Sulle Spalle degli Altri

FLAI-CGIL
Podcast: Sulle Spalle degli Altri

L’amarone della Valpolicella, la cipolla di Tropea, il pomodoro pugliese e, infine, il kiwi del basso Lazio: sono alcune delle eccellenze agricole che arricchiscono i produttori e lustrano il pedigree del cibo “made in Italy”. Sono lontani anni luce i tempi grami del dopoguerra, quando la fame era tornata protagonista: oggi mangiare è diventato anche uno status symbol e proliferano “chef”, marchi, il marketing conia sempre nuovi slogan. Anzi, se un problema si pone è quello della sovraproduzione, dello spreco, ma questa è un’altra storia. Quei prodotti che luccicano nelle vetrine di alimentari che sembrano gioiellerie o su banchi nobili di catene multinazionali hanno una storia: qualcuno li ha seminati, coltivati, curati, protetti, raccolti e alla fine confezionati per la vendita al dettaglio. Insomma, fanno parte di una filiera, cioè di un’organizzazione complessa e articolata che impiega circa un milione e mezzo di lavoratori, se contiamo anche i cosiddetti “invisibili”. C’è un mondo alle spalle di quei prodotti: fatto di sudore, fatica e molto spesso sfruttamento e non riguarda soltanto gli immigrati, ma sempre più spesso anche gli italiani. “Sulle spalle degli altri” è un viaggio, attraverso il racconto e le voci dei protagonisti, nei territori in cui si coltivano e si confezionano quei cibi aristocratici. Scoprirete così che esistono ancora forme di “caporalato” anche nel ricco Nord-Est, che nella Capitanata le donne lavoratrici sono quasi tutte italiane, che i sikh si sono stancati di prendere botte ed essere sfruttati, che in Calabria è pericoloso anche soltanto parlare con i lavoratori. E tanto altro. Ma vedrete anche che ogni giorno ci sono donne e uomini della Flai-Cgil che provano a contrastare questo sfruttamento, a far crescere la coscienza anche dei lavoratori immigrati. La loro fatica è più lieve di quella di chi sta chino sui campi, ma è preziosa per ridare a queste persone prima di tutto la dignità.

Puntate

  1. 19/06/2023

    Sangue di pomodoro

    Di fatica si può anche morire, sembra impossibile nel pieno del terzo millennio, eppure è successo, non più tardi di otto anni fa: si chiamava Paola Clemente, lavorava all’acinellatura dell’uva ad Andria. È stata stroncata dal caldo e dallo sforzo in un assolato giorno di luglio. Una condizione a volte drammatica, quella delle donne, soprattutto italiane, nei campi della Capitanata. Qui si coltiva, si raccoglie e si confeziona il celebre pomodoro. E se alla raccolta provvedono i maschi, soprattutto africani, sono le donne che lo devono lavare, selezionare e inscatolare. Lo sfruttamento è uno dei pochi campi in cui si realizza la piena parità dei sessi. Incontriamo Bajankey, lui arriva dalla Sierra Leone passando per l’inferno libico. La sua storia è un concentrato dei drammi dell’immigrazione. Ovviamente è scappato in cerca di un lavoro, di un futuro e se, dopo lo sfruttamento inziale, è riuscito a trovare un barlume di speranza, lo deve al lavoro della Flai Cgil che anche qui prova a contrastare fenomeni come il caporalato, la violazione dei diritti, l’assenza di regole. Ma vi raccontiamo anche le storie di Lucia e Mariella, la prima operaia dell’agroalimentare e quadro della Flai, la seconda una signora romena ancora precaria dopo anni di vita in Italia. Accanto a loro ci sono le donne e gli uomini della Flai, impegnati a far crescere le coscienze e la voglia di riscatto dei lavoratori, in una terra che ricorda ancora la lezione di Giuseppe Di Vittorio, indimenticato segretario generale della Cgil del secondo dopoguerra.

    31 min
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Descrizione

L’amarone della Valpolicella, la cipolla di Tropea, il pomodoro pugliese e, infine, il kiwi del basso Lazio: sono alcune delle eccellenze agricole che arricchiscono i produttori e lustrano il pedigree del cibo “made in Italy”. Sono lontani anni luce i tempi grami del dopoguerra, quando la fame era tornata protagonista: oggi mangiare è diventato anche uno status symbol e proliferano “chef”, marchi, il marketing conia sempre nuovi slogan. Anzi, se un problema si pone è quello della sovraproduzione, dello spreco, ma questa è un’altra storia. Quei prodotti che luccicano nelle vetrine di alimentari che sembrano gioiellerie o su banchi nobili di catene multinazionali hanno una storia: qualcuno li ha seminati, coltivati, curati, protetti, raccolti e alla fine confezionati per la vendita al dettaglio. Insomma, fanno parte di una filiera, cioè di un’organizzazione complessa e articolata che impiega circa un milione e mezzo di lavoratori, se contiamo anche i cosiddetti “invisibili”. C’è un mondo alle spalle di quei prodotti: fatto di sudore, fatica e molto spesso sfruttamento e non riguarda soltanto gli immigrati, ma sempre più spesso anche gli italiani. “Sulle spalle degli altri” è un viaggio, attraverso il racconto e le voci dei protagonisti, nei territori in cui si coltivano e si confezionano quei cibi aristocratici. Scoprirete così che esistono ancora forme di “caporalato” anche nel ricco Nord-Est, che nella Capitanata le donne lavoratrici sono quasi tutte italiane, che i sikh si sono stancati di prendere botte ed essere sfruttati, che in Calabria è pericoloso anche soltanto parlare con i lavoratori. E tanto altro. Ma vedrete anche che ogni giorno ci sono donne e uomini della Flai-Cgil che provano a contrastare questo sfruttamento, a far crescere la coscienza anche dei lavoratori immigrati. La loro fatica è più lieve di quella di chi sta chino sui campi, ma è preziosa per ridare a queste persone prima di tutto la dignità.

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