24 min

Irma Bandiera | Se un ribelle spento 2 - Episodio 5 Se un ribelle spento

    • Politica

ABologna c’è il porticato più lungo d’Europa; seicentosessantasei archi su colonne per quasi quattro chilometri, che collegano il centro storico con il santuario di San Luca, posto sulla cima di un colle, dove da secoli viene custodita l’immagine sacra della Madonna protettrice dei bolognesi. La strada parte dall’arco del Meloncello, incrociando via Saragozza e un’altra strada che risale verso nord che si chiama Via Irma Bandiera.

Sotto quell’arco c’è una lapide, dedicata proprio ad Irma Bandiera.

Recita:

«Irma Bandiera
Eroina nazionale
1915 – 1944
Il tuo ideale seppe vincere le torture e la morte
La libertà e la giovinezza offristi
Per la vita e il riscatto del popolo e dell’Italia
Solo l’immenso orgoglio attenua il fiero dolore
Dei compagni di lotta
Quanti ti conobbero e amarono
Nel luogo del tuo sacrificio
A perenne ricordo posero»
Irma Bandiera era una partigiana, un’operativa, non una staffetta. Il 7 Agosto 1944 aveva trasportato delle armi alla base della sua formazione a Castel Maggiore. La sera viene arrestata a casa dello zio, insieme ad altri due partigiani, e rinchiusa alle scuole di San Giorgio. Viene trasportata a Bologna, dove viene torturata per sei giorni e sei notti, i fascisti della Compagnia Autonoma Speciale, guidati dal Capitano Renato Tartarotti, arrivano anche ad accecarla con una baionetta. Irma non parla, non dice nulla.

Il 14 Agosto 1944 alla fine la portano al Meloncello di Bologna, vicino alla casa dei suoi genitori, e la giustiziano con alcuni colpi di pistola, lasciando il corpo esposto per un’intera giornata, come monito.

Viene portata all’Istituto di Medicina Legale di via Irnerio dove un custode, amico della Resistenza, scatta le foto del viso devastato dalle torture.

In suo onore, nell’estate del 1944, una formazione di partigiani operanti a Bologna prenderà il nome di Prima Brigata Garibaldi “Irma Bandiera”. A lei verranno inoltre intitolate una brigata SAP (Squadra di azione patriottica) che operava nella periferia nord di Bologna ed un GDD (Gruppo di Difesa della Donna).

ABologna c’è il porticato più lungo d’Europa; seicentosessantasei archi su colonne per quasi quattro chilometri, che collegano il centro storico con il santuario di San Luca, posto sulla cima di un colle, dove da secoli viene custodita l’immagine sacra della Madonna protettrice dei bolognesi. La strada parte dall’arco del Meloncello, incrociando via Saragozza e un’altra strada che risale verso nord che si chiama Via Irma Bandiera.

Sotto quell’arco c’è una lapide, dedicata proprio ad Irma Bandiera.

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«Irma Bandiera
Eroina nazionale
1915 – 1944
Il tuo ideale seppe vincere le torture e la morte
La libertà e la giovinezza offristi
Per la vita e il riscatto del popolo e dell’Italia
Solo l’immenso orgoglio attenua il fiero dolore
Dei compagni di lotta
Quanti ti conobbero e amarono
Nel luogo del tuo sacrificio
A perenne ricordo posero»
Irma Bandiera era una partigiana, un’operativa, non una staffetta. Il 7 Agosto 1944 aveva trasportato delle armi alla base della sua formazione a Castel Maggiore. La sera viene arrestata a casa dello zio, insieme ad altri due partigiani, e rinchiusa alle scuole di San Giorgio. Viene trasportata a Bologna, dove viene torturata per sei giorni e sei notti, i fascisti della Compagnia Autonoma Speciale, guidati dal Capitano Renato Tartarotti, arrivano anche ad accecarla con una baionetta. Irma non parla, non dice nulla.

Il 14 Agosto 1944 alla fine la portano al Meloncello di Bologna, vicino alla casa dei suoi genitori, e la giustiziano con alcuni colpi di pistola, lasciando il corpo esposto per un’intera giornata, come monito.

Viene portata all’Istituto di Medicina Legale di via Irnerio dove un custode, amico della Resistenza, scatta le foto del viso devastato dalle torture.

In suo onore, nell’estate del 1944, una formazione di partigiani operanti a Bologna prenderà il nome di Prima Brigata Garibaldi “Irma Bandiera”. A lei verranno inoltre intitolate una brigata SAP (Squadra di azione patriottica) che operava nella periferia nord di Bologna ed un GDD (Gruppo di Difesa della Donna).

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