata, niente studi, che si innamora di una ragazza messicana. Lei è cattolicissima e lui, ateo, per amor suo, accetta il battesimo nella Chiesa Cattolica. Poi si converte davvero al punto che sente la vocazione al sacerdozio. In Father Stu Mark Wahlberg aveva recitato con Mel Gibson e sempre con lui, che sarà regista e produttore, vestirà i panni di un pilota incaricato di trasportare un prigioniero in attesa del processo nel film tutta adrenalina di prossima uscita Flight Risk (sesto film diretto da Mel Gibson dopo i capolavori L'uomo senza volto, Braveheart, La passione di Cristo, Apocalypto e La battaglia di Hacksaw Ridge).
    In The Family Plan Mark Wahlberg interpreta Dan Morgan, un uomo apparentemente normale con una famiglia amorevole, ma con un oscuro passato di assassino d'élite. La narrazione prende una svolta intensa quando i nemici del passato di Dan lo rintracciano, costringendolo a intraprendere un viaggio improvvisato attraverso gli Stati Uniti fino a Las Vegas con la sua ignara famiglia al seguito. La moglie, interpretata dalla splendida Michelle Monaghan, la figlia adolescente arrabbiata, il figlio gamer professionista - che, tale padre tale figlio, compie le sue mirabolanti imprese in segreto - e l'adorabile bambino di dieci mesi. Quest'ultimo è l'unico che vede subito chi è in realtà il padre e questo è all'origine delle scene più esilaranti come quando per respingere l'attacco di una moto che si è affiancata all'auto del protagonista, il bebè gli passa il biberon come fosse un'arma pericolosissima.
    Mark Wahlberg offre una performance convincente, passando agilmente da momenti di intensità e azione a scene più intime con la sua famiglia. I due adolescenti con i loro problemi legati all'adolescenza mettono in luce le difficoltà dei genitori di oggi. Bellissima la scena di quando il padre butta dal finestrino tutti i cellulari per poter vivere la vacanza che è appena iniziata in santa pace con la famiglia. Quale genitore non si sente provocato da questa radicale soluzione? Oppure almeno da una forte restrizione per questi aggeggi tecnologici che anziché darci più amici e più socialità spesso sono di ostacolo alle famiglie e agli amici per vivere relazioni sane o almeno normali.
    La sceneggiatura ben scritta di The Family Plan gioca con successo con la dualità del personaggio di Dan, svelando gradualmente il suo passato mentre cerca di proteggere il suo nucleo familiare. Il tema di sottofondo è la bellezza della famiglia e l'importanza dei legami familiari rendendo la storia avvincente. Interessante anche la sottolineatura nel finale che in ogni famiglia esiste una mela marcia da cui prendere le distanze per non farsi trascinare nella depravazione.
    The Family Plan permette ai figli di pensare in quali occasioni il loro padre è, anche lui, un eroe. E fa interrogare i genitori sul...

    • 4 min
    L'esorcismo di Emily Rose***** (2005) - Il caso di Emily Rose secondo padre Amorth

    L'esorcismo di Emily Rose***** (2005) - Il caso di Emily Rose secondo padre Amorth

