Storia in Podcast Focus
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- Storia
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Ogni settimana la redazione di Focus Storia approfondisce un tema storico o rilegge in chiave storica un avvenimento di attualità. Per capire il presente scoprendo il passato.
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L’omicidio Matteotti - Terza parte
Il 10 giugno 1924 il deputato Giacomo Matteotti – segretario del Partito Socialista unitario – venne rapito e ucciso dalla polizia segreta fascista. Giampiero Buonomo, direttore dell’Archivio storico del Senato della Repubblica, in questo podcast racconta l’omicidio del nemico pubblico numero uno del fascismo, che segnerà l’inizio del regime dittatoriale di Mussolini in Italia.
Già vittima di una feroce aggressione nel marzo 1921, il 30 maggio 1924 il deputato Matteotti firmò la sua condanna a morte con una durissima requisitoria pronunciata alla Camera sul sospetto di brogli elettorali durante le elezioni del 6 aprile 1924 (che portarono in Parlamento la futura dittatura di Mussolini con il 66,3% dei consensi). Dopo aver contestato pubblicamente la validità del voto, disse ai colleghi in maniera profetica: “Io il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.
Aveva ragione. Pochi giorni dopo, il 10 giugno 1924, intorno alle 16.15, venne rapito dalla Ceka, la polizia segreta del regime istituita nel 1924, proprio mentre stava andando in Parlamento, dove avrebbe pronunciato un nuovo discorso alla Camera dei deputati per illustrare le sue indagini sulla corruzione del governo.
Il deputato Giacomo Matteotti venne caricato a forza su un’auto e ucciso a pugnalate dalla squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Il cadavere, seppellito in una fossa a Quartarella, a pochi chilometri da Roma, fu ritrovato circa due mesi dopo l’omicidio, il 16 agosto 1924, dal brigadiere Ovidio Caratelli. Il delitto suscitò una profonda emozione in tutto il Paese e segnò la svolta verso la dittatura, compiuta poi con le leggi fascistissime del 1925-26.
- La ceka fascista ed il discorso del 30 maggio (Prima parte)
- La mostruosa provocazione e il piano delittuoso (Seconda parte)
- Ciò che è andato storto (Terza parte)
A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.
https://storiainpodcast.focus.it - Canale Eventi e luoghi
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L’omicidio Matteotti - Seconda parte
Il 10 giugno 1924 il deputato Giacomo Matteotti – segretario del Partito Socialista unitario – venne rapito e ucciso dalla polizia segreta fascista. Giampiero Buonomo, direttore dell’Archivio storico del Senato della Repubblica, in questo podcast racconta l’omicidio del nemico pubblico numero uno del fascismo, che segnerà l’inizio del regime dittatoriale di Mussolini in Italia.
Già vittima di una feroce aggressione nel marzo 1921, il 30 maggio 1924 il deputato Matteotti firmò la sua condanna a morte con una durissima requisitoria pronunciata alla Camera sul sospetto di brogli elettorali durante le elezioni del 6 aprile 1924 (che portarono in Parlamento la futura dittatura di Mussolini con il 66,3% dei consensi). Dopo aver contestato pubblicamente la validità del voto, disse ai colleghi in maniera profetica: “Io il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.
Aveva ragione. Pochi giorni dopo, il 10 giugno 1924, intorno alle 16.15, venne rapito dalla Ceka, la polizia segreta del regime istituita nel 1924, proprio mentre stava andando in Parlamento, dove avrebbe pronunciato un nuovo discorso alla Camera dei deputati per illustrare le sue indagini sulla corruzione del governo.
Il deputato Giacomo Matteotti venne caricato a forza su un’auto e ucciso a pugnalate dalla squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Il cadavere, seppellito in una fossa a Quartarella, a pochi chilometri da Roma, fu ritrovato circa due mesi dopo l’omicidio, il 16 agosto 1924, dal brigadiere Ovidio Caratelli. Il delitto suscitò una profonda emozione in tutto il Paese e segnò la svolta verso la dittatura, compiuta poi con le leggi fascistissime del 1925-26.
- La ceka fascista ed il discorso del 30 maggio (Prima parte)
- La mostruosa provocazione e il piano delittuoso (Seconda parte)
- Ciò che è andato storto (Terza parte)
A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.
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L’omicidio Matteotti - Prima parte
Il 10 giugno 1924 il deputato Giacomo Matteotti – segretario del Partito Socialista unitario – venne rapito e ucciso dalla polizia segreta fascista. Giampiero Buonomo, direttore dell’Archivio storico del Senato della Repubblica, in questo podcast racconta l’omicidio del nemico pubblico numero uno del fascismo, che segnerà l’inizio del regime dittatoriale di Mussolini in Italia.
Già vittima di una feroce aggressione nel marzo 1921, il 30 maggio 1924 il deputato Matteotti firmò la sua condanna a morte con una durissima requisitoria pronunciata alla Camera sul sospetto di brogli elettorali durante le elezioni del 6 aprile 1924 (che portarono in Parlamento la futura dittatura di Mussolini con il 66,3% dei consensi). Dopo aver contestato pubblicamente la validità del voto, disse ai colleghi in maniera profetica: “Io il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.
Aveva ragione. Pochi giorni dopo, il 10 giugno 1924, intorno alle 16.15, venne rapito dalla Ceka, la polizia segreta del regime istituita nel 1924, proprio mentre stava andando in Parlamento, dove avrebbe pronunciato un nuovo discorso alla Camera dei deputati per illustrare le sue indagini sulla corruzione del governo.
