Parola virale Andrea Calamita

Il deserto è tempo di grazia, poiché in esso si sperimenta la presenza del Signore e la sua guida lungo il cammino. Un testo che meglio di altri permette di comprendere ciò è Es 33,7-11, in cui si dà una descrizione quasi mistica della preghiera di Mosè nella tenda dell'incontro. Nell'attuale contesto narrativo del libro dell'Esodo, essa diviene il segno tangibile, quasi un sacramento, della misericordia di Dio, un tabernacolo di grazia nel cammino del deserto, preludio alla venuta dell'Emmanuel, il Dio con noi (cf. Mt 1,23), il Verbo di Dio incarnato, che ha posto la sua tenda in mezzo a noi (cf. Gv 1,14).

La prova del deserto è forse il suo aspetto più conosciuto, ma non per questo il meno affascinante. Quando pensiamo al deserto biblico pensiamo anzitutto a un tempo di prova. Ma cosa significa che il Signore ci mette alla prova e in cosa consiste concretamente questa prova? Passando attraverso alcune pagine esemplari dell'Antico e del Nuovo Testamento, saremo condotti nel tempo della prova, un'esperienza difficile quanto ineluttabile, attraverso la quale il Signore ci insegna a fidarci di lui e ad attendere da lui il nostro pane quotidiano.

Continua l'affascinante viaggio nel deserto biblico, che diviene tempo di fidanzamento. Per alcuni profeti, infatti, il cammino esodale rappresenta un momento idilliaco della storia d'amore tra Yhwh e il suo popolo Israele, un luogo lontano, nel quale, tuttavia, il Signore ci fa tornare, per sedurci e recuperare l'amore di un tempo.

Con questo inizia una serie di episodi dedicati al tema del deserto. Da terra maledetta a luogo privilegiato dell'esperienza divina, il deserto diviene per Israele un passaggio obbligato, quell'esperienza di fede che Dio ha pensato per il suo popolo, prima di farlo entrare nella terra promessa.

Che cos'è la parola di Dio? Che cos'è la Bibbia? E come questa va letta e interpretata? All'inizio del suo podcast, prima di incamminarsi per i sentieri biblici, Don Andrea Calamita chiarisce alcune questioni di fondo, indispensabili per accogliere, come terreno buono, il seme della parola, che Dio semina nei nostri cuori.