54 episodi

Magazine di riferimento della Rete Due sulle questioni scientifiche. Si occupa sia dei grandi temi che riguardano direttamente la nostra vita quotidiana (inquinamento, allergie, alimentazione) sia delle ricerche di laboratorio (medicinali, nuove scoperte, invenzioni) sia di questioni che coinvolgono le scienze umanistiche, psicologia, filosofia. Partecipa così, con stile divulgativo, al dibattito su alcuni fondamentali temi di società.

Il giardino di Albert RSI - Radiotelevisione svizzera

    • Scienze
    • 4,3 • 50 valutazioni

Magazine di riferimento della Rete Due sulle questioni scientifiche. Si occupa sia dei grandi temi che riguardano direttamente la nostra vita quotidiana (inquinamento, allergie, alimentazione) sia delle ricerche di laboratorio (medicinali, nuove scoperte, invenzioni) sia di questioni che coinvolgono le scienze umanistiche, psicologia, filosofia. Partecipa così, con stile divulgativo, al dibattito su alcuni fondamentali temi di società.

    Una memoria di ghiaccio

    Una memoria di ghiaccio

    Stiamo perdendo pezzi di memoria del nostro passato man mano che i ghiacciai scompaiono. I ghiacci perenni conservano informazioni importanti sul clima e sull’atmosfera che c’era sulla Terra in epoche remote. Informazioni essenziali per capire anche l’evoluzione del clima nel futuro. Al Paul Scherrer Institute, presso il Laboratorio di chimica ambientale, la Prof.ssa Margit Schwikowski, chimica e glaciologa, da molti anni svolge studi fondamentali sull’analisi delle carote di ghiaccio, da una parte all’altra del mondo, e oggi è impegnata col suo istituto in un progetto internazionale di recupero e conservazione di questa memoria, un progetto dal titolo emblematico “Ice Memory”, una vera e propria corsa contro il tempo per salvare la memoria conservata nei ghiacciai. Con lei lavora Francois Burgay, ricercatore e divulgatore, che con Margit Schwikowski condivide la passione per i ghiacciai, oggi per il Giardino di Albert ci ha aperto le porte del laboratorio dove lavora.

    • 23 min
    Un’eclissi di sole particolare

    Un’eclissi di sole particolare

    È stata osservata nel cielo da oltre 40 milioni di nord-americani, dal Messico al Canada e da molti milioni di persone nel resto del mondo attraverso le dirette su vari siti Internet. Quella di lunedì 8 aprile è stata definita l’eclissi di sole (o eclisse, nella forma meno letteraria) più seguita della storia, anche tra le più spettacolari con i suoi quattro minuti e mezzo di totalità, in cui il giorno si è trasformato in quasi notte. Le eclissi di sole hanno sempre rappresentano per l’umanità un fenomeno celeste carico di meraviglia. In epoche remote, la scomparsa nel cielo diurno della nostra stella era considerata un presagio inquietante vissuto con timore ancestrale. In epoca moderna, le eclissi solari sono diventate fenomeni scientifici da… inseguire nel mondo intero, con manipoli di astronomi disposti ad affrontare pericolosi viaggi pur di poterle osservare. Quella celebre del 1919, ad esempio, fu un vero e proprio un fenomeno mediatico mondiale associato alla dimostrazione empirica della validità della teoria della relatività generale di Einstein. L’eclissi di sole americana dell’8 aprile scorso è diventata essa stessa un fenomeno di massa riunendo per alcune milioni di persone nell’impaziente attesa che il disco lunare coprisse completamente quello del sole. Cosa ci raccontano queste spettacolari manifestazioni della natura rispetto all’evoluzione del pensiero umano e della conoscenza astronomica? Ne abbiamo parlato con Marco Bersanelli, professore di fisica e astronomia all’Università degli studi di Milano, autore del libro Il grande spettacolo del cielo - Otto visioni dell’universo dall’antichità ai giorni nostri (Ed Sperling & Kupfer 2016).

    • 25 min
    Dall’ESA al JPL partendo dall’ETH

    Dall’ESA al JPL partendo dall’ETH

    Sono poco più che ventenni e hanno già le idee chiare, almeno su quanto li appassiona: la scienza, anzi, le scienze e la tecnologia. L’esempio di due studenti al Politecnico di Zurigo che con impegno e un pizzico di fortuna hanno già potuto realizzare un loro sogno, quello di svolgere uno stage di formazione in centri di ricerca spaziale di prestigio. Maria Sole Agazzi ha trascorso sei mesi in uno dei centri di ricerca e sviluppo dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) in Olanda occupandosi della gestione e comunicazione dei dati della missione spaziale Gaia. Andrea Paris è in partenza per l’MIT di Boston, dopo sei mesi trascorsi al JPL della NASA al CAL TECH di Pasadena. Percorsi accademici diversi eppure complementari, quelli dei due protagonisti della puntata di oggi. Esperienze che li hanno fatti crescere nel loro percorso di formazione accademica. Il loro può essere un esempio da seguire per altri giovani che ancora non osano mettersi alla prova, ma che sognano in grande.

