21 episodes

Per fare incontrare passato e presente pensiamo che si possa partire dal concreto di una via, una piazza, che ricorda una persona ed un fatto storico accaduto. Il racconto parte da qui e si dipana come un incontro, anche fisico con le testimonianze che quel determinato luogo richiama. Il progetto radiofonico è quindi una raccolta di luoghi e fatti che tiene insieme la cornice di fondo, ovvero la storia della Resistenza.

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Per fare incontrare passato e presente pensiamo che si possa partire dal concreto di una via, una piazza, che ricorda una persona ed un fatto storico accaduto. Il racconto parte da qui e si dipana come un incontro, anche fisico con le testimonianze che quel determinato luogo richiama. Il progetto radiofonico è quindi una raccolta di luoghi e fatti che tiene insieme la cornice di fondo, ovvero la storia della Resistenza.

    Puntata 1: Amedeo Nerozzi

    Puntata 1: Amedeo Nerozzi

    Amedeo Nerozzi è un nome che a molti dice poco. Qualcuno sa che a lui è intitolata la sezione ANPI di Marzabotto, altri forse sanno che esiste una via intitolata a Nerozzi nello stesso Comune.







    Purtroppo come spesso accade il tempo appanna i ricordi ed anche i più grandiosi atti eroici si perdono nel lento incedere del tempo.







    La vicenda umana e politica di Nerozzi parte dalla terra. La terra lavorata con fatica da bracciante agricolo, come tanti suoi compagni di lavoro. Negli anni venti del secolo scorso una moltitudine di genti lavorava come bracciante in condizioni di lavoro pessime e senza nessuna tutela. Il giovane Amedeo, prende coscienza della sua situazione e capisce che se vuole cambiare la situazione deve farlo assieme agli altri. In breve diventa un abile organizzatore sindacale della prima lega bracciantile di zona, in lotta contro i ricchi proprietari terrieri.







    Il lavoro sindacale si affianca a quello politico e Nerozzi diventerà prima consigliere comunale e poi sindaco del comune di Marzabotto. Nel frattempo (siamo nel 1921) Nerozzi ha aderito al neonato Partito Comunista Italiano.







    Il regime fascista nel 1922 arriva al potere e costringerà all’esilio tutti gli oppositori, tra i quali lo stesso Nerozzi. Nel 1925 Amedeo ripara in Belgio, dove si occupa dei problemi dei lavoratori delle miniere, poi nel 1936 accorre in Spagna in difesa della Repubblica, nelle Brigate Internazionali. Morirà nel 1937 presso l’ospedale di Mora dell’Ebro, a seguito delle ferite riportate durante un bombardamento.

    • 1 hr 2 min
    Puntata 2: Grigoris Lambrakis

    Puntata 2: Grigoris Lambrakis

    “I morti non parlano, rivestiti dalla bellezza del trapasso, si sono portati via tutti i segreti che nessuna primavera con le sue gemme saprebbe rivelare” (Z di Vassili Vassilikos)







    .















    A Bologna, nel cosiddetto Villaggio Due Madonne, un monumento ricorda ai passanti distratti che quella piazza, nel cuore del villaggio è dedicata a Grigoris Lambrakis. Perché una piazza a Bologna ricorda un uomo politico greco? E soprattutto, chi è stato Grigoris Lambrakis?







    Partigiano, medico, atleta…Lambrakis è stato tante cose e forse sarebbe potuto essere tanto altro ancora se non fosse stato barbaramente assassinato il 22 maggio 1963.







    La sua storia inizia nel villaggio di Kerasitsa, dove nacque nel 1912. Trasferitosi ad Atene per studiare Medicina partecipa a diverse manifestazioni sportive ottenendo nel 1936 il record di salto in lungo.







    Tra il 1941 ed 1944 Lambrakis partecipa alla resistenza greca contro le forze nazifasciste. Si occupa anche di raccolte alimentari per aiutare la popolazione civile, organizzando iniziative sportive benefiche attraverso l’ Unione degli atleti greci, da lui fondata.







    Il dopoguerra lo vede terminare gli studi in medicina e nel 1950 diviene professore assistente presso l’Università di Atene. Sempre attivo nel campo della solidarietà, si impegna nei movimenti pacifisti, facendosi anche eleggere nel 1961 al parlamento ellenico.







