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Segnalibro - Recensioni e Interviste Letterarie Segnalibro

    • Arte

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    Intervista a FRANÇOIS MORLUPI "Il gioco degli opposti" (Salani) Thriller mozzafiato tra Sofia e Roma

    Intervista a FRANÇOIS MORLUPI "Il gioco degli opposti" (Salani) Thriller mozzafiato tra Sofia e Roma

    François Morlupi esordisce nella narrativa nel 2018. E da allora, una lunga scia di successi: Come Delfini tra Pescecani, Nel nero degli abissi e Formule Mortali, indagini dei Cinque di Monteverde. Come accade raramente, tutti i romanzi sono stati accolti positivamente dalla critica. Nell'aprile 2023 esce Formule mortali: la prima indagine dei Cinque di Monteverde che, sebbene sia il terzo in ordine di pubblicazione, rappresenta il prequel della serie dei Cinque di Monteverde da cui tutto è iniziato. Il 16 aprile 2024 "Il gioco degli opposti", che si pone come secondo romanzo della serie, subito dopo Formule Mortali.
    _ Intervista di Giulia Carla De Carlo _

    "Il gioco degli opposti" ci porta via da Roma e colloca il commissario Ansaldi e la sua vice Loy a Sofia, in Bulgaria. Tutto ha inizio una domenica, il 30 novembre 2018, a 5 mesi da quell'agosto che ha visto i 5 di Monteverde sventare il loro caso. La narrazione si svolgerà durante un’intera settimana.

    TRAMA
    Sofia, Bulgaria. In una gelida domenica d’inverno, mentre una bufera di neve imperversa sulla città, un ragazzo si presenta al commissariato centrale e chiede dell’ispettore Dimitrov. Sa già che da là dentro non uscirà vivo, ma ha un’importante missione da compiere: consegnare una chiavetta usb che contiene il filmato di un brutale omicidio. L’ispettore, noto per i suoi scoppi d’ira e per una certa propensione ai traffici illeciti, non fa in tempo a interrogare il ragazzo perché quest’ultimo si toglie la vita mordendo una capsula di cianuro. Prima di morire lascia però un secondo messaggio, un bigliettino con su scritto un nome: Biagio Maria Ansaldi. Quando la notizia arriva a Monteverde, il commissario Ansaldi ha appena finito di accogliere il nuovo membro della sua squadra, Eliana Alerami, una giovane recluta che ha molta voglia di dimostrare il proprio valore. I Cinque sono appena usciti da un’indagine che ha lasciato cicatrici profonde e stanno cercando di ritrovare una qualche forma di normalità. Ma quello avvenuto a Sofia non è soltanto un delitto terrificante, è il primo di una catena che rischia di seminare il panico in tutta Europa. Ansaldi dunque non ha scelta, deve partire immediatamente e trovare un modo per collaborare con Dimitrov, l’uomo più diverso da lui che il destino potesse mettere sul suo cammino.

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    #thriller #roma #noir




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    • 36 min
    Intervista a MARTINA FUGA "Diciotto" (Salani). Inclusività, equità, linguaggio.

    Intervista a MARTINA FUGA "Diciotto" (Salani). Inclusività, equità, linguaggio.

    Martina Fuga: storica dell’arte, esperta di Diversity Equity & Inclusion e Top Voices di Linkedin sul tema dell’impatto sociale, opera in diverse organizzazioni che promuovono i diritti delle persone con disabilità: è responsabile della comunicazione di CoorDown e presidente dell’Associazione Genitori e Persone con sindrome di Down di Milano. Ha scritto diversi libri per Salani, oggi parleremo di DICIOTTO che, attraverso l'espediente narrativo del diciottesimo compleanno di sua figlia Emma, parla di tantissimi temi: inclusione, diversità, equità nella società
    _ Intervista di Giulia Carla De Carlo _

    TRAMA
    I diciotto anni sono una tappa fondamentale della vita, non soltanto per chi li compie. Più che mai, Martina si trova a fare i conti con sé stessa, con la madre che è stata, e a chiedersi se avrebbe potuto fare meglio o diversamente. È il momento di lasciare andare sua figlia, resistendo alla tentazione di trattenerla ancora un po’. Ma ci riuscirà?