    VIDEO: Trailer del film ➜ https://www.youtube.com/watch?v=plEKtU1wQyc

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7560

    IL CASO DI EMILY ROSE SECONDO PADRE AMORTH di David Murgia
    Questa ragazza sorridente si chiama Anneliese Micheal. È tedesca - originaria di Klingenberg, piccola cittadina della Franconia - e il suo caso è unico nella storia degli esorcismi. Infatti Anneliese è morta in un periodo in cui riceveva gli esorcismi. È morta il 1° luglio 1976 all'età di 23 anni. Pesava poco più di 30 chili. Era in cura da un neurologo per attacchi notturni. Soffriva di epilessia. Durante questi spasmi affermava di vedere spaventose figure diaboliche e sentiva odori puzzolenti.
    I suoi genitori e i due sacerdoti esorcisti - fatto mai accaduto nella storiografia degli esorcismi - per la sua morte sono stati incriminati, sottoposti a processo penale e condannati. Tutta la stampa tedesca se ne è occupata, e questa storia è stata subito ribattezzata con il "caso Klingenberg".
    La vicenda di questa ragazza lascia a bocca aperta ed è uno dei casi di esorcismo più discussi al mondo.
    Ma il fatto particolare è che sono riuscito a ritrovare una scatola in cui avevo riposto delle cose che mi aveva lasciato Padre Amorth, il noto esorcista scomparso il 16 settembre 2016. Ero andato a trovarlo a Roma qualche settimana prima che morisse e mi aveva dato tre nastri - cassette audio - e una busta con i fogli dentro. Non avevo aperto subito la busta. Mi ricordo però che mi aveva detto: "la madre di Anneliese me le ha inviate e non occorre comprendere il tedesco per poter riconoscere, in modo chiarissimo, che le reazioni sono quelle tipiche delle possessioni diaboliche." Non avevo compreso di cosa Padre Armorth stesse parlando avevo riposto tutto in una scatola. E qualche tempo dopo l'ho ritrovata non ci posso credere. Padre Amorth mi aveva lasciato un suo studio e gli audio originali degli esorcismi su Anneliese Micheal. Quello studio lo aveva preparato per la riunione con gli iscritti all'associazione internazionale esorcisti da lui fondata. Nella relazione, il noto esorcista, riferendosi alla situazione drammatica della Germania, scriveva che non aveva mai conosciuto né esorcisti tedeschi, né vescovi tedeschi sensibili al problema. "ci sono motivi", si legge nella relazione, "di carattere storico: la lotta alle streghe nel mondo protestante è stata assai più dura che nel mondo cattolico, per cui anche la relazione a quella pazzia è stata più forte. Ci sono motivi dottrinali: i vescovi temono di essere stimati retrogradi se dimostrano apertura a queste tematiche, per cui o sono decisamente contrari o rifiutano di affrontare l'argomento.
    Ad aggravare la situazione si è aggiunto il caso di Anneliese Micheal, che ha avuto e ha tutt'ora vastissima ripercussione".
    UNA STORIA DA CINEMA
    Si, perché la vicenda di questa ragazza sembra veramente un film (a lei è ispirato il film L'esorcismo di Emily Rose, diretto da Scott Darryckson) Anneliese nel 1973 iniziò gli studi di pedagogia e teologia. Ma cominciarono a verificarsi dei fenomeni strani per la gente e inspiegabile per i medici. La famiglia di Anneliese, molto cattolica si rivolse al proprio parroco, che dopo essersi consultato con un sacerdote, padre Ernst Alt, decise di scrivere al vescovo di Wurzburg, monsignor Joseph Stangl. Dopo aver costatato altri fenomeni strani padre Alt si consultò con un noto esperto di possessioni diaboliche, il gesuita padre Rodewyk di Francoforte; poi scrisse di nuovo al vescovo la sua convinzione che Anneliese fosse veramente posseduta dal demoni. Il vescovo decise di incaricare come esorcista padre Renz, stimatissimo superiore dei salvatoriani, aiutato da padre Alt.
    Il 24 settembre 1975...

    • 14 min
    Sound of Freedom*** (2023) - La storia vera di Tim Ballard

    Sound of Freedom*** (2023) - La storia vera di Tim Ballard

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7586

    SOUND OF FREEDOM, BOOM AL BOTTEGHINO PER IL FILM CON JIM CAVIEZEL di Rino Cammilleri
    C'è un intero - e unico - film incentrato sulla piaga della pedofilia. Che, come spiegano i titoli finali, è aumentata nel mondo del 5mila percento negli ultimissimi anni. Sarà per questo - a pensar male... - che le majors americane non hanno voluto distribuirlo? E ora si mangiano le mani, perché, affidato a un'etichetta indipendente, sta sbancando nei cinema statunitensi. Si tratta di Sound of freedom, «il suono della libertà», che è, diciamolo subito, quello prodotto dai giochi dei bimbi appena liberati dai trafficanti di carne umana.
    Un film così non poteva che essere pensato dal trio dei kattoliconi di Hollywood: Mel Gibson, Jim Caviezel ed Everardo Verástegui. Caviezel ne è protagonista e la moglie è interpretata da Mira Sorvino, già Premio Oscar. Basato sulla storia, vera, di Tim Robard, agente speciale Usa che, presa a cuore la causa di due fratellini messicani, un maschietto e una femminuccia rapiti con la scusa di un provino cinematografico e portati in Colombia, si dimette pur a un passo dalla pensione (che per i mestieri particolarmente usuranti come il suo è fortemente anticipata) per mettersi da solo in caccia. Scene autentiche, prese da telecamere pubbliche, inframmezzano il film, mostrando come sia facile portar via bambini a centinaia e smistarli in vari luoghi del mondo per avviarli alla prostituzione.
    Non manca il riferimento a un'«isola del piacere» che sinistramente ricorda lo scandalo sollevato pochi anni fa in America e che si concluse con il misterioso "suicidio" in carcere - carcere di massima sicurezza - del patron, isola frequentata da vip e vippissimi del jet-set e pure della politica internazionale, nella quale campeggiava il ritratto a olio di un ex presidente americano in tacchi a spillo. Il film ha un happy end, perché Robard riesce a riportare a casa i due bambini, anche se già abusati. Nella realtà, Robard, spinto dalla moglie (una bellissima donna madre di sette figli), mise insieme di sua iniziativa una squadra che in Colombia riuscì a liberare centoventi bambini, facendo arrestare una dozzina di trafficanti.
    Come testimoniò, poi al Congresso, era solo una goccia nel mare. Il traffico pedofilo muove 150miliardi di dollari l'anno, e i principali consumatori di tale merce sono proprio negli Usa. In numeri assoluti ci sono al mondo più schiavi oggi di quanti ce ne fossero nei tempi in cui la schiavitù era legale. Permane la domanda: perché questo film ha dovuto ricorrere al fai-da-te per essere distribuito? Nemmeno la Disney, il cui target tradizionale è proprio l'infanzia, ha voluto saperne. La giustificazione ufficiale è stata: un tema così delicato avrebbe urtato la sensibilità del pubblico. Già, ma i temi arcobaleno e woke no? O a pensar male...? Be', vedremo se Sound of freedom approderà in Italia debitamente doppiato (io l'ho visto coi sottotitoli amatoriali). Notevole, a mio avviso, la frase chiave del film: quando al protagonista viene domandato, in pratica, ma-chi-te-lo-fa-fare, risponde che «i figli di Dio non si toccano».

