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Il Commento e il Vangelo del giorno

Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno Monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

    • Religione e spiritualità
    • 3,4 • 8 valutazioni

Il Commento e il Vangelo del giorno

    [Ven 3] Commento: I santi apostoli Filippo e Giacomo il minore.

    [Ven 3] Commento: I santi apostoli Filippo e Giacomo il minore.

    Al di là dei dati storici, l'apostolo Filippo si è reso famoso per una audace richiesta rivolta a Gesù, mentre parlava della sua identità con il Padre: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Una richiesta audace, ma anche emblematica perché l'apostolo esprimeva in quella sua domanda l'ansia di Dio, racchiusa da sempre nel cuore dell'uomo. Il figlio senza padre, si sente orfano e stenta a comprendere la sua vera identità; l'uomo senza Dio si sente smarrito, disorientato e solo. Dobbiamo perciò gratitudine a questo apostolo perché ha offerto a Gesù l'occasione sia di ribadire la sua divinità, sia di indicarci la sua persona come icona perfetta del Padre: "Chi ha visto me ha visto il Padre". Non ci sfugga poi che dentro la sua curiosità si nasconde un bisogno autentico di spirituale ascensione verso le verità ultime: un bell'esempio per tutti noi, forse più superficiali nelle nostre ricerche e meno autentici nei nostri desideri. In quest'ansia di bene e nel comune desiderio di comprendere e testimoniare le "cose" di Dio, vediamo accomunato l'altro apostolo, Giacomo detto il minore, per distinguerlo dall'altro apostolo dallo stesso nome. Anch'egli è stato un seguace di Cristo, anch'egli nel volto del salvatore ha saputo rimirare il volto stesso di Dio, anch'egli è stato un eroico testimone del vangelo. Ha scritto una lettera che ce lo fa riconoscere come profondo conoscitore della scrittura e dei detti del Signore. Egli mostra una predilezione per i poveri e per gli umili, che ritiene favoriti da Dio. Pare egli voglia commentare le beatitudini pronunciate dal Signore. Altro tema caro a Giacomo è la concretezza della fede, che non può esaurirsi in un credo sterile, ma esige espressioni da attuare nella vita d'ogni giorno. Davvero i santi si assomigliano e si integrano vicendevolmente: Filippo ci sollecita a rimirare nel volto di Cristo l'immagine stessa del Padre; Giacomo ci fa intendere che anche una vita semplice ed umile, se alimentata dalla fede operosa, è accetta a Dio. Abbiamo molti motivi per invocarli entrambi.

    • 2 min
    [Ven 3] Vangelo: 1 Cor 15, 1-8; Sal 18; Gv 14, 6-14.

    [Ven 3] Vangelo: 1 Cor 15, 1-8; Sal 18; Gv 14, 6-14.

    In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
    Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
    In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

    • 1m
    [Gio 2] Commento: Rimanete nel mio amore, così la vostra gioia sia piena.

    [Gio 2] Commento: Rimanete nel mio amore, così la vostra gioia sia piena.

    Oggi Gesù ci chiede ancora di rimanere nel suo amore. Abbiamo una precisazione in più, e non è secondaria. Gesù ci fornisce anche la motivazione di questo invito. È per noi stessi, per la nostra vita. Una vita piena e che abbia senso è la vita di chi rimane nell'amore di Gesù. La frenesia del mondo di oggi può aver un pericolo: far perdere l'essenziale della vita. Le troppe cose da fare non sono più soltanto doni preziosi di un mondo che progredisce ma diventano, troppo spesso, assilli che rompono il respiro. L'affanno di oggi può recare anche delle soddisfazioni; talvolta però marchiate della superficialità e dalla loro provvisorietà ci stancano ancora di più. Possiamo anche godere per un poco; non è però la gioia piena alla quale ci invita lo stesso Gesù. È proprio in questo aggettivo che troviamo il punto centrale di questo brano evangelico. Non è una gioia qualsiasi quella che riceviamo dall'amore di Cristo. Non è legata alla soddisfazione momentanea; non è effetto di un particolare stato d'animo che può essere passeggero. La pienezza della gioia si ràdica nella completezza dell'amore di Cristo. È una predisposizione del cuore e dell'animo all'opera dello Spirito Santo. Diventa, quindi, esperienza di vita in Cristo. Ciò diventa motivo per la nostra preghiera quotidiana.

    • 1m
    [Gio 2] Vangelo: At 15, 7-21; Sal.95; Gv 15, 9-11.

    [Gio 2] Vangelo: At 15, 7-21; Sal.95; Gv 15, 9-11.

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
    «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
    Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
    Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

    • 31 sec
    [Mer 1] Commento: Il Figlio del carpentiere.

    [Mer 1] Commento: Il Figlio del carpentiere.

    Celebriamo la memoria di san Giuseppe di cui non sappiamo molto. Giuseppe, anche lui, come la Madonna Santissima, l'uomo di fede, di fede e di speranza. Anche lui ha creduto, ha creduto alla parola, senza pretendere di capire tutto, come Maria. Il vangelo ci presenta proprio questa famiglia, famiglia di Giuseppe, una famiglia semplice... eppure Gesù sa parlare bene... anche se non ha studiato nelle scuole di Gerusalemme stupisce per la sua saggezza. Oggi la nostra attenzione però viene spostata al lavoro. San Giuseppe lavoratore... La reazione della gente di Nàzaret, nel vangelo di oggi, a proposito della sapienza di Gesù fa pensare al capitolo del Siràcide, che contrappone il lavoro manuale e la legge. La gente del popolo (operai, contadini) dice il Siràcide, mette tutta la sua attenzione nelle cose materiali; lo scriba invece ha pensieri profondi, cerca le cose importanti e può essere consultato per il buon andamento della città. La gente di Nàzaret si domanda: «Da dove mai viene a costui questa sapienza». Non é il figlio del carpentiere, che non ha studiato e non può avere cultura? È chiaro: la sapienza di Gesù è sapienza divina ed egli ha assistito varie volte sul mistero di Dio che viene rivelato ai piccoli, ai semplici e nascosto ai sapienti ed ha criticato gli scribi che dicono e non fanno.
    D'altra parte il Vangelo insiste anche sulla parola: è necessario, dobbiamo, accogliere la parola di Dio! E soltanto se ci ispiriamo alla parola di Dio il nostro lavoro vale. Il nostro lavoro ha un valore costruttivo, creiamo il mondo con Dio. «Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre». Tutto quello che facciamo, tutti i lavori, lavori materiali, intellettuali, sia lo studio, sia la carità fraterna, lo facciamo per il Signore... Il Vangelo ci dice, che il nostro servizio deve essere sincero, umile, dobbiamo avere la disponibilità nella carità, tutto questo per essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, quel Figlio, che ha dichiarato di essere venuto a servire e non per essere servito. La vera dignità consiste proprio in questo, nel servizio dei fratelli, secondo le proprie capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio. Verifichiamo la nostra scala di valori, per renderla sempre più aderente ai pensieri di Dio.

    • 2 min
    [Mer 1] Vangelo: Gn 1,26 - 2,3; Sal 89; Mt 13, 54-58.

    [Mer 1] Vangelo: Gn 1,26 - 2,3; Sal 89; Mt 13, 54-58.

    In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?". Ed era per loro motivo di scandalo.
    Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

    • 49 sec

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guidi12 ,

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