26 episodi

Nel momento in cui mia mamma è scomparsa, la mia vita è cambiata drasticamente. Il mondo ha perso ogni possibile significato e il dolore ha coperto ogni suo aspetto. Di fronte al dolore è emersa la necessità di trovare una risposta a domande a cui non non avevo mai tentato di rispondere. Come è possibile sopportare il dolore di un lutto? Che senso ha la morte? Per questo ho deciso di intraprendere un percorso in death education. Dopo un anno e mezzo, ho iniziato a tradurre l’esperienza del lutto con la danza e con la parola. Questo podcast è nato per condividere il mio viaggio di elaborazione del lutto e alcune riflessioni sul rimedio adottabile per oltrepassare l’angoscia della morte. Io sono Damiano e ti dò il benvenuto in “Lettere a mia mamma”. Vuoi scoprire di più sulla mia ricerca? Leggi il libro "Lettere a mia mamma" su Amazon Libri.

Lettere a mia mamma Damiano Fina

    • Cultura e società
    • 5,0 • 1 valutazione

Nel momento in cui mia mamma è scomparsa, la mia vita è cambiata drasticamente. Il mondo ha perso ogni possibile significato e il dolore ha coperto ogni suo aspetto. Di fronte al dolore è emersa la necessità di trovare una risposta a domande a cui non non avevo mai tentato di rispondere. Come è possibile sopportare il dolore di un lutto? Che senso ha la morte? Per questo ho deciso di intraprendere un percorso in death education. Dopo un anno e mezzo, ho iniziato a tradurre l’esperienza del lutto con la danza e con la parola. Questo podcast è nato per condividere il mio viaggio di elaborazione del lutto e alcune riflessioni sul rimedio adottabile per oltrepassare l’angoscia della morte. Io sono Damiano e ti dò il benvenuto in “Lettere a mia mamma”. Vuoi scoprire di più sulla mia ricerca? Leggi il libro "Lettere a mia mamma" su Amazon Libri.

    Un corvo, un cigno, una fenice

    Un corvo, un cigno, una fenice

    Per raggiungere l’illuminazione, insegnano gli sciamani, bisogna innanzitutto seppellirsi nella caverna. Infatti, si dice che, per aprire il nostro sguardo, dobbiamo chiudere gli occhi nell’oscurità della terra. Lo sciamano, come il danzatore butoh, vive a cavallo tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. Come gli alchimisti, gli sciamani sfidano i confini tra le cose mortali e le cose immortali. Custodendo le leggi che regolano i moti dei cieli, s’immergono in ciò che i più reputano “la fine” o, meglio, “il confine”, per tornare indietro e restituire messaggi ermetici. Per loro, l’inizio è la fine: “naturalissimum et perfectissimum opus est generare tale quale ipsum est”. Con questa meditazione alchemica, accompagnata dalle immagini dei tre uccelli alchemici (il corvo, il cigno e la fenice), comincia la seconda stagione di "Lettere a mia mamma".

    • 8 min
    Meditare con il teschio

    Meditare con il teschio

    Con la stessa ambiguità per cui il veleno è sia letale che terapeutico, i riti sciamanici ricorrenti in molti popoli del mondo prevedono la meditazione del teschio: dalla meditazione kapalika (datata 7.000 anni fa), al San Girolamo che troviamo nei dipinti della nostre chiede, fino alla pervasività del teschio nell’iconografia in voga ancora oggi, testimoniata dalle magliette, dalle spille e dai tatuaggi che vediamo di continuo. Meditare di fronte al cadavere o al teschio, il memento mori, conduce all’illuminazione che brilla al fondo dell’orrore.

