20 episodi

Ogni puntata tratta un argomento monografico riguardante la storia del Cinema. In studio conducono Marco Belemmi, Federico Minguzzi, Francesco Morosini, Alessandro Nunziata e Lorenzo Scappini.

Viaggio nella Luna Viaggio nella Luna Crew

    • Film e TV
    • 5,0 • 7 valutazioni

Ogni puntata tratta un argomento monografico riguardante la storia del Cinema. In studio conducono Marco Belemmi, Federico Minguzzi, Francesco Morosini, Alessandro Nunziata e Lorenzo Scappini.

    Io Capitano, simbolo di rinascita per il cinema italiano

    Io Capitano, simbolo di rinascita per il cinema italiano

    Seconda puntata per la compagine lunare e questa volta si parla di un film che ha da poco percorso le sale cinematografiche italiane: Io, Capitano, di Matteo Garrone.







    I sogni dei migranti sono un argomento caldo quest’anno, e Io Capitano di Garrone segue a ruota Green Border di Agnieszka Holland, che tratta lo stesso argomento da una prospettiva diversa: dove il film di Holland affronta l’esperienza degli immigrati una volta arrivati in Europa, il film di Garrone ricostruisce parte di quel retroscena che è il viaggio vero e proprio, mostrando il processo dell’immigrazione clandestina dal punto di vista di due adolescenti senegalesi, Seydou (Seydou Starr) e Moussa (Moustapha Fall).







    Seydou vive con la madre vedova e le sorelline a Dakar. Sono poveri e vivono stretti insieme sotto il tetto di una casa minuscola e fatiscente, ma la vita familiare è felice. In effetti, si apre con una gioiosa festa del Sabar, con Seydou che suona i tamburi tribali mentre le donne ballano come matte con parrucche al neon e abiti eleganti. La madre di Seydou pensa che abbia giocato a calcio tutto il giorno, ma il sedicenne ha segretamente accettato un lavoro giornaliero come operaio, venendo pagato in contanti. Suo cugino Moussa funge da tesoriere e seppellisce sotto la sabbia il denaro accumulato, dissotterrandolo di tanto in tanto per contarlo e ricontarlo.







    Il denaro rappresenta un sogno che hanno: viaggiare in Europa e diventare famose pop star. Dopo il Sabar, Seydou lo dice a sua madre, che è furiosa e gli proibisce di partire. Seydou ha i piedi per terra, ma Moussa insiste per portare avanti il piano. Al mercato incontrano un uomo che gli è stato detto che li aiuterà, ma lui si rifiuta di farlo. “L’Europa non è come la immaginate”, urla loro. I ragazzi sono scioccati nel sentire che in Europa fa freddo e che i senzatetto dormono per strada. “Se vuoi morire, vai!” grida. Ancora una volta, Seydou esita, ma Moussa non si lascia scoraggiare. Diventeranno delle star, e di questo è sicuro. “I bianchi ti chiederanno l’autografo”, dice a Seydou.







    Dopo un incontro surreale con uno stregone e una visita al cimitero per ottenere il permesso necessario per liberarsi dagli spiriti dei loro antenati morti, i due ragazzi partono nel cuore della notte, facendo un lungo e angusto viaggio in autobus verso Agadez. in Niger, prima tappa di un viaggio che li porterà, attraverso il deserto del Sahara, a Tripoli, e da lì in Italia. Lungo la strada, vengono derubati di passaporti falsi – 100 dollari ciascuno – che si rivelano inutili al successivo checkpoint, poiché indossano gli stessi vestiti su un passaporto presumibilmente rilasciato due anni prima. Altri $ 50 ciascuno passano di mano e se ne vanno.







