100 episodes

Modem, appuntamento quotidiano (dal lunedì al venerdì) in onda dal 2000, dedicato ai principali temi d’attualità, che vengono analizzati, approfonditi e contestualizzati principalmente attraverso l’apporto ed il confronto di ospiti in diretta.
Le notizie scorrono veloci, si sviluppano e si perdono, sono abbondanti. Modem, ogni mattina, sceglie e propone un tema di sicuro interesse. Lo racconta con uno stile diverso da quello dell'attualità. Cerca e trova interlocutori di qualità per spiegare e dibattere ciò che è successo e ciò che potrebbe succedere. È la trasmissione che dice i "perché" e aiuta a decodificare gli eventi destinata a tutti gli interessati ad andare oltre la notizia del giorno e che desiderano approfondire in maniera immediata il tema prescelto tramite dibattiti e interviste in diretta, reportage, collegamenti, approfondimenti, schede interne.
Modem offre regolarmente anche delle rubriche.
Modem Evento: una serata-dibattito e di incontro con il pubblico.
Modem Giovani: su argomenti che riguardano direttamente il mondo giovanile con tra gli ospiti anche i ragazzi.
Modem Incontro: non un dibattito, ma un'intervista con un solo ospite.
Una puntata al giorno, alle 08.30, per 5 giorni la settimana, da settembre a metà giugno.

Modem RSI - Radiotelevisione svizzera

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Modem, appuntamento quotidiano (dal lunedì al venerdì) in onda dal 2000, dedicato ai principali temi d’attualità, che vengono analizzati, approfonditi e contestualizzati principalmente attraverso l’apporto ed il confronto di ospiti in diretta.
Le notizie scorrono veloci, si sviluppano e si perdono, sono abbondanti. Modem, ogni mattina, sceglie e propone un tema di sicuro interesse. Lo racconta con uno stile diverso da quello dell'attualità. Cerca e trova interlocutori di qualità per spiegare e dibattere ciò che è successo e ciò che potrebbe succedere. È la trasmissione che dice i "perché" e aiuta a decodificare gli eventi destinata a tutti gli interessati ad andare oltre la notizia del giorno e che desiderano approfondire in maniera immediata il tema prescelto tramite dibattiti e interviste in diretta, reportage, collegamenti, approfondimenti, schede interne.
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Una puntata al giorno, alle 08.30, per 5 giorni la settimana, da settembre a metà giugno.

    Il Bürgenstock, e poi?

    Il Bürgenstock, e poi?

    Un comunicato comune, firmato dalla maggior parte degli Stati presenti, in cui si ribadisce l’intangibilità del territorio ucraino e si sottolinea l’importanza del diritto internazionale. E poi una sorta di secondo appuntamento, ma senza data e senza luogo, per concretizzare il cammino verso la pace in Ucraina e per cercare di coinvolgere anche la Russia. A grandi linee può essere riassunto così il vertice del Bürgenstock, una due giorni che ha in ogni caso permesso alla Svizzera di vestire i panni, se non del mediatore, perlomeno del facilitatore, nella speranza che tutto questo possa davvero portare a risultati concreti, al momento però ancora davvero lontani.
    Quale bilancio trarre dunque dal vertice “sulla pace” organizzato dal nostro Paese? Cosa dire del ruolo che potrebbero ora assumere i Paesi più vicini alla Russia? E quali le reazioni del mondo politico svizzero dopo questo summit diplomatico?
    Ne parleremo con:
    Bettina Müller, inviata RSI sul BürgenstockPriscilla Imboden, giornalista della redazione online di “Republik”Davide Maria De Luca, giornalista in collegamento da Odessa 
    E nella seconda parte:
    Jacqueline De Quattro, consigliera nazionale PLR/VDCarlo Sommaruga, consigliere agli Stati, PS/GE 
    Con noi per tutta la puntata:
    Bernardino Regazzoni, ex ambasciatore svizzero

