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    Banca d’Italia: PIL giù del 9%, poi ripresa in due anni

    Banca d’Italia: PIL giù del 9%, poi ripresa in due anni

    Il prodotto interno lordo italiano potrebbe subire un contraccolpo molto duro a causa della pandemia. Le stime parlano di un -6% (Confindustria) fino a un più negativo -9% (Commissione Europea) e potrebbero volerci 2 anni per ritornare a produttività e consumi del 2019.

    Secondo Banca d’Italia il prossimo anno si potrebbe poi registrare un aumento del PIL che va dal 2% al 13%, anche se viene precisato nella relazione che è «estremamente arduo» in questo momento poter fare previsioni corrette. «Lo scenario centrale» secondo l’istituto sarebbe quello di una perdita del 9% del PIL nel 2020, seguita da una ripresa del 4,8% nel 2021.

    L’Italia è il paese europeo che è stato colpito più duramente dall’epidemia ed è stata la prima a mettere in atto le misure di lockdown, chiudendo di fatto quasi totalmente l’economia per circa due mesi. Solo alcune attività essenziali e alcune catene produttive hanno proceduto senza fermarsi, ma tanti altri settori sono andati in sofferenza.

    Ora la situazione sta tornando lentamente alla normalità e per metà giugno anche le ultime attività ancora contingentate dovrebbero tornare operative. Preoccupa un calo dell’occupazione che secondo altre stime di Banca d’Italia potrebbe arrivare a circa -10%, recuperabile per metà l’anno prossimo.

    Voce di Alex Mur

    Musica di CO.AG Music (Youtube)

    • 1분
    Fondo ripresa di 500 miliardi proposto da Francia e Germania

    Fondo ripresa di 500 miliardi proposto da Francia e Germania

    Francia e Germania hanno proposto un fondo di ripresa economica per i paesi dell’Unione Europea di 500 miliardi di euro. La somma dovrebbe provenire dal bilancio europeo e consistere in dotazioni agli stati (trasferimenti di denaro) e non in prestiti.

    Da palazzo Chigi fanno sapere che questa proposta va «nella giusta direzione». Da tempo il premier Giuseppe Conte ha chiesto agli stati europei di mettere al centro una proposta del genere, ovvero «un recovery fund» ambizioso per la ripresa economica dei paesi colpiti dal virus.

    Il Presidente della Repubblica Francese Macron in merito ha dichiarato: «credo che questa sia una trasformazione molto profonda e che sia ciò di cui l’Unione Europea e il mercato unico hanno bisogno per rimanere coerenti».

    Fattore inaspettato il parere favorevole della Germania al fondo di ripresa, da sempre contraria a questo tipo di soluzioni. Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione Europea ha commentato: «questo accordo riconosce la portata e l’entità della sfida economica che l’Europa si trova ad affrontare, e pone giustamente l’accento sulla necessità di lavorare ad una soluzione con il bilancio europeo al suo centro».

    Non mancano però voci in disaccordo col piano proposto da Francia e Germania: Austria, Danimarca, Svezia e Olanda sarebbero contrari al fondo ripresa e auspicherebbero invece un programma di aiuti diverso.

    Voce di Alex Mur

    Musica di CO.AG Music (Youtube)

    • 2분
    UK, Huawei esclusa dal 5G entro il 2023

    UK, Huawei esclusa dal 5G entro il 2023

    Il Primo Ministro inglese Boris Johnson ha annunciato che entro il 2023, l’UK azzererà la presenza di apparecchiature Huawei all’interno della propria infrastruttura 5G. Ciò porterà di fatto alla completa sostituzione dei dispositivi su tutta la rete presente all’interno della nazione.

    Questa decisione è arrivata in un momento in cui le relazioni Regno Unito – Cina risultano tese. Molti stati occidentali stanno valutando i rischi rappresentati da Huawei per la sicurezza nazionale a livello strategico e tecnologico. Gli USA considerano il gigante delle telecomunicazioni un’azienda che agisce per conto diretto del Partito Comunista Cinese nel mondo.