    Garrone intanto illustra la distanza che i ragazzi intendono percorrere, ed è semplicemente folle a guardarla sulla mappa. È anche incredibilmente pericoloso; i corpi ricoprono il deserto; e la mafia libica irrompe nel loro viaggio, costringendo tutti a bere una pozione lassativa per stanare qualsiasi denaro nascosto nell’orifizio anale. Quando verranno portati in una prigione in disuso, verrà estorto loro altro denaro. Seydou e Moussa sono separati nel caos, ma Seydou va avanti, pentendosi amaramente della sua decisione di andarsene ma realistico riguardo al fatto che non può più tornare indietro.







    Il direttore della fotografia Paolo Carnera, che ha anche girato il luminoso Adagio, cattura tutto questo con un’immediatezza sorprendente e coinvolgente, rendendo vividamente la bellezza romantica del deserto, nonostante il costo umano del suo micidiale clima. Ci sono anche lampi di magico surrealismo, come quando Seydou cerca di salvare la vita di una donna che semplicemente non riesce a fare un altro passo, o quando convoca lo stregone per dire a sua madre c...

    • 2 ore
    Killers of the Flower Moon, una libera lettura

    Killers of the Flower Moon, una libera lettura

    Ed eccoci di nuovo qua amici! Siamo approdati all’undicesima stagione di Viaggio nella Luna e ancora non abbiamo voglia di smettere. Incredibile questa spocchia. Ma amiamo troppo il cinema per non parlarne verbosamente, disordinatamente e soprattutto divanamente incollati.







    E allora dovete sorbirci, con le nostre idiosincrasie, le nostre parentesi, le nostre malcelate blasfemie.







    Una puntata a dir poco seminale in verità questa inaugurale. Sì perchè dopo i saluti di rito si è ricordato non senza qualche amara lacrimuccia il grande William Friedkin che se ne è andato questa estate senza lasciare alcun recapito. Come spesso fa chi muore lascia una devastazione foderata di assenza dietro sè, e le sue opere tornano alla mente come pietre di una casa con il quale vogliamo edificarne il ricordo dentro di noi. E allora Federico ripercorre la sua carriera fatta dei due grandi capolavori: L’Esorcista e Il Braccio Violento della Legge, due autentici punti di riferimento su cui srotolare la sua poetica e la sua privata visuale di cineasta. E poi via via tutte le sue opere che lo hanno reso grande, uno dei registi preferiti a dirla tutta, di Federico.







    Thomas quindi afferra il microfono e parte in quarta per parlarci di un film appena uscito: “Killers of the Flower Moon”, nuovo lungometraggio del regista Martin Scorsese, l’ultimo dei grandi maestri della storia del cinema ancora in vita (“Solo perché è morto Friedkin” dice Federico).Scorsese ci porta nell’Oklahoma degli anni 20, luogo in cui gli Osage (un popolo di nativi americani) scopre che la terra in loro possesso è ricca di petrolio, scoperta che gli farà diventare incredibilmente ricchi. Questa ricchezza non passa inosservata agli occhi di molti imprenditori e proprietari terrieri che riescono, in breve tempo, ad accaparrarsi molte proprietà e territori a loro volta.







    Tratto da una storia vera, e dal libro “Gli assassini della terra rossa” di David Grann, “Killers of the Flower Moon” fa luce su una vicenda oscura che ha macchiato di sangue le strade d’America, una vera propria ingiustizia perpetrata ai danni della comunità Osage.







    A questo punto facciamo la conoscenza di Ernest Burkhart, interpretato da Leonardo DiCaprio qui alla sesta collaborazione con Scorsese, reduce di guerra invitato a stabilirsi all’interno del territorio dallo zio William K. Hale (Robert De Niro) che, bramoso di potere, confida al nipote i suoi pensieri nei confronti del petrolio che, si, ha dato ricchezza e stabilità per più generazioni a molte persone, ma non sarà eterno.Accortosi degli interessi che Ernest nutre nei confronti di Mollie, una giovane Osage, lo zio lo sprona a sedurla con l’intento di sposarla al fine di appropriarsi del suo patrimonio.