    Il 22 maggio 1963 dopo una conferenza Lambrakis viene assalito da due estremisti di destra che lo colpiscono duramente alla testa con una spranga. In seguito alle ferite riportate Lambrakis muore cinque giorni dopo in ospedale.







    Ad Atene, nel giorno del suo funerale, circa 500.000 persone si riversarono nelle strade trasformando un corteo funebre in una manifestazione contro il governo di destra. Sui muri di mezza Grecia apparve la lettera “Z” che sta per “ZEI”, in greco “E’ vivo”.







    Oltre al libro Z di Vassilikos alla memoria di Lambrakis è stato dedicato anche un film dal titolo Z – l’orgia del potere del regista greco-francese Costa Gravas, con le musiche di Mikis Theodorakis.

    • 1 hr 7 min
    Puntata 3: Mario Musolesi

    Puntata 3: Mario Musolesi

    Se passate da Marzabotto vi suggeriamo di fare un salto a Monte Sole. Un luogo dove la natura incontra la storia. Perché qui la storia è passata davvero, purtroppo lasciando cicatrici indelebili.







    Se avete voglia, oltre che fermarvi al Poggiolo, col suo bel pratone (teatro di uno dei 25 Aprile più belli d’Italia) potreste anche salire fino a Caprara e da lì prendere un sentiero che vi porta dritto ad un cippo, in mezzo al bosco. Lì una grande stella rossa ricorda la brigata che combatté a Monte Sole: la brigata Stella Rossa. Nel cippo una scritta inneggia al comandante della brigata: Mario Musolesi detto Lupo.







    Impossibile scindere il nome del comandante Lupo da quello della sua brigata, tant’è che la denominazione sarebbe appunto Stella Rossa – Lupo (poi Leone). Una figura quindi centrale della Resistenza bolognese, forse anche troppo ingombrante per alcuni, al punto che effettivamente nella memorialistica resistenziale non vi sono particolari tracce della sua storia.







    Mario Musolesi fu un partigiano atipico, per così dire, legato profondamente alla sua terra ed alle sue genti (era originario di Monzuno) . Dopo l’8 Settembre 1943 come tanti si ritrovò a scegliere tra adesione alla RSI e lotta partigiana. Un episodio che spiega bene il temperamento del Lupo è rappresentato dalla proposta del (tristemente) famoso Renato Tartarotti, caporione fascista di Bologna, che nell’ottobre del ’43 offrì proprio al Lupo la reggenza del “rinato” fascio di Vado. Musolesi rifiutò con decisione. In realtà aveva già preso parte agli scontri di Porta San Paolo a Roma ed aveva già preso (in cuor suo) la decisione di lottare per la liberazione. Di lì a poco si costituì il primo nucleo della brigata Stella Rossa.







    Una brigata legata in maniera indissolubile alla personalità del proprio comandante: determinato, fiero e forte. Altra peculiarità del Lupo era la totale avversione per i commissari politici. Un’avversione che in alcuni casi sfociò in aperta ostilità con commissari politici che furono costretti a tornare al CUMER perché il Lupo non li voleva. Il pragmatismo – da buon montanaro – della guerra non dava spazio a considerazioni ideali, “la politica la faremo dopo, prima bisogna liberarsi dei fascisti”.







    LA sua intransigenza rispetto alle scelte strategiche fu anche causa di problemi, si pensi alla frattura tra Musolesi ed il gruppo di “Sugano” Melchiorri, oppure anche alla testardaggine con cui il Lupo decise di rimanere a Monte Sole anche quando sarebbe stato meglio abbandonare la zona per evitare di essere accerchiato dai nazifascisti cosa che poi avvenne.







    La storia del Lupo quindi, è legata a doppio filo a Monte Sole e francamente non potrebbe essere altrimenti.

    • 1 hr 14 min
    Puntata 4: Lorenzo Giusti

    Puntata 4: Lorenzo Giusti

    “Una sola cosa ho odiato e combattuto: l’ingiustizia”.







    Lorenzo Giusti (Gennaio 1962)







    La storia di Lorenzo Giusti parla di binari.







    Perché Lorenzo Giusti è stato un ferroviere, ma soprattutto perché Lorenzo Giusti durante la sua vita si è trovato davanti a diversi crocevia. E quando ha dovuto scegliere ha scelto sempre la strada più dura, perché era convinto che valesse la pena combattere per le proprie idee, combattere contro l’ingiustizia.







