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Loquis ridisegna i contorni di Roma attraverso le storie degli omicidi avvenuti nei suoi palazzi e nelle le sue strade. Un viaggio attraverso i delitti che hanno reso la capitale misteriosa e inquietante: da Romolo e Remo fino ai giorni nostri. Cosa si nasconde nelle trame di questi crimini?
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Loquis ridisegna i contorni di Roma attraverso le storie degli omicidi avvenuti nei suoi palazzi e nelle le sue strade. Un viaggio attraverso i delitti che hanno reso la capitale misteriosa e inquietante: da Romolo e Remo fino ai giorni nostri. Cosa si nasconde nelle trame di questi crimini?
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    Strage di Fiumicino - 17 Settembre 1973

    Strage di Fiumicino - 17 Settembre 1973

    Lunedì 17 dicembre 1973, poco prima delle 13, tra l’area transiti e la piazzola delle partenze A/15 dell’aeroporto romano di Fiumicino, un commando di cinque terroristi palestinesi, che si sospettava appartenessero al gruppo Settembre Nero, prende alcuni ostaggi e attacca un Boeing della PanAm che si trova sulla pista in attesa di partire.
    I terroristi gettano all’interno alcune bombe a mano, devastando il velivolo e massacrando orribilmente trenta passeggeri, a cui si aggiungono poi altre vittime uccise mentre fuggono con nove ostaggi a bordo di un altro Boeing della Lufthansa, che fa tappa ad Atene per rifornimenti.
    Il bilancio complessivo dell’azione è di 32 vittime, di cui 6 italiane: i tre componenti della famiglia De Angelis, Giuliano, Emma e la loro figlioletta Monica, l’ingegner Raffaele Narciso, il giovane finanziere Antonio Zara (ucciso mentre cercava di fermare i terroristi in fuga) e il tecnico della compagnia di servizi aeroportuali Domenico Ippoliti (rapito a Roma e ucciso ad Atene). La drammatica fotografia che coglie l’Appuntato della Finanza Antonio Zara a terra, agonizzante, sotto l’aereo, scattata dal fotografo Elio Vergati, vince il premio Pulitzer.

    In cambio del rilascio degli ostaggi, i terroristi ottengono di atterrare in Kuwait e di essere consegnati all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), che li sottopone a un processo interno, davanti a un tribunale presso il Cairo. L’Italia non ne chiede la consegna, né allora, né successivamente, e la vicenda sprofonda ben presto nel silenzio, quasi certamente per ragioni di opportunità politica.

    Il delitto Hunt

    Il delitto Hunt

    Ray Leamon Hunt, ambasciatore e già responsabile logistico della Forza Multinazionale del Sinai incaricata di controllare il territorio che divide l’Egitto da Israele, si apprestava a rientrare nella sua casa di Roma, ove abitava da un anno, a bordo di un’auto blindata condotta da una guardia del corpo. Gli tagliò la strada un gruppo di terroristi che viaggiava su una Fiat 128. Gli aggressori, sfondata la blindatura dei vetri a colpi di mitra, lo uccisero risparmiando l’autista. L’omicidio fu rivendicato dalle “Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente” (BR – PCC) con un comunicato nel quale, richiamando le professioni antimperialiste già esposte in occasione del “sequestro Dozier”, attaccavano Hunt come uno di quei funzionari “sguinzagliati in tutto il mondo ad organizzare le tante nefandezze che l’imperialismo USA commette ai danni dei popoli”.

    Morte di un economista all'università

    Morte di un economista all'università

    Ezio Tarantelli, docente di Economia politica presso la facoltà di Economia e Commercio dell'Università degli studi di Roma "La Sapienza", fu ucciso a pochi passi dall'aula dove aveva appena tenuto una lezione. Verso le 12.30 del 27 marzo 1985 era salito sulla propria auto parcheggiata nei pressi della Facoltà quando due individui lo colpirono in volto con numerosi colpi di mitraglietta. L'assassinio venne rivendicato dalle Brigate rosse per la costruzione del Partito comunista combattente con un volantino lasciato sull'auto: Tarantelli veniva attaccato come teorico della predeterminazione degli scatti di scala mobile e come uno dei principali fautori della riforma strutturale del mercato del lavoro. Per questo era «sotto inchiesta» già da un anno e il suo nome faceva parte di un elenco trovato in uno dei covi dell'organizzazione criminosa. I processi accerteranno che l'omicidio era stato organizzato e compiuto da esponenti del gruppo che lo aveva rivendicato.

