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L’attualità nasconde molti Indizi di futuro, li racconto cercando di immaginare come sarà il domani.

Indizi di futuro The Rice

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L’attualità nasconde molti Indizi di futuro, li racconto cercando di immaginare come sarà il domani.

    Morire di caldo in Canada

    Morire di caldo in Canada

    Buongiorno, io sono Roberto e questo è “Indizi di futuro” il podcast che indaga il presente per immaginare come sarà il domani.

    Il primo stadio è rappresentato dallo stress, poi sopraggiunge un diradarsi dei sensi, o come si dice uno stato di confusione, magari qualche crampo, nausea, vomito, male alla testa. Poi il corpo fatica a mantenere una temperatura sopportabile, e infine non ci riesce più perde il controllo, il calore prende il sopravvento, l’aria è intrippò calda, oppure si ci è esposti troppo al sole, insomma il caldo entra dentro e si prende la vita. La chiamano ipertermia, volgarmente colpo di calore, e uccide.

    Spesso se ne viene colpiti sulla spiaggia, perché l’esposizione ai raggi diretti del sole, specie in una giornata umida, può arrivare ad aumentare la temperatura percepita di 10° rispetto a quella reale.

    Il modo migliore per difendersi è mantenere ben idratato il corpo, indossare abiti leggeri, non esporsi alla luce diretta del sole, insomma le precauzioni che si leggono ogni anno all’inizio dell’estate su tutti i giornali, ma in certi o momenti, in certi luoghi, qualsiasi precauzione pare essere vana, e la ipertermia prende il sopravvento.
    E se questo stesse succedendo i qualche parte del mondo?

    La Columbia Britannica è un territorio a ovest del Canada, ci vivono circa cinque milioni di persone, la città più popolosa è Vancouver, paradossalmente non situata sull’isola di Vancouver, dove invece si trova la capitale che è Victoria.
    Il Canada come ben sapete si trova a nord degli Stati Uniti e la Columbia Britannica si trova sopra lo stato di Washington tanto per immaginarne geograficamente la collocazione.
    La prima immagine, riguardo alla temperatura che vi si può trovare, visto dove si trova, non è una temperatura che sfiora i 50 gradi.
    Eppure in questi giorni la temperatura ha toccato il record storico di 49,6 gradi. E’ un fatto anomalo? A cosa è dovuto questo riscaldamento straordinario?
    Alla prima domanda si deve rispondere si, la media stagionale è meno della metà. Se prendiamo per esempio Vancouver, la media annuale è di 9,5 gradi, mentre il mese più caldo, cioè agosto, si attesta su 18,2 gradi, mentre la massima non supera i 22,6 gradi.
    Cosa è accaduto?
    Intanto diciamo che in questi giorni questo fenomeno è costato la vita a quasi 500 persone solo nella Columbia Britannica, e il fenomeno ha interessato anche altre parti del Canada, l’Oregon e Washington.
    Il fenomeno si chiama cappa di calore, e in estrema sintesi è un sistema di alta pressione che si trova stabile su di un aria impedendo alle correnti di attraversarlo, e surriscaldando il terreno si alimenta in un circolo vizioso difficile da interrompere, insomma è come mettere un coperchio a una pentola che bolle.
    Come se non bastasse, l’ulteriore terribile notizia arriva dall’organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite che annuncia che i fenomeni meteorologici estremi sono raddoppiati negli ultimi 40 anni, e che il surriscaldamento della terra ha la sua influenza al riguardo, e non si tratta dell’unica istituzione a lamentare un allarme, tanto che piuttosto che additare questo caldo come evento eccezionale, potremo considerare la normalità del passato come un evento eccezionale, poiché anche la climatologia accusa difficoltà nello stabilire dei modelli interpretativi come quelli fino ad oggi utilizzati.
    Ad ogni modo il pericolo più grande è sicuramente legato al fatto che mentre il pianeta si può adattare a questo tipo di fenomeni, l’uomo ha bisogno di secoli, addirittura di millenni per potere sopportarli. A partire dalle problematiche economiche, fame e povertà per una grande fascia della popolazione mondiale, per finire alla capacità del corpo umano di sopportare temperature più alte di quelle attuali, come dimostrato da ciò che sta accadendo in Canada.