    Scorsese mette in scena il tutto senza spettacolarizzare la violenza, con una narrazione senza picchi eccessivi di epicità e che prosegue lineare, mostrando un grande rispetto e umanità per la vicenda.Musiche azzeccatissime di Robbie Robertson e ancor più azzeccate sono le interpretazioni degli attori. Ottimo, come sempre, Di Caprio e demoniaco De Niro che, alla sua decima collaborazione con Scorsese, ci ricorda che essere un “Nonno scatenato” o uno “Stagista inaspettato” non gli hanno impedito di rimanere uno dei migliori attori di sempre.







    Gli ultimi dieci minuti di trasmissione non hanno fermato un incontenibile Checco dal rispolverare un classico. È stata la volta di Mel Brooks, regista di cui non abbiamo mai parlato a dovere, ricordato dai più per le sue eccellenti parodie che hanno fatto scuola (“Frankenstein Junior”? Non lo conosco) anche se non sempre ha messo in scena film parodistici. È proprio questo il caso de “Il mistero delle...

    • 2 ore 2 min
    Beau ha paura, e anche noi non ce la passiamo molto bene

    Beau ha paura, e anche noi non ce la passiamo molto bene

    Thomas ha nuovamente deciso di spendere i suoi profumati guadagni andando al cinema, per conto di tutto lo staff di VnL, a vedere “Beau ha paura” terza monumentale opera di Ari Aster, regista che tutti noi abbiamo apprezzato per quei due grandi capolavori che sono “Hereditary” e “Midsommar“.Lo spettatore non deve mai dimenticare il titolo della pellicola mentre la guarda.“Beau ha paura”.Le paure di Beau, ovviamente interpretato magistralmente da quello che è uno dei migliori attori viventi (e di sempre) Joaquin Phoenix, sono quelle di un uomo schiavo di un attaccamento morboso, e ossessivo, da parte di una madre che ha contribuito ad accrescere la sua ansia sociale e ipocondria.Dalle battute iniziali del film ci viene fatto sapere che il nostro protagonista ha in programma un viaggio aereo, fissato per il giorno dopo, in quanto deve far visita alla madre, che vive in un altro stato.Dopo una notte burrascosa che lo costringe a poche ore di sonno, Beau si sveglia in ritardo.Uscendo di casa, con le chiavi infilate nella toppa e la valigia pronta, si trova costretto a rientrare una volta accortosi di aver dimenticato il filo interdentale.Bastano pochi secondi di assenza e ne della valigia, ne delle chiavi, vi è più traccia.Quelle che segueno sono tre ore assurde.Kafka, Polanski, Kaufman, questi sono i primi nomi a cui si pensa una volta finita la visione ma, soprattutto, Ari Aster.Aster (ormai confermatosi come uno dei maestri della cinematografia degli anni 2000) porta avanti la sua cifra stilistica, sia per la gestione della suspance, che per i tempi dilatati, la fotografia e i temi legati alla famiglia, all’amore e al lutto.Phoenix perfetto nei panni di un uomo dai tratti quasi infantili.La regia ci costringe a vedere il mondo con i suoi occhi, un mondo in cui niente è come sembra ed è tutto incredibilmente sospetto.Un rollercoaster di emozioni, situazioni grottesche, ansia e traumi che portano il protagonista ad affogare nei sue stessi sensi colpa.







    Checco e Federico invece preferiscono la strada dei ricordi e ci parlano di due preziose perle della cinematografia che sta a voi scoprire nel podcast qui di seguito (un po’ di suspence la lasciamo anche noi). Buon Ascolto!

    • 2 ore 5 min
    Un gradito ritorno: Marco Gentili torna a trovarci

    Un gradito ritorno: Marco Gentili torna a trovarci

    Ritorna nella redazione di Viaggio nella Luna il grande regista riminese Marco Gentili con il suo carico di umanità e ironia e non ce n’è veramente per nessuno. Due ore di fuoco di fila di domande e risposte, osservazioni, ragionamenti sullo stato del Cinema e sui suoi paradigmi più discussi e discutibili.







