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Il Commento e il Vangelo del giorno

Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno Monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

    • Religion & Spirituality

Il Commento e il Vangelo del giorno

    [Mar 25] Commento: "Tutto quello che volete che gli uomini facciano a voi, voi fatelo a loro".

    [Mar 25] Commento: "Tutto quello che volete che gli uomini facciano a voi, voi fatelo a loro".

    Nel vangelo di oggi ci troviamo di fronte ad alcuni detti del Signore, che ci aiutano a dare forma e contenuto al nostro sevizio di inviati e di testimoni della sua presenza. Il primo invito: "Non date le cose sante ai cani". Il discepolo deve avere sempre davanti agli occhi questi due principi: il dovere primario di annunciare il Vangelo e il dovere di non esporlo al disonore. E' stato un saggio avvertimento, che ha guidato le precedenti generazioni. Oggi, per le mutate condizioni, assume una maggiore rilevanza di prudenza, di testimonianza e di rispetto: viviamo tra molta gente, divenuta estranea ormai alla vita cristiana. Gesù sa che, quando un cuore si chiude o ha un'altra sensibilità religiosa, rimane inaccessibile a qualsiasi dono. Non conviene proporre subito i beni preziosi della rivelazione. E' d'obbligo saper attendere il momento propizio o rendere propizia una situazione. Il Regno di Dio è opera di Dio, ma chiede prima di qualsiasi proposta, la nostra invocazione e il nostro gradito sacrificio. "I vostri doni sono un profumo di soave odore", che sale al Padre dell'umanità. Il secondo ammaestramento è molto semplice ed è alla nostra portata e alla nostra sensibilità. "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro". Come desideriamo subito ciò che vorremmo che gli altri facessero a noi: più attenzione, più amore, più ascolto, ebbene, il Signore ci dice che quello che sentiamo fatto bene per noi, fosse il nostro corredo nei confronti degli altri. Quando noi diamo ciò che avremmo voluto ricevere, e trattiamo gli altri come avremmo voluto essere trattati, si compie quasi un miracolo, nasce una umanità nuova. "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù". La vita cristiana è così posta all'insegna di una attività premurosa e promotrice di bene. Non giustifica indolenze e non consente pigrizie. L'imperativo - terzo ammaestramento - a entrare nel Regno di Dio per "la porta stretta e a seguire la via angusta", mentre di contro vi sono la porta larga e la via spaziosa, non osa affermare in modo definitivo salvezza e perdizione. Non è una massima esclusiva, ma una forte ammonizione ad entrare e a trovare la strada per la vita. La comodità e il Vangelo non possono andare d'accordo. Gesù in queste parole non ci insegna una dottrina, ma ci propone la sua stessa vita, protesa "decisamente" verso il calvario per manifestare a tutti quanto amore lo spingeva a tanto. Sapienza profonda del Signore Gesù, che illumina la nostra vita, saggezza nostra se accogliamo quanto ci ha detto per il bene nostro e dei nostri fratelli.

    • 3 min
    [Mar 25] Vangelo: 2 Re 19, 9-11.14-21.31-35.36; Sal 47; Mt 7, 6. 12-14.

    [Mar 25] Vangelo: 2 Re 19, 9-11.14-21.31-35.36; Sal 47; Mt 7, 6. 12-14.

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
    Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
    Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

    • 45 sec
    [Lun 24] Commento: Camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia.

    [Lun 24] Commento: Camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia.

