27 min

L'Amarone dello sfruttamento Sulle Spalle degli Altri

    • Cultura e società

Una bottiglia può costare anche centinaia di euro e nel veronese se ne producono milioni, ma non ditelo a Said, perché a lui, di euro, ne davano al massimo 5 all’ora per 12 o 14 ore di lavoro al giorno.

Comincia da questo immigrato dal Pakistan il nostro viaggio alla scoperta di come si produce, nella verde Valpolicella, quell’oro rosso che si chiama Amarone. Scoprirete così che anche nel mitico Nord-Est, la locomotiva d’Italia, esiste ancora lo sfruttamento.

Migliaia di donne e uomini che quotidianamente faticano fra le vigne per raccogliere grappoli così delicati che vanno staccati e riposti uno ad uno. Una volta c’erano gli ucraini, i romeni, insomma quelli dell’Est, oggi a sudare sulle colline del disonore lavorativo, sono soprattutto pachistani e africani. “Gli invisibili” li chiamano i sindacalisti della Flai-Cgil del Veneto, che provano a organizzarli a convincerli che hanno anche dei diritti e a rivendicarli.

Ovviamente c’è anche chi sta meglio, ha un contratto, un orario di lavoro, una paga decente e, qualche volta, persino dei benefit. Ma non è un caso che questo avvenga dove il sindacato è più forte e organizzato. Insomma, dietro a questo vino costoso, che dà piacere al palato e procura profitti milionari, ci sono storie di donne e di uomini, di lavoratori e sindacalisti, con un comun denominatore: prova a difendere e riaffermare la dignità delle persone. Noi proviamo a raccontarveli.

Una bottiglia può costare anche centinaia di euro e nel veronese se ne producono milioni, ma non ditelo a Said, perché a lui, di euro, ne davano al massimo 5 all’ora per 12 o 14 ore di lavoro al giorno.

Comincia da questo immigrato dal Pakistan il nostro viaggio alla scoperta di come si produce, nella verde Valpolicella, quell’oro rosso che si chiama Amarone. Scoprirete così che anche nel mitico Nord-Est, la locomotiva d’Italia, esiste ancora lo sfruttamento.

Migliaia di donne e uomini che quotidianamente faticano fra le vigne per raccogliere grappoli così delicati che vanno staccati e riposti uno ad uno. Una volta c’erano gli ucraini, i romeni, insomma quelli dell’Est, oggi a sudare sulle colline del disonore lavorativo, sono soprattutto pachistani e africani. “Gli invisibili” li chiamano i sindacalisti della Flai-Cgil del Veneto, che provano a organizzarli a convincerli che hanno anche dei diritti e a rivendicarli.

Ovviamente c’è anche chi sta meglio, ha un contratto, un orario di lavoro, una paga decente e, qualche volta, persino dei benefit. Ma non è un caso che questo avvenga dove il sindacato è più forte e organizzato. Insomma, dietro a questo vino costoso, che dà piacere al palato e procura profitti milionari, ci sono storie di donne e di uomini, di lavoratori e sindacalisti, con un comun denominatore: prova a difendere e riaffermare la dignità delle persone. Noi proviamo a raccontarveli.

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