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don Alessandro Martini, sacerdote dell'Arcidiocesi di Torino

DISCORSI di Don Ale youtube.com/@OMELIEdidonAle

    • Religion & Spirituality

don Alessandro Martini, sacerdote dell'Arcidiocesi di Torino

    2. Come si decide nella chiesa nuova (2)

    2. Come si decide nella chiesa nuova (2)

    Il discernimento comunitario
    Dalla nuova visione di chiesa deve nascere un nuovo modo di prendere le decisioni nella chiesa
    Se la chiesa è una piramide le decisioni nella chiesa si prendono solo per obbedienza verso un'autorità che è aiutata dallo Spirito Santo. Se la chiesa è comunione le decisioni devono nascere soprattutto dal "discernimento comunitario". L'obbedienza rimane nel caso in cui non ci sia la comunione, solo per cose molto importanti, quando ne è in gioco la fedeltà a Gesù Cristo al Vangelo.
    Non solo l'autorità è aiutata dallo Spirito Santo. Ma lo è anche il "discernimento comunitario". In particolare da un dono dello Spirito Santo: il dono del consiglio.
    Il "discernimento comunitario" non è hobby, nemmeno una concessione alla cultura di oggi che vuole la democrazia; ma è docilità allo Spirito Santo, è responsabilità ecclesiale, è una modalità di vivere la comunione ecclesiale.
    Molti cristiani si fanno carico della comunità. Si può vivere il farsi carico attraverso le varie forme dell'educazione, della catechesi, dell'assistenza, della preghiera comune, dei gruppi di preghiera, eccetera. Però il primo modo di farsi carico della comunità è il "discernimento comunitario". È aiutare la comunità a prendere le decisioni giuste.
    Il "discernimento comunitario" è qualcosa che va fatto insieme.
    Presuppone di essere una comunità. Si basa sull'amore reciproco. È un qualcosa che può essere fatto solo da un gruppo di persone che vivono tra loro il comandamento nuovo di Gesù: "amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Persone che si amano, si stimano, si ascoltano, danno valore all'altro più che alle idee, ai progetti. Sanno ascoltare senza avere pensieri, vuoti di sè. Sanno parlare per amore, per dono, con distacco, perdendo ciò che dicono, affidando agli altri le proprie idee senza rimanerci attaccati.
    Solo se c'è questo amore alla base il discernimento è veramente comunitario.
    Se c'è questo amore, si realizza la promessa di Gesù: "dove sono due o più uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro". Il "discernimento comunitario", quindi, è permettere a Gesù stesso, presente in mezzo a noi, di essere lui stesso a prendere le decisioni attraverso di noi. Per questo è la più alta forma di preghiera.
    Come decidere nella chiesa
    Bisogna decidere con prudenza. Non in modo avventato o frettoloso. C'è prudenza solo là dove c'è ascolto, consiglio, riflessione prolungata, applicazione all'agire. Non esiste decisione saggia, prudente, se precedentemente non c'è stato un processo di consiglio.
    Ma nel prendere le decisioni, nella chiesa non basta la prudenza e la ponderatezza. Occorre fare di più: ricercare insieme qual è la volontà di Dio qui e ora ... E allora, oltre alle doti umane, c'è bisogno dello Spirito Santo: del dono del consiglio.
    Il prendere le decisioni nella Chiesa deve essere anzitutto attento ai poveri, alle opere di misericordia. Non tutto ciò che appare bene è da consigliare, ma occorre discernere, ponderare, perché ci sono le ispirazioni dello Spirito santo e ci sono le mozioni dello spirito del male, della pigrizia, dell'ignavia, dell'indifferenza, dell'ambiguità, che si camuffano sempre con ispirazioni buone.
    Il decidere nella chiesa deve nascere da un discernimento molto delicato. Non è semplicemente un dedurre logico basandosi sulla considerazione del bene in assoluto, ma il riflettere sulle complessità e ambiguità storiche, sul misto di bene e di male, di ispirazioni buone e cattive, di strutture di grazia e di peccato che sono strettamente intricate le une nelle altre e tra le quali bisogna discernere la via giusta. Nel prendere le decisioni nella Chiesa bisogna avere la comprensione delle complessità della vita in genere e della vita ecclesiale in specie. I consigli, rigidi, senza misericordia, anche magari sotto il pretesto evangelico – lo richiede il Vangelo, dunque bisogna farlo!, – mancano di...

