10 episodi

Ogni giorno leggiamo un testo scritto da Antonio Gramsci.

Consideriamo che Gramsci ha una grande importanza nel mondo attuale e che la sua teoria deve essere rivisitata.

Noi la presentiamo in un'altro modo, quello audio.


Le scritture di Gramsci sono prese da: http://www.gramsciproject.org

La musica utilizzata si può scaricare da: https://freemusicarchive.org/static


Il podcast è prodotto da Radu Stochita (http://instagram.com/stochita.radu/)

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Gramsci Audio Radu Stochita

    • Arte

Ogni giorno leggiamo un testo scritto da Antonio Gramsci.

Consideriamo che Gramsci ha una grande importanza nel mondo attuale e che la sua teoria deve essere rivisitata.

Noi la presentiamo in un'altro modo, quello audio.


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    Un tipo di opportunismo

    Un tipo di opportunismo

    ”Il giudizio degli avversari non deve mai essere un elemento delle decisioni di un partito comunista. Esso non deve preoccuparsi che del giudizio delle masse e della necessità della sua azione la quale, sempre, urta e cozza contro gli interessi, le intenzioni, la tattica degli altri partiti.”

    Testo integrale: http://www.nuovopci.it/classic/gramsci/utipopp.htm

    Website dell'autore: https://stochitaradu.eu

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    • 4 min
    Uomini o macchine?

    Uomini o macchine?

    "Al proletariato è necessaria una scuola disinteressata. Una scuola in cui sia data al fanciullo la possibilità di formarsi, di diventare uomo, di acquistare quei criteri generali che servono allo svolgimento del carattere. Una scuola umanistica, insomma, come la intendevano gli antichi e i più recenti uomini del Rinascimento. Una scuola che non ipotechi l'avvenire del fanciullo e costringa la sua volontà, la sua intelligenza, la sua coscienza in formazione a muoversi entro un binario a stazione prefissata. Una scuola di libertà e di libera iniziativa e non una scuola di schiavitù e di meccanicità."

    Testo integrale: http://www.nuovopci.it/classic/gramsci/uomacc.htm

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    • 7 min
    Loria e Lumbroso

    Loria e Lumbroso

    Testo integrale

    Alberto Lumbroso è da collocare nella serie loriana ma da un altro punto di vista e in un altro campo. Si potrebbe fare una introduzione generale che servirebbe appunto a dimostrare come Loria non sia una eccezione unica, ma si tratti in gran parte di un fatto generale di cultura, che poi si è «tumefatto» nel campo della «sociologia». In questa parte appunto possono dare elementi la «Critica», la «Voce» e l’«Unità». (Ricordare per esempio «la casa dei parti» di Tomaso Sillani, la «gomma di Vallombrosa» di Filippo Carli, del quale è anche notevole l’articolo della «Perseveranza» sul prossimo ritorno trionfale della navigazione a vela; la letteratura economica dei protezionisti vecchia covata è piena di molte preziosità del genere, di cui un ricordo può rintracciarsi negli scritti del Belluzzo sulle possibili ricchezze nascoste nelle montagne italiane). Tutti questi elementi piuttosto generici del «lorianismo» potrebbero servire per «agrémenter» l’esposizione. Così si potrebbe ricordare come limite «assurdo», perché sconfina nel caso clinico (tecnicamente clinico), la candidatura del Lenzi al IV collegio di Torino, con l’«aereo cigno» e con la proposta di radere le montagne italiane, ingombranti, per trasportarne il materiale in Libia e fertilizzare così il deserto di sabbia.

    Il caso del Lumbroso è molto interessante, perché suo padre è era un erudito di gran marca (Giacomo Lumbroso): ma la metodologia dell’erudizione non si trasmette per generazione e neppure per il contatto intellettuale anche il più assiduo, a quanto pare.

    C’è da domandarsi, nel caso Lumbroso, come i suoi due ponderosi volumi sulle Origini Diplomatiche e politiche della guerra abbiano potuto essere accolti nella Collezione Gatti. Qui la responsabilità del sistema è evidente. Così per Loria e la «Riforma Sociale» e per Luzzatti e il «Corriere della Sera» (a proposito di Luzzatti ricordare il caso del «fioretto» di S. Francesco pubblicato come inedito dal «Corriere della Sera» del 1913 – mi pare –, con un commento economico spassosissimo, proprio dal Luzzatti che aveva poco prima pubblicato un’edizione dei Fioretti nella Collezione Notari; il così detto «inedito» era una variante inviata al Luzzatti dal Sabatier. Del Luzzatti famose le frasi, tra le quali «Lo sa il tonno» in un articoletto del «Corriere» che poi ha dato lo spunto al libro del Bacchelli).

    Quaderni del Carcere 1, Testo 32 Versione completa disponibile qui: http://quaderni.gramsciproject.org

    Musica: Negentropy by Chad Crouch https://freemusicarchive.org/music/Chad_Crouch/Arps/Negentropy

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    • 2 min
    Lettere del Sorel al Croce

    Lettere del Sorel al Croce

    Testo integrale

    Nelle lettere del Sorel al Croce si può spigolare più di un elemento sul «lorismo» o «lorianismo». Per esempio, il fatto che nella tesi di laurea di Arturo Labriola si scrive come se si credesse che il Capitale di Marx è stato elaborato sull’esperienza economica francese e non su quella inglese.

