55 min.

S01E06 - Un conservatore progressista (prima parte‪)‬ I Dinamitardi

    • Wetenschap

Se dovessimo trovare una metafora per il Nobel che vi racconteremo in questa puntata, sceglieremmo quella dello strappo. Lo strappo tra la rassicurante fisica classica deterministica e le terrificanti rivoluzioni che hanno avuto luogo agli inizi del Novecento; lo strappo con la visione ottocentesca del mondo che avvenne proprio nel 1900, in quel fatidico anno a cavallo tra i due secoli; lo strappo tra sostenitori della visione particellare e antiatomisti, tra filosofi e teorici della fisica e coloro che consideravano soltanto le manifestazioni fenomenologiche come unica vera realtà del mondo. E tutto questo fu rappresentato da Max Planck, un uomo che questo strappo se lo portava dentro. Conservatore e cauto di indole e di formazione, la sua integrità di fisico lo avrebbe portato a scatenare una delle rivoluzioni scientifiche più destabilizzanti di sempre: quella della fisica quantistica. Nella prima delle due puntate dedicate a lui, ricostruiremo il percorso formativo che portò Planck a interessarsi di un argomento che, all’epoca, la comunità scientifica considerava trascurabile, l’entropia, e a notare come le leggi della fisica deterministica si trovassero a corto di spiegazioni per i fenomeni irreversibili. La figura di Planck si intreccia a più riprese con quelle di Ludwig Boltzmann e di Ernst Mach, due figure impegnate in una lunga e sfibrante diatriba sulla natura particellare della materia. Planck, inizialmente ostile alla teoria atomica adottata da Boltzmann, si oppone tuttavia all’epistemologia puramente sensoriale di Mach, che pure era particolarmente popolare all’epoca; Planck sostiene piuttosto l’esistenza di un’immagine fisica del mondo esterna a noi che, tramite l’astrazione teorica e l’adozione di un linguaggio svincolato da fattori umani, unifica le varie discipline scientifiche. Fonti
Max Planck, Scienza, filosofia e religione (1965), a cura di Filippo Selvaggi, ed. Fabbri
John L. Heilbron, I dilemmi di Max Planck (1988), traduzione di Riccardo Valla, ed. Bollati Boringhieri
Max Planck, La conoscenza del mondo fisico (1993), traduzione di Enrico Persico e Augusto Gamba, ed. Bollati Boringhieri
Andreas Trabesinger, In two minds (2010), Nature Physics 6, 405

Se dovessimo trovare una metafora per il Nobel che vi racconteremo in questa puntata, sceglieremmo quella dello strappo. Lo strappo tra la rassicurante fisica classica deterministica e le terrificanti rivoluzioni che hanno avuto luogo agli inizi del Novecento; lo strappo con la visione ottocentesca del mondo che avvenne proprio nel 1900, in quel fatidico anno a cavallo tra i due secoli; lo strappo tra sostenitori della visione particellare e antiatomisti, tra filosofi e teorici della fisica e coloro che consideravano soltanto le manifestazioni fenomenologiche come unica vera realtà del mondo. E tutto questo fu rappresentato da Max Planck, un uomo che questo strappo se lo portava dentro. Conservatore e cauto di indole e di formazione, la sua integrità di fisico lo avrebbe portato a scatenare una delle rivoluzioni scientifiche più destabilizzanti di sempre: quella della fisica quantistica. Nella prima delle due puntate dedicate a lui, ricostruiremo il percorso formativo che portò Planck a interessarsi di un argomento che, all’epoca, la comunità scientifica considerava trascurabile, l’entropia, e a notare come le leggi della fisica deterministica si trovassero a corto di spiegazioni per i fenomeni irreversibili. La figura di Planck si intreccia a più riprese con quelle di Ludwig Boltzmann e di Ernst Mach, due figure impegnate in una lunga e sfibrante diatriba sulla natura particellare della materia. Planck, inizialmente ostile alla teoria atomica adottata da Boltzmann, si oppone tuttavia all’epistemologia puramente sensoriale di Mach, che pure era particolarmente popolare all’epoca; Planck sostiene piuttosto l’esistenza di un’immagine fisica del mondo esterna a noi che, tramite l’astrazione teorica e l’adozione di un linguaggio svincolato da fattori umani, unifica le varie discipline scientifiche. Fonti
Max Planck, Scienza, filosofia e religione (1965), a cura di Filippo Selvaggi, ed. Fabbri
John L. Heilbron, I dilemmi di Max Planck (1988), traduzione di Riccardo Valla, ed. Bollati Boringhieri
Max Planck, La conoscenza del mondo fisico (1993), traduzione di Enrico Persico e Augusto Gamba, ed. Bollati Boringhieri
Andreas Trabesinger, In two minds (2010), Nature Physics 6, 405

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