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Il Commento e il Vangelo del giorno

Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno Monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

    • Religion & Spirituality

Il Commento e il Vangelo del giorno

    [Dom 30] Commento: "Perché fate tanto strepito e piangete?"

    [Dom 30] Commento: "Perché fate tanto strepito e piangete?"

    Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo. Due gesti decisivi di Gesù di fronte all'estrema miseria umana, si intrecciano nel racconto evangelico di oggi: una donna malata, impura e una giovinetta ormai morta. La donna che soffriva d'una perdita di sangue da dodici anni, aveva un'altra più grave menomazione sociale, quella dell'impurità secondo la Legge ebraica. Era, quindi severamente vietato ogni contatto umano con lei. Ma ecco, è proprio da un contatto, quello del mantello di Gesù, che rinasce in lei la salute e la speranza di una vita normale. "E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla", non voleva che tutto si esaurisse in un atto miracoloso. Allora egli cerca la donna, la quale tremante si gettò ai suoi piedi, dicendogli "tutta la verità". Ed è proprio a questo punto che Gesù le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male". Passiamo al secondo episodio. La notizia della morte della giovinetta sembra mettere fine alla speranza della guarigione. Ma Gesù, rivolgendosi al padre addolorato, gli chiede di "continuare ad aver fede". Attraverso Gesù, Dio vuole cambiare la faccia del mondo e dare una risposta insperata alle vere e tante attese degli uomini. Ma lo fa in modo semplice, attraverso un rapporto che nasce dall'amore, dalla compassione, e attende, da noi una risposta che esprima una fiducia a tutta prova. Gesù prende la fanciulla per mano, - facendo tacere tutto quel chiasso di spregevole opposizione che si era levato e si leva davanti alla silenziosa azione di Dio - e le dice semplicemente: "Alzati!" In quel gesto e in quella parola noi possiamo riconoscere l'opera di Dio dalla Creazione fino alla fine dei secoli, quando su ognuno e su tutti, sentiremo "svègliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà". Questi due racconti ci richiamano verso una fede pura e totale, fiduciosa solo nel Dio della vita. Da imperfetta come quella della donna, persino disperata come quella di Giaìro, la fede può crescere e suscitare eventi di vita. Questi nascono sempre dall'incontro tra la forza risanatrice che viene da Dio e la fiducia di chi gli si affida.

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    [Dom 30] Vangelo: Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal.29; 2 Cor 8,7.9.13-15; Mc 5, 21-43.

    [Dom 30] Vangelo: Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal.29; 2 Cor 8,7.9.13-15; Mc 5, 21-43.

    In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: "La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva". Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
    Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
    E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi ha toccato le mie vesti?". I suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"". Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male".
    Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, soltanto abbi fede!". E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
    Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: "Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico: àlzati!". E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

    • 2 min
    [Sab 29] Commento: Le colonne della Chiesa.

    [Sab 29] Commento: Le colonne della Chiesa.

    La liturgia di questa festa ci sollecita a riflettere sulla fedeltà e sulla testimonianza delle due colonne portanti della Chiesa. Ci mostra Pietro con le chiavi del regno, primo e principe degli apostoli. Ascoltiamo la sua confessione che ormai ci appartiene come seguaci della stessa fede. Percepiamo con gioia l'origine della nostra appartenenza a Cristo, la fonte da cui abbiamo sorbito lo stesso credo, l'impegno che ci pone a nostra volta come testimoni. È anche il giorno della gratitudine a Dio, a Cristo Gesù e ai suoi apostoli, i fattori della Chiesa, nostra madre. Ci viene da ripercorrere la storia della Chiesa fino ai nostri giorni per rivivere un percorso dove le umane fragilità sono state come spente dalla forza dello Spirito. Siamo certi di poggiare ancora sulla roccia che è Cristo stesso e sulla Pietra che è il romano pontefice. Le porte degli inferi, anche quando hanno infierito con violenza contro di noi, non hanno prevalso. La promessa di Cristo si è realizzata in pienezza. La storia di Pietro, prima debole, spavaldo e pauroso, poi intrepido assertore della verità e martire come Cristo per testimoniare la propria fedeltà, è diventato sostanzialmente la storia della nostra Chiesa e di tanti cristiani. È stato determinate in questo faticoso percorso l'apporto di Paolo, il convertito sulla via di Damasco, l'Apostolo delle genti. Egli per primo ha valicato i confini del mondo ebraico per rivolgere il messaggio della salvezza ai pagani, a tutti noi che da quel mondo proveniamo. La seconda lettura d'oggi risuona come un gioioso testamento che Paolo confida al suo amico e collaboratore Timoteo: "io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
    Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione". Vedere sparso in offerta il proprio sangue è la suprema aspirazione dell'Apostolo, dopo le dure fatiche del suo intensissimo apostolato. Egli brama il martirio per essere totalmente assimilato a Cristo e dare così la suprema testimonianza di fedeltà e d'amore. Ambedue in modo diverso tracciano il cammino della Chiesa e di ciascuno di noi: anche noi deboli come Pietro, prima della Pentecoste, ma anche noi irrorati dallo stesso Spirito. Noi pure forse lontani coma Paolo, ma poi folgorati dalla grazia. Chi sa se anche noi siamo disposti e realmente pronti a dare la vita per Cristo?

