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Il Commento e il Vangelo del giorno

Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno Monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

    • Religion & Spirituality

Il Commento e il Vangelo del giorno

    [Ven 24] Commento: L’indissolubilità dell’amore coniugale.

    [Ven 24] Commento: L’indissolubilità dell’amore coniugale.

    I grandi disegni divini, manifestati all’uomo sin dalle sue origini, come dono di verità con la rivelazione, hanno un valore eterno. Ciò è particolarmente valido per quelle leggi che riguardano la vita stessa dell’uomo sin dal concepimento e la perpetuazione della stessa nel mondo: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola». Si tratta di un disegno divino che in Cristo è sancito da un sacramento. Non può quindi essere ridotto ad un semplice contratto umano. La natura stesa dell’amore, quando trae la sua origine dalla fonte che è Dio, è di per sé indissolubile e sacro; unisce infatti definitivamente due esseri umani di sesso diverso, i quali s’impegnano irrevocabilmente per tutta la vita come testimoni del dono divino e ministri della vita. Le umane debolezze dei contraenti, possono essere superate con la grazia che Cristo ha annesso al sacramento: egli si fa garante dei coniugi se vivono nella fede autentica il sacramento che celebrano. Il ripudio, concesso da Mosè in gravi casi di infedeltà, ha avuto origine dalla durezza del cuore degli Israeliti, non era questo però il disegno primordiale di Dio. La fedeltà non è una virtù insita nel cuore dell’uomo, può essere però acquisita e vissuta come dono di grazia. Se ancora oggi costatiamo un crescendo disfacimento della famiglia, un numero impressionante di divorzi, di separazioni e di coniugi in situazioni ambigue o irregolari, lo dobbiamo principalmente ad un vistoso calo di fede, ma anche ad una più generalizzata perdita di valori, quali la fedeltà, l’amore, l’altruismo, il sacrificio, la sessualità, la stessa vita. In un mondo dove tutto è provvisorio, dove predòmina l’ "usa e getta", gli impegni seri e definitivi fanno sempre più paura. Dovremmo dedurre che la durezza del cuore di un tempo oggi si è trasformata in debolezza e paura dell’essere umano. Come sempre però dovremmo dedurre che alla base di tutto c’è una carenza o mancanza di religiosità autentica.

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    [Gio 23] Commento: Eliminare la cause del male.

    [Gio 23] Commento: Eliminare la cause del male.

    Anche i gesti di amore apparentemente meno significanti, come quello di dare un bicchiere di acqua, se compiuti nel nome del Signore, saranno motivo di merito e oggetto di ricompensa. Lo stesso Gesù aveva detto: «Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». Facendoci poi pregustare il momento del giudizio finale, convoca alla gioia eterna tutti coloro che lo hanno riconosciuto nei poveri, negli affamati e negli assetati, ritenendo fatto a se quello che hanno dato a quei miseri. Guai però a farsi complice del male o indurre altri all’errore. Questo severo ammonimento vale per tutti, ma particolarmente per i suoi discepoli. Essi debbono essere luce del mondo e sale della terra. Hanno quindi il compito e la missione di guidare tutti al bene. Lo scandalo è esattamente il contrario: è il tradimento della propria vocazione, significa non solo cedere al male, ma addirittura coinvolgere e spingere gli altri nello stesso baratro. Le condanne che Gesù preannuncia per tali nefandezze sono particolarmente gravi: l’autore dello scandalo deve essere gettato nel mare con al collo una macina girata da asino; gettato con due piedi nella Geenna, nel fuoco eterno. È da credere che egli vuole più che comminare condanne, far comprendere la gravità dello scandalo e con quel linguaggio simbolico, voglia dirci che deve essere assolutamente cancellato dalla vita dei suoi discepoli. È per questo che dobbiamo essere disposti anche a privarci di una mano, di un piede o anche di un occhio, piuttosto che scandalizzare qualcuno. Giustamente viene posta un’attenzione speciale per i piccoli. Gesù dice che i loro angeli vedono sempre il volto del Padre, li predilige per la loro purezza, innocenza e semplicità e quindi vuole ergere una particolare protezione nei loro confronti affinché nessuno osi infangare la loro innocenza. Costatiamo invece che proprio nei loro confronti ai nostri giorni c’è un accanimento selvaggio, un vero e proprio bombardamento di fango, che vorrebbe sporcarli e travolgerli. Ancora una volta gli adulti, che dovrebbero essere i loro protettori ed educatori, tramano invece contro la loro splendida innocenza. Questo è lo scandalo, una miseria da cancellare dal nostro mondo.

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    [Mer 22] Commento: Chi non è contro di noi è per noi.

