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Un itinerario per scoprire il volto di una Venezia più intima e nascosta, nell'unicità del messaggio storico, artistico e umano, che le tipiche indicazioni stradali della città lagunare raccontano. Brani tratti dal libro di Lorenzo Somma.
Editoriale Programma - Editoriale Programma è una casa editrice trevigiana, specializzata nella pubblicazione di libri di saggistica, storia, arte e cultura locale.
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I Nizioleti raccontano Venezia Lorenzo Somma

    • Cultura y sociedad

Un itinerario per scoprire il volto di una Venezia più intima e nascosta, nell'unicità del messaggio storico, artistico e umano, che le tipiche indicazioni stradali della città lagunare raccontano. Brani tratti dal libro di Lorenzo Somma.
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    Calle dei Albanesi

    Calle dei Albanesi

    Gli albanesi godettero di molta considerazione a Venezia: primi “guardiani” dell’Adriatico e primo baluardo contro nemici invasori, lottarono strenuamente contro l’aggressione e lo strapotere degli ottomani di Costantinopoli, come sudditi fedelissimi e alleati della Serenissima. Vedove, orfani, clero, e quanti riuscirono a lasciare le terre massacrate dalla guerra, furono accolti in laguna, specie dopo l’estremo sacrificio della città di Scutari, che aveva superato l’assedio del 1474 anche grazie alle virtù eroiche del comandante Antonio Loredan, ma che dovette soccombere al durissimo assedio del 1478-1479. Giunti così a Venezia, i sopravvissuti albanesi vi si stanziarono, come testimonia la toponomastica: una Calle dei Albanesi si incontra a San Marco, girando a sinistra subito dopo Ponte della Paglia in Riva degli Schiavoni, e a San Polo. In questi luoghi ripresero le loro attività, consistenti prevalentemente nella tessitura e nella lavorazione di lane e panni vivacemente colorati con sgargianti pigmenti; ma per non inquinare le acque della laguna il più delle volte abitavano sui margini esterni della città, specie nei pressi della laguna nord.
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    Corte Margaritera

    Corte Margaritera

    A San Martino una Corte Margaritera (Margheritera) rammenta un’attività molto antica risalente già al XIII secolo e molto praticata: quella della preparazione e della lavorazione di palline di vetro di svariati e smaglianti colori, chiamate appunto margarite. Queste piccole sfere erano molto apprezzate dalle popolazioni del lontano Oriente, che le acquistavano pagandole con oro e gemme preziose. Di solito con il termine margarita si intendevano anche i granati e altre pietre preziose (i quarzi), ma a Venezia divenne specifico per questo settore della produzione vetraria. I margariteri erano tenuti a comperare il materiale vetroso solamente a Murano. In origine erano uniti ai perleri (fabbricanti di perle o perlai), ma si divisero da questi nel 1500. Avevano Scuola a San Franceso de la Vigna e protettore San’Antonio Abate. È da menzionare che di queste perle si servì anche Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio verso le Indie, per rabbonire gli indigeni e accaparrarsi merci molto preziose.
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    Calle del Stampador

    Calle del Stampador

    A San Samuele esiste una Calle del Stampador, ma non si sa a quale bottega faccia riferimento; è probabile che ve ne fosse una nei primi tempi in cui questa attività giunse a Venezia. Essa fu portata da Giovanni da Spira nel 1469, ma morì subito dopo e poco poté esercitare il suo mestiere. Ereditò la sua attività il fratello Vindelino, poi alla sua ditta se ne affiancarono altre, rette da maestri del Nord Europa. Ben presto a questi si aggiunsero i Manuzio, i Gioliti e i Giunti. L’arte della stamperia crebbe in città in modo sorprendente, grazie anche al fatto che si usavano fogli di carta particolarmente pregiati, la stampa degli stessi risultava nitidissima e le edizioni erano mirabilmente curate. Basti rammentare la prima edizione completa dei classici latini fatta proprio da Aldo Manuzio e curata da Pietro Bembo e Ludovico Ariosto su commissione di Erasmo da Rotterdam, risalente al 1509. Assieme ai librai, gli stampatori si organizzarono in congregazione già nel 1548 e dal secolo successivo si riunirono nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, avendo per protettore San Tommaso d’Aquino.
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    Rio Marin

    Rio Marin

    Dei tintori lavoravano anche nei pressi di Rio Marin: sembra che questo canale derivi il suo nome dalla famiglia Dandolo, e in particolare da un Marino Dandolo che pare averlo fatto scavare a mano: per festeggiare la vittoria di Venezia a fianco di Bisanzio contro i Normanni, fece costruire la nuova via d’acqua donandola alla città a patto che venisse denominata con il nome del figlio natogli in quel periodo, Marino. Presso il rio esisteva un’area detta Purgo, che serviva a purificare le acque del canale inquinato dai coloranti della lavorazione di lane e sete, costituito da un percorso di canali che si snodavano tra gallerie e pozzi atti a trattenere i coloranti in questione. Qui c’è anche una Fondamenta di Rio Marin o dei Garzotti, che deriva il secondo nome da alcuni lavoranti dei panni che si chiamavano così perché “garzavano” le loro tele sollevandone il pelo con una specie di pannocchia spinosa chiamata garzo (o cardo). Dapprima ebbero Scuola con i cimadori (addetti a preparare il filato per la tessitura), ma poi se ne separarono trovando ospitalità nella Chiesa di San Simeon Grande sotto il patrocinio dell’Annunciazione.
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    Calle dei Testori

    Calle dei Testori

    Nella zona più occidentale di Venezia, oltre il Piazzale Roma, dove c’è la piccola Chiesa di Sant’Andrea, si trova una Calle dei Testori, così chiamata perché vi erano case riservate all’arte dei tessitori di seta, che fungevano anche da ospizio per malati e infermi della stessa arte. Questo mestiere era fiorito a Venezia nel 1300, forse anche grazie al contributo di alcune famiglie di Lucca trasferitesi a vivere in laguna, e si era sviluppato a tal punto che a fine 1600 i telai funzionanti per i commerci con Occidente e Oriente erano più di 3000. Caduta la Repubblica, essi si ridussero a meno di trecento. I tessitori di seta avevano per protettrice la Vergine Annunciata e Scuola nella Chiesa dell’Abazia e presso la Chiesa dei Gesuiti.
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    Calle de l’Aseo

    Calle de l’Aseo

    Oltre alle mescite di vini c’erano anche luoghi adibiti alla trasformazione del vino in aceto: Venezia ne faceva un grande uso, non solo per la sua cucina (esso è un ottimo conservante e nelle tradizioni alimentari della laguna è indispensabili per il saor, l’intingolo a base di cipolla soffritta nell’olio, uvetta e aceto fatto alla fine evaporare, che versato sul pesce lo rendeva particolarmente appetitoso e facile da conservare per giorni), ma anche per disinfettare l’acqua potabile trasportata nelle botti per mare che tendeva a imputridire soprattutto in estate: mescolandovi dell’aceto diminuiva la possibilità di infezioni intestinali. Per questo non è difficile incontrare una Calle de l’Aseo, o un Ponte de l’Aseo, che segnano il luogo dove esistevano queste attività (ad esempio a San Marcuola e a San Giovanni Grisostomo).
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