    Omicidio Ivo Zini

    Omicidio Ivo Zini

    Verso le 22.00 del 28 settembre 1978, tre simpatizzanti di sinistra, che sostavano davanti alla sezione del PCI di via Appia Nuova, furono avvicinati da un “Vespone” dal quale discesero due giovani a volto coperto. Questi esplosero alcuni colpi di pistola che colpirono mortalmente Ivo Zini e ferirono un altro dei simpatizzanti di sinistra. Alle 23.00 circa dello stesso giorno, il gruppo terroristico di estrema destra “Nuclei Armati Rivoluzionari” (NAR) rivendicò l’attentato con una telefonata a “Il Messaggero”. Le indagini e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia non consentiranno di accertare la identità degli autori del fatto. Lo faranno però univocamente risalire all’estremismo di destra e, in specie, al gruppo che lo aveva rivendicato. In quel periodo, peraltro, i NAR non costituivano ancora una organizzazione strutturata ma una sorta di gruppo e sigla “contenitore” delle azioni delle frange più estremiste del neo-fascismo romano; le frange, cioè, la cui attività terroristica aveva cominciato a realizzarsi alla fine del settembre 1977 con l’omicidio di Walter Rossi e si era progressivamente estesa dopo l’agguato alla sezione del MSI di Acca Larentia del 7 gennaio 1978.

    Omicidio Tartaglione

    Omicidio Tartaglione

    Il Dottor Girolamo Tartaglione fu ucciso a Roma, poco dopo le 14.00 del 10 ottobre 1978, mentre stava rientrando a casa dal Ministero della Giustizia presso il quale era direttore generale degli affari penali e nel quale era già stato capo di un ufficio della direzione degli istituti penitenziari. Le “Brigate Rosse” ne rivendicarono l’assassinio con un volantino recapitato alla sede romana del “Corriere della Sera”. Al pari di quel che era accaduto nel febbraio dello stesso anno per l’omicidio del dottor Riccardo Palma, anche quello del dottor Tartaglione fu organizzato e compiuto da una struttura delle “Brigate Rosse” dedita alla individuazione e alla eliminazione di quei magistrati che, specie nel settore penitenziario e della gestione della pena, tendevano a proporre discipline in linea con i principi fondamentali dello stato democratico. L’omicidio si inserì nella “campagna contro il trattamento carcerario dei prigionieri politici” descritta con riferimento all’omicidio del dott. Minervini.

    Orrore brigatista a Tivoli

    Orrore brigatista a Tivoli

    Intorno alle due del mattino del 1° maggio 1985, una pattuglia della Polizia stradale di Roma - di cui l’agente scelto Di Leonardo era capo equipaggio - percorreva l’autostrada A24. Nei pressi dello svincolo di Castel Madama, gli agenti notarono unaVolkswagen Golf ferma sulla corsia di emergenza e due uomini che facevano loro segno di fermarsi. Quando gli agenti scesero dalla vettura,furono colpiti dai due uomini e da due loro complici che erano nascosti dietro alcuni cespugli. L’ autista fu tramortito,eDiLeonardo fu ferito al polmone da un proiettile. I due furono poi immobilizzati con le loro stesse manette e gettati in un canale di scolo che correva lateralmente all’autostrada. Gli assalitori fuggirono sottraendo la vettura e le armi degli agenti. L’ autista, riuscito a risalire sulla strada, chiese soccorso e Di Leonardo fu condotto all’ospedale diTivoli, ove morì poche ore dopo. L’assalto fu rivendicato dai Nuclei armati rivoluzionari, una formazione della destra eversiva i cui esponenti erano stati autori negli anni precedenti di gravissimi delitti.

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