Elogio del perfetto padre imperfetto - Federico Taddia Con voce di padre

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5 settembre 1996. Pochi minuti dopo mezzanotte. Un paio di jeans indossati al volo, una camicia spiegazzata, occhi assonnati e capelli spettinati. Una valigia in mano, e una cesta di vimini nell'altra. Le acque si sono rotte, si corre verso l'ospedale. Sto per chiudere la porta dietro di me, e per un attimo butto l'occhio verso quel bilocale - colorato, incasinato e pieno di vita - e come un lampo mi appare concreta e palese una consapevolezza: al ritorno nulla sarà come prima.

Credit:  Federico Taddia, papà di due figli di 19 e 25 anni

5 settembre 1996. Pochi minuti dopo mezzanotte. Un paio di jeans indossati al volo, una camicia spiegazzata, occhi assonnati e capelli spettinati. Una valigia in mano, e una cesta di vimini nell'altra. Le acque si sono rotte, si corre verso l'ospedale. Sto per chiudere la porta dietro di me, e per un attimo butto l'occhio verso quel bilocale - colorato, incasinato e pieno di vita - e come un lampo mi appare concreta e palese una consapevolezza: al ritorno nulla sarà come prima.

Credit:  Federico Taddia, papà di due figli di 19 e 25 anni

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