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    Altrobinario speciale poesia: Alda Merini e Dino Campana, la poesia e il manicomio

    Altrobinario speciale poesia: Alda Merini e Dino Campana, la poesia e il manicomio

    In questa puntata numero 9 del programma Altrobinario speciale poesia,approfittando della presenza di Giovanni Varrasi, nella sua doppia veste di medico psichiatra e di poeta (nonché di curatore della rubrica) vogliamo prendere in esame una poetessa del '900, Alda Merini e un poeta, Dino Campana che hanno un filo rosso comune: la poesia, il meccanismo della follia e l'esperienza dell'internamento in manicomio. Come si vedrà con due esiti differenti.

    Come nelle puntate precedenti, Claudio Coppini svolgerà il ruolo del conduttore e Roberto Vacca presterà la sua voce alla lettura delle poesie.

    Alda Merini, breve nota biografica.

    Alda Merini nasce a Milano nel 1931. Vi muore nel 2009.

    Vive l’infanzia durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

    Nel 1947, a sedici anni, ha le sue prime crisi psichiatriche, che chiama

    “ le prime ombre che riempiono la sua mente”. Viene ricoverata in Psichiatria più volte.

    Da giovane donna vive molti amori e scrive varie raccolte di poesie, che vengono pubblicate.

    Ha una figlia.

    Dal 1969 al 1972 subisce un lungo internamento all’ospedale psichiatrico di Milano.

    Dal 1979 si ristabilisce in pieno. Continua a vivere e a scrivere poesie,

    che hanno grande risalto e successo letterario.

    La sua figura diventa un simbolo della lotta tra il bisogno d’amore e le ombre della follia.

    Di lei abbiamo scelto la poesia

    “ Ho bisogno di sentimenti”

    Io non ho bisogno di denaro.

    Ho bisogno di sentimenti

    di parole, di parole scelte sapientemente,

    di fiori detti pensieri,

    di rose dette presenze

    di sogni che abitino gli alberi

    di canzoni che facciano danzare le statue

    di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti.

    Ho bisogno di poesia,

    questa magia che brucia la pesantezza delle parole

    che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

    La mia poesia è alacre come il fuoco

    trascorre tra le mie dita come un rosario

    ......................

    sono il prato che canta e non trova le parole

    sono la paglia arida sopra cui batte il suono

    sono la ninnananna che fa piangere i figli

    sono la vanagloria che si lascia cadere

    il manto di metallo di una lunga preghiera

    del passato

    cordoglio che non vede la luce.

    ********

    Dino Campana, breve nota biografica.

    Dino Campana nasce a Marradi, sull’Appennino tra Toscana e Romagna, nel 1885.

    Muore a Scandicci, nel manicomio di Castelpulci, nel 1932.

    Il poeta espresse il suo “male oscuro”, che gli psichiatri chiamano schizofrenia, con il bisogno di una vita errabonda: fughe in paesi stranieri, viaggi lontani o nei boschi dell’Appennino, dove trascorreva giornate intere da solo. Ma la sua vita è anche studi, speranze, sacrifici.

    Nella sua esistenza dolente e confusa , affiorano due isole: le sue poesie( i Canti orfici)

    e l’amore per Sibilla Aleramo.

    Nel caso delle sue poesie, dopo essere andato a piedi attraverso i boschi da Marradi a Firenze,

    consegnò il suo manoscritto nelle mani di Giovanni Papini e Ardengo Soffici. I due letterati glielo persero (!),

    tanto che dovette riscriverlo per intero.

    Per quanto riguarda l’amore, Sibilla Aleramo, vogliosa di un’ennesima esperienza, di un ennesimo amante

    nel mondo letterario, lo sedusse e poi lo abbandonò. L’amore durò una sola estate.

    Il primo ricovero in manicomio di Dino Campana avvenne a Imola: aveva 20 anni, poi a 23 fu ricoverato per un breve periodo a San Salvi, manicomio di Firenze. Nel 1918 fu ricoverato definitivamente a Castelpulci, aveva 33 anni.

    Vi morì nel 1932.

    Di Dino Campana abbiamo scelto la poesia dedicata a Sibilla Aleramo.

    In un momento

    In un momento sono sfiorite le rose,

    i petali caduti

    perché io non potevo dimenticare le rose

    erano le sue rose erano le mie rose.

    Questo viaggio chiamammo amore.

    Col nostro sangue e con le nostre lagrime facevamo le rose

    che brillavano un momento al sole del mattino.

    Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi

    le rose che non erano le nos

    Altrobinario: speciale poesia (8)

    Altrobinario: speciale poesia (8)

    Siamo arrivati all'ottava puntata della rubrica L’altrobinario speciale poesia e il secolo di cui ci occuperemo in questa puntata è il Novecento.

    Del ‘900 italiano in questa prima puntata abbiamo scelto tre poeti:

    Gabriele D’Annunzio

    Giuseppe Ungaretti

    Eugenio Montale

    Come premessa alla puntata ci piace riportare un aforisma di un poeta di lingua tedesca, Rainer Maria Rilke ( Praga 1875, Alpi svizzere 1926).

    “Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente”.

    *******

    Gabriele D’Annunzio è nato a Pescara nel 1863, è morto a Gardone Riviera nel 1938.

    Scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista, è stato simbolo del Decadentismo e celebre figura della prima guerra mondiale e del nascente fascismo.

    Di lui scegliamo la celeberrima poesia “ La pioggia nel pineto” ( due strofe)

    Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici

    umane;

    ma odo parole più nuove che parlano,

    gocciole e foglie lontane.

    Ascolta. Piove dalle nuvole sparse,

    piove sulle tamerici salmastre e arse

    piove su i pini scagliosi e irti

    piove su i mirti divini

    sulle ginestre fulgenti di fiori accolti

    su i ginepri folti di coccole aulenti

    piove sui nostri volti silvani

    piove sulle nostre mani ignude

    sui nostri vestimenti leggeri

    sui freschi pensieri

    che l’aria schiude novella,

    sulla favola bella che ieri t’illuse, oggi m’illude

    o Ermione

    ******

    Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1888 è muore a Milano nel 1970.

    Figlio di genitori italiani provenienti da Lucca. Il padre era operaio per i lavori di apertura lavori del canale di Suez, la madre possedeva un forno.

    Ebbe in tutta la sua vita un grande amore per la poesia. Visse in Francia. Partecipò alla prima guerra mondiale. Coltivò molte attività letterarie e giornalistiche a Parigi.

    Nel 1942 tornò in Italia, nominato Accademico.

    L’Ermetismo è la sua espressione stilistica, cioè una poesia misteriosa, chiusa, serrata.

    I suoi versi sono potenti anche se espressi da poche parole.

    Poesia “Mattina”

    M’illumino di immenso

    Poesia “ Soldati”

    Si sta come d’autunno

    sugli alberi le foglie

    Poesia “ Porto sepolto”

    Vi arriva il poeta e poi torna alla luce

    coi suoi canti

    e li disperde

    mi resta quel nulla

    d’inesauribile segnale

    *****

    Eugenio Montale nato a Genova nel 1896, è morto a Milano nel 1981.

    Poeta, traduttore, giornalista. Premio Nobel per la letteratura nel 1975.

    Di lui, la splendida, famosa poesia

    “Non chiederci la parola che squadri da ogni lato”

    Non chiederci la parola che squadri da ogni lato,

    l’animo nostro informa, e a lettere di fuoco

    lo dichiari e risplenda come un croco

    perduto in mezzo a un polveroso prato

    Ah, l’uomo che se ne va sicuro

    agli altri e a se stesso amico,

    e l’ombra sua non cura che la canicola

    stampa sopra uno scalcinato muro!

    Non domandarmi la formula che mondi possa aprirti

    si qualche storta sillaba e secca come un ramo.

    Codesto solo oggi possiamo darti

    ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

    Infine, una poesia di Giovanni Varrasi dal titolo “ Lodo Esposito”

    Bastardi senza radici, soldi, casa, libri,

    senza traccia di pietà,

    corrono a perdifiato, ridendo, urlando,

    nei vicoli , nel ventre della città.

    Canzoni, risate, le scarpe rotte,

    calzoni con le toppe.

    Un vento caldo li spinge,

    li sostiene, li fa volare.

    Figli di Dio, si, si, figli di Dio,

    affidati alla sua Provvidenza

    e ai loro sorrisi, ai profili scavati,

    alla sfida sfacciata per non morire.

    Dai balconi soleggiati, scoppia, come un acquazzone estivo,

    un canto allegro, sincero, solare, collettivo,

    che s’impiglia tra i lenzuoli ad asciugare

    tra gli o

    Altrobinario: speciale poesia (5)

    Altrobinario: speciale poesia (5)

    In questa quinta puntata Giovanni Varrasi e Claudio Coppini affrontano il periodo barocco. Con il termine “barocco” si indica lo stile delle espressioni artistiche del 1600 in tutta Europa.