    La vita di Giusti sarebbe da film se si pensa a quante ne ha passate e dove è arrivato. Il ferroviere anarchico che entra nel primo sindacato dei ferrovieri (SFI) e con questo partecipa alle prime mobilitazioni dei lavoratori organizzati. Iniziative estreme ed eroiche come lo potevano essere quelle dei primi sindacati negli anni venti, in Italia.







    L’agitatore anarchico che – perseguitato dal regime fascista – è costretto a prendere la strada dell’esilio.







    L’esiliato che partecipa alla guerra di Spagna in quella battaglia campale che passerà alla storia come “la battaglia del Monte Pelato” assieme a figure storiche come quelle dei fratelli Rosselli o Camillo Berneri.







    Il vecchio reduce che poi torna in patria per combattere il fascismo.







    E poi l’anarchico che entra in consiglio comunale, diventando assessore nella prima giunta della città di Bologna, finalmente libera! Il Giusti assessore alla polizia municipale, impegnato nei problemi del traffico e del decoro urbano.







    Morirà una mattina di gennaio del ’62 dentro una sezione socialista.







    Stava scrivendo una lettera di commiato ai suoi compagni, una lettera che non è riuscito a terminare che conteneva  la frase di cui sopra, una dichiarazione d’intenti del vecchio combattente che suonava anche come un monito per i giovani compagni: L’ODIO PER L’INGIUSTIZIA.  

    • 1 hr 7 min
    Puntata 5: Brigata Bolero

    Puntata 5: Brigata Bolero

    “Viva l’Italia!”







    Corrado Masetti, 30 ottobre 1944.







    1.548, 242 e 69. I numeri della brigata Garibaldi Bolero: il primo riguarda il numero degli effettivi, il secondo i caduti ed il terzo i feriti. Dietro questi freddi numeri c’è la storia di chi si è sacrificato per la liberazione del nostro paese.







    La brigata Bolero prende il nome dal suo comandante Corrado “Bolero” Masetti, operaio e organizzatore dei primi nuclei di antifascisti nel territorio di Casalecchio. In breve la brigata ingrossò le sue fila organizzando i disertori tedeschi ed ex prigionieri sovietici. Perfino uno studente del Costarica!







    Il più grande insegnamento della Bolero forse è tutto qui. Quei giovani, provenienti da paesi diversi ci hanno dimostrato sul campo che la lotta di liberazione non ha nazionalità perché la libertà è un diritto fondamentale di ogni donna ed ogni uomo.

    • 1 hr 2 min
    Puntata 6: Fratelli Cervi

    Puntata 6: Fratelli Cervi

    “Dopo un raccolto ne viene un altro” Alcide Cervi, 25 Ottobre 1945.















    Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore.







    La storia dei Fratelli Cervi è patrimonio dell’intero movimento antifascista. Una famiglia, quella dei Cervi, che ha pagato un prezzo altissimo per il proprio impegno antifascista e che nonostante questo è andata avanti, testimoniando col proprio sacrificio prima la lotta contro il fascismo e dopo l’impegno per la memoria. Perché dopo la morte dei 7 fratelli è Alcide a dare un volto alla Resistenza, non solo reggiana.







    Un volto scavato e sofferente come può esserlo quello di un padre costretto a seppellire i propri sette figli, ma comunque deciso ad andare avanti per custodire quella memoria. Perché consegnare all’oblio quella storia sarebbe come uccidere una seconda volta quei poveri ragazzi.







    L’impegno di Alcide quindi è quello di rimanere a Campegine, in quella casa ormai vuota che però rappresenta l’ultimo ricordo di quei figli. Il ricordo dei mille patimenti subiti prima ma anche dopo, come quando nel 1944 i fascisti incendiarono la casa.







    La forza di Alcide però è anche quel ricordo dei 7 fratelli che, il 25 luglio 1943, festeggiarono la caduta di Mussolini invitando i propri compaesani a mangiare la pastasciutta.







    Ai fratelli Cervi, giustiziati al poligono di tiro di Reggio Emilia il 28 dicembre ’43 sono state dedicate canzoni, libri, film e rappresentazioni teatrali ma forse il brano che riassume meglio la loro storia è “la pianura dei sette fratelli” dei Gang:







    “Sette uomini sette sette ferite e sette solchiCi disse la pianura i figli di Alcide non sono mai morti“

    • 1 hr 12 min

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