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Conversazioni intorno ai libri, insieme con gli autori.
"ascoltare fa pensare"

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Conversazioni intorno ai libri, insieme con gli autori.
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    Claudio Maria Tartari "La necessità del caso"

    Claudio Maria Tartari "La necessità del caso"

    Claudio Maria Tartari, Tommaso Maccacaro
    "La necessità del caso"
    Dialogo semiserio sui molti modi della scienza
    Edizioni Clichy
    www.edizioniclichy.it


    Il caso come elemento di disordine indispensabile nell’evoluzione della scienza.
    Dalla radioastronomia alla scoperta dell’America, dai lampi gamma alle macchine a vapore, come si sviluppa la scienza, come progredisce la conoscenza?

    Le scoperte sono il sale della ricerca scientifica, i momenti-chiave nella progressione della scienza. Ma come avvengono, e come ci si arriva? Con leggerezza e rigore, ci avventuriamo lungo le numerose strade attraverso cui la scienza procede, prendendo in esame varie scoperte e analizzandole nell’inconsueta forma di un dialogo semiserio tra due amici. Le scoperte possono essere l’inizio di un percorso, o piuttosto la sua conclusione, ma anche frutto di caparbie ricerche o eventi del tutto inaspettati. Alcune si rivelano un abbaglio, altre addirittura una truffa. In certi casi, la loro importanza si rivela immediatamente, mentre in altri casi è necessario un lungo periodo di riflessione prima che le implicazioni possano essere pienamente comprese. Ci sono le scoperte avvenute per pura casualità, e ne possiamo annoverare tantissime, spaziando tra le più diverse discipline. Dalla radioastronomia alla scoperta dell’America, dai misteriosi lampi gamma tenuti segreti per anni dai militari americani alla tardiva invenzione delle macchine a vapore e delle biciclette, con repentini cambi di argomento, battute, curiosità, spiegazioni e descrizioni dettagliate e però sempre comprensibili, i due protagonisti ci accompagnano in un’avventura alla scoperta dei molti modi in cui avanza la conoscenza, e del ruolo cruciale del caso nel progresso scientifico e tecnologico dell’umanità.


    Tommaso Maccacaro (Pavia, 1951), astrofisico, ha lavorato in Italia, Inghilterra e Stati Uniti. Ha ricoperto numerosi incarichi di gestione e organizzazione della ricerca. È stato presidente di comitati dell’ESO e dell’ESA, direttore dell’Osservatorio astronomico di Brera e infine presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica. Ha affiancato all’attività di ricerca un forte impegno nella divulgazione scientifica. Ha curato il saggio La ricerca tradita (Garzanti 2007) e ha contribuito alla fondazione del giornale on-line «Scienzainrete». Con Tartari ha pubblicato Storia del dove. Alla ricerca dei confini del mondo (Bollati Boringhieri, 2017), Numeri visti di sbieco (Edizioni Clichy, 2023) e La necessità del caso (Edizioni Clichy, 2024)

    Claudio Maria Tartari (Milano, 1951), maestro di scuola elementare dai 19 ai 39 anni – prevalentemente dedito all’area logico-matematica – si è laureato in Storia a indirizzo medievale e si è specializzato in paleografia. Ha poi diretto per altrettanti anni una biblioteca di conservazione a indirizzo storico-giuridico a Milano. Ha pubblicato una trentina di opere, la maggioranza incentrate sulla storia del territorio milanese. Svolge da decenni l’attività di conferenziere.



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    • 29 min
    Dario Corradino "Come inventare un cammino (e rovinarsi la vita)"

    Dario Corradino "Come inventare un cammino (e rovinarsi la vita)"

    Dario Corradino, Gianni Amerio
    "Come inventare un cammino (e rovinarsi la vita)"
    Edizioni dei Cammini
    www.edizionideicammini.it

    Breve o lungo che sia, ogni cammino regala sensazioni ed emozioni uniche, che alla fine premiano sempre le fatiche e l’impegno dedicati all’impresa. Ma cosa succede se un cammino si decide di inventarlo? In queste pagine troverete il racconto in chiave umoristica delle difficoltà pratiche e burocratiche legate alla progettazione, all’esplorazione, alla tracciatura, alla promozione e al riconoscimento ufficiale di un Cammino esistente e praticato da centinaia di persone: AltraVia, un percorso che conduce a piedi (o in bicicletta) da Torino a Savona attraverso territori patrimonio dell’Unesco come Monferrato e Langhe. Gianni Amerio e Dario Corradino, esperti conoscitori di cammini italiani e non, allargano l’orizzonte sul fantastico mondo dell’escursionismo, delineando pregi, difetti e stereotipi dei camminatori mentre trattano di attrezzatura, animali, cibi e tutto l’armamentario collegato al piacere (e alla moda) del camminare. Perché anche in questo campo prendersi troppo sul serio rende l’impresa più difficile, e un sorriso ogni tanto, anche nel bel mezzo di una fatica lunga molti chilometri, aiuta a sopportare meglio il peso dello zaino.