    • 1 hr
    Di guerre e rifugiati a milioni

    Di guerre e rifugiati a milioni

    Le cifre le ha pubblicate ieri mattina l’UNHCR e sono piuttosto significative: negli ultimi 10 anni il numero di rifugiati nel mondo è raddoppiato giungendo a quota 120 milioni, come gli abitanti di Francia e Italia messi insieme. Dietro queste cifre c’è un altro aumento: quello dei conflitti, cresciuti del 40% negli ultimi 4 anni. Sembra così finire, nel peggiore dei modi, il sogno di un mondo pacificato, scaturito dalla fine della guerra fredda. Perché si è giunti a questa situazione? Perché le guerre sono diventate sempre più disumane e incontrollabili? Se l’ONU ha fallito, c’è ancora un’alternativa alla legge del più forte?
    Faremo il punto alla situazione con una particolare attenzione al Sudan coinvolgendo:
    Chiara Favilli, Professoressa di Diritto europeo, specializzata nel Diritto dei Rifugiati all’Università di Firenze
    Vittorio Oppizzi, responsabile dei programmi di MSF in Sudan
    Filippo Ungaro, Portavoce UNHCR, Italia

    • 30 min
    Svizzera e Nato, s’ha da fare?

    Svizzera e Nato, s’ha da fare?

    L’invasione dell’Ucraina ha cambiato la politica di sicurezza in Europa e anche in Svizzera. Proprio per questo motivo il Consiglio federale, capitanato dalla ministra della difesa Viola Amherd, è sempre più convinto che le nostre forze armate debbano intensificare la loro collaborazione con la Nato. Dal 1996, la Svizzera fa parte del Partenariato per la pace, il programma che coinvolge anche le truppe di Stati che non appartengono all’Alleanza atlantica. I nostri militari sono impegnati soprattutto nelle esercitazioni aeree, senza dimenticare i compiti assunti per il mantenimento della pace, in particolare in seno alla KFOR, attiva in Kosovo.
    Nel marzo 2023 un passo simbolico ma significativo l’ha compiuto Viola Amherd, diventando la prima ministra della difesa svizzera a partecipare al Consiglio del Nord Atlantico della NATO. In un incontro bilaterale a Bruxelles, il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che la neutralità della Svizzera non è un ostacolo alla collaborazione con la NATO e ha accolto con favore l’impegno di Berna ad approfondire la cooperazione con l’Alleanza.
    Ora, si tratterebbe di accrescere questa collaborazione, anche con l’invio di truppe di terra. A far discutere è in particolare il fatto che i nostri soldati potrebbero doversi esercitare anche in vista di un attacco militare ai confini esterni dell’Alleanza. Un passo importante per garantire la sicurezza del nostro Paese, dice il Governo, un passo di troppo, invece, per chi ritiene che tutto questo metta in pericolo la neutralità elvetica.
    Ne discutiamo con:
    Martin Candinas, Consigliere nazionale del Centro (GR);
    Greta Gysin, Consigliera nazionale dei Verdi (TI);
    Interventi registrati con Jacqueline De Quattro, PLR (VD), e Piero Marchesi, UDC (TI).
    Modem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSI e RSIPlay.

    • 30 min
    “Rheintransit”

    “Rheintransit”

    Nel 2023 sono transitati attraverso le Alpi 916’000 camion: molti di più di quei 650’000 all’anno a cui si dovrebbe scendere secondo i dettami dell’iniziativa delle Alpi, approvata dal popolo 30 anni fa. Il trasferimento del traffico merci dalla strada alla rotaia è uno dei capisaldi della politica dei trasporti elvetica. Da alcuni anni si trova in una fase di stallo. Ieri il Consiglio nazionale ha discusso alcuni atti parlamentari che chiedono al Governo di fare di più. Tra questi, la richiesta, approvata, di eventualmente finanziare direttamente una tratta d’accesso in Francia, sulla sponda sinistra del Reno, come la Confederazione ha già fatto per alcune tratte o infrastrutture in Italia. Ma quanto è opportuno investire in altri paesi per incentivare il traffico combinato? E come valutare quanto fatto finora per concretizzare l’iniziativa delle Alpi? Ne discutiamo con: Lorenzo Quadri, consigliere nazionale Lega dei TicinesiBruno Storni, consigliere nazionale PSBernhard Kunz, membro del Consiglio d’amministrazione di Hupac