    Quaderni del Carcere 1, Testo 31 Versione completa disponibile qui: http://quaderni.gramsciproject.org

    Musica: Negentropy by Chad Crouch https://freemusicarchive.org/music/Chad_Crouch/Arps/Negentropy

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    • 31 sec
    Orano e Loria

    Orano e Loria

    Testo integrale

    Nella precedente nota su Loria ho dimenticato di ricordare le «stranezze» di Paolo Orano. Ne ricordo ora due: l’articolo «Ad metalla» nel volume Altorilievi (ed. Puccini, Milano), tipicamente «loriano», e il suo volumetto sulla Sardegna (credo sia uno dei primi libri dell’Orano) dove parla del «liquido ambiente». Nei medaglioni ci deve essere, se ben ricordo, da spulciare parecchio e così in tutte le altre pubblicazioni.

    Quaderni del Carcere 1, Testo 30 Versione completa disponibile qui: http://quaderni.gramsciproject.org

    Musica: Negentropy by Chad Crouch https://freemusicarchive.org/music/Chad_Crouch/Arps/Negentropy

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    • 38 sec
    Il sarcasmo come espressione di transizione negli storicisti

    Il sarcasmo come espressione di transizione negli storicisti

    Testo integrale
    Il sarcasmo come espressione di transizione negli storicisti. In un articolo di Bonaventura Tecchi Il Demiurgo di Burzio («Italia letteraria», 20 ottobre 1929) da cui è preso lo spunto succitato del Burzio, si accenna spesso all’elemento «ironia» come caratteristico di questa posizione. «Ironia» è giusto per la letteratura, per indicare il distacco dell’artista dal contenuto sentimentale della sua creazione: ma nel caso dell’azione storica, l’elemento «ironia» sarebbe appunto troppo letterario (basterebbe dire semplicemente «letterario») e indicherebbe una forma di distacco connessa piuttosto allo scetticismo più o meno dilettantesco (dovuto a disillusione, a stanchezza o anche a «superominismo»). Invece in questo caso (cioè dell’azione storica) l’elemento caratteristico è il «sarcasmo» e in una sua certa forma, cioè «appassionato». In Marx troviamo l’espressione più alta anche esteticamente, del «sarcasmo appassionato». Da distinguere da altre forme, in cui il contenuto è opposto a quello di Marx. Di fronte alle «illusioni» popolari (credenza nella giustizia, nell’uguaglianza, nella fraternità, cioè negli elementi della «religione dell’umanità») Marx si esprime con «sarcasmo» appassionatamente «positivo», cioè si capisce che egli non vuol dileggiare il sentimento più intimo di quelle «illusioni» ma la loro forma contingente legata a un determinato mondo «perituro», il loro puzzo di cadavere, per così dire, che trapela dal belletto. C’è invece il sarcasmo di «destra», che raramente è appassionato, ma è sempre «negativo», puramente distruttivo, non solo della «forma» contingente, ma del contenuto «umano» di quei sentimenti. (A proposito di questo «umano» vedi in Marx stesso quale significato occorre dargli, specialmente la Sacra Famiglia). Marx cerca di dare a certe aspirazioni una forma nuova (quindi cerca di rinnovare anche queste aspirazioni) non di distruggerle: il sarcasmo di destra cerca di distruggere invece proprio il contenuto di queste aspirazioni, e in fondo l’attacco alla loro forma non è che un espediente «didattico».

    Questa nota sul «sarcasmo» dovrebbe poi analizzare alcune manifestazioni di esso: c’è stata una manifestazione «meccanica», pappagallesca (o che è diventata tale per l’«abuso») che ha dato luogo anche a una specie di cifra o gergo e che potrebbe dar luogo a osservazioni piccanti (per es. quando le parole «civiltà» o «civile» sono sempre accompagnate dall’aggettivo «sedicente» può nascere il dubbio che si creda nell’esistenza di una «civiltà» astratta, esemplare, o almeno ci si comporta come se si credesse, cioè si ottiene proprio il risultato opposto a quello che probabilmente si voleva ottenere); e c’è da analizzare la sua significazione in Marx, di una espressione transitoria, che cerca di porre il distacco dalle vecchie concezioni in attesa che le nuove concezioni, con la loro saldezza acquistata attraverso lo sviluppo storico, dominino fino ad acquistare la forza delle «convinzioni popolari». Queste nuove concezioni esistono già in chi adopera il «sarcasmo», ma nella fase ancora «polemica»; se fossero espresse «senza sarcasmo» sarebbero una «utopia» perché solo individuali o di piccoli gruppi. D’altronde lo stesso «storicismo» non può concepirle come esprimibili in questa forma apodittica o predicatoria; lo «storicismo» crea un «gusto» nuovo e un linguaggio nuovo. Il «sarcasmo» diventa il componente di tutte queste esigenze, che possono apparire come contradittorie. Ma il suo elemento essenziale è sempre la «passionalità».

    Da questo punto di vista occorre esaminare le ultime affermazioni del Croce nella sua prefazione del 1917 al Materialismo Storico a proposito della «maga Alcina». Ricordare l’articolo di L. Einaudi nella «Riforma Sociale», su questa prefazione del Croce, per discutere l’importanza culturale del Marx nella rinasci

    • 4 min

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