14 min

Presagi e oracoli - la scelta di Leonida - seconda puntata Μεγάληι τῆι φωνῆι - megalē tē phonē

    • History

Erodoto, Le Storie, VII, 220, 3-4 (traduzione di G. Nenci, Mondadori, 2017).

Siamo al secondo appuntamento del ciclo dedicato al tema “Presagi e oracoli”. Con la puntata di oggi, andremo ad osservare da vicino una civiltà che conferiva all’oracolo un ruolo centrale nel prendere decisioni: quella greca.
Per gli Hellenes, l’oracolo era infallibile fonte di saggi consigli o di profezie, da seguire ciecamente in quanto ipse dixit. Pertanto, consultarlo era una scelta delicata, impegnativa, che comportava una certa responsabilità da parte della pòlis. Questo non significa, però, che il rapporto fra uomini e divinità fosse statico o di totale sudditanza.
Come vedremo attraverso la lettura di celeberrimi passi tratti dal settimo libro delle Storie di Erodoto, l’atteggiamento fra la Pizia -intermediaria fra divino e umano, colei che emetteva il responso- e gli interroganti era assolutamente dialettico e basato sulla corresponsabilità: l’interpretazione di un oracolo non era mai univoca, ma anzi, lasciava volontariamente un’ambiguità che spettava poi all’uomo risolvere con le proprie azioni.
Il nostro intento per l’incontro di oggi, è dunque quello di scoprire gli elementi costitutivi non solo di un oracolo, ma anche della narrazione in cui esso viene immerso: parliamo dunque di dialettica, di interpretazione, ambiguità, capacità di reazione.
Ed è proprio questo ciò che leggeremo nel testo erodoteo: concentrandoci nella fase cruciale del secondo conflitto fra Greci e Persiani, vale a dire la spedizione di Serse e Mardonio, analizzeremo due differenti oracoli, pronunciati in momenti fondamentali (l’imminente arrivo dei nemici prima, la battaglia delle Termopili poi), come essi siano stati interpretati dagli interroganti e quali reazioni abbiano suscitato in loro, influenzando l’esito degli eventi successivi (sebbene sia alquanto diffusa l’ipotesi che tali oracoli siano stati scritti ex eventu, proprio per giustificare come si siano evoluti i fatti).
Non aggiungiamo altro, ma vi lasciamo direttamente alla lettura (o meglio, all’ascolto) del testo, che sarà di per sé molto più eloquente!

Scritto e letto da Silvia Mangiatordi, studentessa triennale di Lettere Classiche presso Sapienza - Università di Roma.

Per chiunque voglia contattarci per consigli, richieste e osservazioni, scrivete con l'oggetto 'podcast' ad associazioneglaucopis@gmail.com

Erodoto, Le Storie, VII, 220, 3-4 (traduzione di G. Nenci, Mondadori, 2017).

Siamo al secondo appuntamento del ciclo dedicato al tema “Presagi e oracoli”. Con la puntata di oggi, andremo ad osservare da vicino una civiltà che conferiva all’oracolo un ruolo centrale nel prendere decisioni: quella greca.
Per gli Hellenes, l’oracolo era infallibile fonte di saggi consigli o di profezie, da seguire ciecamente in quanto ipse dixit. Pertanto, consultarlo era una scelta delicata, impegnativa, che comportava una certa responsabilità da parte della pòlis. Questo non significa, però, che il rapporto fra uomini e divinità fosse statico o di totale sudditanza.
Come vedremo attraverso la lettura di celeberrimi passi tratti dal settimo libro delle Storie di Erodoto, l’atteggiamento fra la Pizia -intermediaria fra divino e umano, colei che emetteva il responso- e gli interroganti era assolutamente dialettico e basato sulla corresponsabilità: l’interpretazione di un oracolo non era mai univoca, ma anzi, lasciava volontariamente un’ambiguità che spettava poi all’uomo risolvere con le proprie azioni.
Il nostro intento per l’incontro di oggi, è dunque quello di scoprire gli elementi costitutivi non solo di un oracolo, ma anche della narrazione in cui esso viene immerso: parliamo dunque di dialettica, di interpretazione, ambiguità, capacità di reazione.
Ed è proprio questo ciò che leggeremo nel testo erodoteo: concentrandoci nella fase cruciale del secondo conflitto fra Greci e Persiani, vale a dire la spedizione di Serse e Mardonio, analizzeremo due differenti oracoli, pronunciati in momenti fondamentali (l’imminente arrivo dei nemici prima, la battaglia delle Termopili poi), come essi siano stati interpretati dagli interroganti e quali reazioni abbiano suscitato in loro, influenzando l’esito degli eventi successivi (sebbene sia alquanto diffusa l’ipotesi che tali oracoli siano stati scritti ex eventu, proprio per giustificare come si siano evoluti i fatti).
Non aggiungiamo altro, ma vi lasciamo direttamente alla lettura (o meglio, all’ascolto) del testo, che sarà di per sé molto più eloquente!

Scritto e letto da Silvia Mangiatordi, studentessa triennale di Lettere Classiche presso Sapienza - Università di Roma.

Per chiunque voglia contattarci per consigli, richieste e osservazioni, scrivete con l'oggetto 'podcast' ad associazioneglaucopis@gmail.com

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