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    #inclusione #sindromedidown #società




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    • 40 min
    Intervista ad ALESSANDRA ACCIAI "Assenza da Giustificare" (Piemme). Lo sguardo delle donne.

    Intervista ad ALESSANDRA ACCIAI "Assenza da Giustificare" (Piemme). Lo sguardo delle donne.

    "Assenza da giustificare", nonostante sia un romanzo giallo, racconta con uno sguardo quasi documentaristico come la donna sia vista nella società e dalla società stessa, narra lo stereotipo di genere e il modo in cui le donne devono affrontare la vita (anche e soprattutto se hanno potere). E non viene raccontato con sensazionalismi o accuse, ma tra le righe o tra le parole, mentre la vita (in questo caso la trama) va avanti. È così che la società non accetta ancora la piena uguaglianza; e lo fa tra le righe, perché a parole siamo tutti equi, mentre nei fatti esiste ancora una società maschilista.
    - Intervista di Giulia Carla De Carlo

    TRAMA:

    Quando riceve la telefonata dal commissariato, l'ispettrice di polizia Alina Mari non potrebbe essere più distante da Roma e dal lavoro: si trova in una clinica di Bruxelles per tentare un intervento di inseminazione artificiale. Il commissario però è molto chiaro: c'è un caso di omicidio di cui deve occuparsi, ha poche ore per rientrare in sede, altrimenti sarà tagliata fuori. Alina mette in pausa il suo futuro e prende il primo volo. Appena arrivata a Roma inizia a indagare sull'omicidio di Elena Cantini, insegnante di un prestigioso liceo cattolico. Elena conduceva una vita normale: una grande passione per il suo lavoro, poche amiche affezionate, nessuna relazione sentimentale, nessun conflitto. E allora chi può averla colpita alla testa, lasciandola inanime in un parco cittadino, con il corpo a formare una croce e un anulare mozzato? Mentre le indagini si fanno sempre più serrate e i vicoli di Roma mostrano il loro profilo più irregolare, Alina è costretta a scendere a patti con i suoi fantasmi e a dar fondo alla sua intuizione per tentare di risolvere un caso le cui radici sono più profonde di quanto potesse immaginare.

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    #thriller #donne #femminismo




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    • 35 min
    Intervista a BRUNO LULANI, presidente Fondazione USPIDALET. Premio PLUS dedicato all'adolescenza

    Intervista a BRUNO LULANI, presidente Fondazione USPIDALET. Premio PLUS dedicato all'adolescenza

    La Fondazione Uspidalet è un'associazione filantropica nata nel 2009 ad Alessandria, con lo scopo di aiutare gli ospedali della città a migliorare i livelli di qualità dei servizi sanitari offerti, attraverso l'umanizzazione degli ambienti e l’acquisto di macchinari all’avanguardia e attrezzature di ultima generazione.

    Sotto la spinta di Bruno Lulani, Presidente della Fondazione, nel 2022 è nata la prima edizione del "Premio Letterario Fondazione Uspidalet - Alessandria Cultura", concepita con l'obiettivo di indagare il mondo dell’adolescenza, sia dal punto di vista degli adulti, che attraverso la voce diretta dei ragazzi.

    Sulla base di questa filosofia il Premio Letterario è aperto a tutte le tipologie di opere, siano esse edite o inedite, che riguardino il mondo degli adolescenti. Il premio si divide in tre sezioni: NARRATIVA, GRAPHIC NOVEL e INEDITI.

    I romanzi scritti dagli adulti faranno parte della sezione "NARRATIVA", e dovranno avere come protagonista uno o più giovani adolescenti, indagarne un ambito o un periodo circoscritto della vita, oppure tematizzarne l’evoluzione interiore, o il loro processo di sviluppo e di crescita. Possono quindi partecipare romanzi di carattere psicologico, intimistico, di costume, pedagogico e di formazione, autobiografico o di genere fantastico. Stesso identico discorso per la sezione "GRAPHIC NOVEL".

