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Approfondimenti del professore Stefano Fontana, direttore dell'Osservatorio internazionale Card. Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa, con particolare riguardo ai principi non negoziabili (vita, famiglia, libertà di educazione)

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Approfondimenti del professore Stefano Fontana, direttore dell'Osservatorio internazionale Card. Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa, con particolare riguardo ai principi non negoziabili (vita, famiglia, libertà di educazione)

    Tornare indietro, ma quanto Meloni sfida il leviatano UE

    Tornare indietro, ma quanto Meloni sfida il leviatano UE

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7801

    TORNARE INDIETRO, MA QUANTO? MELONI SFIDA IL LEVIATANO UE di Stefano Fontana

    L'intervento di Giorgia Meloni alla convention di Vox, il partito della destra spagnola, alla presenza di Marine Le Pen della destra identitaria francese, ha proposto una critica piuttosto incisiva dell'attuale Unione, anche se non proprio radicale, avendo poi adombrato la possibilità di una maggioranza parlamentare di centro-destra che vada dalla Le Pen alla Von der Layen passando per Giorgia.
    Molte le frecce lanciate contro Bruxelles dal podio della convention, ma forse la novità più interessante, anche perché formulata per via sintetica e per questo più incisiva, la Meloni l'ha detta rispondendo ad alcune domande di Tgcom 24: «In questi anni l'Europa ha messo in atto una limitazione della libertà degli Stati nazionali da cui si deve tornare indietro. L'Europa può dare degli obiettivi, ma non può impegnarsi su questioni di lana caprina... sappiamo come cucinare gli insetti ma non abbiamo una politica estera comune». Questo spunto ha il merito di rimettere in questione l'Unione stessa come finora è stata intesa, ma ha anche bisogno di alcuni chiarimenti.
    L'UNIONE EUROPEA NON È L'EUROPA
    Prima di tutto va ricordato che l'Europa (e quindi anche l'Unione Europea, a patto che non voglia rompere con l'Europa come finora è avvenuto) non è prima di tutto e soprattutto un insieme di Stati, ma di popoli e di nazioni e che a loro volta quei popoli e quelle nazioni sono una unione di famiglie, di comunità locali e di aggregazioni sociali. La storia dell'Europa è stata fatta dal basso, anche se in collegamento con una dimensione universale sia politica che religiosa, almeno fino alla pace di Augusta del 1555 e soprattutto alla pace di Westfalia del 1648, quando emersero nel continente appunto gli Stati in un significato nuovo fondato su una sovranità politica stabilita in modo innaturale.
    Lo Stato Leviatano, mostro gelido, dio in terra, assoluto e soprattutto "sovrano", si proponeva come fondamento della società politica, delle famiglie, delle comunità locali e delle nazioni che tali erano perché esso, lo Stato, le costituiva tali e non viceversa, come si pensava in precedenza. La nozione di sovranità - non riconoscere niente al di sopra di sé - è stata incarnata dallo Stato moderno ispirato da Lutero, teorizzato da Hobbes, realizzato da Napoleone, descritto da Weber, e che in Europa si assise al di sopra di quanto fino a quel momento si pensava stesse sotto, a suo fondamento e giustificazione.
    Questo offre alcuni criteri per valutare la visione di Giorgia Meloni. Cedendo parte della propria sovranità alle istituzioni europee, soprattutto nel passaggio dalla Comunità all'Unione con i Trattati di Maastricht e di Lisbona, gli Stati europei hanno trasferito all'Unione Europea la loro stessa struttura sovrana, sicché era inevitabile che anche l'Unione tendesse a diventare un nuovo Leviatano. Gli Stati membri stessi avevano una struttura centralistica e artificiale, organizzata dall'alto verso il basso, per niente sussidiaria, irrispettosa delle autonomie naturali, sociali e territoriali.
    UN POTERE CENTRALIZZATO, ARTIFICIALE E IDEOLOGICO
    Se queste sotto sotto sono sopravvissute, pur se fortemente indebolite, lo si è dovuto alla resistenza della dimensione naturale della convivenza sociale nonostante gli interventi violenti, innaturali e artificiosi della politica di vertice. L'Unione europea è senz'altro un potere centralizzato, artificiale e ideologico, ma lo erano e in parte lo sono anche gli Stati che l'hanno costituita e vi fanno parte. Il modello centralistico degli Stati europei moderni è stato trasferito all'Unione Europea e da essa peggiorato, reso più artificioso e volutamente ingarbugliato, maggiormente dipendente dai...

