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Il finale sconosciuto dei Promessi Sposi Libri - BastaBugie.it

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5907

IL FINALE SCONOSCIUTO DEI PROMESSI SPOSI di Giovanni Fighera
I promessi sposi e la Divina Commedia sono due pilastri della letteratura italiana, fondamentali anche nell'impianto della scuola: il romanzo manzoniano è, infatti, centrale nello studio letterario del biennio (gran parte del secondo anno si affronta lo studio e la lettura dell'opera), mentre il poema dantesco dovrebbe essere affrontato lungo tutto il percorso del triennio (una cantica per anno), anche se questo, purtroppo, accade in pochissimi casi.
Spesso, gli insegnanti si lamentano per il fatto che gli studenti non apprezzino I promessi sposi che, oltre ad essere il romanzo più importante che sia stato scritto nella nostra letteratura, rappresenta in forma concreta e incarnata il genio del cristianesimo. Il romanzo italiano più importante è anche il meno amato dai giovani, che si trovano a leggerlo in un'età forse sbagliata, troppo prematura.
Il disamore è probabilmente accentuato anche dal fatto che, talvolta, gli insegnanti assegnano la lettura dei capitoli come compito a casa invece di accompagnare i ragazzi con spiegazioni che introducano alla comprensione e alla bellezza dell'opera.
È più facile che gli studenti sappiano ripetere i commenti di critici illustri o il loro giudizio sulla provvidenza manzoniana piuttosto che dire semplicemente come si concluda il romanzo. Quando si chiede agli studenti come termini il romanzo più popolare della nostra letteratura, i più rispondono: «Con il matrimonio di Renzo e Lucia». Trovo assurdo (ovvero senza senso) che gli insegnanti leggano o facciano leggere i primi venti capitoli dell'opera (come accade da quanto so nella migliore delle ipotesi) in modo tale che gli studenti non conoscano il secondo e il terzo pilastro portante nero del romanzo (ovvero l'Innominato e la peste, mentre il primo pilastro nero è Gertrude) e non sappiano del tutto cosa accade dopo la pestilenza, quando Renzo ritorna al suo paese e si sposa con Lucia. E le vicende non sono ancora concluse.
La lettura del romanzo dovrebbe approdare a quanto Manzoni racconta dopo il matrimonio dei due promessi sposi, nelle ultime pagine del romanzo. Una volta sposato con Lucia, Renzo va ad abitare in un paesino della bergamasca, dove si crea una forte attesa per vedere quella donna per la quale il giovanotto ha passato tante traversie. Quando finalmente la sposa giunge in paese, le persone incominciano a esprimere giudizi non sempre lusinghieri sull'aspetto della ragazza. Le voci girano finché qualche «amico» non pensa di riportarle a Renzo. Questi mostra di aver tutto sommato mantenuto l'indole di un tempo, covando dentro di sé un'ira pronta a esplodere.
Ma finalmente Renzo ha la possibilità di cambiare paese e di comprare lì un filatoio assieme al cugino Bartolo. Ma i fastidi iniziano a farsi sentire anche lì. La vita dell'uomo non è mai perfetta, immune dalla sofferenza e dai problemi. Si desidera sempre indossare un vestito che non è il proprio, si percepisce un'insoddisfazione che è come un pungolo, anche quando si pensa di aver raggiunto l'obiettivo tanto agognato.
Manzoni, per rappresentare tale situazione esistenziale, utilizza un'immagine icastica: l'uomo è come un infermo che desidera cambiare letto, guarda quello altrui e lo vede più comodo e confortevole. Quando finalmente riesce a trovare un altro giaciglio, inizia a sentire...

"qui una lisca che lo punge, lì un bernoccolo che lo preme: siamo in somma, a un di presso, alla storia di prima. E per questo, soggiunge l'anonimo, si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio"

Il romanzo non è ancora terminato. L'attività di Renzo procede bene. Nel primo anno di matrimonio, nasce Maria cui seguono tanti altri bambini. Renzo provvede a che...