    Dario Corradino
    Nato a Vercelli nel 1955, giornalista professionista, ha lavorato quarant’anni a «La Stampa», della quale è stato caporedattore centrale. È docente di Etica e deontologia professionale al Master di giornalismo dell’Università di Torino. Ha pubblicato Il Cammino di Santiago in 100 storie (Gribaudo, 2024) e, insieme a Gianni Amerio, AltraVia. La guida ufficiale all’AltraVia da Torino a Savona (Morellini, 2021), Wicklow Way. Il Cammino d’Irlanda (Phasar, 2023) e L’Anfiteatro Morenico di Ivrea. L’ Alta Via (Morellini, 2023).

    Gianni Amerio
    Nato a Torino nel 1964, è medico chirurgo con specializzazione in Oculistica. Il turismo di prossimità a passo lento gli permette di vedere con occhi nuovi realtà che si pensa di conoscere, o di scoprire meraviglie nascoste a pochi passi da casa. Fra i suoi libri, oltre a quelli scritti a quattro mani con Dario Corradino, ricordiamo In cammino per Santiago. Storie, pensieri, incontri (L’Età dell’Acquario, 2015), Nell’occhio del fotone. Un luminoso viaggio dal Sole alla coscienza (Lindau, 2018) e La Via del Sale. Su e giù per l’Appennino da Varzi a Recco (Morellini, 2018).



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    • 14 min
    Noëmi Lerch "Grit e le sue figlie"

    Noëmi Lerch "Grit e le sue figlie"

    Noëmi Lerch
    "Grit e le sue figlie"
    Traduzione di Anna Allenbach
    Edizioni Casagrande
    www.edizionicasagrande.com

    Tre donne, i loro affetti e i loro conflitti, le complicità e le separazioni, sullo sfondo di un mondo rurale dove la quotidianità sconfina nella fiaba.

    In fondo a una valle c’è un villaggio. Gli abitanti raccontano una leggenda: raccontano che un tempo la valle non era una valle ma un deserto; l’unica cosa che ci cresceva era un pino. Sotto il pino, dice la leggenda, si erano incontrati due viandanti, una donna e un uomo. L’uomo si era innamorato, ma lei aveva continuato il suo viaggio. Allora lui si era messo a coltivare il terreno, e tanto lavorò da trasformare il deserto in giardino, sperando di farla tornare.
    Oggi nel villaggio, vicino al pino, vive una famiglia che sembra destinata a ripetere quella storia: è fatta di persone che, a un tratto, sentono l’impulso di partire – per inquietudine, per sfuggire a un malessere, per inseguire un uomo «con un viso da principe», per diventare qualcos’altro. Solo Wanda resta ferma: la fattoria dove cresce i suoi bambini – un piccolo mondo che «va da qui al pino e ritorno» – è diventata il perno intorno a cui si muovono, nei loro andirivieni, tutti i suoi famigliari: la sorella Iwa, il compagno Gunnar e soprattutto la madre, Grit. Dopo anni di assenza, Grit è ricomparsa e vive precariamente nella veranda di Wanda. Le due tacciono, lavorano, accudiscono i bambini. Giorno dopo giorno, dai loro silenzi riaffiorano le vicende della famiglia, tra affetti e conflitti, tensioni e segreti; vicende che trovano un’eco nelle leggende tramandate nel villaggio, come se Grit e le sue figlie non facessero che portare avanti una lunga storia collettiva.
    Noëmi Lerch torna a raccontare la vita nel mondo rurale in un romanzo di scarno realismo dove tuttavia si avverte un’aria di fiaba: si fondono così – e sembra un prodigio – la saga famigliare e il racconto orale, il romanzo psicologico e le storie che si narravano attorno al camino, il quotidiano e il meraviglioso.





