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I significati di ogni statuina del presepe Cristianesimo - BastaBugie.it

    • Religione e spiritualità

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6844

I SIGNIFICATI DI OGNI STATUINA DEL PRESEPE di Fabio Piemonte
«La grotta, la caverna, 'porte' d'accesso nel cuore della terra, da sempre sono simbolo dell'utero materno, in un rinvio significativo tra la fecondità della terra e la fecondità umana. La grotta, nel presepe, indica la più grande fecondità che la nostra terra abbia mai avuto: Gesù Cristo». Prende le mosse dall'importanza di custodire tale ambientazione Il vero presepe. Tutte le statuine raccontate una per una (Il Timone 2021, pp. 132) di Luisella Scrosati e con le illustrazioni di Marina Lonati Colombo. Nel volume viene esplicitata la ragione storica, spirituale e teologica sottesa alla presenza di ogni personaggio, elemento naturale e artefatto che popola il presepe, dall'acqua al fuoco, dai diversi animali alle figure degli attori e spettatori del Natale del Signore, allo scopo di apprendere l'arte presepiale attraverso l'unico sguardo possibile, quello di chi riconosce che Dio si è fatto Bambino.
Di qui, se l'acqua è figura della salvezza cui attingere e della sorgente che sgorga da sotto la soglia del Tempio, secondo la visione di Ezechiele (cf. Ez 47,1-12), allora «porre un ruscello nel presepe, meglio se sgorga dalla 'roccia' della grotta, è un gesto semplice, che vale però tutta una professione di fede e indirizza il nostro desiderio verso quella Sorgente che sola è in grado di dare vita». Allo stesso modo il fuoco posto vicino al Bambinello richiama il roveto che arde senza consumarsi, così come «la natura divina (il fuoco) arde nella natura umana, senza però distruggerla»; è il fuoco della Misericordia divina che purifica e scongiura il fuoco divoratore dell'Inferno.
C'è poi un pozzo, «un canale di comunicazione tra le viscere della terra e il cielo, una realtà che congiunge il basso e l'alto e unisce tre elementi della creazione: l'acqua, la terra, l'aria», presso il quale nella Bibbia si stringono amicizie e si sugellano fidanzamenti e matrimoni. Dunque «il pozzo indica innanzitutto Gesù stesso, che nella natura umana e divina unifica e collega in Sé Cielo, terra e inferi: disceso dal Cielo, venuto sulla terra, sprofondato negli inferi e di nuovo asceso alla destra del Padre». Allo stesso modo il ponticello allude a Cristo quale 'pontefice' tra Dio e gli uomini.

IL CASTELLO DI ERODE, LE PECORELLE, IL FALEGNAME E LA LAVANDAIA
Segno invece di potere e prepotenza è il castello di Erode che però «non è in grado di sconvolgere l'armonia del presepe», in quanto «il male ha sempre la pretesa di fare e brigare, perturbare e distruggere; eppure non riesce in nessun modo a stravolgere i piani di Dio».
Relativamente agli animali che non possono mancare nel presepe, le pecorelle sono il segno degli uomini vicini e lontani che il Buon Pastore desidera radunare in un unico gregge. La capra come l'agnello alludono al sacrificio di Cristo; il cane rimanda ai sacerdoti e a quanti hanno il compito di custodire il gregge dei fedeli dai predatori; il gallo preannuncia con il suo canto lo spuntare della Luce vera; la chioccia coi suoi pulcini «manifesta la premura materna di Dio, la sua disponibilità a dare la vita per i suoi figli».
Per quanto concerne i mestieri rappresentati, «il falegname intento a spaccare un ceppo, il panettiere che sforna una pagnotta fragrante, il ciambellaio che mostra a tutti le sue delizie, il maniscalco che ferra il suo cavallo, la massaia che porta in grembo un cesto di uova o la lavandaia che pulisce con la lisciva gli indumenti formano come un coro di fatica e realizzazione intorno al Dio fatto uomo. È da Lui che essi traggono forza e maestria; è per Lui che si affaccendano; ed è ancora da Lui che il loro lavoro viene benedetto». Infatti, come osserva ancora in proposito acutamente la Scrosati, «ogni colpo d'accetta o di martello, ogni panno lavato,...