    Ma anche tanti progetti personali di cui Marco ci parla, a cominciare dalla fondazione della Casa di Produzione Indipendente Moonpath Studios (clicca sul nome per visitare il sito), ai premi mietuti a livello internazionale dai sue due corti Neo-Gaia e soprattutto Over The Skyline, e tanti altri progetti che sobbollono in una pentola sempre più capiente.







    Parlare con Marco è sempre un piacere, la filigrana della sua sensibilità estetica riveste ogni aspetto del Cinema e ci da la misura di un nuovo punto di vista da cui guardare la Settima Arte.







    Non perdetevi quindi questo podcast in cui il cineasta romagnolo si racconta e ci racconta di questo rutilante mondo di celluloide che si cela dietro ognuno di noi.

    • 2 ore
    Free Talk torrenziale con Andrea Porti

    Free Talk torrenziale con Andrea Porti

    Come un fiume in piena che travolge ogni cosa il nostro mitico Andrea Porti si è riversato negli studi di Radio Talpa ed ha eroicamente risposto al fuoco di fila di domande che la redazione di Viaggio nella Luna gli ha vomitato addosso. E così, tra un aneddoto e un “ti ricordi” si è ripercorsa la vita di questo attore nostro concittadino che ha avuto l’onore di lavorare con il grande Pupi Avati e altri ottimi registi fino ad arrivare alla sua ultima interpretazione: L’Orafo per la regia di Vincenzo Ricchiuto.







    Ne abbiamo già diffusamente parlato di questa piccola perla del cinema indipendente ma è bene sottolineare l’inane sforzo che è stato messo in campo in anni di pandemia per produrre e realizzare un progetto come questo. La giovane casa di produzione Almost Famous (almostfamousproduction.it) di Riccione ha infatti sin da subito scommesso sulla bontà della sceneggiatura e si è tuffata con entusiasmo nel progetto.







    Andrea ha ripercorso con garbo e ilarità il percorso che ha portato questo film a vedere finalmente la luce, grazie anche al distributore romano Minerva Pictures che ne ha curato la distribuzione all’estero e, si spera, presto anche in Italia.







    Andrea ha poi parlato del suo modo di vivere il cinema, le sue aspirazioni, i suoi capisaldi, le sue ferme convinzioni, in un dialogo che è stato costantemente irrorato da ironia e malinconico disincanto.







    Nell’ultima parte della trasmissione il granitico Thomas ci conduce nei meandri di John Wick 4, film di distruttiva forza iconografica, appena uscito nelle sale, e recensito con diligenza e un pizzico di follia dal buon Thomas.







    Per scoprire il resto delle parole e dei sogni non vi rimane altro che cliccare sul tasto play sottostante e ascoltarvi il podcast della puntata. E buon cinema a tutti.

    • 2 ore 1m
    Educazione Fisica, kammerspiel all'italica maniera

    Educazione Fisica, kammerspiel all'italica maniera

    Dopo i proverbiali cinque secondi di paura, la puntata 16 di Viaggio nella Luna decolla dai blocchi di partenza, come sempre abusando delle ipovedenti ma magniloquenti frequenze di Radio Talpa’Z, che come Daredevil puniscono chi fa il male nei nostri confronti, ovvero quei nefasti geni che ogni volta ce la mettono tutta per sabotare la “trasmissione radiofonica di cinema che vi terrà divanamente incollati since 2013”.







    La triade Minguzzi-Filippi-Morosini esordisce con un’imperdibile quanto estemporanea dissezione sui capi d’abbigliamento deputati all’asciugatura del corpo, manifestando peraltro un’idiosincrasia in relazione al nido d’ape e la microfibra, e soprattutto domandandosi quanto sia opportuno l’utilizzo di un accappatoio bagnaticcio sul corpo.







