29 min

61 - Gilles Villeneuve Hangar 41

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Si è da poco celebrato, il primo maggio, il trentesimo anno dalla morte di Ayrton Senna. Un uomo, un pilota che con le sue qualità dentro e fuori la monoposto smuove ancora oggi milioni di appassionati, tra cui moltissimi nati dopo quel maledetto 1994 che si portò via anche Roland Ratzemberger.

Ma Maggio, questo splendido mese primaverile che inizia ad assomigliare all’estate, che di solito regala bellissime giornate, in realtà, per tutti quelli che si interessano di corse è un mese triste che ha fatto piangere tante volte e che in ogni ricordo, in ogni anniversario, se non vere e proprie lacrime provoca sempre un po’ di commozione, un po’ di magone, provoca qualche sospiro, ecco, di quelli che si fanno di fronte alle cose ineluttabili. Un mese nero
per il motorsport, soprattutto italiano, che si è portato via altri grandi piloti: oltre a Senna, i lancisti Attilio Bettega, Sergio Cresto ed Henri Toivonen, Bettega nell’85 e gli altri due nell’86, poi Lorenzo Bandini il nel 67, alla Mille Miglia del 57 vi fu la tragedia di Guidizzolo dove persero la vita Alfonso De Portago, il suo co-pilota e 9 spettatori, tra cui 5 bambini, poi Elio De Angelis nell’86, i motociclisti Jarno Saarinen e Renzo Pasolini a Monza nel 73, Alberto Ascari sempre a Monza ma nel 55 e poi, ne ho lasciato indietro uno, il protagonista di oggi, che è morto l’8 Maggio del
1982. Il grande, grandissimo Gilles Villeneuve. Uno dei piloti più amati dell’automobilismo, anche lui come Senna amato da decenni anche da chi è nato dopo la sua morte, sottoscritto incluso.
Amatissimo, al contrario del pilota brasiliano, anche senza tante gare vinte, senza campionati nel mondo, senza un grande impatto nella cultura di massa, senza quel misticismo che avvolge la figura del pilota di San Paolo. Gilles è amato semplicemente per ciò che era.
Spettacolo allo stato, puro senza compromessi.


Music by Zakhar Valaha from Pixabay


Music by Marat Mukhamadiev from Pixabay

Music by Grand_Project from Pixabay


Music by Vitaliy Levkin from Pixabay

Si è da poco celebrato, il primo maggio, il trentesimo anno dalla morte di Ayrton Senna. Un uomo, un pilota che con le sue qualità dentro e fuori la monoposto smuove ancora oggi milioni di appassionati, tra cui moltissimi nati dopo quel maledetto 1994 che si portò via anche Roland Ratzemberger.

Ma Maggio, questo splendido mese primaverile che inizia ad assomigliare all’estate, che di solito regala bellissime giornate, in realtà, per tutti quelli che si interessano di corse è un mese triste che ha fatto piangere tante volte e che in ogni ricordo, in ogni anniversario, se non vere e proprie lacrime provoca sempre un po’ di commozione, un po’ di magone, provoca qualche sospiro, ecco, di quelli che si fanno di fronte alle cose ineluttabili. Un mese nero
per il motorsport, soprattutto italiano, che si è portato via altri grandi piloti: oltre a Senna, i lancisti Attilio Bettega, Sergio Cresto ed Henri Toivonen, Bettega nell’85 e gli altri due nell’86, poi Lorenzo Bandini il nel 67, alla Mille Miglia del 57 vi fu la tragedia di Guidizzolo dove persero la vita Alfonso De Portago, il suo co-pilota e 9 spettatori, tra cui 5 bambini, poi Elio De Angelis nell’86, i motociclisti Jarno Saarinen e Renzo Pasolini a Monza nel 73, Alberto Ascari sempre a Monza ma nel 55 e poi, ne ho lasciato indietro uno, il protagonista di oggi, che è morto l’8 Maggio del
1982. Il grande, grandissimo Gilles Villeneuve. Uno dei piloti più amati dell’automobilismo, anche lui come Senna amato da decenni anche da chi è nato dopo la sua morte, sottoscritto incluso.
Amatissimo, al contrario del pilota brasiliano, anche senza tante gare vinte, senza campionati nel mondo, senza un grande impatto nella cultura di massa, senza quel misticismo che avvolge la figura del pilota di San Paolo. Gilles è amato semplicemente per ciò che era.
Spettacolo allo stato, puro senza compromessi.


Music by Zakhar Valaha from Pixabay


Music by Marat Mukhamadiev from Pixabay

Music by Grand_Project from Pixabay


Music by Vitaliy Levkin from Pixabay

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