
11 episodi

Riguardo (al)le parole Goethe-Institut Italien
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- Scienze
Il progetto “Transcultural Attentiveness” si propone di contribuire alla creazione di una comunità intergenerazionale di formazione sul patrimonio coloniale. La serie di podcast vuole costituire uno spazio virtuale sempre accessibile, con contributi che toccano numerosi campi del dialogo transculturale. Il titolo “Riguardo (al)le parole” gioca con l’idea dell’avere riguardo e cura verso le parole, ma rimanda anche alla necessità di riguardare le parole, portando un nuovo sguardo su di esse. Ogni episodio si focalizza su una parola chiave. Contributi di Ubah Cristina Ali Farah, Maria Thereza Alves, Clementine Deliss, Beatrice Falcucci, Mackda Ghebremariam Tesfaù, Jana Haeckel, Wissal Houbabi, Luca Peretti, Adama Sanneh, collettivo Tezeta.
https://www.goethe.de/italien/transcultural
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Dialogo transculturale
Nell’episodio d’apertura, un contributo a più voci, il direttore del Goethe-Institut Italia Joachim Bernauer delinea la cornice del progetto, le curatrici Viviana Gravano e Giulia Grechi espongono le idee ispiratrici della mostra e dei podcast e le rappresentanti del MuCiv Gaia Delpino e Rosa Anna Di Lella ripercorrono la storia dell’ex Museo coloniale, interrogandosi su come trasformare un museo etnografico in un laboratorio di decolonizzazione.
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La danza dell’orice
La scrittrice italo-somala Ubah Cristina Ali Farah riflette sugli stretti legami tra la storia contemporanea e l’eredità coloniale a partire dal suo componimento poetico Axum e dal suo racconto “La danza dell’orice”.
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Resistance
Maria Thereza Alves legge dal suo libro “Thieves and Murderers in Naples” (2020), in cui rievoca la storia del museo di Villa Pignatelli a Napoli, ripercorrendo le vicende che hanno unito il quinto discendente di Hernán Cortés, invasore del Messico, e la famiglia Pignatelli.
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Reimagining the museum
Nelle collezioni e nei musei etnografici c’è bisogno di ridefinire gli spazi. Clémentine Deliss immagina un terzo spazio in cui far dialogare tra loro gli artefatti, uno spazio di ricerca al di fuori delle pratiche consumistiche e della pubblica esposizione di oggetti.
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Harnet
Nel progetto “Harnet Streets: contro-mappe eritree in Roma”, Tezeta utilizza l’odonomastica come stimolo narrativo per tracciare una mappa urbana fatta di contro-narrazioni per leggere, in controluce, la storia del colonialismo italiano in Eritrea.
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Nome
Sembra un’etichetta innocente, eppure il nome è anche un atto di potere: la pratica coloniale di dare nomi a luoghi, gruppi umani o campioni botanici ha aiutato il colonialismo e la sua narrazione. Beatrice Falcucci riflette sull’atto del (ri)nominare sotto questa luce.