    • 24 min
    Cellule per la vita

    Cellule per la vita

    Studiare i processi cellulari che stanno alla base della vita e dello sviluppo dell’embrione per capire ciò che può portare alla morte di un organismo… è quello di cui si occupa Arianna Baggiolini, ricercatrice presso lo IOR di Bellinzona, l’Istituto di ricerca oncologica. Rientrata da poco in Ticino, oggi la prof.ssa Baggiolini è a capo di un laboratorio, il Baggiolini Lab, dove, a cavallo di due mondi - lo sviluppo embrionale e lo studio dei tumori - cerca di capire i meccanismi che innescano lo sviluppo di cellule tumorali, in particolare, nel caso del melanoma, uno dei tumori della pelle più aggressivi. Gran parte di questa attività sperimentale e di studio è condotta attraverso l’uso di cellule staminali, cellule che possono espandersi in maniera indeterminata potenzialmente all’infinito e differenziarsi in ogni tipo di cellula del nostro corpo. Oggi si usano cellule staminali riprogrammate da cellule adulte, grazie al lavoro del premio Nobel Shinya Yamanaka, e questo ha sollevato i ricercatori da tutti quei problemi di ordine etico legati all’uso delle cellule staminali embrionali, ma ha offerto anche importanti strumenti in più. Occuparsi di cellule staminali vuol dire occuparsi anche dei processi di invecchiamento cellulare... e ancora di più dei meccanismi che possono invertire questi processi e far ringiovanire le nostre cellule. Il sogno proibito. Ma è davvero possibile oggi? Di questi temi, la prof.ssa Baggiolini discuterà con il prof. Vittorio Sebastiano dell’Università di Stanford in occasione del Lugano Longevity Summit, evento organizzato da Braincircle Lugano in collaborazione con l’Università della Svizzera italiana e la SUPSI.

    • 25 min
    Vivere bene per vivere a lungo

    Vivere bene per vivere a lungo

    Cos’è la vecchiaia? Quand’è che diventiamo vecchi? Età cronologica, età percepita e invecchiamento non sono la stessa cosa. L’età è un numero, sentirsi vecchi è una percezione soggettiva, l’invecchiamento è un processo osservabile, che può essere descritto scientificamente… e che in buona parte è ancora un enigma. Perché ci sono persone che vivono a lungo e sembrano invecchiare più lentamente, o pur invecchiando non si ammalano? Quanto conta la genetica e quanto l’ambiente? A queste e tante altre domande risponderanno i ricercatori del Lugano Longevity Summit, un evento divulgativo organizzato dall’associazione Braincircle Lugano in collaborazione con l’Università della Svizzera italiana, la SUPSI e il patrocinio della Città di Lugano che avrà luogo il prossimo 25 marzo. Un evento in cui si parlerà anche di centenari, con il focus su due progetti, da una parte all’altra del mondo, il Longevity Genes Project condotto negli Stati Uniti dal genetista Nir Barzilai e il progetto Swiss100, il primo studio nazionale in Svizzera sui centenari, in cui sono coinvolti numerosi istituti svizzeri, dal Centro competenze anziani della SUPSI all’Università di Losanna, con la professoressa Daniela Jopp, responsabile e coordinatrice del progetto, e poi l’Università di Ginevra e di Zurigo, così come gli ospedali universitari di Losanna e Ginevra. Proprio di centenari e invecchiamento parleremo anche qui al Giardino di Albert, a partire dagli studi condotti dal prof. Nir Barzilai direttore e fondatore dell’Institute for Aging Research presso l’Albert Einstein College of Medicine di New York, un centro di eccellenza internazionale per gli studi sulla longevity. 

    • 25 min
    Chiudere il divario di genere in medicina

    Chiudere il divario di genere in medicina

    Qualche settimana fa, al WEF (Word Economic Forum) di Davos, è stato presentato uno studio intitolato “Closing the Women’s Health Gap: A $1 Trillion Opportunity to Improve Lives and Economies”, ovvero “Chiudere il divario di salute delle donne: un’opportunità da 1.000 miliardi di dollari per migliorare vite ed economie.”
    Il rapporto, pubblicato dal McKinsey Health Institute in collaborazione con il World Economic Forum Centre for Health and Healthcare, ha analizzato le cause alla base delle disparità di genere nell’assistenza sanitaria e ha evidenziato tutta una serie di questioni su cui è opportuno riflettere e intervenire.
    Nonostante vivano più a lungo degli uomini, le donne trascorrono il 25% in più della loro vita in cattive condizioni di salute: colmare il divario di genere in materia di salute potrebbe ridurre di quasi due terzi il tempo che le donne trascorrono in cattive condizioni di salute e generare 1000miliardi addizionali di PIL.

    Ne parliamo con Valentina Sartori del McKinsey Health Institute ed Emanuela Griglié, giornalista scientifica che, assieme a Guido Romeo ha pubblicato Per soli uomini – il maschilismo dei dati dalla ricerca scientifica al design (Codice Edizioni)

    • 23 min

Recensioni dei clienti

4,3 su 5
50 valutazioni

50 valutazioni

EttorePippo ,

Da seguire

Bel format! Molto interessanti sia gli argomenti che gli ospiti!

preva ,

Ottimo

Lo consiglio!

Jalvia87 ,

Sempre interessante

Sempre interessante, mai noioso scontato e ripetitivo.
Molto consigliato! sia per esperti che per novizi

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