    Il termine deriva dal francese “ baroque “, ma anche dallo spagnolo “barueco ” e dal portoghese “ barocco”. In tutte queste lingue la parola significa PERLA IRREGOLARE.

    Ma la parola barocco pare derivare anche dal latino “ verruca” che significa ESCRESCENZA innaturale.

    Il barocco si muove dentro questa contraddizione che parte dal significato del termine: da una parte preziosismi, voglia di stupire, estrosità, uso di fantasie bizzarre, dall’altra richiama irregolarità, inquietudine, malessere, forzosità espressive.

    In architettura il barocco oscilla tra neoclassicismo e decorazioni sfarzose ( Borromini, il grandissimo Bernini).

    Nella pittura troneggia l’opera di Caravaggio, che essendo un genio, il più grande pittore di tutti i tempi, è fuori da ogni angusta collocazione storica.

    Nasce, in Italia, la musica rappresentata in pubblico. Monteverdi, Scarlatti, Vivaldi, esprimono desiderio di bellezza, di armonia, di rapporto con la natura.

    In questo secolo Galileo Galilei teorizza il metodo scientifico. Supera la teoria copernicana che colloca la terra al centro dell’universo. Teorizza che la terra gira intorno al sole e, sopratutto, socchiude le porte del sapere all’ipotesi di un universo talmente esteso che non è nemmeno pensabile dall’uomo.

    La Chiesa Cattolica, unico Dominus del sapere, del potere, dell’arte e di ogni “ sofia “, cerca di correre ai ripari con il concilio di Trento e la cosiddetta Controriforma.

    La scienza da una parte e la riforma protestante dall’altra, fanno tremare questo suo dominio assoluto. Divampano guerre di religione tra gli stati e al loro interno.

    E dunque, questo diciassettesimo secolo, dietro le apparenze dorate del potere e dell’opulenza delle Corti, sempre più autoritarie, fa nascere nella società europea espressioni di relativismo filosofico, di dubbio, di inquietudine.

    Tutto questo tormento e ricerca produrrà nel secolo successivo l’avvento dell’Illuminismo, che dichiara definitivamente ( ?) il primato della ragione e della scienza.

    Per quanto riguarda l’espressione lirica, da una parte c’è dunque una poesia di corte (Giovanbattista Marino), stucchevole, compiacente, con le rime al loro posto, dall’altra emergono dei veri e propri giganti che danno voce ai dubbi e alle inquietudini del secolo.

    Scegliamo tra tutti, per questa nostra puntata, tre autori di diverse nazioni europee.

    Li accomuna la disperazione, la rabbia, l’invettiva rassegnata o vulcanica.

    William Shakespeare 1564-1616 , Regno Unito, con il suo monologo di Amleto;

    Ciro di Pers, 1599-1663 , Friuli, con la sua invettiva contro l’orologio meccanico;

    Perdo Calderon de la Barca, 1600-1681, Spagna, con la sua “ la vita es sueno”.

    ****

    Shakespeare, monologo dell’Amleto

    Essere o non essere, questo è il problema:

    se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi di atroce fortuna

    o prender armi contro un mare di affanni e, opponendosi, por loro fine?

    Morire, dormire..

    nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti

    naturali di cui erede è la carne:

    è una conclusione da desiderarsi devotamente..

    Morire, dormire. Dormire, forse sognare.

    ............................

    Chi porterebbe fardelli grugnando e sudando sotto il peso di una vita faticosa

    se non ci fosse il terrore di qualcosa dopo la morte.......

    così la coscienza ci rende tutti codardi,

    e così il colore naturale della risolutezza

    è reso malsano dalla pallida cera del pensiero

    e imprese di grande altezza e momento

    per questa ragione deviano dal loro corso e perdono il nome di azione.

    ****

    Ciro da Pers

    L’orologio da rota (

    Sfogliando il giornale: “Resistere al panico”

    Sfogliando il giornale: “Resistere al panico”

    In questo numero di Sfogliando il giornale, Claudio Coppini e Roberto Vacca intervistano lo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Tomai, prendendo spunto da un interessante articolo di Massimo Recalcati apparso su Repubblica di domenica 23 febbraio dal titolo Resistere al panico.

    L'articolo Sfogliando il giornale: “Resistere al panico” proviene da Radio Voce della Speranza.

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