    • 7 min
    Falchi e colombe

    Falchi e colombe

    Buongiorno, io sono Roberto e questo è “Indizi di futuro” il podcast che indaga il presente per immaginare come sarà il domani. Ogni giorno alcune notizie apparse sui principali quotidiani, si trasformano in una scintilla che accende un faro sul divenire della nostra società.

    Oggi abbiamo bisogno di chiarire diversi acronimi, per poter comprendere la lotta che infiamma i contrapposti interessi dei vari paesi europei, ovvero all’interno del board di politica monetaria, nel cuore della BCE.

    Iniziamo proprio dalla BCE, dalla Banca Centrale Europea, il cui compito, per ciò che attiene l’argomento che intendiamo trattare oggi, è quello di attuare la politica monetaria europea, ovvero dei 19 paesi che hanno aderito alla moneta unica, quella che normalmente viene chiamata zona Euro.
    Parlando di BCE non possiamo non citare un altro ruolo di grande importanza svolto dall’istituzione è quello di vigilanza sugli istituti di credito, insomma fa in modo che i dettami stabiliti dai trattati vengano rispettati.
    Per proseguire nella presentazione degli attori in gioco, potremmo di re che la BCE assieme alle banche centrali dei 27 paesi facenti parte della Comunità Europea fa parte della SEBC, cioè del Sistema Europeo delle Banche centrali.
    Per completare il cast, dobbiamo citare l’Eurosistema, ovvero la BCE e le banche centrali facenti parte dell’Eurozona.

    Bene ora per entrare nelle funzioni della BCE vediamo cosa è il Pepp, ovvero il Pandemic Emergency Purchase Programme, ovvero l’acquisto di obbligazioni tramite il programma emergenziale.

    E infine il tapering, cioè la chiusura del PEPP, cioè la graduale diminuzione del piano di stimolo all’economia monetaria, ovvero una graduale diminuzione dell’acquisto di obbligazioni.

    Bene adesso che abbiamo qualche strumento possiamo iniziare a raffigurarci la funzione dell’operatività del PEPP e del tapering.

    C’è crisi economica? Allora la BCE butta soldi sul mercato acquistando titoli del debito dei vari paesi appartenenti alla comunità, mentre se l’economia mostra segni di ripartenza, allora attraverso il tapering diminuisce l’acquisto degli stessi.

    In definitiva si tratta di una specie di ammortizzatore che attutisce i dossi o le buche sulla strada dell’andamento dell’economia.

    Compreso a grandi linee il meccanismo, dobbiamo considerare che la situazione dei diversi paesi non è mai la stessa, ci sono quelli che affrontano meglio una determinata crisi e quelli a cui invece le difficoltà non paiono avere fine o risoluzione. Quindi ogni volta che si intraprende un’iniziativa che spinge a immettere o a togliere denari dal mercato, ovvero ad acquistare o a smettere di acquistare, ogni paese ha la sua posizione, e spesso la posizione di alcuni è perfettamente contraria alla posizione di altri, che significa anche che le esigenze sono diverse.

    Normalmente sono definiti falchi coloro che adottano una linea più dura, cioè un minor interventismo in favore dell’economia, e colombe invece coloro che hanno una maggior predisposizione a intervenire per dare un aiuto al mercato, ovvero ai paesi.