    Johnson stesso è stato ricoverato in ospedale a causa del Virus del PCC e ha dovuto sottoporsi a un periodo di quarantena. Dominic Raab, il segretario agli esteri lo ha sostituito temporaneamente. Il 16 aprile Raab ha dichiarato che passata l’epidemia, l’UK non sarebbe tornato a fare «business come al solito» con la Cina e a quanto pare sono arrivate le prime decisioni in merito a Huawei.

    Sembra chiara la volontà del paese anglosassone di accertare le reali responsabilità cinesi sulla copertura e diffusione nel mondo del virus. Il paese ha infatti appoggiato la bozza dell’UE all’Assemblea Mondiale della Sanità, che chiede un’indagine indipendente sulla pandemia, unendosi a Stati Uniti, Canada, Australia e più di oltre 100 nazioni.

    Voce di Shawn Zheng

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    • 2분
    Conte interviene all’assemblea mondiale della sanità

    Conte interviene all’assemblea mondiale della sanità

    Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è intervenuto alla fase conclusiva della settantatreesima Assemblea mondiale della Sanità. Conte ha ricordato le iniziative attuate dall’Italia per contrastare l’epidemia del Virus del PCC.

    Il Presidente inoltre ha voluto sottolineare l’impegno dell’Italia che «ha lanciato l’ACT Tools Accelerator, cioè una piattaforma globale utile per aumentare velocemente gli sviluppi di un vaccino e di altri strumenti terapeutici e diagnostici».

    «Ora stiamo allentando la maggior parte delle restrizioni, mantenendo però rigorose misure di sicurezza per ogni attività sociale e commerciale. Continuiamo a rafforzare le nostre infrastrutture sanitarie, aumentando le unità di terapia intensiva e assumendo medici e operatori sanitari».

    «Abbiamo ampliato i test e sviluppato un piano di monitoraggio a livello nazionale in sinergia con le nostre autorità locali».

    Ai rappresentanti delle nazioni, Conte dice che la crisi in atto «non conosce confini e non risparmia nessuna regione» e ha rinnovato il suo appello: «Possiamo superarla solo insieme, attraverso la solidarietà, la cooperazione e la responsabilità reciproca».

    Per il Presidente del Consiglio Italiano, gli stati devono «rafforzare i meccanismi di allarme rapido, lo scambio di informazioni, l’identificazione delle migliori pratiche per migliorare la preparazione della comunità internazionale alla pandemia».

    Voce di Alex Mur

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    • 2분
    Hong Kong: Pechino vuole stretta ulteriore, Trump: «se sarà imposta reagiremo»

    Hong Kong: Pechino vuole stretta ulteriore, Trump: «se sarà imposta reagiremo»

    Il Partito Comunista Cinese vuole far passare una legge a Hong Kong che impedisca «secessione, eversione, terrorismo e interferenze straniere». Ma in sostanza potrebbe tradursi in una stretta ulteriore sulla libertà d’espressione e di manifestazione della città da parte di Pechino.

    L’anno scorso Hong Kong è stata teatro di massicce manifestazioni in cui la popolazione protestava contro l’introduzione della legge sull’estradizione. Oltre 2 milioni di persone sono scese nelle strade della città e per molti mesi i manifestanti hanno bloccato la città e richiamato l’attenzione internazionale su questa questione.

    Non sono mancate le risposte da parte degli attori internazionali e degli USA. Donald Trump in merito alla questione ha dichiarato che se la legge sicurezza verrà imposta con la forza ci sarà una forte reazione da parte della sua amministrazione.

    Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha dichiarato che, se tale legge dovesse effettivamente passare, gli Stati Uniti potrebbero decidere di revocare quello «status speciale» garantito ad Hong Kong che contribuisce a farne un centro finanziario internazionale e danneggiando quindi anche la Cina.