Il deputato Giacomo Matteotti venne caricato a forza su un’auto e ucciso a pugnalate dalla squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Il cadavere, seppellito in una fossa a Quartarella, a pochi chilometri da Roma, fu ritrovato circa due mesi dopo l’omicidio, il 16 agosto 1924, dal brigadiere Ovidio Caratelli. Il delitto suscitò una profonda emozione in tutto il Paese e segnò la svolta verso la dittatura, compiuta poi con le leggi fascistissime del 1925-26.
- La ceka fascista ed il discorso del 30 maggio (Prima parte)
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Il conflitto israelo-palestinese dopo il 7/10
In questo podcast, il professor Alberto Tonini, esperto di Storia e politica del Medio Oriente, traccia
lo stato dell’arte del conflitto israelo-palestinese, alla luce del terribile attacco di Hamas a Israele
lo scorso 7/10/2023 e della reazione dello Stato di Israele per sconfiggere il movimento terrorista.
Gli ultimi eventi, le cause, il contesto, la storia di una vicenda irrisolta a cui guarda la comunità
internazionale.
Alberto Tonini insegna Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi di Firenze.
https://storiainpodcast.focus.it - Canale Guerre e conflitti
A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.
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Tredici presidenti per raccontare l’America: Abraham Lincoln - Terza parte
Tredici presidenti – la vita, l’azione di governo, l’impatto che hanno avuto sull’America (e oltre) – raccontati in forma di una chiacchierata – non sempre seria. A fare le domande, Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche dell’Istituto Affari Internazionali. Chi risponde è Mario Del Pero, illustre americanista e Professore di Storia Internazionale presso SciencesPo a Parigi.
Quarta puntata dedicata ad Abraham Lincoln, 16° presidente degli Stati Uniti, in carica dal 4 marzo 1861 fino alla sua uccisione, avvenuta il 15 aprile del 1865.
Il nome di Lincoln è inestricabilmente legato a due eventi di portata epocale, per gli Stati Uniti e non solo: la Guerra Civile (o meglio, la vittoria del Nord unionista sul Sud secessionista) e l’abolizione della schiavitù.
Nato il 2 febbraio 1809 in Kentucky, è un autodidatta che viene da una famiglia povera. Si distinse in varie attività, dal commercio fluviale a -soprattutto – la pratica legale, oltre che ovviamente l’esperienza politica, in Illinois e federale.
Com’è stato possibile per un uomo di risorse tanto limitate non solo fare una carriera politica, ma addirittura catturare la nomination repubblicana per le elezioni del 1860? Agli autori del podcast la risposta.
A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.
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Tredici presidenti per raccontare l’America: Abraham Lincoln - Seconda parte
Tredici presidenti – la vita, l’azione di governo, l’impatto che hanno avuto sull’America (e oltre) – raccontati in forma di una chiacchierata – non sempre seria. A fare le domande, Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche dell’Istituto Affari Internazionali. Chi risponde è Mario Del Pero, illustre americanista e Professore di Storia Internazionale presso SciencesPo a Parigi.
Quarta puntata dedicata ad Abraham Lincoln, 16° presidente degli Stati Uniti, in carica dal 4 marzo 1861 fino alla sua uccisione, avvenuta il 15 aprile del 1865.
Il nome di Lincoln è inestricabilmente legato a due eventi di portata epocale, per gli Stati Uniti e non solo: la Guerra Civile (o meglio, la vittoria del Nord unionista sul Sud secessionista) e l’abolizione della schiavitù.
Nato il 2 febbraio 1809 in Kentucky, è un autodidatta che viene da una famiglia povera. Si distinse in varie attività, dal commercio fluviale a -soprattutto – la pratica legale, oltre che ovviamente l’esperienza politica, in Illinois e federale.
Com’è stato possibile per un uomo di risorse tanto limitate non solo fare una carriera politica, ma addirittura catturare la nomination repubblicana per le elezioni del 1860? Agli autori del podcast la risposta.
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Recensioni dei clienti
Ottimo podcast ma…
È un podcast molto bello, con contenuti sempre molto interessanti ma … chi monta le puntate mettendo queste musiche così alte che coprono perennemente la voce dello speaker? Fastidiosissime, rovinano tutta l’esperienza di ascolto. Vi prego toglietele!
Ultime puntate davvero splendide
Sono iscritto da tempo a questo podcast e ho avuto il piacere di ascoltare puntate interessantissime (come quelle su Alessandro Magno e la serie su Winston Churchill con la prof.ssa Guazzaloca). Ora questo canale ha raggiunto un nuovo apice con le puntate sui presidenti degli Stati Uniti: la coppia Alcaro-Del Pero è semplicemente straordinaria nel fare vere e proprie lezioni piene di spiegazioni, approfondimenti, riferimenti preziosi, con eloquio fluente e ritmo invidiabile. Qualità altissima, semplicemente eccezionale. Non vedo l’ora di ascoltare le altre
Così così
Da un brand come Focus ci si aspettava di meglio.
In particolare le puntate sui gerarchi nazisti. È ovvio che siano stati criminali, ma bastava raccontare ciò che hanno fatto e poi uno l’idea se la faceva da solo. Questo continuo ripetere giudizi mi sa troppo di MinCulPop, per restare in tema.
Pessimo anche il montaggio, come è stato detto.