12 episodes

Io sono Sara Abbate ma su internet tutti mi chiamano Double.
In questo podcast sarò felice di raccontarti un sacco di cose che ho scoperto sulla pelle, sull'ambiente, sugli ingredienti cosmetici e su come gestire al meglio queste tre cose ;)
Perché Double? Perché ho fondato la Double B - Tailored Beauty, un'azienda cosmetica con sede in Italia che produce solo ed esclusivamente prodotti 100% green, vegan e cruelty free!

#StiamoBio - Il Podcast di Double B Double B Tailored Beauty

    • Health & Fitness

Io sono Sara Abbate ma su internet tutti mi chiamano Double.
In questo podcast sarò felice di raccontarti un sacco di cose che ho scoperto sulla pelle, sull'ambiente, sugli ingredienti cosmetici e su come gestire al meglio queste tre cose ;)
Perché Double? Perché ho fondato la Double B - Tailored Beauty, un'azienda cosmetica con sede in Italia che produce solo ed esclusivamente prodotti 100% green, vegan e cruelty free!

    Speciale Matrimonio: ospite Elisa Feltrin - #stiamobio - il Podcast di Double B

    Speciale Matrimonio: ospite Elisa Feltrin - #stiamobio - il Podcast di Double B

    Una puntata tutta dedicata al matrimonio, special guest Elisa Feltrin, make-up artist insieme alla sorella Anna.
    Quando tempo prima del gran girono devo iniziare pensare alla pelle?
    La MUA ha la bacchetta magica o "solo" pennelli da trucco in mano?
    Quali sono i trend dei matrimoni oggi?
    Tutto questo - e molto, molto di più - in questa puntata speciale del podcast di Double!

    • 26 min
    11^ puntata - Silicone: amico o nemico? - #stiamobio - il Podcast di Double B

    11^ puntata - Silicone: amico o nemico? - #stiamobio - il Podcast di Double B

    Negli ultimi tempi assisto a una tendenza che mi preoccupa: la rivalutazione di determinati ingredienti cosmetici che nel settore ecobio vengono considerati “il male” e nella cosmesi tradizionale vengono presentati come assolutamente innocui e sicuri nell’utilizzo. Sto parlando dei siliconi.

    Partiamo con i fatti: i siliconi sono polimeri inorganici sintetici, sono chimicamente inerti, idrorepellenti, antistatici e resistono alle alte temperature. In cosmesi si usano perché migliorano la spalmabilità dei prodotti, la texture quindi, e perché fanno quello che chiamo “l’Effetto WOW”: filmano la pelle nascondendo imperfezioni, segni d’espressione, rughe e tu dici “mamma mia che bella pelle che ho” e invece no, è solo silicone. A questo aggiungi il fatto che costano poco e capirai perché le aziende cosmetiche hanno TUTTO l’interesse a continuare ad utilizzarli, invece di sostituirli con altri ingredienti di origine naturale che costano tantissimo.

    Ora, sta succedendo una cosa strana: da un lato c’è il consumatore che è sempre più informato e chiede prodotti naturali — e infatti il mercato della cosmesi ecobio è in espansione DA ANNI — e dall’altro ci sono le aziende di cosmesi tradizionale che non vogliono perdere profitti e che cercano di presentare i siliconi come ingredienti efficaci e sicuri, innocui.

    Talmente innocui che a gennaio 2018 l’Unione Europea, con questo regolamento, ha stabilito che due siliconi volatili diffusissimi, il Cyclopenthasiloxane e il Cyclotetrasyloxane, non potranno più essere utilizzati nei prodotti a risciacquo — per capirci: saponi, saponi liquidi, shampoo, docciaschiuma, ecc. ma non solo, anche detergenti per la casa e simili — perché presentano “un rischio per l’ambiente causato dalle loro proprietà pericolose”, nello specifico sono pericolosi per l’ambiente acquatico. Il bando entrerà in vigore a partire dal 31 gennaio 2020,

    E tu dirai: “Double, ma a te che importa, mica sei un organismo acquatico! Il fatto che facciano male ai pesci non vuol dire che facciano male a te.”

