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Un “pellegrinaggio laico” alla scoperta delle meraviglie della montagna tosco-emiliana. Un podcast in 5 puntate scritto e ideato da Andrea Piazza e prodotto da Radio Frequenza Appennino.

Sulla Via Francesca della Sambuca Radio Frequenza Appennino

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Un “pellegrinaggio laico” alla scoperta delle meraviglie della montagna tosco-emiliana. Un podcast in 5 puntate scritto e ideato da Andrea Piazza e prodotto da Radio Frequenza Appennino.

    Puntata 1: Lungo i valichi dell’Appennino (Valerio Brecci ed il CSI di Sasso Marconi)

    Puntata 1: Lungo i valichi dell’Appennino (Valerio Brecci ed il CSI di Sasso Marconi)

    “…E quei sandali duravan tre mesiPoi distrutti in rincorse e camminoQuando è stata quell′ultima voltaChe han calzato il tuo piede bambinoLungo i valichi dell’Appennino…” (*) (*) tratto dalla canzone “L’ultima volta” di Francesco Guccini















    Ogni volta è la stessa cosa. Solitamente accade quando lascio l’autostrada a Sasso Marconi per infilarmi sulla Porrettana. E’ a quel punto che mi coglie una sensazione particolare. Quel cielo, le nuvole, le montagne… E’ lo stesso panorama che si vedrebbe anche dall’autostrada. Ma qui, un passo fuori dal mondo, tutto appare diverso: come in una dimensione alternativa. E’ una sensazione difficile da descrivere. Avevo anche pensato di fotografare quel cielo. Ma non sarebbe la stessa cosa: bisogna venire qui per provare questo piacevole senso di “sfasamento”.























    Oggi a Sasso Marconi però ci sono arrivato a piedi. E proprio da questi ho preso spunto. Ho pensato a quel “piede bambino” che, nel testo della canzone di Guccini, calcava “i valichi dell’Appennino”. E qui a Sasso Marconi, restando in tema di “piedi”, ho scoperto una realtà molto interessante: il CSI Sasso Marconi.Questo gruppo sportivo, attivo da 60 anni, è una polisportiva nel vero senso della parola. Propone così tante discipline sportive che non provo nemmeno a citarle. Sicuramente qualcuna me la scorderei.La cosa che mi ha colpito più di tutte è l’escursionismo che la polisportiva propone a bimbi e ragazzi. Loro la chiamano “Outdoor Education”. Si traduce in escursioni, settimane itineranti, percorsi, anche impegnativi, sulle vie dell’Appennino (e non solo quelle).E’ un modo di vivere lo Sport al quale, molto probabilmente, non siamo più abituati. Non solo agonismo e competizione ma anche, e soprattutto, attività sportiva come momento di socializzazione, come un’occasione per essere Comunità.Di tutte queste cose ho parlato con Valerio Brecci volontario della polisportiva e sportivo che, ormai da tanti anni, guida i ragazzi nelle escursioni e collabora alle attività sportive del CSI Sasso Marconi.

    • 16 min
    Puntata 2: “E si vinca solo in sogni straordinari” (la mela rosa romana e la chiesa di Alvar Aalto)

    Puntata 2: “E si vinca solo in sogni straordinari” (la mela rosa romana e la chiesa di Alvar Aalto)

    “Lo capisco se mi prendi per le meleMa ci passo sopra, gioco e non mi arrendoOgni giorno riapro i vetri e alzo le vele, se posso prendoQuando perdo non sto lì a mandar giù fiele e non mi svendoE poi perdere ogni tanto ci ha il suo mieleE se dicono che vinco, stan mentendoPerché quelle poche volte che busso a bastoniMi rispondono con spade o con denariLa ragione diamo e il vincere ai coglioni, oppure ai bariResteremo sempre a un punto dai campioni (tredici è pari)Ma si perda perché siam tre volte buoniE si vinca solo in sogni straordinari” (*) (*) tratto da “Canzone di Notte N. 3”















    La mela rosa romana







    Ascoltando questa canzone, con l’accenno ironico nel primo verso (“lo capisco se mi prendi per le mele”), mi è tornata in mente la storia della Mela Rosa Romana. In effetti l’ironia di questi versi non sembra rendere onore ad una storia come quella della Mela Rosa. Però, nel finale di questa strofa, c’è quell’accenno ai “sogni straordinari” che si sposa alla perfezione con questo progetto. L’idea di recuperare e valorizzare questo antico frutto è proprio un “sogno straordinario”. Una pazza idea venuta ad un gruppo di persone che, nell’intervista ad Antonio Contini Carboni, ho paragonato ai “Quattro amici al bar” di Gino Paoli. Forse questi amici dell’appennino bolognese non puntavano a “cambiare il mondo” come i ragazzi della canzone, ma sicuramente hanno dato vita ad un progetto che potrebbe cambiare l’economia agricola di questi territori.















