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Amiloidosi cardiaca: i test ematologici per la diagnosi differenziale DrTalk | Cardiology

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La definizione di una metodica non invasiva per la diagnosi dell’amiloidosi cardiaca da transtiretina ha rivoluzionato l’approccio nei confronti di questa patologia, facilitando la diagnosi differenziale con la forma da catene leggere delle immunoglobuline.
Il cosiddetto algoritmo di Gillmore prevede infatti l’impiego combinato di una scintigrafia ossea e di test ematologici, senza necessità di ricorrere, nella maggior parte dei casi, a una biopsia endomiocardica. Tuttavia, se le caratteristiche dell’esame scintigrafico sono ormai ben note ai cardiologi, l’impiego dei test ematologici è spesso mal interpretato.
Ne abbiamo parlato con Federico Perfetto, referente del Centro per lo Studio e la Cura dell’Amiloidosi dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze.

La definizione di una metodica non invasiva per la diagnosi dell’amiloidosi cardiaca da transtiretina ha rivoluzionato l’approccio nei confronti di questa patologia, facilitando la diagnosi differenziale con la forma da catene leggere delle immunoglobuline.
Il cosiddetto algoritmo di Gillmore prevede infatti l’impiego combinato di una scintigrafia ossea e di test ematologici, senza necessità di ricorrere, nella maggior parte dei casi, a una biopsia endomiocardica. Tuttavia, se le caratteristiche dell’esame scintigrafico sono ormai ben note ai cardiologi, l’impiego dei test ematologici è spesso mal interpretato.
Ne abbiamo parlato con Federico Perfetto, referente del Centro per lo Studio e la Cura dell’Amiloidosi dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze.

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