    Eeeee…NO! No per tutta una serie di ragioni.

    Questi due siliconi non sono diventati tossici ieri, lo sono sempre stati. Ma — come in mille altri casi nella storia dell’uomo — prima li usiamo e poi vediamo che succede. Quindi OGGI hanno scoperto che sono tossici per l’ambiente acquatico, ma DOMANI — cioè tra 20 o 30 anni — cos’altro scopriranno?!
    Concedere alle aziende un periodo di adattamento prima di bandirli completamente è giusto e sacrosanto. MA: due anni?!? Li bandite nel 2018 ma con valore effettivo nel 2020? Cos’hanno nei reparti “Ricerca e Sviluppo” le aziende, criceti ubriachi?! Non possono farcela in sei mesi? Un anno?
    La distinzione tra “ambiente acquatico” e “ambiente terreste” è cretina, miope e mendace perché il Pianeta è un unico organismo e noi ne facciamo parte. Inoltre, fino a prova contraria, noi ci nutriamo di “organismi acquatici”: pesci, molluschi, crostacei, alghe….
    Come la mettiamo con quei prodotti che non sono a risciacquo ma che finiscono lo stesso in acqua?! Sto parlando dei solari: se vai in una qualunque profumeria/farmacia e prendi in mano un solare a caso, di qualunque marca, dentro ci troverai sicuramente uno dei due siliconi messi al bando. Tu vai in spiaggia, ti spalmi bene di protezione solare perché ovviamente non vuoi scottarti — brava! — e poi ti butti in acqua: indovina un po’ dove finiscono quei siliconi pericolosi per l’ambiente acquatico?!
    Ora, se dipendesse da me, li avrei vietati ovunque per una questione di precauzione, ma ovviamente…non dipende da me.

    In questo caso quel mastodonte burocratico che è l’Unione Europea — che deve mettere d’accordo gli interessi un po’ di tutti: cittadini, istituzioni statali, interessi economici pubblici e privati, lobbies… — dicevo l’Europa è riuscita a partorire questa

    • 6 min
    10^ puntata - I Punti Neri - #stiamobio - il Podcast di Double B

    10^ puntata - I Punti Neri - #stiamobio - il Podcast di Double B

    Di brufoli abbiamo già parlato, oggi affrontiamo il tema dei punti neri, o comedoni.

    Cosa sono?

    Il comedone è l’occlusione di un poro sulla superficie dell’epidermide, causata da un mix di grassi, cheratina, melanina, peli e batteri. Può essere:

    un comedone aperto, detto anche punto nero – il colore è dato dall’ossidazione della parte superficiale, esposta all’aria;
    un comedone chiuso, detto punto bianco.
    Come nascono?

    Non è chiaro: in genere sono associati ad un’eccessiva produzione di sebo e/o ad un’eccessiva produzione di cheratina da parte della pelle, ma possono contribuire anche altri fattori come gli ormoni, il livello di idratazione della pelle, il contatto con agenti comedogeni…

    Non si muore di punti neri ma belli non sono, quindi cerchiamo di capire come evitarli!