    I racconti scritti dagli alunni di scuole superiori, invece, faranno parte della sezione "INEDITI", e possono riguardare qualunque tema. In questa sezione, saranno infatti gli stessi adolescenti a parlare e a dare la loro visione del mondo.

    La sestina finalista dei racconti "INEDITI" verrà pubblicata in un'antologia edita da "Puntoacapo Editrice". Sottolineando che la scadenza, per tutte e tre le sezioni, è il 30 giugno 2024 e la proclamazione dei vincitori avverrà il 28 novembre 2024 ad Alessandria, vi inviatiamo a visitare il sito, alla pagina:

    https://www.fondazioneuspidalet.it/premio-letterario/ per tutte le info.

    #premio #adolescenza #storie


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    • 24 min
    Vi interessa davvero il conflitto tra Israele e Palestina? Il mio J'ACCUSE

    Vi interessa davvero il conflitto tra Israele e Palestina? Il mio J'ACCUSE

    Vi interessa davvero il conflitto tra Israele e Palestina?

    Voglio prima fare una premessa. Ero una ragazza degli anni 2000. Non sapevo nulla di medio oriente. Finché Giovanni, il mio migliore amico, come Morpheus mi ha detto di scegliere: vivere come se niente fosse o conoscere la verità. E ho visto. Ho iniziato a studiare, informarmi, capire e vedere il sopruso di Israele sul popolo palestinese. Un orrore indicibile. Persone rinchiuse in una gabbia a cielo aperto, trattate come animali in cattività. Lo schifo e l’orrore avrebbe dovuto far rivoltare tutti i popoli, eppure in piazza eravamo troppo pochi.

    Capirete il mio stupore quando da qualche mese a questa parte pare che molti siano diventati improvvisamente attivisti. Meglio tardi che mai, certamente, anche se in Palestina si è ormai arrivati al limite, generazioni passate che hanno sofferto, queste vengono annientate. Quello che sta avvenendo avviene da decenni. E ora il fuoco su civili, bambini, adulti, anziani che vengono lasciati senz'acqua, senza luce, senza la possibilità nemmeno di curarsi, senza vita. Questo è vile, e il fatto che provenga da Israele, forse, lo è ancora di più.

    Nonostante quello che vi ho appena detto, non ho accettato mai, nemmeno per un secondo, l’attacco di Hamas. Mai. Perché la violenza non si cura con la violenza. Mai. L'uccisione non può essere mai giustificata con “ma” e “però”.

    Nello stesso tempo, lo studio della storia mi ha accompagnato e accompagna tuttora, e non si può non pensare ai soprusi e alle ghettizzazioni che hanno vissuto gli ebrei per millenni. Fino ad arrivare al momento più basso dell'Occidente, quando siamo stati capaci di ammazzare esseri umani come se fossero blatte e topi. Questo non dobbiamo dimenticarlo, questo è ciò che abbiamo fatto noi, noi che adesso gridiamo come se fossimo i paladini della giustizia ma che abitiamo in Paesi che portano la maschera dell'ipocrisia. L'Olocausto ha ucciso ebrei, Rom, disabili, slavi, dissidenti politici, minoranze, omosessuali, testimoni di Geova. Questo non si deve dimenticare e tutto il mondo occidentale dovrà chiedere scusa per sempre e fare un grande mea culpa e cercare di fare ammenda - anche se non si potrà restituire ciò che si è perso: la vita.

    Però … però … la disumanità subita non può e non deve essere un’assoluzione per altri crimini. E lo Stato d’Israele non rappresenta gli ebrei, soprattutto non rappresenta quelle generazioni che sono state trucidate nei lager. Israele è uno Stato, come tutti gli altri, e non mi sento di assolverlo. Così come non assolvo Hamas.

    In mezzo a questi fuochi ci sono esseri umani. Ognuno di loro vale tutte le vite del mondo, ogni singolo individuo vale uno, e in quell’uno c’è tutto il mondo. Stanno morendo in modo atroce esseri umani, che vogliono solo vivere e a cui è negato il principio fondamentale: il poter esistere. Chiunque mini a questo principio, non può essere giustificato, da qualunque parte stia.