    • 32 min
    2. Come si decide nella chiesa nuova (1)

    2. Come si decide nella chiesa nuova (1)

    Il discernimento comunitario
    Dalla nuova visione di chiesa deve nascere un nuovo modo di prendere le decisioni nella chiesa
    Se la chiesa è una piramide le decisioni nella chiesa si prendono solo per obbedienza verso un'autorità che è aiutata dallo Spirito Santo. Se la chiesa è comunione le decisioni devono nascere soprattutto dal "discernimento comunitario". L'obbedienza rimane nel caso in cui non ci sia la comunione, solo per cose molto importanti, quando ne è in gioco la fedeltà a Gesù Cristo al Vangelo.
    Non solo l'autorità è aiutata dallo Spirito Santo. Ma lo è anche il "discernimento comunitario". In particolare da un dono dello Spirito Santo: il dono del consiglio.
    Il "discernimento comunitario" non è hobby, nemmeno una concessione alla cultura di oggi che vuole la democrazia; ma è docilità allo Spirito Santo, è responsabilità ecclesiale, è una modalità di vivere la comunione ecclesiale.
    Molti cristiani si fanno carico della comunità. Si può vivere il farsi carico attraverso le varie forme dell'educazione, della catechesi, dell'assistenza, della preghiera comune, dei gruppi di preghiera, eccetera. Però il primo modo di farsi carico della comunità è il "discernimento comunitario". È aiutare la comunità a prendere le decisioni giuste.
    Il "discernimento comunitario" è qualcosa che va fatto insieme.
    Presuppone di essere una comunità. Si basa sull'amore reciproco. È un qualcosa che può essere fatto solo da un gruppo di persone che vivono tra loro il comandamento nuovo di Gesù: "amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Persone che si amano, si stimano, si ascoltano, danno valore all'altro più che alle idee, ai progetti. Sanno ascoltare senza avere pensieri, vuoti di sè. Sanno parlare per amore, per dono, con distacco, perdendo ciò che dicono, affidando agli altri le proprie idee senza rimanerci attaccati.
    Solo se c'è questo amore alla base il discernimento è veramente comunitario.
    Se c'è questo amore, si realizza la promessa di Gesù: "dove sono due o più uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro". Il "discernimento comunitario", quindi, è permettere a Gesù stesso, presente in mezzo a noi, di essere lui stesso a prendere le decisioni attraverso di noi. Per questo è la più alta forma di preghiera.
    Come decidere nella chiesa
    Bisogna decidere con prudenza. Non in modo avventato o frettoloso. C'è prudenza solo là dove c'è ascolto, consiglio, riflessione prolungata, applicazione all'agire. Non esiste decisione saggia, prudente, se precedentemente non c'è stato un processo di consiglio.
    Ma nel prendere le decisioni, nella chiesa non basta la prudenza e la ponderatezza. Occorre fare di più: ricercare insieme qual è la volontà di Dio qui e ora ... E allora, oltre alle doti umane, c'è bisogno dello Spirito Santo: del dono del consiglio.
    Il prendere le decisioni nella Chiesa deve essere anzitutto attento ai poveri, alle opere di misericordia. Non tutto ciò che appare bene è da consigliare, ma occorre discernere, ponderare, perché ci sono le ispirazioni dello Spirito santo e ci sono le mozioni dello spirito del male, della pigrizia, dell'ignavia, dell'indifferenza, dell'ambiguità, che si camuffano sempre con ispirazioni buone.
    Il decidere nella chiesa deve nascere da un discernimento molto delicato. Non è semplicemente un dedurre logico basandosi sulla considerazione del bene in assoluto, ma il riflettere sulle complessità e ambiguità storiche, sul misto di bene e di male, di ispirazioni buone e cattive, di strutture di grazia e di peccato che sono strettamente intricate le une nelle altre e tra le quali bisogna discernere la via giusta. Nel prendere le decisioni nella Chiesa bisogna avere la comprensione delle complessità della vita in genere e della vita ecclesiale in specie. I consigli, rigidi, senza misericordia, anche magari sotto il pretesto evangelico – lo richiede il Vangelo, dunque bisogna farlo!, – mancano di...

