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Un’antologia delle più belle citazioni su Cortina e le Dolomiti. Con l’indicazione delle passeggiate preferite dagli scrittori e le mappe per ritrovare i luoghi letterari. Da Amelia Edwards a Virginia Woolf, da Eugenio Montale a Giuseppe Berto, da Ernest Hemingway ad Alberto Moravia, Dino Buzzati e tanti altri.
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Cortina, dicono di lei Elleboro editore

    • Samhälle och kultur

Un’antologia delle più belle citazioni su Cortina e le Dolomiti. Con l’indicazione delle passeggiate preferite dagli scrittori e le mappe per ritrovare i luoghi letterari. Da Amelia Edwards a Virginia Woolf, da Eugenio Montale a Giuseppe Berto, da Ernest Hemingway ad Alberto Moravia, Dino Buzzati e tanti altri.
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    Giuseppe Berto e la mondanità

    Giuseppe Berto e la mondanità

    Giuseppe Berto è stata una delle figure più controverse della letteratura del Novecento: ha scritto un libro di enorme successo internazionale, “Il male oscuro”, ma non è stato apprezzato a causa della sua compromissione giovanile col fascismo. Alla fine del ‘65 si trasferì a Cortina con la moglie Manuela.
    Era amico di Indro Montanelli, con il quale passeggiava. E divenne il re della mondanità degli anni ‘60, la stagione d’oro di Ira Frustemberg e Sharon Tate, di Helmut Berger, Walter Chiari e Vittorio Gassman. Tra feste, flirt, e litigate burrascose riuscì a portare a termine “La cosa Buffa” e, nella villa dei Marzotto scrisse “Anonimo Veneziano”.
    "Una ragazza venne fuori a dire che la Borghetto se ne stava beatamente a Cortina dove era stata vista da parecchi conoscenti. Benché anche questa fosse una notizia della quale uno poteva e rallegrarsi e rattristarsi Antonio se ne sentì di colpo soltanto rattristato anzi la subì come un personale affronto dato che proprio nel momento in cui egli aveva raggiunto vette altissime nell’amarla in purezza e generosità ecco che Maria risultava starsene giusto nel pieno della stagione invernale a Cortina d’Ampezzo, cioè in un luogo dove non era molto probabile che si riuscisse a soffrire né a lungo né profondamente di pene d’amore".
    Giuseppe Berto, La cosa buffa.
    ©Elleboro Editore - AA. VV.

    Giuseppe Berto

    Giuseppe Berto

    La stagione invernale consiste in due parti o tronconi nettamente distinti (il natalizio che bruscamente precipita con l’Epifania, e il carnevalesco o febbraio che declina lentamente verso i primi di marzo) con aggiunta un’appendice pasquale. Tra l’uno e altro di questi tronconi di punta vi sono dei buchi paurosi, cioè settimane nelle quali la gente se ne va da Cortina come se all’improvviso vi fosse scoppiata la peste. I reggitori la Magnifica Comunità, gli Albergatori e la Corporazione Maestri di Sci hanno istituito, per tappare questi buchi, le “settimane bianche”, combinazioni a prezzo ridotto tutto compreso che attirano specialmente i giovani di famiglie non molto danarose i quali per qualità d’indumenti indossati, aspetto, uso di mondo e l’abitudine di bere vini veneti in luogo di vini francesi portano ad una vistosa decadenza del tono di vita.
    Giuseppe Berto, Le stagioni dello sci.
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    Cortina e la stagione invernale

    Cortina e la stagione invernale

    "A Hadley e a me piaceva sciare fin da quando l’a-vevamo fatto per la prima volta insieme in Svizzera e più tardi a Cortina d’Ampezzo nelle Dolomiti quando Bumby era già in arrivo e il dottore a Milano, le aveva dato il permesso di continuare a sciare, se io garantivo che non sarebbe caduta. Questo richiese una scelta molto accurata del terreno e delle piste e un’andatura assolutamente controllata, ma lei aveva delle belle gambe straordinariamente forti e un ottimo controllo degli sci, e non cadde mai. Non cadde più di quanto non sarebbe caduta sciando slegata su un ghiacciaio. Tutti conoscevamo bene le diverse condizioni della neve e ciascuno di noi sapeva come sciare con neve alta e farinosa".
    Ernest Hemingway, Festa mobile.
    "Come mi piaceva sciare, in quel periodo. Quell’inverno, capii veramente l’ebbrezza di questo sport, la meraviglia di padroneggiare un elemento come la neve, di possederlo quasi. Il maestro che avevamo era un tipo di poche parole, serio, tutto di un pezzo. Ma sulla neve era un dio. Ricordo le sue grida quando io sbagliavo un movimento, quell’urlo “peso a valle”, che non ho più dimenticato. Imparavo con facilità, ma spesso mi distraevo, perchè su di me contava anche il paesaggio esterno, il colore del cielo, la forma di un albero, o quella di una montagna. Cortina era uno scenario incomparabile".
    Milena Milani.
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    La neve letteraria

