32 min

Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti | Se un ribelle spento 2 - Episodio 8 Se un ribelle spento

    • Politica

Con questa puntata andiamo al carcere di Charlestown, a Boston, la notte tra il 22 e il 23 Agosto 1927. Sotto le sue alte mura di mattoni scuri si è radunata una folla di migliaia di persone, controllate da tantissimi poliziotti in assetto da battaglia, con mitragliatrici e riflettori sui tetti delle case che circondano la prigione.

La città è paralizzata, perché quel giorno è stato indetto uno sciopero generale, ed è dal mattino che si susseguono scontri che causano numerosi feriti e centinaia di arresti.

Man mano che il sole tramonta la tensione sorge. Alla luce delle fotoelettriche  aumentano i cori, gli slogan, le urla.

Fino a mezzanotte, quando all’improvviso cala un silenzio totale. La folla alza gli occhi verso il carcere, anche se non lo vedono, nascosto dietro i mattoni scuri.

Noi invece a differenza loro possiamo sapere cosa sta succedendo quando è appena cominciato il 23 Agosto 1927. C’è un uomo che entra nella stanza della sedia elettrica del carcere. Entra e guarda negli occhi tutti gli uomini presenti. Si siede sulla sedia elettrica, e quando finiscono di sistemare le cinghie e il casco ha ancora la forza per gridare: “Viva l’Anarchia!”. Il boia ha bisogno di due scariche elettriche per porre fine alla sua vita.

Subito dopo entra un altro uomo, che è stato arrestato e condannato insieme al primo. I suoi folti baffi nascondono uno strano sorriso. Prima di venire legato alla sedia elettrica  stringe la mano a tutti i guardiani e dice:

“Voglio ribadire che sono innocente. Ho commesso i miei peccati, ma mai un

delitto. Ringrazio tutti quelli che si sono battuti per dimostrare la mia innocenza”.

Mentre gli calano il casco sul capo, aggiunge: “Desidero perdonare le persone che mi

stanno facendo questo”. Anche per lui serviranno due scariche di corrente.

Si conclude in meno di mezz’ora una delle più controverse storie giudiziarie degli Stati Uniti d’America, quella del processo a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, anarchici di origine italiana, durata sette anni e destinata a far parlare di sé ancora per decenni.

Con questa puntata andiamo al carcere di Charlestown, a Boston, la notte tra il 22 e il 23 Agosto 1927. Sotto le sue alte mura di mattoni scuri si è radunata una folla di migliaia di persone, controllate da tantissimi poliziotti in assetto da battaglia, con mitragliatrici e riflettori sui tetti delle case che circondano la prigione.

La città è paralizzata, perché quel giorno è stato indetto uno sciopero generale, ed è dal mattino che si susseguono scontri che causano numerosi feriti e centinaia di arresti.

Man mano che il sole tramonta la tensione sorge. Alla luce delle fotoelettriche  aumentano i cori, gli slogan, le urla.

Fino a mezzanotte, quando all’improvviso cala un silenzio totale. La folla alza gli occhi verso il carcere, anche se non lo vedono, nascosto dietro i mattoni scuri.

Noi invece a differenza loro possiamo sapere cosa sta succedendo quando è appena cominciato il 23 Agosto 1927. C’è un uomo che entra nella stanza della sedia elettrica del carcere. Entra e guarda negli occhi tutti gli uomini presenti. Si siede sulla sedia elettrica, e quando finiscono di sistemare le cinghie e il casco ha ancora la forza per gridare: “Viva l’Anarchia!”. Il boia ha bisogno di due scariche elettriche per porre fine alla sua vita.

Subito dopo entra un altro uomo, che è stato arrestato e condannato insieme al primo. I suoi folti baffi nascondono uno strano sorriso. Prima di venire legato alla sedia elettrica  stringe la mano a tutti i guardiani e dice:

“Voglio ribadire che sono innocente. Ho commesso i miei peccati, ma mai un

delitto. Ringrazio tutti quelli che si sono battuti per dimostrare la mia innocenza”.

Mentre gli calano il casco sul capo, aggiunge: “Desidero perdonare le persone che mi

stanno facendo questo”. Anche per lui serviranno due scariche di corrente.

Si conclude in meno di mezz’ora una delle più controverse storie giudiziarie degli Stati Uniti d’America, quella del processo a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, anarchici di origine italiana, durata sette anni e destinata a far parlare di sé ancora per decenni.

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