    • 27 min
    1. La nuova visione di chiesa che è aperta a tutti (2)

    1. La nuova visione di chiesa che è aperta a tutti (2)

    1. La Chiesa è innazitutto comunione ed è istituzione solo per creare comunione La Chiesa è comunione con Dio e comunione tra di noi per realizzare la comunione tra tutti. Lo scopo della chiesa è portare sulla terra la vita della Trinità che è la comunione. La chiesa è "segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). "Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinchè tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti da vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo" (LG 1). L'avere sottolineato anzitutto l'aspetto comunionale della Chiesa non significa avere escluso o mortificato quello istituzionale. L'istituzione è necessaria perché voluta dal Signore Gesù. Essa è come la spina dorsale, lo scheletro, la struttura portante della Chiesa, però secondo il suo giusto significato di servizio umile, povero, nascosto, disinteressato: l'istituzione sta dentro la comunione per sostenerla, stimolarla, servirla. È questo il motivo per cui il Concilio nella Lumen Gentium parla prima di "mistero di comunione" (cap. I) e di "popolo di Dio" (cap. II) e poi della "costituzione gerarchica" (cap. III). Da qui il bisogno di continua riforma da parte della Chiesa contemporanea di spogliarsi gradualmente degli elementi formalistici e trionfalistici che l'hanno appesantita lungo i secoli, per essere anzitutto una "comunione fraterna". Da qui consegue – come logica conseguenza – l'esplodere dei gruppi e delle piccole comunità ecclesiali nel cui ambito e a partire dai quali diventa possibile l'esperienza di una fraternità in atto.
    2. La Chiesa è innazitutto servizio ed è potere solo per mettersi a servizio Tutto il popolo di Dio è Chiesa, tutti i credenti in Cristo sono Chiesa, ogni battezzato è chiamato ad essere Chiesa. "Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse" (LG 9). Proprio per questo la comunione nella Chiesa non è statica e uniforme ma dinamica e pluriforme. Ognuno infatti – prete o laico non importa – sia pure in forme diverse, in questa grande famiglia che è la Chiesa ha carismi diversi ed esercita ministeri differenti: ognuno riceve a Dio un dono. Ogni battezzato ha il diritto e il dovere di esercitare uno o più ministeri nella Chiesa per il mondo. Tutti i battezzati – laici, religiosi e preti – pertanto sono chiamati ad essere elementi impegnati per la liberazione e lo sviluppo integrale dell'uomo e della società. "Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il popolo di Dio e lo guida, ma distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a Lui, dispensa pure tra i fedeli di ogni ondine grazie speciali con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere ed uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa" (LG 12).
    La promozione dei laici Il concilio, nella Sacrosanctum concilium (il documento sulla liturgia), ha promosso la partecipazione di tutti i fedeli alla liturgia come una cosa importantissima, in particolare alla celebrazione eucaristica. Se il fedele partecipa alla cosa più sacrosanta della chiesa che è l'eucaristia, deve partecipare alla vita e alla struttura della chiesa stessa. Nasce un modello di chiesa in cui è centrale il coinvolgimento del laicato. L'aggravarsi del secolarismo e dell'indifferenza fanno percepire sempre più l'urgenza di una presenza specifica ed evangelizzante dei laici negli ambienti di vita, come veri corresponsabili nei confronti del Vangelo. Occorre superare la divisione secondo la quale ai laici spetta "il secolare" e ai preti "lo spirituale": invece è affidata a tutti la stessa missione con compiti specitici legati ai carismi di ciascuno.
    3. La Chiesa è innazitutto missione ed...