    [Mer 22] Commento: Chi non è contro di noi è per noi.

    Quando riteniamo di essere gli unici depositari della verità rischiamo di cadere nell’assolutismo e nel peggiore integralismo. Tutti gli altri che non sono come noi e con noi diventano i nostri avversari. Anche sul piano religioso si incorre in tale rischio facendo così della propria fede un monopolio e della propria religiosità una setta. Gli apostoli sono ben consapevoli di godere di particolari privilegi; è stato il loro maestro a chiamarli uno ad uno, ha dato loro il potere di scacciare i demòni e di compiere prodigi in suo nome. Ritengono perciò che nessun altro possa e debba ripetere le loro gesta e se altri lo fanno, stanno commettendo un abuso che bisogna reprimere subito. Questa la mentalità degli apostoli, ben diversa da quella di Cristo. La sua è una missione universale che nessuno esclude. Si è definito luce del mondo e nessuno ha mai escluso dalla sua bontà e misericordia. Anzi, la sua predilezione è per i malati nel corpo e nello spirito, per i peccatori e per i lontani. Sa cogliere in ciascuno ogni germe di bene e nessuno mai resta escluso dal suo amore. Si addolora quando deve costatare resistenze e rifiuti. Piange su Gerusalemme perché non lo ha riconosciuto come Messia e Figlio di Dio. Oggi prendendo lo spunto dalla ingiustificata indignazione dei suoi discepoli, che hanno visto uno estraneo scacciare demòni, egli proclama solennemente: «Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi». Così egli afferma l’universalità del suo mandato, la piena apertura al mondo e la serena visione del bene, che non può avere una fonte diversa da Dio stesso. San Giovanni ci detta la regola d’oro per riconoscere dove Egli si nasconde e si rivela: “Dov’è carità e amore lì c’è Dio”. Questa verità ci apre ad un sano ecumenismo e ci consente di scoprire ciò che ci unisce più di ciò che ci divide. Sono ancora troppi coloro che riconoscono il bene solo se tinto di colori ben identificati e lo rifiutano se ritenuto estraneo alle proprie appartenenze. Dovremmo mai dimenticare che “chi non è contro di noi è con noi”.

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    [Mer 22] Vangelo: Gc 4, 13-17; Sal 48; Mc 9, 38-40.

    [Mer 22] Vangelo: Gc 4, 13-17; Sal 48; Mc 9, 38-40.

    In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
    Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

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    [Mar 21] Commento: Un disegno che trascende la ragione.

    [Mar 21] Commento: Un disegno che trascende la ragione.

    “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri”. Il profeta Isaia, ispirato da Dio, ha una chiara percezione, che enuncia in modo solenne e categorico: la mente umana non potrà mai accedere in pienezza negli arcani disegni divini. Comprendiamo quindi il timore e l’imbarazzo degli apostoli quando sentono dire dal loro maestro, nel quale avevano riposto tutte le loro speranze, non escluso le future grandezze secondo alcuni di loro, che egli dovrà essere consegnato nella mani degli uomini e subire da loro la morte. È sconvolgente dover apprendere che il Figlio di Dio, che aveva ripetutamente manifestato la sua potenza con segni e prodigi, dovesse arrendersi alla prepotenza degli uomini e subire da loro la peggiore sconfitta. L’annuncio di Cristo appare talmente inverosimile nella sua prima parte, da non convincere neanche quando egli preannuncia infine la sua risurrezione. Non ci scandalizza perciò il fatto che gli apostoli, quasi a voler dimenticare quell’annuncio, di morte si proiettino verso il futuro, come l’avevano immaginato loro sin dal principio, e si mettano a discutere chi di loro dovesse essere il primo nel regno. Quanto è difficile per noi uscire dalla gabbia dei nostri pensieri, dagli schemi precostituiti e ritenuti indiscutibili, ed elevarci verso i disegni di Dio! Come sono miopistiche le nostre vedute e quanto ci affascinano la gloria e il potere. Gesù interviene a correggere quei fatui pensieri così poveri e così distorti: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». Altro che gloria, primati e potere! Gesù parla di umiltà e di servizio; vuole dirci che per essere i primi dobbiamo assumere la veste del servo e dello schiavo, sempre pronti ad accogliere e mai a comandare. Egli stesso, con il sacrificio della croce e con l’umiliazione fino alla morte di croce, ci offrirà il più sublime esempio. Ci offrirà la sua vita per manifestarci il primato del suo amore.

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    [Mar 21] Vangelo: Gc 4, 1-10; Sal 54; Mc 9, 30-37.

    [Mar 21] Vangelo: Gc 4, 1-10; Sal 54; Mc 9, 30-37.

    In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
    Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».
    E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

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