    Dopo un periodo in cui per necessità, principalmente dovute alla pandemia le colombe hanno soccorso le nazioni europee con grande intensità, l’apparire all’orizzonte di qualche spiraglio di ritorno alla normalità, dal punto di vista economico ovviamente, i falchi iniziano a mostrare le loro ragioni, incitando a rallentare con vigore quegli aiuti.
    Saranno quindi le nazioni più ricche, o quelle che hanno affrontato meglio la crisi a chiedere di rallentare gli aiuti, mentre le nazioni maggiormente in difficoltà chiederanno di non rallentare l’intervento.
    Un braccio di ferro dal quale dipende il nostro benessere futuro, una previsione su quanto accadrà, che se sbagliata, potrebbe accentuare una crisi in alcuni stati e affievolirla in altri.
    Insomma ci sono ancora tante Europa, ma con il tempo e questi interventi regolatori, si cerca di diminuirne

    • 7 min
    Lookism

    Lookism

    Buongiorno, io sono Roberto e questo è “Indizi di futuro” il podcast che indaga il presente per immaginare come sarà il domani. Ogni giorno alcune notizie apparse sui principali quotidiani, si trasformano in una scintilla che accende un faro sul divenire della nostra società.

    Il New York Times fu fondato nel 1851, ha la sua sede nell’omonima città, ma è letto in quasi tutto il mondo. E’ il quotidiano che nella classifica mondiale risulta al diciottesimo posto, e il terzo negli Stati Uniti, insomma carta pregiata.
    Vanta il maggior numero di premi Pulitzer: 130.

    Bene ora prendiamo in esame un altro attore della nostra storia, il lookism.
    E’ David Brooks a mettere in campo la questione, proprio dalla colonne del New York Times.

    Gli studi parlano chiaro, i brutti sono discriminati, e con dovizia di prove il giornalista mette sotto gli occhi del mondo un fatto: essere brutti è uno svantaggio.
    Non che questo ci stupisce, credo fosse chiaro a tutti che un bell’aspetto è d’aiuto in mille circostanze.
    Pensate a un colloquio di lavoro, alle probabilità di avere migliori relazioni.
    Se poi assieme alla bellezza, c’è la capacità di usarla, allora l’arma è letale.
    Il giornalista ne quantifica gli effetti, e sostiene che una persona meno attraente abbia una perdita economica importante nella propria vita proprio a causa della mancanza di bellezza, e la monetizza intorno ai 250000 Dollari. Numeri che impressionano, ma quello che veramente impressiona è un altro aspetto, sono i risvolti dell’inclusione, perché credo tutto nasca da lì, dal fatto che iniziamo ad accorgerci delle discriminazioni, delle ingiustizie, come se d’un tratto un mondo che era perfetto, ora non lo fosse più. Con il mio metro e settanta avrei fatto molta fatica a diventare un buon giocatore di pallacanestro, o almeno consentitemi di affermare che sarei partito con un notevole svantaggio.
    Avrei potuto chiedere a quelli alti due metri, per giustizia, di usare una mano sola, o indossare qualche ostacolo alla mobilità, tale da restituire il vantaggio che la sorte gli ha dato.
    In questo caso è interessante il gioco del golf, dove attraverso un handicap viene consentito a giocatori di capacità diverse di affrontarsi quasi alla pari, ovvero chi è meno bravo parte avvantaggiato. Democratico? Forse, ma il premio a chi si è impegnato, o a chi è dotato? Uniformare, portare tutti allo stesso piano, significa elevare tutti o abbassare tutti?
    E’ giusto porre dei vincoli a chi ha determinate qualità per renderlo uguale agli altri?
    Ho tante domande, e poche risposte. Come sempre.
    Oltretutto vogliamo avere tutti le stesse opportunità, gli stessi diritti, ma vogliamo essere speciali, unici.
    Il che è molto difficile.
    Negli ultimi anni c’è stata un’ondata di diritti che sono divenuti di moda, vendette da parte di chi ha subito ingiustizie, quindi David Brooks, il giornalista che ha scritto l’articolo, ha scelto una non qualità dal mazzo delle tante e l’ha messo sulle pagine di un amplificatore come il New York Times.
    Peccato che il mio podcast non abbia questa risonanza, a tal proposito consigliatelo agli amici, perché potrei dire che anche quelli intelligenti hanno dei vantaggi, come quelli che nascono ricchi, quelli che nascono in una nazione rispetto a un altra.
    Insomma vorrei dire che la giustizia è lontana, e forse neppure raggiungibile.
    Questo non vuol dire che non si possa ogni giorno fare un passo avanti.
    Il lookism deve essere considerato una presa di coscienza, e la cultura la reale discriminazione, perché stabilisce il bello e il brutto, il desiderabile e il meno desiderabile.
    In una cultura hippie forse il denaro non è un gran valore, mentre in un sistema capitalistico lo è.
    Bene allora smettiamo di prendercela gli uni con gli altri per una diversa tonalità di pelle, orientamento sessuale, di genere, o un kg in più o in meno, e costruiamo insieme una cultura inclusiva e basata su valori profondi.
    Come si fa?
    B