    • 23 min
    1. La nuova visione di chiesa che è aperta a tutti (1)

    1. La nuova visione di chiesa che è aperta a tutti (1)

    1. La Chiesa è innazitutto comunione ed è istituzione solo per creare comunione La Chiesa è comunione con Dio e comunione tra di noi per realizzare la comunione tra tutti. Lo scopo della chiesa è portare sulla terra la vita della Trinità che è la comunione. La chiesa è "segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). "Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinchè tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti da vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo" (LG 1). L'avere sottolineato anzitutto l'aspetto comunionale della Chiesa non significa avere escluso o mortificato quello istituzionale. L'istituzione è necessaria perché voluta dal Signore Gesù. Essa è come la spina dorsale, lo scheletro, la struttura portante della Chiesa, però secondo il suo giusto significato di servizio umile, povero, nascosto, disinteressato: l'istituzione sta dentro la comunione per sostenerla, stimolarla, servirla. È questo il motivo per cui il Concilio nella Lumen Gentium parla prima di "mistero di comunione" (cap. I) e di "popolo di Dio" (cap. II) e poi della "costituzione gerarchica" (cap. III). Da qui il bisogno di continua riforma da parte della Chiesa contemporanea di spogliarsi gradualmente degli elementi formalistici e trionfalistici che l'hanno appesantita lungo i secoli, per essere anzitutto una "comunione fraterna". Da qui consegue – come logica conseguenza – l'esplodere dei gruppi e delle piccole comunità ecclesiali nel cui ambito e a partire dai quali diventa possibile l'esperienza di una fraternità in atto.
    2. La Chiesa è innazitutto servizio ed è potere solo per mettersi a servizio Tutto il popolo di Dio è Chiesa, tutti i credenti in Cristo sono Chiesa, ogni battezzato è chiamato ad essere Chiesa. "Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse" (LG 9). Proprio per questo la comunione nella Chiesa non è statica e uniforme ma dinamica e pluriforme. Ognuno infatti – prete o laico non importa – sia pure in forme diverse, in questa grande famiglia che è la Chiesa ha carismi diversi ed esercita ministeri differenti: ognuno riceve a Dio un dono. Ogni battezzato ha il diritto e il dovere di esercitare uno o più ministeri nella Chiesa per il mondo. Tutti i battezzati – laici, religiosi e preti – pertanto sono chiamati ad essere elementi impegnati per la liberazione e lo sviluppo integrale dell'uomo e della società. "Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il popolo di Dio e lo guida, ma distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a Lui, dispensa pure tra i fedeli di ogni ondine grazie speciali con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere ed uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa" (LG 12).
    La promozione dei laici Il concilio, nella Sacrosanctum concilium (il documento sulla liturgia), ha promosso la partecipazione di tutti i fedeli alla liturgia come una cosa importantissima, in particolare alla celebrazione eucaristica. Se il fedele partecipa alla cosa più sacrosanta della chiesa che è l'eucaristia, deve partecipare alla vita e alla struttura della chiesa stessa. Nasce un modello di chiesa in cui è centrale il coinvolgimento del laicato. L'aggravarsi del secolarismo e dell'indifferenza fanno percepire sempre più l'urgenza di una presenza specifica ed evangelizzante dei laici negli ambienti di vita, come veri corresponsabili nei confronti del Vangelo. Occorre superare la divisione secondo la quale ai laici spetta "il secolare" e ai preti "lo spirituale": invece è affidata a tutti la stessa missione con compiti specitici legati ai carismi di ciascuno.
    3. La Chiesa è innazitutto missione ed...

    • 28 min
    Santa Chiara 2023 - Catechesi 26 luglio 2023 - giovanissimi

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