    • 4 min
    Sound of Freedom*** (2023) - Il film anti-pedofilia

    Sound of Freedom*** (2023) - Il film anti-pedofilia

    VIDEO: Trailer di Sound of Freedom ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Rt0kp4VW1cI

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=520

    SOUND OF FREEDOM, IL FILM ANTI-PEDOFILIA di Luca Volontè
    Il film Sound of Freedom, che è stato proposto nei cinema degli Stati Uniti d'America il 4 luglio, a differenza dell'ultimo film di Indiana Jones, ha continuato a crescere in popolarità e, al momento, ha incassato circa 85 milioni di dollari al botteghino a fronte di un budget di 14,6 milioni, con la previsione di superare i 100 milioni alla fine di questa terza settimana di luglio. Dopo i primi giorni di diffidenza e silenzio, il successo che sta mietendo ha indotto sempre più sale a programmare la pellicola e moltiplicarne le proiezioni.
    Sound of Freedom è un thriller basato sulle gesta del vero Tim Ballard, interpretato da Jim Caviezel, un agente della Sicurezza Nazionale che, dopo aver salvato un ragazzino dai trafficanti, scopre che la sorella del ragazzo è ancora prigioniera. Si licenzia e mette a rischio la sua vita, intraprendendo un pericoloso viaggio attraverso la giungla colombiana per salvare la bambina. Nel 2013, Ballard e alcuni ex agenti governativi avevano lasciato il loro lavoro per fondare "Operation Underground Railroad" (O.U.R.), che lavora in tutto il mondo e in collaborazione con le forze dell'ordine per salvare i bambini dalla schiavitù e dallo sfruttamento.
    GUARDARE IN FACCIA UN PROBLEMA GRAVE
    Vale la pena vederlo, speriamo presto in Italia, ben distribuito, ben doppiato e magari anche in prima visione in Rai, perché getta una luce necessaria sul problema mondiale del traffico sessuale di bambini, su quanto sia diffuso e su come gli Stati Uniti sia il primo mercato dove si compiono questi criminali commerci umani.
    Negli Usa, i media tradizionali e i vari siti di sinistra e liberal americani, ma anche da noi, hanno evitato di raccomandare la visione del film, altri si sono detti sconcertati e molti non ne hanno nemmeno parlato sino alla scorsa settimana, quando il successo che stava mietendo la pellicola era impossibile da nascondere. Non sono mancati gli attacchi all'attore principale Jim Caviezel, di chi lo voleva legato agli estremisti, razzisti e cospirazionisti di "QAnon", altri hanno polemizzato sul fatto che il lancio del film era coinciso con l'annuncio dell'impegno politico, forse in vista delle elezioni presidenziali in Messico, del produttore e attore di successo Eduardo Verástegui.
    L'acrimonia nei confronti della pellicola, oltre all'invidia delle grandi case produttrici, dalla Disney alla Sony, e alla vendetta che, dopo il rifiuto di Netflix e Amazon prime, i giganti dell'intrattenimento stanno consumando, è certamente dovuta la sua trama. Non che Hollywood sia contraria a fare film che mostrano rappresentazioni ben peggiori della schiavitù (sessuale o di altro tipo), come in film come Schindler's List o Dodici anni schiavo. Si tratta di film storici in cui gli spettatori e i critici potevano guardare o analizzare il film con la sicurezza di vivere in un mondo probabilmente più civilizzato, molto distante da quello delle piantagioni coloniali o dagli avvenimenti della Seconda guerra mondiale.
    La pellicola Sound of Freedom invece costringe a guardare in faccia ad un problema grave e reale che sta accadendo nelle città occidentali ed in quelle del terzo mondo e strattona la coscienza dello spettatore, mettendo ciascuno di noi di fronte alla realtà: la considerazione diffusa di valutare l'infanzia come oggetto di piacere, di abusi, di schiavitù e lavoro a basso costo e, in ultima analisi, come un bene di consumo degli adulti.
    IL TRAFFICO SESSUALE DI BAMBINI È DA CONDANNARE
    Oltre all'avversione morale di coloro...

    • 10 min

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