    • 6 min
    Un cadavere che danza

    Un cadavere che danza

    Se Tatsumi Hijikata instilla nella danza butō la stessa oscurità ascetica che abbiamo descritto citando la Tachikawaryū, Kazuo Ohno propone una pratica ascetica incentrata sul potere rigenerativo della morte. Solitamente, infatti, la morte viene intesa come una cesura nella continuità della nostra esistenza mortale, ma per la danza butō la morte può essere considerata come un momento di passaggio e di trasformazione che ci conduce a una nuova vita, per mezzo di una forma diversa. Il mio maestro Atsushi Takenouchi, allievo di Tatsumi Hijikata e Yoshito Ohno, invita i danzatori a osservare i cicli delle stagioni. L’albero, quando muore, permette la nascita di altri organismi della foresta. I suoi elementi tornano in circolo e contribuiscono all’alimentazione di altre vite. Ogni morte, quindi, contribuisce alla vita, che prosegue in un costante ciclo di morti e di rinascite che si alimentano a vicenda. In questo senso, ogni vita è in debito con le morti che la precedono, perché ne è il frutto. La danza, per questi danzatori, è una preghiera di gratitudine che si rivolge verso l’eterno ciclo dell’esistenza.

    • 7 min
    Death education danzando

    Death education danzando

    La death education promuove percorsi di riflessione sulla morte sul morire per elaborare il lutto e la morte in modo consapevole. È un campo di studio interdisciplinare che si concentra sull’educazione e sulla sensibilizzazione riguardo alla morte, al morire e al lutto, con lo scopo di fornire agli individui una comprensione più approfondita di questi temi, aiutandoli ad affrontarli in modo più consapevole. Ciò che propongo con i miei workshop è sperimentare laboratori di death education attraverso la danza butō e il mio metodo FÜYA. Trovo suggestivo riportare la poetica e la pratica della danza butō al momento della nostra morte. Come sarebbe trascorrere il nostro “ultimo momento” con una danza? Come sarebbe fare del nostro “ultimo respiro” il volo dell’ultima foglia d’autunno? Come sarebbe disegnare con il nostro corpo quell’ultima forma insegnata dalla danza butō, facendo come se fossimo un fiore che sboccia? Come sarebbe aprire il nostro “ultimo sguardo” su questo mondo come se stessimo spalancando una finestra sull’eternità? Queste sono alcune riflessioni che propongo ai miei allievi. 

    • 9 min
    Meglio non esser mai natə! Il Sileno, Epicuro e Prometeo

    Meglio non esser mai natə! Il Sileno, Epicuro e Prometeo

    Distogliere l’attenzione dalla morte significa distogliere l’attenzione dal senso della vita. In altre parole: la vita non può essere scissa dalla morte, così come il bene non può essere scisso dal male. Con le dovute differenze, la saggezza degli antichi testimonia che, dinnanzi alla morte, è possibile essere disinvolti come Socrate e Hoshin, lapidari come il Sileno e Solone, sofferenti e poi illuminati come Prometeo ed Epicuro. Queste testimonianze provenienti dall’antichità sono accomunate dalla domanda di senso che si pone l’umanità dinnanzi al dolore e, in particolare, dinnanzi al dolore connesso con l’inscindibile coppia morte-vita. Ponendoci questa domanda di senso, siamo invitati a cercare una risposta. Siamo, quindi, invitati a educarci rispetto al senso della morte, che è indissolubilmente legato al senso della vita.

    • 8 min
    La chiave di volta: mai natə, mai mortə

    La chiave di volta: mai natə, mai mortə

    Il punto cruciale toccato dalla sentenza del Sileno riguarda la nascita. Una volta nati, infatti, siamo costretti a scegliere la vita o la morte. Ma se non fossimo mai nati, non ci sarebbe la necessità di scegliere tra la vita e la morte. Solo se siamo convinti di essere nati, possiamo porci la domanda: “È meglio vivere o è meglio morire?”. Se non fossimo mai nati, invece, saremmo niente, oppure saremmo eterni. In entrambi questi due casi, quindi, se non fossimo mai nati, sarebbe impossibile vivere e morire. Se fossimo nulla, dal “ni-ente” non potrebbe nascere né morire alcun “ente”; se fossimo eterni, dall’eterno non potrebbe nascere né morire alcun eterno, poiché sarebbe già da sempre e per sempre eterno. La domanda di senso che ci poniamo dinnanzi alla morte è, quindi, una questione che tiene nel suo abbraccio il senso dell’esistenza (vita e morte assieme) e che finisce per interrogarsi, oltre che sul senso della morte, anche sul senso della nascita.

    • 3 min

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