    • 5 min
    Divorzio, una tragedia sociale dimenticata

    Divorzio, una tragedia sociale dimenticata

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7793

    DIVORZIO, UNA TRAGEDIA SOCIALE DIMENTICATA di Stefano Fontana
    Una brevissima storia del divorzio in Italia può farci capire alcune cose importanti. Agli inizi del XIX secolo il Regno d'Italia napoleonico e il Regno di Napoli, recependo il Codice civile di Napoleone, introdussero per primi il divorzio. Cadute queste realtà politiche non si parlò più di divorzio fin verso la fine del secolo, quando varie proposte di leggi divorziste furono presentate nel 1878, 1882, 1883, 1892 ma senza trovare successo. Nel 1902 Zanardelli presentò un progetto di legge che fu respinto con un voto massiccio. Poi ancora vari decenni di silenzio, fino al 1954 e al 1958 con le proposte Sansone, che non vennero nemmeno discusse in aula.
    La svolta avvenne nel 1965 quando Loris Fortuna presentò una proposta di legge attorno alla quale si mobilitarono i Radicali. La legge Fortuna-Baslini fu approvata dal Parlamento alla fine del 1970. Quattro anni dopo un referendum popolare la confermò. Loris Fortuna era socialista e radicale, Antonio Baslini era liberale. È bene notare, di passaggio, che la Costituzione repubblicana dice sì che la famiglia è fondata sul matrimonio, ma non afferma che il matrimonio è indissolubile.
    Questa breve storia può favorire alcune altrettanto brevi riflessioni.
    Innanzitutto, le origini della questione divorzio sono da collegarsi con la fine della cristianità, in atto già da tempo ma giunta al capolinea con il pensiero politico moderno, la Rivoluzione francese e il nuovo tipo di Stato inaugurato da Napoleone e imitato poi da tutti gli Stati del XIX secolo. La possibilità del divorzio comporta l'abbandono del diritto naturale e l'acquisizione della visione della società come "convenzione".
    Secondariamente è da notare che per lungo tempo i tentativi di introdurre nell'ordinamento giuridico italiano lo statuto del divorzio finirono in un fallimento. Il motivo è che il senso del diritto naturale continuò a vivere sia nella popolazione sia addirittura nei politici "illuminati" i quali, pur essendo irreligiosi o anticlericali, consideravano il matrimonio come un istituto di diritto naturale.
    La cosa può essere interpretata in due modi:
    1) finito il fondamento religioso del matrimonio è possibile che permanga comunque quello naturale;
    2) venendo a mancare il fondamento religioso del matrimonio si finirà con il venire meno anche di quello naturale, solo bisogna aspettare un certo tempo.
    Io sono più favorevole alla seconda interpretazione. Infatti, quel momento è poi arrivato, tardi rispetto ai primi tentativi, ma è arrivato.
    Una terza osservazione riguarda la confluenza su questo tema del socialista Fortuna e del liberale Baslini e, dietro di loro, dei rispettivi partiti e movimenti culturali e sociali. Socialismo e liberalismo sono due facce della stessa medaglia e convergono fisiologicamente nel radicalismo. Dopo di allora ne abbiamo avuto innumerevoli prove. Un'ultima sottolineatura: la Costituzione italiana ha molti punti neri, uno di questi è di non aver blindato il matrimonio dichiarandone l'indissolubilità. L'avrebbero raggirata lo stesso, intendiamoci, ma con maggiori difficoltà.
    A distanza di tanti anni, nessuno in Italia si permette più di spendere una parola di critica del divorzio, Chiesa cattolica compresa.

    • 4 min
    Come l'Islam sta conquistando la Germania

    Come l'Islam sta conquistando la Germania

    VIDEO: Belgistan, l'islam in Europa ➜ https://www.youtube.com/watch?v=t51wYGE0KH4&list=PLolpIV2TSebW0v_67SEYHJFlDZvH9rc9Z