    E dopo aver scoperto la correlazione tra Eva Green e la Francia grazie alla rubrica “CCSSiC” (Cose Che Sa Solo il Checco), la ciurma salta finalmente a bordo della Settima Arte cogliendo l’occasione per salutare Lance Reddick, attore scomparso il 17 marzo scorso che ultimamente un po’ tutti hanno avuto modo di vedere, poiché ha vestito i panni dell’irreprensibile quanto compunto concierge dell’Hotel Continental nella tetralogia dedicata a “John Wick”. Ma Reddick non è solo “John Wick”, l’attore, scomparso a 60 anni, ha partecipato a progetti sia cinematografici che televisivi, lo ricordiamo con piacere in “Don’t say a word”, “Paradiso perduto”, e ancora in serie tv come “Lost”, “Fringe”, “American Horror Story” e molto altro.







    Dopo il doveroso saluto a Reddick, i tre iniziano una sana reprimenda sull’assegnazione di alcuni degli ultimi Academy Awards, concentrandosi soprattutto sull’ormai famoserrimo “Everything Everywhere all at once” del duo Kwan-Scheinert, impalmato con 7 statuette auree (che peraltro ha resuscitato dal coma cinematografico l’attore Ke Huy Quan, il celebre Data dei Goonies, che non partecipava un film dal 1992), a quanto pare è un film che scricchiola e non poco. Difatti sia l’eterno assente Alessandro Nunziata, che l’onnipresente Checco, hanno entrambi stoppato la visione del film dopo circa 45 minuti, indice che qualcosa non funziona proprio.Per il nostro Accademico Checco, “Everything Everywhere all at once” è un film che si incarta all’interno di meccanismi un po’ troppo complessi e forse mal spiegati, che producono una torrenziale ondata di noia prevaricante che neanche i combattimenti presenti riescono a mitigare.Dati i di cui sopra presupposti, la cricca a questo punto si interroga su quella che si può benissimo chiamare “Deriva degli Oscar”, poiché già da tempo si tendono a premiare prodotti della cinematografia non per la loro sostanza, bensì per l’organico di attori che vi hanno partecipato, perché fanno parte di una determinata “minoranza” oppure perché si affronta (male) una determinata tematica in quanto rappresentante un trend bollente al momento per fare cassetta. Meditate, gente, meditate…Detto questo, VnL non sputazza necessariamente su tutte le ignude statuette auree, difatti approva grandemente uno degli Oscar per migliore attore più telefonati di sempre, ovvero quello insignito a Brendan Fraser per “The Whale”, che negli ultimi anni ha condiviso lo stesso destino di Ke Huy Quan, rischiando di essere dimenticato dal mondo del cinema e, di conseguenza, dal pubblico, che con questo film ha avuto la sua possibilità di rivalsa. In ultimo, sopratutto Federico, fa i complimenti al tanto amato Guillermone del Toro per la Statuetta vinta per il suo “Pinocchio”, un autentico capolavoro in stop-motion che sarebbe stato criminale non premiare.







    Accantonati gli Oscar, è Thomas prorompe nei nostri timpani parlandoci di “Educazione Fisica”, opera seconda del regista Stefano Cipani, già autore di “Mio fratello rincorre i dinosauri”, alle prese con una sceneggiatura scritta dai Fratelli D’Innocenzo,

    • 2 ore 2 min

Recensioni dei clienti

5,0 su 5
7 valutazioni

7 valutazioni

Ale87.nunziata ,

figata

ottimi film grandi risate bravo bella musica

Scappo24 ,

Questo è il vero cinema

Ogni puntata monografica è uno spunto per (ri)scoprire il grande cinema! Gustoso.

Augusto Regolo ,

Ottimo Podcast

Per chi come me ama il cinema una trasmissione da non perdere!

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