    Step 1: Prevenzione

    Posso prevenire i punti neri? Assolutamente sì! Con le giuste accortezze posso sicuramente aiutare la mia pelle a produrne di meno. Quali? Vediamole insieme:

    Pulizia: una corretta detersione è fondamentale. Non deve essere troppo forte perché non vuoi spogliare la pelle del suo naturale film idrolipidico, costringendola a produrre ancora più sebo di quanto già non faccia, quindi scegli un detergente delicato, che lavi senza aggredire.
    Esfoliazione: se il problema è l’eccesso di cheratina prodotto dalla pelle, una leggera esfoliazione quotidiana può aiutare. Occhio a non esagerare, puoi scegliere se farla con un prodotto cosmetico a base di acidi esfolianti, oppure se preferire un’esfoliazione meccanica, l’importante è non eccedere! Ti dico come faccio io: ho sempre in doccia il Clarisonic e lo uso su viso e collo tutte le volte che lavo i capelli – quindi circa 4 volte a settimana. Gli altri giorni uso il mio tonico all’acido mandelico, ma non uso mai entrambi nella stessa giornata, per non stressare la pelle.
    INCI: imparare a leggerlo e a identificare gli ingredienti comedogeni, cioè quelli filmanti che sporcano la pelle, è importantissimo – e se non sai da dove cominciare, leggi questo post.
    Step 2: Eliminazione

    I punti neri e i punti bianchi vanno via da soli? A volte sì, sopratutto i neri – quelli “aperti”: la pelle riesce ad espellerli da sola. Più spesso però vanno eliminati fisicamente e qui hai due opzioni:

    Pulizia del viso dall’estetista: quella tradizionale prevede prima la detersione del viso, poi l’utilizzo del vapore per favorire la dilatazione dei pori ed ammorbidire il sebo, e infine la rimozione meccanica dei punti neri e dei punti bianchi. Può comprendere anche un passaggio esfoliante e un tonico astringente a fine procedura.
    Skin gritting: questa è una tecnica fai-da-te poco invasiva che mi piace molto, perché prevede tre passaggi molto delicati e può essere eseguita facilmente anche dalle meno esperte, senza correre grossi rischi. È solo un po’ noiosa da eseguire, ma forse sono io che non ho pazienza! 😉
    Skin Gritting: come si fa?

    Dopo aver lavato il viso, ed esserti assicurata di aver rimosso OGNI TRACCIA di make-up, massaggia sulla pelle asciutta un po’ di olio, con movimenti circolari. Scegli un olio leggero: riso e jojoba sono perfetti, perché sono quelli più dermoaffini. Rimuovi l’eccesso di olio con un panno in microfibra, che farà una leggera esfoliazione.
    A questo punto applica una maschera in crema a base di argilla: puoi farla da sola usando l’argilla in polvere – quella verde o quella bianca, che si chiama caolino – e mescolandola con un po’ di acqua fino a raggiungere la consistenza che preferisci, oppure puoi scegliere una maschera già pronta. Specifico “maschera in crema” perché quelle peel-off o quelle in tessuto non vanno bene per questa tecnica. Tienila in posa finché non si sarà asciugata – di solito 10/15 minuti – poi sciacqua con acqua tiepida e lascia il viso umido.
    Adesso la parte più noiosa: prendi circa un cucchiaio di olio, lo...

    • 6 min
    9^ puntata - Ingredienti splatter nei cosmetici - #stiamobio - il Podcast di Double B

    9^ puntata - Ingredienti splatter nei cosmetici - #stiamobio - il Podcast di Double B

    Come forse ricorderai tutti i prodotti Double hanno il bollino del programma “Beauty without bunnies” della PETA e sono certificati come vegan e cruelty free. Questo significa che all’interno dei miei cosmetici non ci sono ingredienti di origine animale: non uso nemmeno il miele, che pure fa benissimo alla pelle!