    Antonio Contini Carboni assieme ad alcuni collaboratori







    …cammina cammina…dalle mele rosa romane alla chiesa di Alvar Aalto







    “…dentro alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltàe un Dio che è morto…” (*) (*) tratto da Dio è morto















    Ho visto la luce! Quasi come John Belushi, anche se io non sono “in missione per conto di Dio”,La prima sensazione che ho provato, entrando nella chiesa di Riola, è proprio quella di un’onda di luce che ti avvolge garbatamente (e non ho usato il termine “onda” a caso).







    La chiesa di Alvar Aalto







    Quella di Riola, unica opera in Italia del grande architetto Alvar Aalto, è tante cose, tutte insieme. Questa chiesa è un concreto esempio di ecumenismo (l’alto prelato cattolico che affida il lavoro ad un architetto luterano), ma è anche un simbolo della rivoluzione liturgica appena scaturita dal Concilio Vaticano II. Fortemente voluta dal Giacomo Lercaro, il “cardinale delle periferie”, è stata costruita dopo un’odissea durata un decennio… .La Natura è al centro della visione di Aalto e della sua architettura. Quella che irradia la chiesa è una Luce che avvolge ma senza abbagliare. E’ un’onda di Luce che entra da quelle enormi vetrate e avvolge tutta la navata. L’onda è anche quella richiamata dalla forma della copertura. E lo stesso concetto ritorna anche nel nome dell’architetto: Aalto significa Onda. Un mare di Luce avvolge questa strana chiesa di montagna.Quando vedi, per la prima volta, questa chiesa e pensi al suo progettista un’immagine ti entra nella testa: pensi subito ad una “cattedrale nel deserto”. E probabilmente è per questo che fu tanto osteggiata anche dalla Chiesa.















    Un particolare degli interni















    Poi quando conosci tutta la sua storia capisci che questa meravigliosa chiesa poteva sorgere solo qui, su queste montagne.

    • 37 min
    Puntata 3: Dove finisce la città, dove il rumore se ne va (il Porretta Soul Festival ed il lupo dell’Appennino)

    Puntata 3: Dove finisce la città, dove il rumore se ne va (il Porretta Soul Festival ed il lupo dell’Appennino)

    “Dove finisce la città, dove il rumore se ne vaC’è una collina che nessuno vede maiPerché una nebbia come un velo la ricopre fino al cielo dall’eternità” (*) (*) tratto da La collina di Francesco Guccini















    Graziano Uliani con Maurizio Cioni







    Sono arrivato a Porretta Terme. La canzone che mi accompagna questa sera è “La collina”. Perchè? Ma perchè questo è il posto “Dove finisce la città, dove il rumore se ne va”. Almeno così è per me.







    Io vedo Porretta come l’ultima propaggine dell’area metropolitana bolognese. Poco più avanti inizia la selvaggia montagna pistoiese. Qualche anno fa, compiendo la traversata da Campeda a Pàvana, iniziai a pensare a quella come la famosa collina della canzone. E in cima, nel ruolo del “prenditore” (ovvero il “Catcher in the Rye” del giovane Holden), io ci immagino Francesco Guccini (che qui ci vive per davvero).







    Potrà sembrare una scemenza. Ma non è così. Cosa sono cantanti, musicisti, artisti… se non dei “catcher in the rye” che, con la loro arte, ci elevano dalla vita quotidiana “per impedire che qualcuno cada giù” e si perda nel tran tran della vita quotidiana?















    Maurizio Cioni mentre realizza il suo murales tributo al Porretta Soul Festival







    …cammina cammina…nelle montagne del soul è tornato anche il lupo….







    “Ma che cosa c’è in fondo a questa notte, quando l’ora del lupo guaiscee il nuovo giorno non arriva mai,mai e il buio è un fischio lontano che non finiscedi minuti lunghi come il sudore,di ore che tagliano come falcie i tuoi pensieri solo un cane in chiesache tutti prendono a calci…” (*)















    (*)tratto da “Signora Bovary”















    È successo lo scorso anno. Ero in Abruzzo e stavo fotografando, dopo il tramonto, la Rocca di Calascio. Ad un certo punto ho sentito ululare. C’ero io, i lupi in lontananza e la Rocca. È stato come nel film: “Lupo ululà, castello ululì”. Scherzi a parte ho avuto un bel po’ di fifa.







    Quella del lupo è da sempre una figura romantica ma che incute anche paura. Tutti ricordiamo con affetto il “Balla coi lupi” di Kevin Costner. Ma ricordiamo anche con paura la figura del lupo in tante fiabe.







    Da parecchi anni i lupi stanno tornando a popolare le nostre montagne. E a e piacerebbe sapere qualcosa di più in merito a questa presenza.







    Per questo motivo ho intervistato Andrea Bortolini che, diversi anni fa, partecipò a un censimento dei lupi sull’Appennino bolognese.