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I SIGNIFICATI DI OGNI STATUINA DEL PRESEPE di Fabio Piemonte
«La grotta, la caverna, 'porte' d'accesso nel cuore della terra, da sempre sono simbolo dell'utero materno, in un rinvio significativo tra la fecondità della terra e la fecondità umana. La grotta, nel presepe, indica la più grande fecondità che la nostra terra abbia mai avuto: Gesù Cristo». Prende le mosse dall'importanza di custodire tale ambientazione Il vero presepe. Tutte le statuine raccontate una per una (Il Timone 2021, pp. 132) di Luisella Scrosati e con le illustrazioni di Marina Lonati Colombo. Nel volume viene esplicitata la ragione storica, spirituale e teologica sottesa alla presenza di ogni personaggio, elemento naturale e artefatto che popola il presepe, dall'acqua al fuoco, dai diversi animali alle figure degli attori e spettatori del Natale del Signore, allo scopo di apprendere l'arte presepiale attraverso l'unico sguardo possibile, quello di chi riconosce che Dio si è fatto Bambino.
Di qui, se l'acqua è figura della salvezza cui attingere e della sorgente che sgorga da sotto la soglia del Tempio, secondo la visione di Ezechiele (cf. Ez 47,1-12), allora «porre un ruscello nel presepe, meglio se sgorga dalla 'roccia' della grotta, è un gesto semplice, che vale però tutta una professione di fede e indirizza il nostro desiderio verso quella Sorgente che sola è in grado di dare vita». Allo stesso modo il fuoco posto vicino al Bambinello richiama il roveto che arde senza consumarsi, così come «la natura divina (il fuoco) arde nella natura umana, senza però distruggerla»; è il fuoco della Misericordia divina che purifica e scongiura il fuoco divoratore dell'Inferno.
C'è poi un pozzo, «un canale di comunicazione tra le viscere della terra e il cielo, una realtà che congiunge il basso e l'alto e unisce tre elementi della creazione: l'acqua, la terra, l'aria», presso il quale nella Bibbia si stringono amicizie e si sugellano fidanzamenti e matrimoni. Dunque «il pozzo indica innanzitutto Gesù stesso, che nella natura umana e divina unifica e collega in Sé Cielo, terra e inferi: disceso dal Cielo, venuto sulla terra, sprofondato negli inferi e di nuovo asceso alla destra del Padre». Allo stesso modo il ponticello allude a Cristo quale 'pontefice' tra Dio e gli uomini.

IL CASTELLO DI ERODE, LE PECORELLE, IL FALEGNAME E LA LAVANDAIA
Segno invece di potere e prepotenza è il castello di Erode che però «non è in grado di sconvolgere l'armonia del presepe», in quanto «il male ha sempre la pretesa di fare e brigare, perturbare e distruggere; eppure non riesce in nessun modo a stravolgere i piani di Dio».
Relativamente agli animali che non possono mancare nel presepe, le pecorelle sono il segno degli uomini vicini e lontani che il Buon Pastore desidera radunare in un unico gregge. La capra come l'agnello alludono al sacrificio di Cristo; il cane rimanda ai sacerdoti e a quanti hanno il compito di custodire il gregge dei fedeli dai predatori; il gallo preannuncia con il suo canto lo spuntare della Luce vera; la chioccia coi suoi pulcini «manifesta la premura materna di Dio, la sua disponibilità a dare la vita per i suoi figli».
Per quanto concerne i mestieri rappresentati, «il falegname intento a spaccare un ceppo, il panettiere che sforna una pagnotta fragrante, il ciambellaio che mostra a tutti le sue delizie, il maniscalco che ferra il suo cavallo, la massaia che porta in grembo un cesto di uova o la lavandaia che pulisce con la lisciva gli indumenti formano come un coro di fatica e realizzazione intorno al Dio fatto uomo. È da Lui che essi traggono forza e maestria; è per Lui che si affaccendano; ed è ancora da Lui che il loro lavoro viene benedetto». Infatti, come osserva ancora in proposito acutamente la Scrosati, «ogni colpo d'accetta o di martello, ogni panno lavato,...

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