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Se un ribelle spento 3: Ken Saro Wiwa Se un ribelle spento

    • Politica

Il 10 Novembre 1995 a Port Harcourt, in Nigeria, vengono impiccati 9 attivisti del MOSOP , il Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni.

Il primo ad essere impiccato è un poeta, oltre che uno dei leader del MOSOP. Prima di venire impiccato dice:

“Signore, prendi la mia anima, ma la lotta continua”.

Era uno dei maggiori intellettuali nigeriani. Si chiamava Ken Saro Wiwa.

Insieme a lui vengono impiccati Saturday Dobee, Nordu Eawo, Daniel Gbooko, Paul Levera, Felix Nuate, Baribor Bera, Barinem Kiobel e John Kpuine. Sono gli Ogoni Nine.

Ken Saro Wiwa era già stato incarcerato nel 1992 per diversi mesi, su pressione del governo militare nigeriano.

Dopo essere stato liberato, organizza con il MOSOP una manifestazione nel Gennaio 1993: vi partecipano circa 300,000 persone, più della metà della popolazione del popolo Ogoni; marciano attraverso quattro villaggi, attirando l’attenzione internazionale su questa popolazione e su quanto stanno richiedendo. Poco dopo il governo nigeriano decide di occupare militarmente la regione.

Il 21 Maggio dell’anno successivo, il 1994, quattro capi Ogoni che si erano allontanati dal MOSOP e appartenevano all’ala più conservatrice, vengono brutalmente assassinati. Nonostante Ken Saro Wiwa non sia stato sul luogo del delitto nei giorni in cui i quattro vengono assassinati, viene arrestato con l’accusa di istigazione all’omicidio.

Resta in carcere più di un anno, in quella cella scrive una delle sue poesie più famose, “La vera prigione”:

Ken Saro Wiwa, La vera prigioneNon è il tetto che perde
non sono nemmeno le zanzare che ronzano
nell’umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
mentre il secondino ti chiude dentro.
Non sono le meschine razioni
insufficienti per uomo o besta
neanche il nulla del giorno
che sprofonda nel vuoto della notte.
Non è.
Non è.
Non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
le orecchie per un’intera generazione.
È il poliziotto che corre all’impazzata in un raptus omicida
mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari
in cambio di un misero pasto al giorno,
il magistrato che scrive sul suo libro
la punizione, lei lo sa, è ingiusta.
La decrepitezza morale
l’inettitudine mentale
che concede alla dittatura una falsa legittimazione
la vigliaccheria travestita da obbedienza
in agguato nelle nostre anime denigrate.
È la paura di calzoni inumiditi,
non osiamo eliminare la nostra urina.
È questo.
È questo.
È questo
amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero
in una cupa prigione.

Nel 1990, Saro-Wiwa inizia a dedicare la maggior parte del suo tempo ai diritti umani e alle cause ambientali, in particolare a Ogoniland. Nel Delta del Niger c’è il petrolio, e molte compagnie petrolifere europee e statunitensi lo estraggono causando diversi disastri ambientali e costringono militarmente il Popolo Ogoni, che da sempre abitava quel territorio, a emigrare.

È uno dei fondatori del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (MOSOP), che sosteneva i diritti del popolo Ogoni, che chiedeva una maggiore autonomia, la riparazione dei danni ambientali alle terre Ogoni e una percentuale sui proventi dati dall’estrazione del petrolio.

In particolare, il nemico del MOSOP è la Dutch Royal Shell, nel Delta del Niger dal 1958.

Fronte Unico, L’ultimo respiro fa da testamentoSe un ribelle spento passa il testimone, siamo pronti a prenderlo?

Il 10 Novembre 1995 a Port Harcourt, in Nigeria, vengono impiccati 9 attivisti del MOSOP , il Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni.

Il primo ad essere impiccato è un poeta, oltre che uno dei leader del MOSOP. Prima di venire impiccato dice:

“Signore, prendi la mia anima, ma la lotta continua”.

Era uno dei maggiori intellettuali nigeriani. Si chiamava Ken Saro Wiwa.

Insieme a lui vengono impiccati Saturday Dobee, Nordu Eawo, Daniel Gbooko, Paul Levera, Felix Nuate, Baribor Bera, Barinem Kiobel e John Kpuine. Sono gli Ogoni Nine.

Ken Saro Wiwa era già stato incarcerato nel 1992 per diversi mesi, su pressione del governo militare nigeriano.

Dopo essere stato liberato, organizza con il MOSOP una manifestazione nel Gennaio 1993: vi partecipano circa 300,000 persone, più della metà della popolazione del popolo Ogoni; marciano attraverso quattro villaggi, attirando l’attenzione internazionale su questa popolazione e su quanto stanno richiedendo. Poco dopo il governo nigeriano decide di occupare militarmente la regione.

Il 21 Maggio dell’anno successivo, il 1994, quattro capi Ogoni che si erano allontanati dal MOSOP e appartenevano all’ala più conservatrice, vengono brutalmente assassinati. Nonostante Ken Saro Wiwa non sia stato sul luogo del delitto nei giorni in cui i quattro vengono assassinati, viene arrestato con l’accusa di istigazione all’omicidio.

Resta in carcere più di un anno, in quella cella scrive una delle sue poesie più famose, “La vera prigione”:

Ken Saro Wiwa, La vera prigioneNon è il tetto che perde
non sono nemmeno le zanzare che ronzano
nell’umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
mentre il secondino ti chiude dentro.
Non sono le meschine razioni
insufficienti per uomo o besta
neanche il nulla del giorno
che sprofonda nel vuoto della notte.
Non è.
Non è.
Non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
le orecchie per un’intera generazione.
È il poliziotto che corre all’impazzata in un raptus omicida
mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari
in cambio di un misero pasto al giorno,
il magistrato che scrive sul suo libro
la punizione, lei lo sa, è ingiusta.
La decrepitezza morale
l’inettitudine mentale
che concede alla dittatura una falsa legittimazione
la vigliaccheria travestita da obbedienza
in agguato nelle nostre anime denigrate.
È la paura di calzoni inumiditi,
non osiamo eliminare la nostra urina.
È questo.
È questo.
È questo
amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero
in una cupa prigione.

Nel 1990, Saro-Wiwa inizia a dedicare la maggior parte del suo tempo ai diritti umani e alle cause ambientali, in particolare a Ogoniland. Nel Delta del Niger c’è il petrolio, e molte compagnie petrolifere europee e statunitensi lo estraggono causando diversi disastri ambientali e costringono militarmente il Popolo Ogoni, che da sempre abitava quel territorio, a emigrare.

È uno dei fondatori del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (MOSOP), che sosteneva i diritti del popolo Ogoni, che chiedeva una maggiore autonomia, la riparazione dei danni ambientali alle terre Ogoni e una percentuale sui proventi dati dall’estrazione del petrolio.

In particolare, il nemico del MOSOP è la Dutch Royal Shell, nel Delta del Niger dal 1958.

Fronte Unico, L’ultimo respiro fa da testamentoSe un ribelle spento passa il testimone, siamo pronti a prenderlo?

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