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7795

    COME L'ISLAM STA CONQUISTANDO LA GERMANIA
    In alcune scuole sono musulmani l'80% degli alunni ed allora accade che i ragazzi si convertono all'islam per sentirsi integrati con i coetanei: è l'inizio della fine dell'Europa (VIDEO: Belgistan, l'islam in Europa)
    di Stefano Fontana
    Nei giorni scorsi sono circolate due interessanti notizie sull'islam europeo.
    La prima è stata lanciata dal tabloid tedesco Bild e poi ripresa da altre testate, anche italiane, secondo la quale in alcune zone della Germania ad alta presenza musulmana - in molti casi la popolazione scolastica è musulmana per l'80% - si nota il nuovo fenomeno di bambini e ragazzi tedeschi che si convertono alla religione islamica. Il motivo indicato dal servizio sarebbe che in questo modo i ragazzi tedeschi possono integrarsi, altrimenti rischiano di rimanere emarginati e vittime della paura. L'interesse della notizia sta nel fatto che, in questo caso, non sono i ragazzi musulmani a trovare difficoltà di integrazione, ma sono quelli tedeschi. Il gruppo sociale islamico non è integrato nella società tedesca, ma è molto integrato in sé stesso e può essere quindi integrante anche al di fuori di sé. Si tratterebbe di un espansionismo esplosivo all'interno del Paese ospitante.
    La seconda notizia è che, sempre in Germania, gli islamici chiedono il Califfato. Una manifestazione di un migliaio di cittadini tedeschi di religione islamica tenutasi ad Amburgo ha pubblicamente affermato che il Califfato islamico è l'unica forma di Stato che un musulmano possa accettare. Per "Califfato" si intende lo Stato in cui la legge coranica è anche legge civile, le autorità religiose sono anche autorità civili, la comunità musulmana coincide con la comunità civile e dove è impedita ogni altra religione diversa da quella islamica.
    Si potrebbe pensare che questa seconda notizia rimandi ad un gruppo estremista e che quindi rimanga una posizione isolata e marginale rispetto alla presenza musulmana diffusa in Germania. Se però la colleghiamo con la prima notizia il quadro cambia, perché si constata un allargamento della civiltà islamica in Germania non solo tramite una dimostrazione di piazza di tono estremista che inizia e finisce subito, ma nella vita quotidiana.
    Il filosofo Rémi Brague, grande conoscitore della cultura islamica, aveva detto che l'islam non è una religione, bensì una civiltà.

    • 2 min
    Decreto Valditara: la controproposta dell'estate parentale

    Decreto Valditara: la controproposta dell'estate parentale

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7760

    DECRETO VALDITARA: LA CONTRO-PROPOSTA DELL'ESTATE PARENTALE di Stefano Fontana
    Il decreto con cui il ministro (della pubblica istruzione e del merito) Giuseppe Valditara ha finanziato l'apertura delle scuole di istruzione primaria e secondaria durante l'estate avrà senz'altro ottenuto molti apprezzamenti. Lo Stato che fa la mamma anche d'estate, dato che le mamme non cessano di lavorare l'8 giugno quando termina l'attività scolastica, piace senz'altro a molti. A me invece non piace e penso che le famiglie dovrebbero starne alla larga ed eventualmente pensare a soluzioni alternative.
    Le attività previste e finanziate dal decreto Valditara riguardano percorsi "di aggregazione e formazione". I destinatari e i contenuti potranno essere fissati anche in collaborazione con università, enti locali e organismi del terzo settore. Alla base del decreto c'è il "Programma nazionale scuola e competenze 2021-2027" che prevede il finanziamento di attività sportive, musicali e teatrali legate alla "sostenibilità". Altri fondi arriveranno dal PNRR per la formazione alle discipline STEM.
    La novità Valditara non è assoluta. I comuni già sono da anni su questa strada dell'utilizzo degli edifici delle scuole primarie per dei "grest" laici. Il fatto è che alunni e studenti a scuola ci stanno già troppo e non è buona cosa aumentare il tempo in cui le famiglie mettono i propri figli nelle mani dello Stato-Educatore. È naturale che non si tratterà solo di intrattenimento ludico, finalità estranea di per sé alla scuola, ma le attività saranno condite con finalità formative e educative che potrebbero essere anche discutibili. Dietro l'educazione all'integrazione può nascondersi di tutto.
    NESSUNA NEUTRALITÀ
    Sotto l'educazione alla sostenibilità pure. Dietro la formazione alle discipline STEM in pratica si nasconde l'avviamento alla digitalizzazione. Nessuna garanzia di neutralità educativa, dunque. L'eventuale collegamento con le università o gli enti locali, più che tranquillizzare, preoccupa, data la caratterizzazione ideologica di molti di questi enti, che comunque fanno sempre parte del sistema statale e articolano ma non diminuiscono la centralizzazione educativa. Nemmeno il riferimento all'eventuale collaborazione con gli enti del terzo settore può mettere l'anima in pace, perché il terzo settore in Italia ha scarsissima autonomia progettuale in quanto è anch'esso finanziato dallo Stato, direttamente o indirettamente, ed è campo di militanze ideologiche molto accentuate. Alle attività estive nelle scuole statali saranno certamente cooptati enti del terzo settore allineati a quelli che oggi si intendono essere i "valori civici" politicamente corretti.
    In ogni caso si tratta di un ulteriore declassamento della famiglia, naturalmente con la scusa di aiutare la famiglia. Lo Stato si prende i figli dalla culla all'università, emargina i genitori dal compito educativo e li relega nel mondo del lavoro e siccome nove mesi non bastano, ora si prende anche i tre mesi estivi. È doloroso constatare che questa cultura dell'educazione pubblica è presente in tutte le forze politiche ed è in grado di sopravvivere al susseguirsi delle maggioranze.
    UNA VIA D'USCITA
    Vista la cosa in questo modo, però, può manifestarsi anche una via d'uscita alternativa. Sarebbe cosa buona che alcune famiglie si organizzassero in proprio, fuori dallo Stato, per gestire in autonomia il periodo estivo in forma "parentale". Accertata una comune visione cristiana dell'educazione, le famiglie potrebbero programmare la giornata dei propri figli dopo la fine delle lezioni a scuola. A curarsi dei figli potrebbero essere di volta in volta diverse figure: una mamma che non lavora, figli maggiori che possono dedicare qualche ora togliendola allo studio universitario,...