    • 6 min
    Gina Coladangelo

    Gina Coladangelo

    Buongiorno, io sono Roberto e questo è “Indizi di futuro” il podcast che indaga il presente per immaginare come sarà il domani. Ogni giorno alcune notizie apparse sui principali quotidiani, si trasformano in una scintilla che accende un faro sul divenire della nostra società.

    Può un semplice bacio costringere un ministro a dare le dimissioni, e le telecamere di sicurezza di un ministero possono oltre a essere indiscrete, incrinare una carriera?
    Iniziamo dagli attori.

    E’ figlia di un miliardario italiano, è sposata con un ricco imprenditore inglese, dirige una compagnia di pubbliche relazioni o forse sarebbe meglio di re di relazioni pubbliche, e vedremo il perchè, e a causa di un suo bacio un ministro britannico è costretto dall’opinione pubblica a lasciare il mandato.
    Un bel intrigo.
    Iniziamo a fare un nome, Gina Coladangelo, e un luogo Gran Bretagna. Infine vediamo chi è il ministro in questione Matt Hancock.
    Ora cerchiamo di capire cosa è accaduto.
    Il 6 maggio scorso, quando in Gran Bretagna vigevano strette raccomandazioni per il distanziamento sociale, ovvero quando il ministro in questione dal suo pulpito indicava quale era il corretto comportamento da seguire per evitare la trasmissione del contagio, ovvero quando non si poteva avere contatti con nessuno che non appartenesse alla propria sfera familiare, cioè chi viveva nella stessa abitazione, la stessa persona che incitava i concittadini a seguire le regole, non le stava rispettando.
    Ciò premesso Matt e Gina, rispettivamente il ministro per la salute, e una sua consulente sono stati sorpresi da una telecamera di sorveglianza, e l’immagine è divenuta di dominio pubblico, quindi pubblicata su diversi tabloid.
    Dato il fatto che Gina e Matt non sono conviventi, ovvero ognuno di loro ha un suo proprio nucleo familiare, tale contatto sarebbe proibito.
    Quindi abbiamo diverse trasgressioni: sicuramente il problema del distanziamento, poi il fatto che ciascuno era regolarmente coniugato, e infine in fatto che una persona con cui pare vi fosse una relazione, fosse consulente del ministero, cioè pagata con soldi pubblici.
    Vi chiederete come è andata a finire, il ministro sotto la pressione dei media ha rassegnato le proprie dimissioni, scusandosi per aver infranto le regole sul distanziamento.
    Le regole sul distanziamento.
    Neppure una parola sul fatto che la ragazza che abbracciava e bacia va non fosse la moglie, e che anzi era stata da lui assunta come consulente, quindi pagata con soldi pubblici.
    Interessante anche notare che la moglie del ministro è stata vista regolarmente al suo fianco dopo l’accaduto, o meglio dopo che l’accaduto fosse diventato di dominio pubblico, mentre sembra che Gina non abbia proseguito la relazione, ma sarà il tempo a illuminarci.
    Quello invece che non trovo sui giornali è il fatto che non si sia trattato di un paparazzo a scattare e poi a divulgare la fotografia, ma che l’immagine provenga da una telecamera di sorveglianza, e che è noto tali strumenti non sono a disposizione di chiunque.
    Le dimissioni di un ministro sono un affare politico di certo peso, specie in una nazione fra le più importanti del mondo, possibile che si ci sia concentrati sui palpeggiamenti e non sulla fonte di quelle immagini che non ho trovato scritta su nessun articolo, salvo il fatto che verrà avviata un indagine interna, dato che le telecamere erano del ministero che Hancock presiedeva.
    Un indagine interna, bene, oramai ci sono telecamere da ogni parte, fate attenzione a quello che fate, specie se siete politici e magari avete qualche nemico di troppo.
    A domani