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    • 27 min
    Annamaria Lusardi "Il sapere che conta"

    Annamaria Lusardi "Il sapere che conta"

    Annamaria Lusardi
    "Il sapere che conta"
    Mondadori Editore
    www.mondadori.it


    Festival Internazionale dell'Economia, Torino
    Sabato 1° giugno 2024, ore 19:00
    "Il sapere che conta" con Annamaria Lusardi

    È così importante risparmiare? Quali sono gli errori da evitare quando si decide di investire? Cosa si deve sapere prima di chiedere un mutuo? Considerando costi e benefici, è preferibile continuare a studiare dopo la scuola dell’obbligo, investendo in istruzione e formazione, o andare subito a lavorare?
    Nella vita di tutti i giorni, siamo chiamati a prendere decisioni che influenzano il nostro benessere finanziario. Tuttavia è un tema di cui non si discute abbastanza, e la finanza rimane per molti un argomento astratto o troppo complesso.
    Annamaria Lusardi, economista e docente alla Stanford University, ha dedicato oltre vent’anni allo studio dell’alfabetizzazione finanziaria e della finanza personale. Con questo libro, scritto in modo chiaro e accessibile, mira a far comprendere al lettore di ogni età i concetti fondamentali, aiutandolo a gestire il proprio denaro e a raggiungere i propri obiettivi: da come far quadrare i conti a come essere preparato di fronte agli imprevisti, all’acquisto di una casa o all’avvio di un’attività autonoma.
    Il sapere che conta è un autentico percorso che, partendo dalla domanda fondamentale «Quale futuro voglio costruire?», ci guida in un viaggio attraverso una serie di concetti chiave, dal risparmio agli investimenti, dall’inflazione al tasso di interesse, dai debiti vantaggiosi a quelli svantaggiosi. Il libro offre esempi e casi pratici per aiutarci a prendere decisioni informate, imparando a sfruttare il fattore tempo, il nostro più potente alleato. Ricordando che non esistono formule magiche, ma che ogni scelta comporta rischi oltre che opportunità, e soprattutto che solo la conoscenza ci aiuta a «mettere i soldi in tasca».
    Annamaria Lusardi è un’economista e docente di Finanza alla Stanford University, dove dirige un centro dedicato all’educazione finanziaria. È considerata una delle esperte mondiali nel campo dell’alfabetizzazione finanziaria e della finanza personale. Consulente del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti durante l’amministrazione Obama, dal 2017 al 2023 è stata la direttrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria in Italia. Dirige inoltre il Comitato di ricerca dell’International Network on Financial Education dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Ha ricevuto molti premi e riconoscimenti per il suo lavoro di ricerca e promozione dell’educazione finanziaria nel mondo. Nel 2019 è stata inclusa nella lista «Forbes» delle 100 donne di successo in Italia. Nel 2020 è stata insignita del premio MPW, Most Powerful Women, da «Fortune» Italia.


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    • 20 min
    Giustina Selvelli "Capire il confine"

    Giustina Selvelli "Capire il confine"

    Giustina Selvelli
    "Capire il confine"
    Gorizia e Nova Gorica: lo sguardo di un'antropologa indaga la frontiera
    Curatela: Martina Napolitano
    Bottega Errante Edizioni
    www.bottegaerranteedizioni.it

    La mia frontiera, quella che ho abitato e percorso sin dalla primissima infanzia, e di cui ho preso coscienza soltanto con il passare
    degli anni: è da qui che si parte per indagare i margini, non più solo solchi di divisione, ma territori di identità molteplici, esempi della migliore Europa.


    Un’antropologa sovrappone la sua biografia personale, intima e soggettiva, alla storia della frontiera, delle genti che la abitano, delle politiche che la fanno sparire e poi riemergere a seconda dei casi. Dalla cortina di ferro all’eliminazione delle dogane, dalla rete divisoria durante la pandemia di Covid-19 alla sospensiоne dei trattati di Schengen sulla libera circolazione di persone e merci, dalla rotta balcanica all’annuncio della Capitale europea della cultura 2025: un margine sempre in movimento, contraddittorio, instabile, vivo. Uno strumento dedicato a studiosi, curiosi, turisti e appassionati della frontiera orientale, e di tutte le frontiere in generale, corredato da capitoli di approfondimento, mappe, cronologie, per consentire di navigare dentro la complessità delle terre del Goriziano italiano e sloveno nella loro affascinante attualità. Un resoconto appassionante e documentato che getta luce su aspetti socioantropologici emblematici per comprendere che cosa significa abitare una terra di frontiera.

    Giustina Selvelli, ricercatrice post-doc all’università di Ljubljana. Antropologa e sociolinguista, si occupa di minoranze etniche, ecologia e nazionalismo nello spazio del Sudest europeo. È autrice di una trentina di articoli accademici e delle monografie The Alphabet of Discord (Ibidem, 2021) sui sistemi di scrittura balcanici e Language Attitudes, Collective Memory and (Trans)National Identity Construction Among the Armenian Diaspora in Bulgaria (Peter Lang, 2024) sulla diaspora armena in Bulgaria. È una delle autrici del volume Capire i Balcani occidentali (Bottega Errante, 2021). Collabora attivamente con l’Associazione Meridiano 13 scrivendo articoli di divulgazione.



