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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta Giuseppe Cocco
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- Sociedad y cultura
PENISOLABELLA l'Italia raccontata da Giuseppe Cocco Borzone de Signorio Sabelli, divulgatore geografico, storia e storie dei viaggiAutori del Grand Tour, per conoscere l'Italia minore con la M maiuscola, più grande giardino emozionale diffuso.
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In cerca del grande inizio da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz
In questo libro Paolo Rumiz racconta la più lunga traversata italiana svolta a bordo di una Fiat Topolino: due grandi viaggi compiuti per il quotidiano “la Repubblica” sulle Alpi e gli Appennini, fatti rispettivamente nel 2003 e nel 2006.
LE ALPI - DAL MARE ALLA DRAVA
Era l’estate del 2003, un caldo tremendo.
Mi guidava Vieri Pilepic, un fiumano che conosce quelle cime selvose meglio di una martora.
La montagna incombeva sempre.
L’inizio delle Alpi non era riportato da nessuna guida.
Figurarsi la strada per arrivarci dal mare.
Così dovemmo tracciarla noi, a occhio.
La più diretta saliva lungo pendii invasi da arbusti spinosi che un tempo erano stati vigne.
Non fu una partenza. fu un decollo verticale su una superficie ruvida e senz’acqua, lungo una pietraia abbacinante, sovraccarica di odori.
Poco più in basso, migliaia di macchine arrostivano in coda per la Dalmazia.
E milioni di cicale frinivano nel rosmarino.
Bastò alzarsi di poco per volare con lo sguardo.
Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «La leggenda dei Monti Naviganti» https://penisolabella.blogspot.com/2024/06/la-leggenda-dei-monti-naviganti-di.html -
Isole come neri capodogli da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz
In questo libro Paolo Rumiz racconta la più lunga traversata italiana svolta a bordo di una Fiat Topolino: due grandi viaggi compiuti per il quotidiano “la Repubblica” sulle Alpi e gli Appennini, fatti rispettivamente nel 2003 e nel 2006.
LE ALPI - DAL MARE ALLA DRAVA
Se una sera d’estate in Dalmazia senti un canto di montagna venire da una vela all’ancora, non aver dubbi: è una barca di triestini.
Gente strana, che confonde le baie con le valli, le isole con le cime, le taverne d’angiporto con i rifugi di montagna.
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Dall'Atlantico alla Cina da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz
In questo libro Paolo Rumiz racconta la più lunga traversata italiana svolta a bordo di una Fiat Topolino: due grandi viaggi compiuti per il quotidiano “la Repubblica” sulle Alpi e gli Appennini, fatti rispettivamente nel 2003 e nel 2006.
Questo libro racconta la più lunga traversata italiana: ottomila chilometri, la stessa distanza che c’è dall’Atlantico alla Cina.
Ero partito per fuggire dal mondo, e invece ho finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta.
Ne ho scritto con rabbia e meraviglia: meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora.
Come ogni vascello nel mare grosso, la montagna può essere un insopportabile incubatoio di faide, invidie e chiusure.
Ma può essere anche il perfetto luogo-rifugio di uomini straordinari, gente capace di opporsi all’insensata monocoltura del mondo contemporaneo.
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Longosardo da «Viaggio in Sardegna» del 1834 di Valery
Longosardo - Antonio Peretti - Blocchi di granito di Santa Reparata - Torre - Panorama
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
Andai a Longosardo su una pessima imbarcazione.
Quest’antica città, menzionata nell’Itinerario d’Antonino, oggi è solo il misero villaggio che risale a una trentina d’anni fa.
Ha 745 abitanti e sarebbe suscettibile di un certo miglioramento, perché l’aria è salutare e l’acqua singolarmente tonica e digestiva.
Torre di Longosardo: https://maps.app.goo.gl/7MuDc6K5Yy1UPNPK7
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Castelsardo da «Viaggio in Sardegna» del 1834 di Valery
Sorso - Castelsardo - Fortificazioni - Cattedrale - Seminario - Biscotti - Caserma - Veduta - Santa Maria di Tergu
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
Castelsardo, situato su una rupe alla foce del Frisano, fondato dai Doria verso il 1102, fu chiamato successivamente Castel Genovese e Aragonese.
Questo presidio, forte soltanto della sua posizione in riva al mare che, a eccezione di un istmo stretto, lo circonda da ogni parte e di cui le fortificazioni sono in rovina, non viene più riparato perché non ne vale la pena.
Le strade sono delle specie di precipizi costruiti.
Castelsardo: https://maps.app.goo.gl/bWoZnTdQdWXQtmbg7
Sorso: https://maps.app.goo.gl/uamHR6hrftoyLstdA
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Alghero da «Viaggio in Sardegna» del 1834 di Valery
Alghero - Catalano - Sonetto algherese-francese - Commercio - Corallo - Margallions - Insegnamento - Antonio Lo Frasso - Domenico Simon - Giuseppe Manno - Cattedrale - Cappella del Santo Sacramento - Mausoleo del duca di Monferrato - Corsa dei sacchi - Casa di Carlo V - Il suo soggiorno ad Alghero - Arsenale - Vecchie armature - Polvere spagnola - Fortificazioni - Mortai francesi - Antichità - Grotta dell’Altare - Chiesa di Nettuno - Vestibolo - Lago - Tribuna - Rotonda - Illuminazione a gas
Arrivato in Sardegna nella primavera del 1834, durante il soggiorno tra la fine del mese di aprile e gli inizi di giugno, Valery sperimenta la solida pienezza e il leggendario splendore di un’isola incontaminata e fino ad allora ignorata dagli adepti del Grand Tour.
La prima fondazione di Alghero da parte dei Doria risale al 1102.Dopo, nel 1354, fu occupata da una colonia catalana.
Questa graziosa città pulita, comoda, ben costruita, ha conservato l'operosità, l’attivismo, l’allegria e la lingua della madrepatria.
Il porto di Alghero è oggi molto meno frequentato che nel passato e il commercio sembra decadere a vantaggio di quello di Porto Torres e dei suoi rapporti con Genova.
Il porto non è più visitato neppure dai Catalani e annualmente riceve appena una cinquantina di navi sarde, francesi, napoletane e toscane.
La pesca del corallo ad Alghero è cominciato prima del 1372, ma fu interrotta dagli Algheresi, non si sa per quale ragione, poiché il corallo di Alghero è abbondante ed è uno dei migliori del Mediterraneo.
Alghero: https://maps.app.goo.gl/reQAtUZJZ6WPP4XF9
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