    • 5 min
    Eutanasia

    Eutanasia

    Buongiorno, io sono Roberto e questo è “Indizi di futuro” il podcast che indaga il presente per immaginare come sarà il domani. Ogni mattina alcune notizie apparse sui principali quotidiani, si trasformano in una scintilla che accende un faro sul divenire della nostra società.

    Oggi parleremo di eutanasia, la parola proviene dal greco e significa buona morte, un paradosso perché una morte non può essere mai buona, a meno che, una terribile è inguardabile malattia, ad esempio, condanni a una lunga e senza speranza agonia. In questo caso si può fare un’eutanasia passiva, smettendo di somministrare i farmaci che terrebbero in vita la persona, oppure attiva somministrando una sostanza capace di uccidere.
    Quando è richiesta dal paziente è volontaria.
    Chissà se è giusto o meno aiutare qualcuno a cercare una “buona morte”, ovvero commettere un omicidio. Non dimentichiamo che esistono in diversi paesi degli omicidi legali, ad esempio la pena di morte, e in quasi tutti i paesi la legittima difesa, ma non divaghiamo.

    La Spagna ha introdotto ieri la legge sull’eutanasia. Il paziente deve farne richiesta, ovvero dare il proprio consenso per ben quattro volte, in un processo che dura cinque settimane e che prevede siano due medici estranei al caso a essere testimoni. Resta imprescindibile che il richiedente deve essere affetto da una malattia incurabile o da dolori cronici tali da rendere insopportabile il vivere.
    Ovviamente il personale addetto a tale procedura, sia attiva o passiva, sia che interessi la sola prescrizione del farmaco al paziente che lo utilizza per suo conto, o che attivamente lo somministra, potrà essere obiettore di coscienza.
    Qui si deve fare una profonda riflessione sul noto giuramento di Ippocrate che ogni medico recita prima di iniziare la professione, da cui estrapolo una parte saliente per il nostro oggetto:
    “Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, ne suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo.”
    Senza ulteriori indagini, già a prima vista direi che i due dettami stridono, sia per con alcune realtà presenti, quali l’aborto, che con realtà future come potrebbe essere l’eutanasia.

    Non si tratta della prima volta, che una nazione compie questo passo, sono ben sette le nazioni al mondo dove tale procedura è consentita, il primo fu l’Olanda circa venti anni fa.


    Per rimanere in Europa anche Belgio e Lussemburgo ammettono l’eutanasia, e se invece guardiamo al mondo intero, dobbiamo aggiungere Canada e Nuova Zelanda.
    In diversi paesi, tra cui la Svizzera, il suicidio assistito è praticato, ma non c’è una legge che ne regoli i metodi.