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    • 22 min
    Rosaria Lo Russo "Tande"

    Rosaria Lo Russo "Tande"

    Rosario Lo Russo
    "Tande"
    Vydia Editore
    www.vydia.it


    Candidato al Premio Strega Poesia, 2024.


    Un testo potente e coraggioso, in cui storia personale e storia contemporanea si intrecciano, si riflettono e si compenetrano nell’invenzione continua di una lingua che è a un tempo recupero sapiente e sfida ingaggiata verso un patrimonio linguistico e letterario modulato, senza prudenze, dai classici alla citazione pop. Lo Russo perlustra, in ogni sua possibilità, l’estensione vertiginosa di uno spazio vocale e lessicale che dalle approssimazioni della primordiale espressione infantile arriva a lambire la letteratura “canonizzata” e la cronaca, attingendo alle sorgenti gergali e del dialetto, in un’alchimia poetica sorprendente, governata ad ogni verso.


    « LeggoTande e mi chiedo come accade. Come fa Lo Russo a raccontare senza racconto? A interrogare le dispotiche autorità del DNA e del caso, così ineluttabilmente alleate insieme, e a implicare – sin dall’inizio, “sulle note dell’inno nazionale” – mezzo secolo di costruzione (e crolli) della società italiana? A favoleggiare in fughe di lemmi che si autogenerano da una stessa scintilla sonica, eppure centrano il vulnus? A demistificare la poesia simbolista, romantica e post, come pure le maschere moderniste, idem le diversioni postmoderne, e rimanere immersa nella pletora di una poesia di mille anni? E niente meno che a sondare “la verità di questo mondo”, come diceva Bardamu, “la morte”. Segreti dell’incastro da maestra d’ascia, scatenamento dell’eccesso d’una ministra del sabba – dovrei saperlo, dopo quasi quattro decenni di scritture in cui Lo Russo convoca vaste molteplicità di soggetti, simboli, allusioni, registri, e per sfidarli tutti. Eppure, in Tande qualcosa di ulteriore accade se nel riandare a “mamma_memento_mori” e “bramebabbo”, indagando il nucleo urticante e sempre sfuggente dell’origine, di sé come della poesia, “la puntura al centro dell’occhio”, Lo Russo scova il modo per perlustrare un furore più vasto del conflitto primario personale. E mostra quei meccanismi psico-sociali perversi che, nell’illusione del completo controllo e dell’eterna perfettibilità, con la scusa di reprimere e ammansire, lasciano dilagare le pulsioni più violente. Esse si scatenano sugli inermi, su chi è fragile e instabile, e prima ancora sui bambini e le bambine, tutti loro doppiamente vittime: sia dell’accumulazione egoista, ossessiva, financo criminale, che produce rovina e soffoca ogni tenerezza, sia di un universo opaco, integerrimo solo a seguire il suo plumbeo arbitrio – “nessun divieto, nessuna legge, nessuno Stato, Nessuno”. Non consolazione ma modalità di resistenza sarà allora il “godere contro” dell’esuberanza linguistica in Tande: l’energia gergale e colta, la parodia grammaticale, i diminutivi e i soprannomi, i regionalismi e le criptocitazioni, il canone e il pop, le parti della frase usate al posto ‘sbagliato’ e le onomatopee, fino al rastremarsi del verso che sulla pagina cola non l’espressione ma l’esplosione del sé, tutto contribuisce a far riemergere il “grumo” sepolto, a disseppellire risorse spirituali inaspettate. La parola “Tande” stessa, inventata e piena d’echi, acefala o contratta, che suona straniera, che si svela intima, è indefinibile e realissima. Designa un oggetto transizionale e lo è già in sé in quanto neologismo, come lallatio variata della bambina che non sa ancora parlare e come rappresentazione del non dicibile, di un dire che è stato superato. In questo spazio di negoziazione Lo Russo allestisce la scena famigliare, fatta di icone, incubi, visioni mistiche e grottesche, ironie dal feroce al commosso, memorie popolari, fascismi di ritorno, deliri notturni, possessioni del corpo. È una sinfonia in più movimenti, con temi e motivi ricorrenti, e sfidanti performance orali. Lungo questa via matris, tra l’ingoiamento e il rigurgito, pre

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