    • 5 min
    Fusaro, il turbo-marxista che incanta i cattolici

    Fusaro, il turbo-marxista che incanta i cattolici

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7722

    FUSARO, IL TURBO-MARXISTA CHE INCANTA I CATTOLICI di Stefano Fontana
    Il filosofo Diego Fusaro è marxista, anche se di un certo tipo, ed è piuttosto ascoltato tra i cattolici, soprattutto quelli di un certo tipo, che ambiscono alla sua presenza in occasione di presentazioni di libri o di convegni e vedono molte convergenze tra la sua analisi della situazione attuale del mondo e della Chiesa e la visione cattolica. Verrebbe da pensare ad una nuova fase del dialogo tra marxismo e cristianesimo. Negli anni Settanta del secolo scorso questo dialogo tendeva a far convergere i cristiani su posizioni rivoluzionarie, adesso si pensa che sia il neo-marxismo alla Fusaro a convergere verso posizioni cattoliche conservatrici.
    Fusaro scrive molto ed è anche molto presente nel web e in tv. I suoi interventi vogliono rovesciare le canoniche posizioni della sinistra borghese progressista. Per esempio egli è critico del Sessantotto ("liberazione non dal capitale ma del capitale"); sembra tenere molto alle identità nazionali e rimprovera la sinistra di demonizzare il nazionalismo chiamandolo fascismo; recupera, anche se a suo modo, il concetto di "patria" che invece è inviso al cosmopolitismo della sinistra; si ritiene populista mentre questo termine viene demonizzato dal neosocialismo liberale; parla della comunità come luogo delle "radici etiche" e accusa la sinistra di pensare più agli omosessuali che agli operai; denuncia il nuovo globalismo finanziario delle élites internazionali, è contrario alla cancel culture, al reddito minimo garantito, all'abbandono dei simboli del crocefisso e del presepe e vuole che si torni al concetto di verità... Capita così che molti cattolici che non siano "cattolici democratici", apprezzino e condividano queste sue novità, perfino (o forse soprattutto) quando egli critica la linea di Papa Francesco, valutandola come obbediente alle logiche dei Soros e degli Schwab. Le sue invettive contro il "turbocapitalismo", che elimina le identità e che genera una classe di sconfitti (il "popolo degli abissi") e una di dominanti "demofobi", ossia che odiano il popolo come scrive nel libro Demofobia, sono considerate conformi ad un certo cattolicesimo comunitarista e solidarista.
    Questo risulta ad una lettura di superfice, ma invero le cose non stanno così.
    FIGLIO DEL NEMICO CHE VUOLE COMBATTERE
    La principale contraddizione che si può riscontrare in Fusaro è che egli rimane all'interno della prospettiva di pensiero che intende contrastare. La cosa è evidente anche dal semplice esame dei suoi autori di riferimento. Le citazioni spaziano su un numero infinito di pensatori moderni, ma non c'è dubbio che i maestri di Fusaro siano Hegel, Marx e Gramsci. Soprattutto quest'ultimo al punto che Fusaro si propone come il nuovo Gramsci. Ora, la prospettiva degli autori di riferimento di Fusaro deriva dal modernismo filosofico, ma a quella stessa eredità di pensiero fanno riferimento anche i fenomeni che egli contesta - dal turbocapitalismo all'"open space della società liquida cosmopolitica", come egli scrive. Per questo motivo è lecito sostenere che egli si contraddica e, soprattutto, che non dia vita ad una vera alternativa.
    A questo proposito, esaminiamo la proposta di Fusaro nella sintetica formulazione datane da lui stesso: "populismo integrale socialista e democratico". L'espressione contiene i tre concetti di popolo, di socialismo e di democrazia che Fusaro accoglie e ripropone nei significati dati loro dalla modernità successiva alla Rivoluzione francese e che quindi contraddicono il significato che la dottrina politica cattolica assegna loro. Il popolo, per lui, è quanto "sta sotto" (ceti medi e classi lavoratrici), in contrapposizione a quanto sta "sopra" (le élite), sicché l'appartenenza al popolo è un...