    Se volete davvero conoscere ciò che sta accadendo, partendo dalle origini, bisogna studiare e io vi consiglio di leggere "Il conflitto arabo-israeliano", scritto da Thomas G. Fraser (Tomas Friser) ed edito dalla casa editrice il Mulino. È uno dei saggi più approfonditi e accurati su questa spinosissima questione.

    Questo, è il mio consiglio per capire il contesto, ma qualunque sia il contesto, a mio avviso, ha poca importanza davanti alla morte di esseri umani. Se ancora pensiamo che la guerra sia una soluzione, che la vita di una persona vale quanto un confine, quanto una moneta, quanto il potere, quanto l'idea di una religione che deve essere a capo del mondo, beh, allora forse ancora non siamo diventati nemmeno noi degni di essere chiamati esseri umani.

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    #attualità #palestina #israele




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    • 10 min
    Intervista a LAURA BUFFONI "Un giorno ti dirò tutto" (HarperCollins). Una vita drammatica ed esilarante

    Intervista a LAURA BUFFONI "Un giorno ti dirò tutto" (HarperCollins). Una vita drammatica ed esilarante

    Questo libro è la storia di Laura, un romanzo, una biografia, che non lascia niente in sospeso, drammatico ed esilarante al tempo stesso, con salti temporali per far chiudere il cerchio. Riflessioni che si possono fare "nel mezzo del cammin di nostra vita", quando da una parte e dall'altra del tempo c'è il vissuto e ancora da vivere.
    - intervista di Giulia Carla De Carlo

    TRAMA

    Laura ha sei anni quando i suoi genitori decidono di trasferirsi dal loro quartiere residenziale di Roma Nord al Laurentino 38, esperimento presto fallito di edilizia popolare a sud della capitale, uno dei luoghi più malfamati d’Italia. Perché i loro figli devono stare a contatto con la “vita vera”, non devono “crescere nella bambagia”. E la vita vera è lì ad accoglierli, tra eroinomani che si trascinano sofferenti e ragazzini delle medie pronti a squagliarti la faccia sulla fiamma di una candela. Laura prova a mimetizzarsi, a cantare con gli altri «Un due tre viva Pinochet». Ma, come ogni maschera, anche la sua cade, e dovrà pagare il conto per quel tentativo di fingersi quello che non era. Anni dopo, grazie a un documentario scoprirà che fine hanno fatto i persecutori che tanto l’avevano terrorizzata. Da lì potrà ricostruire la sua storia e quella della sua famiglia, cercare di capire da cosa viene quel senso di inadeguatezza che ancora oggi, che ha un lavoro che le piace e una figlia che ama,non la abbandona. La sensazione che ci sia ancora chi è pronto a smascherarla e fargliela pagare. Con il suo romanzo di esordio Laura Buffoni entra a far parte del gruppo di scrittrici contemporanee che hanno fatto della propria biografia, con i suoi grandi traumi e le sue gioie piccole e fondamentali, letteratura, da Rachel Cusk a Dolly Alderton, da Lena Dunham a Joan Didion. Un giorno ti dirò tutto coniuga sapientemente pagine drammatiche e scene esilaranti, realismo e situazioni surreali. È un romanzo fatto di amore, di dolore, di memoria, di speranza, una meditazione sul fallimento e su come sopravvivergli, con o senza riscatto. "Le dirò che non è importante stare al centro perché si può diventare bersaglio, e che non sempre si può essere amati ma si può almeno provare ad amare. Le dirò che sono fallibile e che, proprio come i miei genitori prima di me, ho fatto un sacco di sbagli. Che un giorno morirò, di non volermene per questo. Le dirò che la felicità non è un diritto, ma che è un diritto di tutti cercarla sempre, in questo strano posto dove siamo capitati per caso, per un terrificante, meraviglioso errore del cosmo."

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    #fallimento #roma #bullismo




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    • 49 min

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