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La liberazione di Silvia Romano NextLawyer - Gli avvocati di domani, oggi.

    • Istruzione

Silvia Romano è finalmente libera: dopo diciotto lunghi mesi di prigionia trascorsa in Kenya e in Somalia, il 10 maggio è tornata in Italia.

🇮🇹 Tutti contenti? Naturalmente no. Tra fiumi di lettere intrise di ideologia e post disumani, si è creato il solito conflitto. Alcuni ritengono che il bene vita prevalga su tutto, altri tirano in ballo il divieto di provvedere al riscatto dei propri affetti sequestrati dalla criminalità organizzata, e così via. Alcuni contestano la conversione alla religione islamica, altri celebrano questa scelta (che Silvia ha riferito essere stata spontanea) come manifesto della libertà di scegliere la propria confessione.

🙅🏽‍♂️ In fin dei conti, a noi che cosa cambia? Esatto: niente. Tuttavia, il Giornale (non sono i soli) ha buttato altra benzina sul fuoco con un titolo provocatorio (Silvia l’ingrata, abbiamo liberato un’islamica) e le polemiche hanno trovato terreno fertile per divampare. Si tratta dell’esercizio del diritto di cronaca o di un pretesto per offendere la superstite? Merita la censura o prevale la libertà di espressione? Ne parliamo con Gianmaria.

Silvia Romano è finalmente libera: dopo diciotto lunghi mesi di prigionia trascorsa in Kenya e in Somalia, il 10 maggio è tornata in Italia.

🇮🇹 Tutti contenti? Naturalmente no. Tra fiumi di lettere intrise di ideologia e post disumani, si è creato il solito conflitto. Alcuni ritengono che il bene vita prevalga su tutto, altri tirano in ballo il divieto di provvedere al riscatto dei propri affetti sequestrati dalla criminalità organizzata, e così via. Alcuni contestano la conversione alla religione islamica, altri celebrano questa scelta (che Silvia ha riferito essere stata spontanea) come manifesto della libertà di scegliere la propria confessione.

🙅🏽‍♂️ In fin dei conti, a noi che cosa cambia? Esatto: niente. Tuttavia, il Giornale (non sono i soli) ha buttato altra benzina sul fuoco con un titolo provocatorio (Silvia l’ingrata, abbiamo liberato un’islamica) e le polemiche hanno trovato terreno fertile per divampare. Si tratta dell’esercizio del diritto di cronaca o di un pretesto per offendere la superstite? Merita la censura o prevale la libertà di espressione? Ne parliamo con Gianmaria.

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