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Ep. 9 - Conoscenza e riconoscenza, con Simone Ravaioli Vergini

    • How To

Come si diventa ciò che si è? Domandone, vero. 

Prima di noi un paio di pensatori se lo sono chiesti. Nietzsche, ok. Poi qualche altra decina. E tutti avevano in comune il percorso accidentato di conoscenza in cui provavano a stare: un percorso di esplorazione in cui gli incontri innescano processi, un percorso completamente relazionale in cui diventiamo ciò che siamo (solo) grazie agli altri. 

Ognuno di noi prova ad accrescere il proprio bagaglio, tra rinforzi positivi o sonore mazzate, ben miscelate, con picchi e vallate, che ci accompagnano lungo la via. Ogni volta è la riconoscenza il primo atto che ci fa essere ciò che siamo. E che ci fa conoscere. 

Stavolta Vergini ha incontrato Simone Ravaioli, un mago in quella pratica indecifrabile e non codificabile che consiste nel trovare l’inatteso, nell’imbattersi ‘per caso’ con ciò che (non) stavi cercando, scoprendo che in realtà era proprio ciò che hai trovato era proprio lì per te. 

Duchamp progettava opere concettuali per tentare di ridurre la volontarietà della scoperta, provando a creare opere apparentemente casuali che rappresentassero ‘appuntamenti con il contrario della sorpresa’. Simone fa un po’ così: il suo comfort è il discomfort più estremo per molti, con un lucidità invidiabile, soprattutto considerata la sana vena di follia romagnola con cui è  condita. 

Dalle sperimentazioni per gastropellegrini, alla incredibile avventura con Airbnb, a come accoglie le persone a casa sua, a come si trova a capo dello sviluppo del business di un’azienda australiana fighissima che fa una cosa (le micro credentials) avanti anni luce rispetto ai nostri standard da Paese in declino.

https://www.postrivoro.it/

https://www.finedininglovers.it/eventi/gastropilgrims-san-francisco

Come si diventa ciò che si è? Domandone, vero. 

Prima di noi un paio di pensatori se lo sono chiesti. Nietzsche, ok. Poi qualche altra decina. E tutti avevano in comune il percorso accidentato di conoscenza in cui provavano a stare: un percorso di esplorazione in cui gli incontri innescano processi, un percorso completamente relazionale in cui diventiamo ciò che siamo (solo) grazie agli altri. 

Ognuno di noi prova ad accrescere il proprio bagaglio, tra rinforzi positivi o sonore mazzate, ben miscelate, con picchi e vallate, che ci accompagnano lungo la via. Ogni volta è la riconoscenza il primo atto che ci fa essere ciò che siamo. E che ci fa conoscere. 

Stavolta Vergini ha incontrato Simone Ravaioli, un mago in quella pratica indecifrabile e non codificabile che consiste nel trovare l’inatteso, nell’imbattersi ‘per caso’ con ciò che (non) stavi cercando, scoprendo che in realtà era proprio ciò che hai trovato era proprio lì per te. 

Duchamp progettava opere concettuali per tentare di ridurre la volontarietà della scoperta, provando a creare opere apparentemente casuali che rappresentassero ‘appuntamenti con il contrario della sorpresa’. Simone fa un po’ così: il suo comfort è il discomfort più estremo per molti, con un lucidità invidiabile, soprattutto considerata la sana vena di follia romagnola con cui è  condita. 

Dalle sperimentazioni per gastropellegrini, alla incredibile avventura con Airbnb, a come accoglie le persone a casa sua, a come si trova a capo dello sviluppo del business di un’azienda australiana fighissima che fa una cosa (le micro credentials) avanti anni luce rispetto ai nostri standard da Paese in declino.

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