Rio Marin I Nizioleti raccontano Venezia

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Dei tintori lavoravano anche nei pressi di Rio Marin: sembra che questo canale derivi il suo nome dalla famiglia Dandolo, e in particolare da un Marino Dandolo che pare averlo fatto scavare a mano: per festeggiare la vittoria di Venezia a fianco di Bisanzio contro i Normanni, fece costruire la nuova via d’acqua donandola alla città a patto che venisse denominata con il nome del figlio natogli in quel periodo, Marino. Presso il rio esisteva un’area detta Purgo, che serviva a purificare le acque del canale inquinato dai coloranti della lavorazione di lane e sete, costituito da un percorso di canali che si snodavano tra gallerie e pozzi atti a trattenere i coloranti in questione. Qui c’è anche una Fondamenta di Rio Marin o dei Garzotti, che deriva il secondo nome da alcuni lavoranti dei panni che si chiamavano così perché “garzavano” le loro tele sollevandone il pelo con una specie di pannocchia spinosa chiamata garzo (o cardo). Dapprima ebbero Scuola con i cimadori (addetti a preparare il filato per la tessitura), ma poi se ne separarono trovando ospitalità nella Chiesa di San Simeon Grande sotto il patrocinio dell’Annunciazione.
© Editoriale Programma - Lorenzo Somma

Dei tintori lavoravano anche nei pressi di Rio Marin: sembra che questo canale derivi il suo nome dalla famiglia Dandolo, e in particolare da un Marino Dandolo che pare averlo fatto scavare a mano: per festeggiare la vittoria di Venezia a fianco di Bisanzio contro i Normanni, fece costruire la nuova via d’acqua donandola alla città a patto che venisse denominata con il nome del figlio natogli in quel periodo, Marino. Presso il rio esisteva un’area detta Purgo, che serviva a purificare le acque del canale inquinato dai coloranti della lavorazione di lane e sete, costituito da un percorso di canali che si snodavano tra gallerie e pozzi atti a trattenere i coloranti in questione. Qui c’è anche una Fondamenta di Rio Marin o dei Garzotti, che deriva il secondo nome da alcuni lavoranti dei panni che si chiamavano così perché “garzavano” le loro tele sollevandone il pelo con una specie di pannocchia spinosa chiamata garzo (o cardo). Dapprima ebbero Scuola con i cimadori (addetti a preparare il filato per la tessitura), ma poi se ne separarono trovando ospitalità nella Chiesa di San Simeon Grande sotto il patrocinio dell’Annunciazione.
© Editoriale Programma - Lorenzo Somma