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Montagnier, uno dei più grandi virologi del XX secolo Scienza - BastaBugie.it

    • 과학

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7325

MONTAGNIER, UNO DEI PIU' GRANDI VIROLOGI DEL XX SECOLO di Paolo Gulisano
Un anno fa, l'8 febbraio 2022, si spegneva Luc Montagnier, uno dei più grandi virologi del XX secolo. Diresse il Centre national de la recherche scientifique, e l'Unità di Oncologia Virale dell'Istituto Pasteur di Parigi dove nel 1983 assieme a Françoise Barré scoprì il virus HIV: tale traguardo scientifico valse ai due il Premio Nobel per la medicina del 2008. Oltre a questo, produsse migliaia di pubblicazioni scientifiche.
Nonostante questa straordinaria carriera, nel corso degli ultimi due anni lo scienziato francese venne pesantemente e spesso volgarmente colpito per aver espresso dubbi di carattere scientifico sulla gestione politica della pandemia. Venne trattato dai media mainstream come un povero vecchio che proponeva teorie complottiste. In realtà, il professore fin dagli inizi della crisi pandemica da Covid-19 studiò con attenzione vari suoi aspetti, tra cui i possibili effetti collaterali dei vaccini, la predominanza degli aspetti economici e di marketing su quelli sanitari, e la disponibilità di cure alternative più efficaci e meno costose.
Nonostante i media gli avessero attaccato l'etichetta di "no vax", etichetta quantomeno ridicola perché per decenni si era dedicato alla ricerca di un vaccino per l'AIDS, e forse proprio per aver condotto a lungo questo tipo di ricerca, si era insospettito per la facilità con cui in 5-6 mesi erano stati prodotti questi farmaci genici. Nel corso di decenni, invece né Montagnier né altri valenti scienziati sono mai riusciti a realizzare un vaccino per quella che era stata definita "la peste del XX secolo". Ciò non è strano, dal momento che non sempre si riesce a realizzare un vaccino per una determinata malattia: altri esempi di fallimenti sono l'Epatite C o la tubercolosi.
NON SONO VERI VACCINI
Alla luce delle evidenze scientifiche Montagnier aveva messo in discussione le modalità con cui si era arrivati a questi prodotti, e inoltre contestò l'obbligatorietà del trattamento, sulla base della dichiarata mancanza di studi sperimentali che ne potessero garantire efficacia e sicurezza.
Ebbe modo, inoltre di sottolineare - tra i primi - che non si era in presenza di veri vaccini, ma di «montaggi complicati di biologia molecolare, che possono arrivare anche ad essere pericolosi, oltre che inefficaci».
Questo suo scetticismo nei confronti di quella che era la narrazione ufficiale sui vaccini, visti come l'unica soluzione al problema della pandemia, gli veniva dal suo essere uno scienziato autentico. Lo aveva applicato anche alle sue stesse scoperte: ebbe la volontà di rimetterle sempre in discussione, quando sarebbe stato molto più facile e gratificante cavalcare l'onda dell'industria farmaceutica e delle grandi autorità governative che volevano prendersene il merito, il credito per aver risolto il problema dell'AIDS vendendo farmaci specifici per l'HIV.
Montagnier continuò per anni a studiare questa malattia, che non è mai stata risolta definitivamente. Ed è significativo il fatto che molte perplessità sul Covid siano state espresse proprio dai grandi scienziati che si sono dedicati in precedenza all'AIDS: Montagnier, Robert Gallo e Angus Dalgleish. Il virologo francese nella sua vita e nel suo lavoro sembra aver seguito un metodo di ricerca reso celebre da un suo famoso collega dell'inizio del secolo scorso, anch'egli Premio Nobel, Alexis Carrell, che aveva affermato che «molto ragionamento e poca osservazione portano all'errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità».
UNA GRANDE EREDITÀ...

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MONTAGNIER, UNO DEI PIU' GRANDI VIROLOGI DEL XX SECOLO di Paolo Gulisano
Un anno fa, l'8 febbraio 2022, si spegneva Luc Montagnier, uno dei più grandi virologi del XX secolo. Diresse il Centre national de la recherche scientifique, e l'Unità di Oncologia Virale dell'Istituto Pasteur di Parigi dove nel 1983 assieme a Françoise Barré scoprì il virus HIV: tale traguardo scientifico valse ai due il Premio Nobel per la medicina del 2008. Oltre a questo, produsse migliaia di pubblicazioni scientifiche.
Nonostante questa straordinaria carriera, nel corso degli ultimi due anni lo scienziato francese venne pesantemente e spesso volgarmente colpito per aver espresso dubbi di carattere scientifico sulla gestione politica della pandemia. Venne trattato dai media mainstream come un povero vecchio che proponeva teorie complottiste. In realtà, il professore fin dagli inizi della crisi pandemica da Covid-19 studiò con attenzione vari suoi aspetti, tra cui i possibili effetti collaterali dei vaccini, la predominanza degli aspetti economici e di marketing su quelli sanitari, e la disponibilità di cure alternative più efficaci e meno costose.
Nonostante i media gli avessero attaccato l'etichetta di "no vax", etichetta quantomeno ridicola perché per decenni si era dedicato alla ricerca di un vaccino per l'AIDS, e forse proprio per aver condotto a lungo questo tipo di ricerca, si era insospettito per la facilità con cui in 5-6 mesi erano stati prodotti questi farmaci genici. Nel corso di decenni, invece né Montagnier né altri valenti scienziati sono mai riusciti a realizzare un vaccino per quella che era stata definita "la peste del XX secolo". Ciò non è strano, dal momento che non sempre si riesce a realizzare un vaccino per una determinata malattia: altri esempi di fallimenti sono l'Epatite C o la tubercolosi.
NON SONO VERI VACCINI
Alla luce delle evidenze scientifiche Montagnier aveva messo in discussione le modalità con cui si era arrivati a questi prodotti, e inoltre contestò l'obbligatorietà del trattamento, sulla base della dichiarata mancanza di studi sperimentali che ne potessero garantire efficacia e sicurezza.
Ebbe modo, inoltre di sottolineare - tra i primi - che non si era in presenza di veri vaccini, ma di «montaggi complicati di biologia molecolare, che possono arrivare anche ad essere pericolosi, oltre che inefficaci».
Questo suo scetticismo nei confronti di quella che era la narrazione ufficiale sui vaccini, visti come l'unica soluzione al problema della pandemia, gli veniva dal suo essere uno scienziato autentico. Lo aveva applicato anche alle sue stesse scoperte: ebbe la volontà di rimetterle sempre in discussione, quando sarebbe stato molto più facile e gratificante cavalcare l'onda dell'industria farmaceutica e delle grandi autorità governative che volevano prendersene il merito, il credito per aver risolto il problema dell'AIDS vendendo farmaci specifici per l'HIV.
Montagnier continuò per anni a studiare questa malattia, che non è mai stata risolta definitivamente. Ed è significativo il fatto che molte perplessità sul Covid siano state espresse proprio dai grandi scienziati che si sono dedicati in precedenza all'AIDS: Montagnier, Robert Gallo e Angus Dalgleish. Il virologo francese nella sua vita e nel suo lavoro sembra aver seguito un metodo di ricerca reso celebre da un suo famoso collega dell'inizio del secolo scorso, anch'egli Premio Nobel, Alexis Carrell, che aveva affermato che «molto ragionamento e poca osservazione portano all'errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità».
UNA GRANDE EREDITÀ...

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