    In Italia l’eutanasia è illegale, se ne discute da tempo, ovvero si discute o meno per ciò che attiene alla disponibilità della propria vita, perché di questo si tratta, di poter disporre della propria vita, di poter autodeterminare la propria esistenza. L’articolo 579 del codice penale vieta l’omicidio del consenziente, e quindi questo deve essere abrogato per far si che anche nel nostro paese l’eutanasia possa avere corso legale.
    L’associazione Coscioni si batte in Italia affinché l’eutanasia diventi legale. La stessa associazione si è battuta a lungo per il testamento biologico che il 14 dicembre 2017, è divenuto legge, ovvero da quella data è possibile dichiarare le proprie disposizioni anticipate di trattamento, ossia si possono dare disposizioni per un momento futuro in cui non si sarà capaci di intendere e di volere.
    Bene il mondo cambia.
    A domani.

    • 5 min
    Clickbait

    Clickbait

    Buongiorno, oggi e Venerdì 25 giugno 2021, io sono Roberto e questo è “Indizi di futuro” il podcast che indaga il presente per immaginare come sarà il domani. Ogni mattina alcune notizie apparse sui principali quotidiani, si trasformano in una scintilla che accende un faro sul divenire della nostra società. Variante Delta, delta plus, previsioni per un autunno difficile come quello dello scorso anno? ma è veramente possibile fare delle previsioni, oppure il fenomeno del clickbeat ovvero il metodo di remunerazione delle notizie sulle rete, ha modificato il modo di comunicare. Quel un tanto a click, ha fatto diventare i cronisti, ma più che altri gli esperti che da loro vengono interrogati, persone capaci di leggere il futuro, ovvero necessitati a dire qualcosa per non perdere la ribalta? Soltanto qualche settimana fa nessuno conosceva la variante Delta, e poi la Delta plus, come si può quindi alla luce di variabili sconosciute prevedere cosa accadrà? Quanto questo esercizio intacca la fiducia nei confronti di professionisti che piuttosto che apparire alla televisione sono felici di fare affermazioni che regolarmente vengono smentite, magari da loro stessi? E’ vero che soltanto gli stolti non si contraddicono mai, ma forse c’è un limite. Quanto dura la memoria del pubblico? Le domande sono tantissime, mentre le risposte non possono che essere, basandoci sulla stima che abbiamo di tali professionisti, basate sul fatto che se lo fanno, ne hanno tutto l’interesse, altrimenti perché mai lo farebbero. E inoltre questo ci deve anche fare pensare che la ribalta deve essere un posto dove si sta molto comodi. Ciò premesso puntiamo il dito verso la variante Delta plus, premettendo che non immagino neppure cosa succederà, e che tuttalpiù posso sperare che il peggio sia passato, anche se ogni giorno leggo qualcosa che mi fa temere che così non sarà. La lotta per la vita funziona esattamente come la lotta fra l’uomo e il virus, noi studiano un’arma capace di sconfiggerlo e lui, mutando, è questa la sua arma, cerca di aggirare le nostre difese. Direi che a una prima riflessione chiunque può arrivare a pensarlo, ma allora perché si fa a gara ad affermare, come leggo oggi, che ad ottobre rivivremo la stessa situazione vissuta l’anno scorso, oppure che ogni problema svanirà, da esperti di grande fama. Poi leggo previsioni sull’economia, ovvero le previsioni sul PIL (Prodotto Interno Lordo) ottimistiche per il 2021 e per il 2022. Quindi nella stessa pagina di giornale leggo a fasi alterne che andrà tutto bene, che la variante Delta farà una catastrofe, e poi di nuovo che andrà tutto bene con il PIL al 4,9%. Ovviamente qualcuno sta sbagliando, forse qual qualcuno sono io, che continuo a credere alle previsioni, che prendo le notizie troppo sul serio, che cerco di capire quello che succederà in base a quello che è accaduto, come se il presente fosse un filtro capace di selezionare delle indicazioni. Ecco, forse più modestamente non dovrebbe nessuno raccontarci quello che accadrà, ma soltanto dare qualche indizio sul futuro. Comunque la nuova variante pare stia incrinando la serenità di luoghi come Israele, dove si pensava già di aver messo da parte il problema pandemia. Bene, l’indizio di futuro di oggi è: mai abbassare la guardia. A domani

    • 5 min

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