    • 2 min
    [Sab 29] Vangelo: At 12, 1-11; Sal. 33; 2 Tm 4,6-8.17.18; Mt 16, 13-19.

    [Sab 29] Vangelo: At 12, 1-11; Sal. 33; 2 Tm 4,6-8.17.18; Mt 16, 13-19.

    In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
    Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
    E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

    • 1 min
    [Ven 28] Commento: Lo toccò dicendo...

    [Ven 28] Commento: Lo toccò dicendo...

    Tutte le malattie, sia fisiche che spirituali, umiliano l'uomo, ne limitano le potenzialità e lo pongono in una situazione di bisogno urgente di un adeguato ed efficace soccorso. Alcune di esse creano ulteriore imbarazzo perché deturpano evidentemente l'immagine dell'uomo, ne sfigurano le sembianze, rendendolo sgradevole alla vista degli altri. Diventa più drammatica la situazione quando alla malattia viene annessa una idea di impurità e vi scorge il pericolo del contagio. Per questo i lebbrosi venivano emarginati dal società e rilegati in luoghi solitari ed inospitali, spesso in caverne. Oggi vediamo uno di loro uscire audacemente allo scoperto perché egli vuole incontrare Gesù. Ha una fervente preghiera da rivolgergli: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Se vuoi, tu puoi: ecco come egli fa emergere la sua splendida fede adorna di grande umiltà. Si affida a Cristo e si rimette alla sua volontà. Lo steso Gesù nella sua agonia dirà: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». Anche Gesù stava dicendo a Dio «se vuoi!». Anche quando egli è diventato maestro di preghiera ci ha insegnato a dire: «Sia fatta la tua volontà». Sappiamo però, forse anche per personale esperienza, che fede e umiltà smuovono sempre il cuore di Cristo verso chi così impetra il suo intervento. Egli infatti «Lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato. E subito la lebbra scomparve». È bello e consolante per noi vedere Gesù che tocca, senza schifarsi, le nostre più umilianti miserie: egli vuole stabilire una comunione piena con la nostra umanità, sembra voglia prendere contatto diretto con le nostre piaghe nella consapevolezza che dovrà poi assumerle tutte su di se per sanarci definitivamente. Prima di dirci «questo è il mio corpo, questo è il mio sangue» vuole scrutare e stabilire già una comunione con il nostro corpo, malato e sofferente, come sarà il suo nella crudelissima passione. Il toccare e il parlare formeranno i tratti essenziali delle nostre eucaristie; siamo chiamati a ripetere i suoi gesti e le sue parole con lo stesso intendo di guarire e di salvare. Il Signore ribadisce che non ci è lecito escludere la mediazione umana e sacerdotale per conseguire le nostre interiori purificazioni: il lebbroso è già guarito, ma Gesù gli ordina: «Và a mostrarti al sacerdote». Un monito preciso ed inequivocabile per tutti coloro che pretendono e scelgono di andare direttamente a Dio scavalcando i suoi ministri.

    • 2 min
    [Ven 28] Vangelo: 2 Re 25, 1-12; Sal 136; Mt 8, 1-4.

    [Ven 28] Vangelo: 2 Re 25, 1-12; Sal 136; Mt 8, 1-4.

    Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
    Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
    Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
    Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va' invece a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

    • 39 sec

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