    La neve letteraria

    La neve letteraria inizia a cadere a metà del ‘900, quando gli scrittori imparano a sciare, quando Cortina diventa la località turistica invernale più alla moda d’Italia. E cioè dopo le Olimpiadi del ‘56, il primo grande evento sportivo teletrasmesso in tutto il paese. grazie ai nuovi impianti di risalita lo sci perse la dimensione della fatica e divenne l’attività di moda della borghesia. E per alcuni letterati fu un colpo di fulmine, una passione, una malattia. Ernest Hemingway scriveva racconti per i giornali americani sulle sue avventure sulle nevi e poi diversi romanzieri iniziarono ad ambientare sulle piste romanzi e racconti: Italo Calvino, Goffredo Parise, Dino Buzzati, Giuseppe Berto, Milena Milani, Hammond Innes.
    "Quando si avvicinava l’inverno Filippo andava a stare in montagna e aspettava la neve. La neve è strana come dovrebbero essere sempre strane tutte le ragazze dei primi appuntamenti d’amore, e alle volte cadeva puntuale al suo arrivo, altre volte si faceva aspettare per giorni e giorni. [...]Quando cadeva la prima neve Filippo la guardava ansioso, come si guarda appunto l’umore, il volto della persona amata al suo avvicinarsi. ❆ La guardava cadere sempre più fitta dalle fi-nestre della sua vecchia secolare casa cortinese in mezzo a un boschetto con doppie finestre laccate di bianco".
    Goffredo Parise, Neve.
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    La Cortina di Alberto Moravia

    La Cortina di Alberto Moravia

    Nel 1924, un diciassettenne tormentato entrava nel sanatorio Codivilla - Putti di Cortina. Era Alberto Moravia e vi rimase un anno per curare la tubercolosi ossea. Fu un’esperienza angosciosa ma creativa che l'autore ha ripercorso nel racconto "Inverno di un malato". Moravia cominciò il suo romanzo di maggior successo, ‘Gli indifferenti’ nel settembre 1925 appena lasciò Cortina.
    "Per un poco il ragazzo restò immobile ascoltando avidamente i rumori che giungevano dall’esterno; udì così il tintinnio dei sonagli della slitta che portava via il commesso, allontanarsi nella notte gelata e poi morire affatto, udì anche l’uscio della stanza attigua sbattere, e qualcuno parlare; a questo punto un brivido di freddo, probabilmente originato dalla febbre, percosse il suo corpo; macchinalmente egli si rannicchiò come poteva e tirò fin sopra le orecchie le coltri in disordine".
    Alberto Moravia, Inverno di un malato.
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    La Cortina di Edward Morgan Forster

    La Cortina di Edward Morgan Forster

    Edward Morgan Foster, l'autore di romanzi 'indimenticabili come Camera con vista, Casa Howard e Passaggio in India concepì uno dei suoi primi racconti a Cortina d'Ampezzo, nel 1902: "The eternal moment".
    La protagonista è Miss Raby, un'anziana scrittrice che in gioventù ha pubblicato un romanzo di grande successo dedicato proprio a Cortina e ci torna dopo vent'anni per constatare come e quanto è cambiata.
    "Lontano, su per la valle, ondeggiava sulle increspate praterie un grosso borgo, simile a nave bianca sul mare; a prua, di rinforzo a una brusca discesa, si levava maestosa una torre di pietra grigia, nuova nuova. Mentre la guardavano, prese voce e disse cose meravigliose alle montagne, che le risposero. [...]
    Una giovane parlava con la madre di vestiti da sera. Giovanotti armati di racchette conversavano con altri giovanotti muniti di alpenstock. A questo punto, un dito di fuoco traversò le tenebre scrivendo: Grand Hôtel des Alpes. «Ecco la luce elettrica!», disse il conducente, alle grida di meraviglia dei suoi passeggeri.
    L’Hôtel des Alpes era un enorme edificio che, dato il suo materiale di costruzione, il legno, evocava uno châlet dilatato. Impressione immediatamente corretta da una costosa e maestosa terrazza panoramica, le cui pietre squadrate si vedevano a miglia di distanza e dalla quale, come da un imponente serbatoio, ruscellavano, diffondendosi per l’adiacente campagna, sentieri asfaltati".
    Edward Morgan Foster, L'attimo eterno.
    ©Elleboro Editore - AA. VV.

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