    • 11 min
    Libertà di religione? No, grazie!

    Libertà di religione? No, grazie!

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7693

    LIBERTA' DI RELIGIONE? NO, GRAZIE! di Stefano Fontana
    Le preposizioni, siano esse semplici o articolate, hanno grande importanza nell'espressione in lingua italiana. Così capita anche per le tre espressioni che riguardano la libertà religiosa nella vita pubblica: libertà di religione, dalla religione, della religione. Esse esprimono tre visioni completamente diverse per cui bisogna fare attenzione, quando si parla di questi argomenti, ad usare bene le preposizioni.
    1) LIBERTÀ DI RELIGIONE
    Questa è la versione liberale della libertà religiosa. Di religione vuol dire di ogni religione e quindi si riconosce a tutte le religioni un eguale diritto ad esprimersi in pubblico, non distinguendo tra di esse nessuna più vera di un'altra. La società diventa così il supermercato delle religioni, con tutti i prodotti religiosi sugli scaffali a disposizione dei singoli cittadini che prenderanno questa o quella. La libertà, qui, è intesa come libertà immotivata di scelta. L'autorità politica tutela solo questa e non fa propria nessuna religione specifica. Essa tutela anche il diritto del cittadino non solo a sceglierne una ma anche a riportarla sullo scaffale quando se ne fosse stancato per prelevarne un'altra. Questa società sembra a prima vista aperta al fatto religioso, ma in realtà è chiusa. Infatti, essa considera le religioni come tutte uguali, ossia come tutte vere e come tutte false nello stesso tempo. Le considera come indifferenti alla vita politica e fuori degli interessi dell'autorità politica. La libertà di religione è in fondo una posizione atea.
    2) LIBERTÀ DALLA RELIGIONE
    Questo modo di intendere il fatto religioso consiste nell'escluderlo completamente dalla vita pubblica, impedendone ogni manifestazione nella pubblica piazza. Ogni religione sarebbe un limite alla libertà umana, sociale e politica, perché introdurrebbe nella vita pubblica degli assoluti, fonte di intolleranza. La libertà è considerata come indipendenza da costrizioni esterne alla coscienza, possibilità di espandere la ricerca razionale senza dover seguire dei dogmi, consapevolezza che esistono sì opinioni in dialogo tra loro ma non verità, le quali bloccherebbero il dialogo. Questa libertà religiosa è quindi ostile alle religioni, esprime un laicismo accentuato e un anticlericalismo appuntito. Inizialmente lo fa per motivi umanistici (difendere l'uomo da Dio come fonte di alienazione) ma poi finisce anche per liberarsi dell'uomo, visto anch'esso come fonte di una nuova religione, seppure non più trascendente. All'umanesimo ateo segue la fine dell'umanesimo.
    3) LIBERTÀ DELLA RELIGIONE
    Questa terza impostazione riconosce che esiste una religio vera, la quale ha diritto alla propria libertà non tanto e non solo in nome di una generica libertà di religione, ma in virtù della propria verità e della sua necessaria presenza nella vita pubblica per garantire al meglio la sanità di vita della politica stessa. La religio vera ha la pretesa di essere unica e indispensabile non solo per la salvezza eterna delle anime ma anche per la costituzione e il mantenimento della vita sociale in armonia con le finalità autentiche dell'essere umano. Essa, in quanto vera, interpella anche la verità della politica, spingendola ad essere politica nel modo migliore. Questo richiede che la politica sia sensibile alla libertà di questa religione, che la protegga anche per garantire sé stessa, e che tolleri a certe condizioni le altre religioni, ma senza porle sul suo stesso piano. Il criterio per valutare la verità delle religioni da parte della politica non sarà un criterio religioso ma di ragione politica ispirata al diritto naturale, ben sapendo, tuttavia, che il custode ultimo anche del diritto naturale è la religio vera e non la politica.

    • 5 min

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