    Dio si serve degli uomini. Con noi e per noi realizza i suoi piani di salvezza. Sceglie ciò che nel mondo è debole per confondere i forti. Egli sa rendere fecondo ciò che è sterile e aprire la bocca ai muti. Intreccia le sue con le nostre storie affinché ciò che egli vuole si compia in cielo e sulla terra. Rende feconda la vergine Maria affinché generi il Salvatore del Mondo, ma concede la maternità anche ad Elisabetta, sterile e avanti negli anni. Predispone un incontro tra le due mamme e i rispettivi nascituri e già sgorga la gioia messianica! E' riconosciuta la Madre del Signore e il futuro battezzatore freme e sussulta di gioia nel grembo della madre sua. È lo stesso angelo ad annunciare a Zaccaria i motivi della gioia: "Elisabetta ti darà un figlio... Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita". Il suo compito sarà quello di preparare la via al Signore affinché Egli trovi un popolo ben disposto. Umanamente parlando, dato l'evolversi degli eventi e la sorte toccata a Cristo e allo stesso Giovanni Battista, potremmo anche concludere che la sua missione sia fallita. Ciò però eventualmente nulla toglie alla fedeltà del Precursore e interviene a sciogliere ogni dubbio il magnifico elogio che Cristo stesso ne tesse. Al più potremmo, con migliore saggezza concludere che la missione che Dio ci affida va sempre vista e valutata nel contesto di un ben più ampio progetto di salvezza e solo in quella luce assume la sua vera dimensione il suo pieno valore. Egli, infatti, precede e annuncia il Messia, l'Agnello di Dio, ma poi sa che deve farsi da parte e lasciare spazio a Colui dinanzi al quale egli si prostra e non si sente degno neanche di sciogliergli i legacci dei sandali. Lo precederà anche nel martirio: pagherà con la vita la sua coerenza e la sua incrollabile fermezza, ignaro delle prepotenze dei grandi e delle losche trame di due donne. Così egli concluderà la sua missione, alla stessa maniera di Cristo; così lo vediamo brillare nella Chiesa come ultimo dei profeti dell'Antico Testamento e il primo dei tempi messianici San Giovanni, con la sua vita nel deserto ci insegna il solo necessario, con tanto superfluo del mondo dei giorni nostri. Proviamo a pensare in che cosa possiamo oggi assomigliare a lui dicendo con il santo Apostolo: tutto io posso ma non tutti mi conviene. Il Signore ci sostenga con la sua grazia.

    • 2 min
    [Lun 24] Vangelo: Is 49, 1-6; Sal. 138; At 13, 22-26; Lc 1, 57-66. 80.

    [Lun 24] Vangelo: Is 49, 1-6; Sal. 138; At 13, 22-26; Lc 1, 57-66. 80.

    Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
    Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
    Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
    Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
    Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

    • 1 min
    [Dom 23] Commento: Taci, calmati!

    [Dom 23] Commento: Taci, calmati!

    È una tentazione ricorrente quella di sentirsi abbandonati da Dio nei momenti in cui infuriano le tempeste più furibonde nella nostra vita personale e nella storia del mondo. Gli apostoli si lìmitano a dire a Gesù, placidamente addormentato a poppa: "Maestro, non t'importa che siamo perduti?". Molti in simili circostanze muovono ben altre accuse al buon Dio. Accuse che talvolta sfociano nella bestemmia e nell'ateismo. È difficile per l'essere umano ammettere che non è Dio ad essere incurante della nostra sorte, ma noi a non esprimere a dovere la nostra fede. Lo stesso Gesù rimprovera i suoi dicendo loro: "Non avete ancora fede?". Da questa mancanza sgorgano tante paure, spesso anche ingiustificate. Un Dio prima misconosciuto, rinnegato e talvolta perfino offeso, dovrebbe poi al primo richiamo destarsi per noi e calmare la furia dei venti e delle onde. Dinanzi a tanti eventi dovremmo piuttosto riflettere seriamente sulle conseguenze delle nostre assurde avventure di navigatori solitari nei mari tempestosi della vita. Se nella nostra barca Cristo non c'è, se l'abbiamo emarginato, radiato e tenuto colpevolmente lontano, non possiamo poi pretendere che ci possa e debba soccorrere dinanzi alle nostre improvvise paure e alla caduta delle nostre assurde presunzioni. Per nostra colpa periamo nelle nostre tempeste! Sarebbe falsa e dannosa una religione che intervenisse a confermare le nostre scelte peccaminose riparando gratuitamente e con la massima urgenza tutti i danni che ci procuriamo e servisse a guarirci istantaneamente e gratuitamente da tutti i nostri mali. Gesù ha respinto la sfida e la tentazione di usare la sua divina potenza per scendere dalla croce ed evitare la morte. Occorre rivestirsi di sentimenti di umiltà nei confronti del Signore, riconoscere sempre la nostra dipendenza da Lui, prendere atto, come fa Giobbe, dei nostri limiti e della sua infinita sapienza e convincersi che solo con la fede possiamo vedere il suo Volto. Un salmista ripete: "Anche se camminassi in una valle oscura, non temo alcun male perché tu sei con me, Signore". Nell'umile e devota conoscenza del Signore, nella certezza di vivere in comunione di amore con Lui, abbiamo la garanzia della sua divina costante protezione.

    • 2 min
    [Dom 23] Vangelo: Gb 38, 1. 8-11; Sal.106; 2 Cor 5, 14-17; Mc 4, 35-41.

    [Dom 23] Vangelo: Gb 38, 1. 8-11; Sal.106; 2 Cor 5, 14-17; Mc 4, 35-41.

    In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: "Passiamo all'altra riva". E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.
    Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che siamo perduti?".
    Si destò, minacciò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?".
    E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?".

    • 1 min

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