    Questa è l’ultima mossa da parte del Partito Comunista Cinese per cercare di «limitare» la libertà d’espressione in Hong Kong e di fatto aggirare il governo di Carrie Lam. La legge permetterebbe l’apertura di un «Ufficio sulla sicurezza nazionale cinese» che agirebbe senza dover rispondere al governo locale e potrà portare un’azione più diretta da parte del regime comunista.

    Australia, Canada e Regno Unito si sono uniti in una dichiarazione comune in cui si dice che questa legge potrebbe mettere a rischio l’indipendenza della città. L’Unione Europea ha dichiarato che l’autonomia di Hong Kong deve essere preservata e anche Taiwan ha espresso il suo supporto per i cittadini di Hong Kong e criticato l’iniziativa di Pechino.

    Voce di Alex Mur

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    • 2분
    Pompeo: Taiwan entri nell’OMS

    Pompeo: Taiwan entri nell’OMS

    Il Segretario di Stato U.S.A. Mike Pompeo ha chiesto che Taiwan sia ammessa, come osservatore esterno, alla prossima sessione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 18 maggio. Molti la vedono come un’altra mossa della competizione globale fra USA e Cina. Non è la prima volta infatti che il capo della diplomazia degli Usa si fa portavoce della causa di Taiwan.

    L’appello è stato rivolto anche all’organizzazione dell’ONU e al suo direttore generale Tedros Ghebreyesus, divenuto oggetto di polemica. L’accusa è quella di dipendere dal Partito Comunista Cinese che «ha il potere» di garantire o meno all’isola lo status di osservatore.

    La Presidente Taiwanese ha denunciato che sin dall’inizio della pandemia la Cina e l’OMS hanno tagliato fuori Taiwan dai canali di informazioni sul virus, considerandola come una provincia cinese e fornendo dati non affidabili.

    L’argomento Taiwan è molto delicato: Pechino considera l’isola un’estensione della Cina continentale e vuole accelerare i tempi per attuare la «great rejuvenation», il piano di ringiovanimento per riportare Taiwan sotto il suo pieno controllo per il 2049.

    Anche l’amministrazione Trump negli ultimi mesi ha difeso l’indipendenza di Taiwan. Una scelta che ha trovato il consenso generale nella politica americana a partire dal Congresso, che lo scorso anno ha approvato il Taiwan Allies International Protection and Enhancement Initiative (TAIPEI) Act. Il documento, firmato da Trump un mese fa, è in effetti una legge che impegna il governo americano a rafforzare i rapporti diplomatici e strategici con l’isola.

    La questione rappresentata nel fascicolo risulta essere molto scottante e spinosa da risolvere e i paesi europei che intrattengono rapporti diplomatici ufficiali con Taiwan è piuttosto corta: infatti c’è solo uno Stato, il Vaticano.

    Ciononostante l’isola ha voluto giocare un ruolo nella campagna di aiuti nel Vecchio continente, inviando mascherine e dispositivi medici ad alcuni paesi membri dell’Unione Europea. Fra questi c’è l’Italia, a cui l’ambasciatore Andrea Sing-Ying Lee in una recente intervista a Formiche.net, ha chiesto di schierarsi contro «discriminazioni ingiustificate per pure ragioni politiche» all’interno dei fori internazionali.

    Per quanto ampia sia la formazione di Stati che gli USA con Pompeo e in seconda battuta l’Australia, vogliono mettere insieme per chiedere il riconoscimento di osservatore a Taiwan, rimane un problema di fondo: la Cina il 17 maggio potrà avvalersi del diritto di veto nell’Assemblea generale dell’OMS. Resta da vedere se nella battaglia per l’approvazione di Taiwan si presenti un altro ostacolo procedurale.

    Voce di Shawn Zheng

    • 3분

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