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5907

IL FINALE SCONOSCIUTO DEI PROMESSI SPOSI di Giovanni Fighera
I promessi sposi e la Divina Commedia sono due pilastri della letteratura italiana, fondamentali anche nell'impianto della scuola: il romanzo manzoniano è, infatti, centrale nello studio letterario del biennio (gran parte del secondo anno si affronta lo studio e la lettura dell'opera), mentre il poema dantesco dovrebbe essere affrontato lungo tutto il percorso del triennio (una cantica per anno), anche se questo, purtroppo, accade in pochissimi casi.
Spesso, gli insegnanti si lamentano per il fatto che gli studenti non apprezzino I promessi sposi che, oltre ad essere il romanzo più importante che sia stato scritto nella nostra letteratura, rappresenta in forma concreta e incarnata il genio del cristianesimo. Il romanzo italiano più importante è anche il meno amato dai giovani, che si trovano a leggerlo in un'età forse sbagliata, troppo prematura.
Il disamore è probabilmente accentuato anche dal fatto che, talvolta, gli insegnanti assegnano la lettura dei capitoli come compito a casa invece di accompagnare i ragazzi con spiegazioni che introducano alla comprensione e alla bellezza dell'opera.
È più facile che gli studenti sappiano ripetere i commenti di critici illustri o il loro giudizio sulla provvidenza manzoniana piuttosto che dire semplicemente come si concluda il romanzo. Quando si chiede agli studenti come termini il romanzo più popolare della nostra letteratura, i più rispondono: «Con il matrimonio di Renzo e Lucia». Trovo assurdo (ovvero senza senso) che gli insegnanti leggano o facciano leggere i primi venti capitoli dell'opera (come accade da quanto so nella migliore delle ipotesi) in modo tale che gli studenti non conoscano il secondo e il terzo pilastro portante nero del romanzo (ovvero l'Innominato e la peste, mentre il primo pilastro nero è Gertrude) e non sappiano del tutto cosa accade dopo la pestilenza, quando Renzo ritorna al suo paese e si sposa con Lucia. E le vicende non sono ancora concluse.
La lettura del romanzo dovrebbe approdare a quanto Manzoni racconta dopo il matrimonio dei due promessi sposi, nelle ultime pagine del romanzo. Una volta sposato con Lucia, Renzo va ad abitare in un paesino della bergamasca, dove si crea una forte attesa per vedere quella donna per la quale il giovanotto ha passato tante traversie. Quando finalmente la sposa giunge in paese, le persone incominciano a esprimere giudizi non sempre lusinghieri sull'aspetto della ragazza. Le voci girano finché qualche «amico» non pensa di riportarle a Renzo. Questi mostra di aver tutto sommato mantenuto l'indole di un tempo, covando dentro di sé un'ira pronta a esplodere.
Ma finalmente Renzo ha la possibilità di cambiare paese e di comprare lì un filatoio assieme al cugino Bartolo. Ma i fastidi iniziano a farsi sentire anche lì. La vita dell'uomo non è mai perfetta, immune dalla sofferenza e dai problemi. Si desidera sempre indossare un vestito che non è il proprio, si percepisce un'insoddisfazione che è come un pungolo, anche quando si pensa di aver raggiunto l'obiettivo tanto agognato.
Manzoni, per rappresentare tale situazione esistenziale, utilizza un'immagine icastica: l'uomo è come un infermo che desidera cambiare letto, guarda quello altrui e lo vede più comodo e confortevole. Quando finalmente riesce a trovare un altro giaciglio, inizia a sentire...

"qui una lisca che lo punge, lì un bernoccolo che lo preme: siamo in somma, a un di presso, alla storia di prima. E per questo, soggiunge l'anonimo, si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio"

Il romanzo non è ancora terminato. L'attività di Renzo procede bene. Nel primo anno di matrimonio, nasce Maria cui seguono tanti altri bambini. Renzo provvede a che...

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