    • 30 min
    UE: gli elettori spingono a destra

    UE: gli elettori spingono a destra

    A spoglio non ancora terminato il risultato di queste elezioni legislative è comunque chiaro: il Partito popolare europeo di Ursula von der Leyen rimane la prima formazione politica ed anzi consolida la sua posizione guadagnando una decina di seggi. Un risultato che conforta la Presidente della Commissione, nella corsa ad un secondo mandato che ha già annunciato voler dedicare alla stabilità (con socialisti, democratici e liberali) e alla lotta agli estremismi di destra e sinistra.  
    Chi invece vorrebbe cambiare gli attuali equilibri sono le destre, più o meno estreme, di Giorgia Meloni e Marine Le Pen che hanno, rispettivamente, consolidato e stravolto gli equilibri politici in Italia e Francia. Una batosta alla quale il Presidente Emmanuel Macron ha subito risposto sciogliendo l’Assemblea nazionale e convocando nuove elezioni legislative per la fine di questo mese!  Socialisti e democratici hanno complessivamente tenuto salvo in Germania, dove probabilmente, la partecipazione alla coalizione di Governo ha provocato più recriminazioni che risultati positivi. Infine, oltre ai liberali anche i Verdi e i Non iscritti hanno vissuto una vera Waterloo, perdendo complessivamente una sessantina di seggi. 
    Che volto avrà quindi il Parlamento europeo prossimo venturo? Se Ursula von der Leyen guiderà ancora la Commissione, terrà conto della volontà delle destre di avere un’UE meno accentratrice e soprattutto con meno poteri sovranazionali? La “scommessa” politica di Macron riuscirà a salvare l’europeismo francese? 
    Per discuterne, in una puntata speciale di Modem, in onda da Bruxelles, intervengono: 
    Lorenzo Consoli, Corrispondente da Bruxelles per Askanews, già presidente dell’Associazione internazionale della stampa di Bruxelles; 
    Matteo Gorgoni, Ricercatore all’European Policy Centre;  
    Antonio Missiroli, Docente a Sciences Po, Parigi; 
    Andrea Ostinelli, Corrispondente RSI Bruxelles. 

    • 54 min
    A bocce ferme

    A bocce ferme

    Riforma fiscale, compensazione per le rendite della Cassa pensione dei dipendenti cantonali e investimento immobiliare per il nuovo Palazzo di giustizia; questi i tre temi che hanno tenuto banco per la politica ticinese. Tre votazioni che hanno messo in ombra i quattro temi su cui si votava a livello federale, un’impresa non da poco visto che in due casi ci si esprimeva sulla preoccupazione numero uno della popolazione svizzera, vale a dire i costi della salute.
    Se il popolo ha dato ragione a Governo e Gran Consiglio su Cassa pensione (risultato tirato) e riforma fiscale (risultato chiaro) dalle urne è invece uscito un no (netto) all’acquisto dell’edificio Botta, appartenente alla banca EFG. Allora, cosa dire dei risultati scaturiti dalle urne e di quello che comportano a livello di forze politiche e delle scelte dei vari partiti in vista dei difficili dibattiti e compromessi che saranno necessari per far tornare nei parametri di legge le finanze cantonali?
    A Modem ne discutono due giornalisti:
    Gianni Righinetti, vicedirettore del Corriere del Ticino
    Jacopo Scarinci, caporedattore della cronaca cantonale LaRegione

    • 30 min

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