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Hong Kong: Pechino vuole stretta ulteriore, Trump: «se sarà imposta reagiremo‪»‬ Vision Times Italia - News

    • ニュース解説

Il Partito Comunista Cinese vuole far passare una legge a Hong Kong che impedisca «secessione, eversione, terrorismo e interferenze straniere». Ma in sostanza potrebbe tradursi in una stretta ulteriore sulla libertà d’espressione e di manifestazione della città da parte di Pechino.

L’anno scorso Hong Kong è stata teatro di massicce manifestazioni in cui la popolazione protestava contro l’introduzione della legge sull’estradizione. Oltre 2 milioni di persone sono scese nelle strade della città e per molti mesi i manifestanti hanno bloccato la città e richiamato l’attenzione internazionale su questa questione.

Non sono mancate le risposte da parte degli attori internazionali e degli USA. Donald Trump in merito alla questione ha dichiarato che se la legge sicurezza verrà imposta con la forza ci sarà una forte reazione da parte della sua amministrazione.

Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha dichiarato che, se tale legge dovesse effettivamente passare, gli Stati Uniti potrebbero decidere di revocare quello «status speciale» garantito ad Hong Kong che contribuisce a farne un centro finanziario internazionale e danneggiando quindi anche la Cina.

Questa è l’ultima mossa da parte del Partito Comunista Cinese per cercare di «limitare» la libertà d’espressione in Hong Kong e di fatto aggirare il governo di Carrie Lam. La legge permetterebbe l’apertura di un «Ufficio sulla sicurezza nazionale cinese» che agirebbe senza dover rispondere al governo locale e potrà portare un’azione più diretta da parte del regime comunista.

Australia, Canada e Regno Unito si sono uniti in una dichiarazione comune in cui si dice che questa legge potrebbe mettere a rischio l’indipendenza della città. L’Unione Europea ha dichiarato che l’autonomia di Hong Kong deve essere preservata e anche Taiwan ha espresso il suo supporto per i cittadini di Hong Kong e criticato l’iniziativa di Pechino.

Voce di Alex Mur

Musica:
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Attribution-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-ND 3.0)
https://creativecommons.org/licenses/by-nd/3.0/

Il Partito Comunista Cinese vuole far passare una legge a Hong Kong che impedisca «secessione, eversione, terrorismo e interferenze straniere». Ma in sostanza potrebbe tradursi in una stretta ulteriore sulla libertà d’espressione e di manifestazione della città da parte di Pechino.

L’anno scorso Hong Kong è stata teatro di massicce manifestazioni in cui la popolazione protestava contro l’introduzione della legge sull’estradizione. Oltre 2 milioni di persone sono scese nelle strade della città e per molti mesi i manifestanti hanno bloccato la città e richiamato l’attenzione internazionale su questa questione.

Non sono mancate le risposte da parte degli attori internazionali e degli USA. Donald Trump in merito alla questione ha dichiarato che se la legge sicurezza verrà imposta con la forza ci sarà una forte reazione da parte della sua amministrazione.

Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha dichiarato che, se tale legge dovesse effettivamente passare, gli Stati Uniti potrebbero decidere di revocare quello «status speciale» garantito ad Hong Kong che contribuisce a farne un centro finanziario internazionale e danneggiando quindi anche la Cina.

Questa è l’ultima mossa da parte del Partito Comunista Cinese per cercare di «limitare» la libertà d’espressione in Hong Kong e di fatto aggirare il governo di Carrie Lam. La legge permetterebbe l’apertura di un «Ufficio sulla sicurezza nazionale cinese» che agirebbe senza dover rispondere al governo locale e potrà portare un’azione più diretta da parte del regime comunista.

Australia, Canada e Regno Unito si sono uniti in una dichiarazione comune in cui si dice che questa legge potrebbe mettere a rischio l’indipendenza della città. L’Unione Europea ha dichiarato che l’autonomia di Hong Kong deve essere preservata e anche Taiwan ha espresso il suo supporto per i cittadini di Hong Kong e criticato l’iniziativa di Pechino.

Voce di Alex Mur

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