    Un lupo dei nostri appennini (foto di W. Vivarelli)

    • 45 min
    Puntata 4: Castello e Pavana, un ricordo lasciato fra i castagni dell’Appennino (il Mulino di Chicon ed il cinema Kursaal di Porretta Terme)

    Puntata 4: Castello e Pavana, un ricordo lasciato fra i castagni dell’Appennino (il Mulino di Chicon ed il cinema Kursaal di Porretta Terme)

    “Non so come la vide quando la nave offrì New York vicino,dei grattacieli il bosco, città di feci e strade, urla, castelloe Pavana un ricordo lasciato tra i castagni dell’ Appennino,l’inglese un suono strano che lo feriva al cuore come un coltello.” (*)(*) tratto da Amerigo















    Sono arrivato a San Pellegrino e, come diceva la canzone, castello e Pàvana sono un ricordo ormai lontano. Io sono a pochi km ma lo zio Amerigo (al secolo Enrico) era negli USA ed aveva abbandonato qui le sue Radici.







    Già, le Radici. Perchè questo posto, il Mulino di Chicon, è















    “La casa sul confine dei ricordiLa stessa sempre, come tu la saiE tu ricerchi là le tue radiciSe vuoi capire l’anima che hai”















    Questo Mulino rappresenta tanto per noi affezionati alle canzoni di Guccini. Eppure questo luogo, per tutti noi, è solo un simbolo. Però forse è importante perché ci ricorda l’importanza di non smarrire le nostre radici.















    Il Muilino di Chicon







    Ma facciamo due passi indietro e torniamo a Porretta Terme, da Stefano Testa ovvero: il gestore del Cinema Kursaal







    “…Ma avevo la rivolta fra le ditaDei soldi in tasca niente e tu lo saiE mi pagavi il cinema stupitaE non ti era toccato farlo mai” (*)(*) tratto dalla canzone Eskimo







    Il cinema è in crisi, ci mancava solo il Covid. Ma il cinema in una piccola cittadina di montagna?Mi sono sempre chiesto, passando in centro qui a Porretta, come potesse lavorare un cinema in un piccolo paese di montagna.Poi però, informandomi meglio, ho scoperto che a Porretta Terme il cinema è una grande tradizione. Di qui, nel corso degli anni, sono passati registi tra i più famosi al mondo. Qui c’è il Festival del cinema Porretta (FCP) che ormai ha una tradizione ventennale.Nei prossimi mesi inoltre la sala cinematografica avvierà una collaborazione col Porretta Soul per una edizione invernale del festival musicale.







    Come dichiara Stefano Testa, cogestore della Sala, per tenere vivo il cinema a Porretta ci vogliono dei pazzi… ma per fortuna che esistono questi pazzi (aggiungo io).















    Il cinema Kursaal durante un evento del Festival del Cinema di Porretta. Foto da FB/Porretta Cinema















    Appuntamento a domani per l’ultima tappa del mio cammino.

    • 29 min
    Puntata 5: A nin pòs piò (Piteccio e la ferrovia Porrettana)

    Puntata 5: A nin pòs piò (Piteccio e la ferrovia Porrettana)

    “E la locomotiva sembrava fosse un mostro stranoChe l’uomo dominava con il pensiero e con la mano:Ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite,Sembrava avesse dentro un potere tremendo,La stessa forza della dinamite,” (*)(*) tratto da La Locomotiva di Francesco Guccini







    Il titolo di questo post “A nin pòs piò” è tratto dall’esclamazione di Guccini al termine del disco live “Dalla via emilia al west”. Mi sembrava il titolo perfetto per la fine del mio viaggio.







    Nell’intervista di oggi si parla di treni e di binari. In particolare della storica ferrovia Porrettana. Ideata da due stati confinanti, lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana, venne realizzata da Regno d’Italia.Fino alla prima metà del ‘900 fu la spina dorsale dei collegamenti tra Nord e Sud d’Italia.















    La ferrovia Porrettana in una foto storica















    Di questo ed altro ancora parliamo con Maretto Braccialini presidente della Pro loco di Piteccio.

    • 18 min
    Puntata 6: Un altro giorno è andato (il mio arrivo a Pistoia) | Bonus Track

    Puntata 6: Un altro giorno è andato (il mio arrivo a Pistoia) | Bonus Track

    “E un altro giorno è andato, la sua musica ha finitoQuanto tempo è ormai passato e passerà?Le orchestre di motori ne accompagnano i sospiriL’oggi dove è andato l’ieri se ne andrà” (*)(*) tratto da Un altro giorno è andato







    Un altro giorno di viaggio è andato. Questa volta non ho una nuova tappa da raccontare. Sono qui a Pistoia e faccio il turista in città.La passeggiata mattutina con Nicola Giuntoli è stata l’occasione per tornare sui miei passi. Abbiamo parlato ancora una volta di Castello e, ripartendo da quella bellissima tappa, siamo tornati alle origini di questo progetto della Via Francesca della Sambuca.

    • 18 min

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