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L'uomo giusto nel posto sbagliato: Assassinio di JFK | Gli Occhi della Storia Gli Occhi della Storia

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Questa è la storia di due storie. Quella di un uomo diventato presidente fin dal giorno in cui era nato e quella dell’attentato progettato da menti tanto vigliacche da nascondersi dietro al caos, senza uscire mai allo scoperto, anche se pur non essendo ufficiale, un’idea di chi ha cospirato se la sono fatta in tanti.
La lista dei presidenti americani assassinati parte da Abraham Lincoln, ucciso il 14 aprile 1865 dall’attore e simpatizzante dei Confederati John Wilkes Booth,
James Garfield, ucciso il 2 luglio 1881 a Washington, a soli 4 mesi dal giuramento.
William McKinley assassinato nel 1901 dall’anarchico Leon Czolgosz.
Altri tempi che in realtà non se ne erano mai andati.
Un popolo abituato alla violenza, alle armi che per i successivi 60 anni sembrava essere andato più lontano dall’epoca del far west, invece sparava ancora, solo che affidava ad altri il compito di uccidere.
Partiamo da una canzone tributo del 1971 dedicata alla figura di JFK, capace di commuovere il fratello Ted, determinato a volerla nella John F Kennedy Library in modo che altri potessero godersi la canzone alla memoria

Il mito di John Fitzgerald Kennedy parte molto presto, grazie all’ambizione di una famiglia da sempre impegnata e protagonista della scena politica.
John nasce a Brooklin, nel Massachusetts, il 29 maggio 1917. Partecipa alla Seconda guerra mondiale come volontario in marina e dopo essere stato ferito alla schiena, torna a Boston per avviarsi alla carriera politica.
Milita nel Partito Democratico come deputato e, in seguito, come senatore. La sua ascesa è già inarrestabile grazie alle scelte giuste che fa anche nella vita privata.
Il 12 settembre 1953 infatti sposa Jacqueline Lee Bouvier, detta Jackie, giornalista del Washington Times-Herald che era stata Incaricata dal suo giornale di realizzare una serie di inchieste fotografiche da realizzare intervistando personaggi famosi, tra questi ovviamente il futuro presidente americano.
Lui ha 34 anni e lei 10 di meno, il matrimonio è da sogno e lo resterà, al netto delle voci di tradimento di John sussurrate nei corridoi e rilanciate su tutti i magazine.
Tornando alla politica il 2 gennaio 1960, annuncia la sua decisione di concorrere alle elezioni presidenziali, scegliendo come suo vicepresidente Lindon Johnson e nel discorso di accettazione della candidatura enuncia la dottrina della "Nuova Frontiera".


C’è tanto idealismo nella Nuova Frontiera, la quale identifica una visione che intende migliorare il sistema educativo e quello sanitario, tutelare gli anziani e i più deboli.
Il ruolo del fratello Bob è determinante. È lui che ispira la sua dottrina, è lui che lavora ai suoi discorsi, è lui che determina la linea di condotta da tenere nella corsa alla presidenza.
Così come è lui a concordare con John la politica estera, indicando l’intervento economico in favore dei Paesi sottosviluppati.
Il suo messaggio ha una forza implicita come descrive Furio Colombo, storico inviato Rai.

Kennedy per poter coronare il progetto presidenziale doveva confrontarsi con il candidato repubblicano Richard Nixon. I due danno vita al primo dibattito presidenziale mai trasmesso alla televisione. La vicenda mostra da una parte l’incredibile potenziale comunicativo di John e una certa inadeguatezza di Nixon. Il primo è preciso e risoluto, il secondo a disagio e addirittura disordinato.
La telegenia di Kennedy, unita alla dimensione del sogno e dell’inclusione, la visione di un mondo diverso, specie a soli 15 anni dalla Seconda guerra mondiale, con disuguaglianze ed ingiustizie, come quelle che i bianchi perpetravano disinvoltamente verso i neri, rendeva in quel momento storico la figura del giovane John come irresistibile.
L’uomo giusto al posto giusto.
Come da pronostico infatti a novembre vince le elezioni, si insedia e annuncia la decisione di stabilire una "Alleanza per il progresso" con i Paesi latino-americani.
Alla fine di maggio parte per un viaggio i