    Purtroppo gli ingredienti di origine animale sono spesso “nascosti” sotto nomi INCI un po’ strani e magari non è così semplice riconoscerli. Qui ti elenco i più diffusi, così la prossima volta che sei in profumeria puoi controllare subito se “quella crema miracolosa” è davvero cruelty free come dicono:

    Squalene — bellissimo emolliente per la pelle, può essere estratto dall’olio di oliva (ci piace) o dal fegato degli squali (non ci piace). Se c’è scritto “squalene vegetale” o se il prodotto ha il bollino vegan, puoi stare tranquilla.
    Lanolina — viene usata come sostanza idratante e si estrae dalla lavorazione della pelle di pecora.
    Collagene — è una sostanza presenta naturalmente nella nostra pelle, con l’aumentare dell’età diminuisce. L’industria cosmetica propone millemila prodotti “al collagene” vantandone gli effetti antiage. Peccato solo che venga ottenuto dalla bollitura degli scarti animali (pelle, ossa, tendini, ecc.).
    Cheratina — usatissima nei prodotti per capelli, viene di solito estratta dalla criniera, dalle piume o dalle corna di diversi animali. Le alternative vegetali ovviamente ci sono: l’olio di amla e le proteine della soia o del grano.
    Placenta — questa nemmeno la commento. Per ottenerla non muore nessun tenero animaletto, ma che schifo!
    Carminio — colorante noto sin dai tempi degli antichi Romani, si ottiene schiacciando un insetto rosso, la cocciniglia. Ne servono circa 70mila per produrre un chilo di colorante, che poi usano per il rossetto!
    Muschio bianco — fragranza famosissima, che a me ricorda gli anni del liceo. Non è — come il nome farebbe pensare — di origine vegetale: è una secrezione dei genitali di alcuni animali, come il cervo muschiato e i castori.
    Elastina — quante volte mi hai sentito dire che il nostro derma è composto da fibre di elastina e collagene? Quella nei cosmetici viene estratta dai legamenti delle mucche.
    Proteine della seta — molto usate in cosmesi, si ottengono prendendo i bachi da seta e frullandoli. Non male, eh?!
    Bava di lumaca — ne avrò parlato mille volte! Le lumache producono questa sostanza quando sono stressate, perciò per la produzione vengono messe all’interno di macchine vibranti: si spaventano — giustamente — e producono la “bava”. Peccato che nel processo parecchie chiocciole muoiano!
    Un discorso a parte merita infine l’olio di palma: pur essendo vegetale NON E’ cruelty free perché il suo processo di estrazione comporta la distruzione dell’habitat di moltissime specie, primi tra tutti gli oranghi. Purtroppo oggi tante aziende cosmetiche lo usano in grandi quantità: nell’INCI lo trovi (di solito ai primi posti) come Palm Oil, ma anche come Hydrogenated Vegetable Oil o come Elaeis Guineensis Oil.

    Ok, mi rendo conto che da parte mia non è molto carino farti iniziare la settimana facendoti venire la nausea e di questo ti chiedo scusa. Ma non credi che sia importante sapere cosa ti metti in faccia, per davvero?!

    Non è nemmeno una questione di sensibilità ambientale o di etica: una persona è liberissima di non avere a cuore gli animali, ma non per questo le deve far piacere spruzzarsi addosso secrezioni genitali o applicare sulle labbra insetti schiacciati!

    Ovviamente, come sempre, ti suggerisco di imparare a leggere l’INCI dei tuoi prodotti cosmetici, perché è l’unico modo per essere davvero sicura di applicare sulla pelle un prodotto cruelty free e se non sai come fare puoi sempre mandarlo a me. 😉

    • 5 min
    8^ puntata - Guarire le cicatrici - #stiamobio - il Podcast di Double B

    8^ puntata - Guarire le cicatrici - #stiamobio - il Podcast di Double B

    Negli ultimi anni tutte le amiche che hanno partorito con taglio cesareo mi hanno detto: “Adesso però fammi una crema per togliere questa cicatrice!”
    Ora, parliamo un attimo di cicatrici, ma parliamone in maniera seria.

    1. Le cicatrici NON sono tutte uguali.

    Le cicatrici da acne NON sono come le smagliature e le smagliature a loro volta NON sono come le cicatrici da taglio. Allo stesso modo la cicatrice che ti ha lasciato un bravo chirurgo NON è la stessa cicatrice di quando hai fatto un frontale con il pipistrello in motorino e ti sei spalmata sull’asfalto — e sì, mi è successo. Il pipistrello, non il chirurgo.

