9 min

I Messaggeri The Beat Goes On

    • Storia della musica

Non avevamo ancora superata la boa della metà degli anni ’60.

Allora imperversavano gruppi di giovani che danzavano sull’onda del rock and roll. Si ballava sempre in coppia, a volte schierati in riga,sia chiaro, nulla a che vedere con i balli di gruppo, imperversanti nelle balere per anziani.

Spesso ci capitava di andare al Jolly Club di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, dopo una settimana passata nei locali di altre periferie, quali il Dancing e il Circolino di Cusano Milanino o il Pino di Nova Mialanese, per non parlare del più famoso Santa Tecla in centro città. Il Jolly era gestito da un avveduto impresario (manager si direbbe adesso) che selezionava sia i cantanti, i gruppi musicali e i ballerini.

Si chiamava Nando Nandi, un cinesellese che si era formato attraverso la gavetta dell’avanspettacolo per poi mettersi in proprio. Dotato di indubbio acume scuotistico, nelle sue sale non si andava solo per ballare ma anche per assistere a miniconcerti di gruppi emergenti o (appunto) vedere le speciali coreografie degli speciali danzatori di Rock and Roll.

E fu in quel locale sestese che m’accorsi de I Messaggeri. Allora erano il gruppo di base. Suonavano al pomeriggio e alla sera ed il repertorio doveva variare a seconda dei clienti, articolando e adattandolo ai diversi orari. Perciò chi si avventurava su quel palco doveva saper maneggiare tutto lo scibile che informava il ballabile del tempo. Il beat al pomeriggio e le musiche “varie” dalle 21 in poi.

Non avevamo ancora superata la boa della metà degli anni ’60.

Allora imperversavano gruppi di giovani che danzavano sull’onda del rock and roll. Si ballava sempre in coppia, a volte schierati in riga,sia chiaro, nulla a che vedere con i balli di gruppo, imperversanti nelle balere per anziani.

Spesso ci capitava di andare al Jolly Club di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, dopo una settimana passata nei locali di altre periferie, quali il Dancing e il Circolino di Cusano Milanino o il Pino di Nova Mialanese, per non parlare del più famoso Santa Tecla in centro città. Il Jolly era gestito da un avveduto impresario (manager si direbbe adesso) che selezionava sia i cantanti, i gruppi musicali e i ballerini.

Si chiamava Nando Nandi, un cinesellese che si era formato attraverso la gavetta dell’avanspettacolo per poi mettersi in proprio. Dotato di indubbio acume scuotistico, nelle sue sale non si andava solo per ballare ma anche per assistere a miniconcerti di gruppi emergenti o (appunto) vedere le speciali coreografie degli speciali danzatori di Rock and Roll.

E fu in quel locale sestese che m’accorsi de I Messaggeri. Allora erano il gruppo di base. Suonavano al pomeriggio e alla sera ed il repertorio doveva variare a seconda dei clienti, articolando e adattandolo ai diversi orari. Perciò chi si avventurava su quel palco doveva saper maneggiare tutto lo scibile che informava il ballabile del tempo. Il beat al pomeriggio e le musiche “varie” dalle 21 in poi.

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