Questa è la storia di due storie. Quella di un uomo diventato presidente fin dal giorno in cui era nato e quella dell’attentato progettato da menti tanto vigliacche da nascondersi dietro al caos, senza uscire mai allo scoperto, anche se pur non essendo ufficiale, un’idea di chi ha cospirato se la sono fatta in tanti.
La lista dei presidenti americani assassinati parte da Abraham Lincoln, ucciso il 14 aprile 1865 dall’attore e simpatizzante dei Confederati John Wilkes Booth,
James Garfield, ucciso il 2 luglio 1881 a Washington, a soli 4 mesi dal giuramento.
William McKinley assassinato nel 1901 dall’anarchico Leon Czolgosz.
Altri tempi che in realtà non se ne erano mai andati.
Un popolo abituato alla violenza, alle armi che per i successivi 60 anni sembrava essere andato più lontano dall’epoca del far west, invece sparava ancora, solo che affidava ad altri il compito di uccidere.
Partiamo da una canzone tributo del 1971 dedicata alla figura di JFK, capace di commuovere il fratello Ted, determinato a volerla nella John F Kennedy Library in modo che altri potessero godersi la canzone alla memoria

Il mito di John Fitzgerald Kennedy parte molto presto, grazie all’ambizione di una famiglia da sempre impegnata e protagonista della scena politica.
John nasce a Brooklin, nel Massachusetts, il 29 maggio 1917. Partecipa alla Seconda guerra mondiale come volontario in marina e dopo essere stato ferito alla schiena, torna a Boston per avviarsi alla carriera politica.
Milita nel Partito Democratico come deputato e, in seguito, come senatore. La sua ascesa è già inarrestabile grazie alle scelte giuste che fa anche nella vita privata.
Il 12 settembre 1953 infatti sposa Jacqueline Lee Bouvier, detta Jackie, giornalista del Washington Times-Herald che era stata Incaricata dal suo giornale di realizzare una serie di inchieste fotografiche da realizzare intervistando personaggi famosi, tra questi ovviamente il futuro presidente americano.
Lui ha 34 anni e lei 10 di meno, il matrimonio è da sogno e lo resterà, al netto delle voci di tradimento di John sussurrate nei corridoi e rilanciate su tutti i magazine.
Tornando alla politica il 2 gennaio 1960, annuncia la sua decisione di concorrere alle elezioni presidenziali, scegliendo come suo vicepresidente Lindon Johnson e nel discorso di accettazione della candidatura enuncia la dottrina della "Nuova Frontiera".


C’è tanto idealismo nella Nuova Frontiera, la quale identifica una visione che intende migliorare il sistema educativo e quello sanitario, tutelare gli anziani e i più deboli.
Il ruolo del fratello Bob è determinante. È lui che ispira la sua dottrina, è lui che lavora ai suoi discorsi, è lui che determina la linea di condotta da tenere nella corsa alla presidenza.
Così come è lui a concordare con John la politica estera, indicando l’intervento economico in favore dei Paesi sottosviluppati.
Il suo messaggio ha una forza implicita come descrive Furio Colombo, storico inviato Rai.

Kennedy per poter coronare il progetto presidenziale doveva confrontarsi con il candidato repubblicano Richard Nixon. I due danno vita al primo dibattito presidenziale mai trasmesso alla televisione. La vicenda mostra da una parte l’incredibile potenziale comunicativo di John e una certa inadeguatezza di Nixon. Il primo è preciso e risoluto, il secondo a disagio e addirittura disordinato.
La telegenia di Kennedy, unita alla dimensione del sogno e dell’inclusione, la visione di un mondo diverso, specie a soli 15 anni dalla Seconda guerra mondiale, con disuguaglianze ed ingiustizie, come quelle che i bianchi perpetravano disinvoltamente verso i neri, rendeva in quel momento storico la figura del giovane John come irresistibile.
L’uomo giusto al posto giusto.
Come da pronostico infatti a novembre vince le elezioni, si insedia e annuncia la decisione di stabilire una "Alleanza per il progresso" con i Paesi latino-americani.
Alla fine di maggio parte per un viaggio i

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