    2. Che cos’è una cicatrice.

    La cicatrice è un tessuto fibroso che si forma per riparare una lesione (patologica o traumatica), ed è dovuta alla proliferazione del derma e dell’epidermide. (Wikipedia).

    Partiamo dal fatto che la pelle è un organo, che isola e protegge il nostro corpo dagli agenti esterni. In caso di ferita, la pelle mette subito in atto un processo di riparazione — la cicatrizzazione — volto a fermare il sanguinamento e ricostruire i tessuti danneggiati.

    Questo processo può essere schematicamente ridotto a tre fasi:
    1) Nella prima fase c’è il coagulo: l’obiettivo dell’organismo è chiudere la ferita il prima possibile per evitare che il sangue esca e i microbi entrino.
    2) Nella seconda fase il tessuto connettivo inizia a riformarsi e vengono prodotte le nuove fibre di collagene ed elastina. E’ qui casca l’asino perché di solito il tessuto cicatriziale non è identico al tessuto che rimpiazza, anzi è un po’ più “scarso”: è più sensibile ai raggi UV, non ha ghiandole sudoripare ne follicoli piliferi e assume un colore diverso rispetto al tessuto circostante.
    3) La terza fase, che può durare fino a due anni, vede un continuo rimodellamento delle fibre di collagene ed elastina e la formazione definitiva della nuova rete vascolare.

    Di base dobbiamo ricordare questo: l’obiettivo del processo di cicatrizzazione è quello di mantenerci in vita, non di farci belle. Motivo per il quale al nostro corpo di avere una cicatrice esterna — che non è un’aderenza, cioè una cicatrice interna, ma non voglio tediarti — non gliene frega niente.

    “Ma io voglio mettermi il bikini!”
    Appunto. Allora vediamo cosa si può fare per prevenire e/o rimediare!

    PRIMA
    Quando possibile — perché il pipistrello di cui sopra è sempre in agguato — ci sono tutta una serie di accorgimenti che possiamo mettere in atto per “prevenire” le cicatrici, e lo metto tra virgolette perché in realtà voglio dire “farle vedere meno”:
    a) In gravidanza: spalmarsi abbondantemente di sostanze elasticizzanti, come ad esempio l’olio di rosa mosqueta, per aiutare la pelle a sopportare meglio la dilatazione.
    b) Durante una dieta: idem con patate — ah no, niente patate che sono carboidrati — perché anche i repentini cali di peso possono portare la pelle a cedere.
    c) In vista di un intervento chirurgico programmato: chiedi che sia un chirurgo plastico a “chiudere” lo strato finale, perché sarà specializzato (si spera!) nel realizzare suture “quasi” invisibili.

    DURANTE
    Per “durante” intendo a ferita in corso, quindi all’inizio del processo di cicatrizzazione, i primi giorni:
    – Segui le indicazioni del medico: se la ferita deve stare coperta, coprila. Se non deve essere bagnata, non bagnarla. Se deve essere medicata, medicala. Sopratutto non prendere iniziative!
    – Proteggila dal sole: cerotto, maglietta, scudo totale. Quello che vuoi ma non esporla ai raggi UV. La pelle ha già abbastanza da fare senza doversi anche preoccupare del sole e sulla “crosta” sarebbe meglio non mettere creme — quindi filtri solari — perché se no quando si asciuga?!

    DOPO 1: attivi GREEN
    Cioè dopo poco tempo: la ferita è ben chiusa, la pelle nuova è rosa/rossa e hai l’ok del medico.
    Qui qualcosa si può fare...

    • 6 min
    7^ puntata - I Falsi Amici - #stiamobio - il Podcast di Double B

    7^ puntata - I Falsi Amici - #stiamobio - il Podcast di Double B

    • 4 min

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